Via del Quirinale
La passeggiata nel Rione Monti comincia da via del Quirinale, che ai limiti settentrionali del quartiere segna il “confine” con il Rione Trevi. Un tempo questa via, insieme all’attuale via XX Settembre, formava la cosiddetta Strada Pia. Oggi il suo nome evoca il palazzo più importante delle istituzioni italiane, ovvero la sede della Presidenza della Repubblica. Con la sua Manica Lunga il palazzo del Quirinale costeggia tutta la via, chiudendo alla vista magnifici giardini: la riservatezza era indispensabile già nel ’500, quando questo complesso fu costruito come residenza dei papi; poi, dopo l’Unità, divenne residenza dei re d’Italia.
Sull’altro lato della strada si visitano due chiese piccole nelle dimensioni ma enormi per importanza e rappresentatività nella storia dell’architettura barocca, frutto del genio dei due grandi architetti rivali dell’epoca. La prima sorge all’incrocio con via delle Quattro Fontane ed è la chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane, realizzata tra il 1638 e il 1667 dal ticinese Francesco Borromini insieme all’attiguo convento dei Trinitari. Chiamata anche “S. Carlino”, ancora oggi lascia a bocca aperta per la sorprendente compenetrazione di forme quasi “organiche”. La seconda, al centro di via del Quirinale, è S. Andrea al Quirinale, opera del grande scultore e architetto Gian Lorenzo Bernini, che a partire dal 1658 qui si cimenta con una forma ellittica e con affascinanti profili curvilinei.
Mercati di Traiano
Percorsa via del Quirinale fino alla piazza omonima e poi proseguendo su via XXIV Maggio, ci si ritrova presso il grandioso complesso dei Mercati di Traiano. Questa struttura unica al mondo, voluta nel II secolo dall’omonimo imperatore, può essere considerata un centro commerciale e polifunzionale dell’antichità: ospitava infatti magazzini, negozi, uffici e taverne, il tutto strutturato su più livelli dietro una grandiosa facciata semicircolare rivolta verso i Fori Imperiali. Tuttavia, come spesso accade a Roma, l’identità antica della città si fonde con quella cristiana, medievale e soprattutto barocca. Così, vicino ai Mercati si scoprono chiese come S. Caterina a Magnanapoli, parte di un convento di suore domenicane che un tempo inglobava l’imponente torre delle Milizie, costruzione di probabile origine medievale proprio alle spalle dei mercati. La chiesa, semplice all’esterno, all’interno sorprende con un tripudio barocco di marmi e dipinti. A pochi passi, in direzione di via Panisperna c’è un’altra chiesa domenicana, quella dei Ss. Domenico e Sisto, preceduta da una scenografica scalinata seicentesca: all’interno, date un’occhiata alla quattrocentesca Madonna attribuita a Benozzo Gozzoli e al gruppo scultoreo del Noli me tangere di Antonio Raggi, fedele collaboratore di Bernini. Proseguendo su via Panisperna e svoltando subito in via Mazzarino ecco la chiesa di S. Agata dei Goti, fondata forse nel V secolo per il culto ariano (professato appunto dai Goti) e poi riconsacrata da papa Gregorio Magno. La chiesa conserva il suo quadriportico, le colonne antiche e parte del pavimento rinascimentale cosmatesco, oltre a un bel ciborio del XII secolo. Il resto della decorazione, invece, è seicentesco.
Piazza dell’Esquilino
Dai Mercati di Traiano, via Panisperna conduce verso il confine tra il Rione Monti e il Rione Castro Pretorio. È un’area particolarmente densa di spiritualità e di storia: in particolare piazza dell’Esquilino, sul colle omonimo, è un luogo simbolo sia della fede sia dell’evoluzione urbanistica di Roma, frutto del rinnovamento voluto a fine ’500 da papa Sisto V Peretti. Il papa si affidò all’architetto Domenico Fontana per aprire una piazza monumentale su un terreno che al tempo era occupato da vigne e orti, in modo da rendere giustizia all’abside della basilica papale di S. Maria Maggiore, e arricchì quel luogo con un obelisco che in antichità ornava il mausoleo di Augusto. Ufficialmente la basilica di S. Maria Maggiore ricade già nel Rione Castro Pretorio, ma vale la pena “sconfinare” per vederla da vicino: non solo per la sua ricchezza artistica ma anche per il suo valore spirituale, trattandosi di una chiesa giubilare dotata di una sua Porta Santa…
Non c’è invece bisogno di lasciare il Rione Monti per scoprire, a brevissima distanza, altre due basiliche antichissime, tra le più illustri dell’Urbe, dedicate a due sante sorelle: in via Urbana sorge la basilica di S. Pudenziana mentre costeggiando il lato meridionale di S. Maria Maggiore, lungo via Liberiana e via S. Prassede si raggiunge la basilica di S. Prassede con i suoi magnifici mosaici.
Parco del Colle Oppio
Procedendo lungo via di S. Prassede si arriva nella parte meridionale del Rione Monti, dove si apre la vasta area verde del parco del Colle Oppio, da cui si godono spettacolari vedute sul Colosseo e sul Palatino. Qui si passeggia tra fontane e resti archeologici, come le monumentali esedre delle terme di Traiano o la misteriosa cisterna delle Sette Sale. Il fiore all’occhiello del parco tuttavia non è immediatamente visibile: si tratta degli straordinari resti sotterranei della Domus Aurea, l’opulenta dimora voluta da Nerone, poi sepolta dai suoi successori per cancellarne la memoria. Gli ambienti decorati da raffinati affreschi furono riscoperti solo nel Rinascimento, quando artisti come Pinturicchio, Ghirlandaio e Raffaello iniziano a calarsi in queste “grotte” artificiali per farsi ispirare dai motivi decorativi che conservavano (e che per questo presero il nome di “grottesche”). Costeggiando il parco si visitano invece tre antiche basiliche. Partendo da nord, la prima è la basilica dei Ss. Silvestro e Martino ai Monti; proseguendo lungo via delle Sette Sale raggiungiamo S. Pietro in Vincoli con il Mosè di Michelangelo e infine, attraversata via Labicana, scopriamo lo straordinario sovrapporsi di epoche e storie nella basilica di S. Clemente, a due passi dal Colosseo.
Basilica di S. Stefano Rotondo
L’ultima tappa della passeggiata tra i luoghi sacri del Rione Monti è fuori dai percorsi turistici più noti, nei pressi del Celio, in cerca di un edificio difficile da trovare, timidamente nascosto com’è dietro un tratto di mura romane. Stiamo parlando della basilica di S. Stefano Rotondo, la prima chiesa a pianta circolare documentata a Roma, sorta nel V secolo sopra i resti di un mitreo (riportato alla luce negli Anni ’90). L’unicità di questo luogo è data da molti fattori: la sua storia così antica, l’insolita pianta forse ispirata al S. Sepolcro di Gerusalemme, il riutilizzo di preziose colonne classiche di spoglio (osservandole scoprirete che non sono tutte alte uguali!), o ancora la presenza di una misteriosa cattedra marmorea attribuita papa Gregorio Magno. Nell’unica cappella, dedicata ai Ss. Primo e Feliciano, si ammira un mosaico bizantino che testimonia lo splendore originario della chiesa. Tra Medioevo e Rinascimento l’edificio subì periodi di decadenza seguiti da grandi restauri: quello del XII secolo comportò l’aggiunta del portico d’ingresso e delle arcate monumentali di sostegno sotto il tamburo. Al Rinascimento invece risale l’intervento dell’architetto Bernardo Rossellino, che eliminò definitivamente l’ambulacro esterno, ormai dissestato, e ridusse la chiesa alle dimensioni attuali. Facendo il giro della chiesa si ammira il Martirologio che ne decora la lunga parete circolare: dipinto nel 1582 dal Pomarancio e da Matteo da Siena, è un ciclo di 34 affreschi ritraenti episodi di martirio che lasciano ben poco all’immaginazione, con dettagli sconsigliati ai più sensibili...