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Idea Viaggio
Acqua dolce negli antichi vulcani del Lazio

I laghi tondi della Tuscia Viterbese e dei Castelli Romani

Tipologia
Percorso in auto
Durata
3 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

Arrivando sulle sponde dei cinque maggiori laghi laziali, si viene rapiti dal paesaggio e dalle placide distese d’acqua fra natura e borghi storici gradevolissimi e non ci si accorge della forma che li contraddistingue. Perfetti luoghi per il relax, la cultura, la cucina o anche per lo sport, bisognerebbe osservarli dall’alto o guardare una cartografia d’insieme per rendersi conto della loro forma circolare.

Nati da crateri di vulcani estinti si sono trasformati, nei secoli, in bacini lacustri ricchi di vita e biodiversità.

Dal più grande e più settentrionale, Bolsena, fino al minore dei cinque grandi che è il Lago di Nemi a sud di Roma, un itinerario automobilistico non si limita a sollecitare le fotocamere dei cellulari o la voglia di fare passeggiate lungo le rive, ma restituisce un campionario di ambienti caratterialmente molto diversi anche se geograficamente vicini: si va dalla Tuscia di Orvieto e di Viterbo fino ai Castelli Romani. Volendo cercare un tratto comune almeno storico lo si potrebbe individuare nei millenni intensi vissuti dalla Chiesa di Roma: a Viterbo c’è il Palazzo dei Papi, mentre a Castel Gandolfo, fra i Castelli Romani, si trova ancora oggi la residenza estiva del Vaticano.

Giorno 1

Lago di Bolsena

Lago di Bolsena

Non è un mare, ma poco ci manca. Il vastissimo lago di Bolsena, a sud di Orvieto, ha una superficie di oltre 100 chilometri quadrati e un perimetro di più di 40. Per sembrare un mare gli manca l’acqua salmastra, e invece di orate o triglie ci sono anguille, coregoni, carpe e tinche, ma la profondità può arrivare a circa 150 metri e in almeno tre o quattro spiagge si può fare il bagno.

Questo è l’unico fra i grandi laghi laziali a veder spuntare due isole, probabilmente resti di crateri vulcanici secondari. La loro vegetazione è fatta di macchia, lecci e ulivi, di fronte ai boschi di querce e castagni che coprono la conca del lago. Nella bella stagione le isole si possono avvicinare, una anche visitare, grazie a gite in battello dal porticciolo turistico di Capodimonte o da quello più lontano di Bolsena stessa.

A Bolsena, località Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, la chiesa più importante e artisticamente più significativa è quella dedicata a santa Cristina, in ricordo del primo dei due miracoli per cui il luogo è famoso: nel III secolo d.C., Cristina fu gettata nel Lago con una pietra al collo ma la pietra salì a galla e riportò a riva la condannata sana e salva. Più celebre è il secondo miracolo: nel 1263 da un’ostia consacrata stillò una goccia di sangue, convincendo un prete dubbioso che si trattava veramente del corpo del Cristo.

L’itinerario dei grandi laghi vulcanici del Lazio può proseguire verso sud. Prendendo la via Cassia Nord, si possono toccare i due borghi che stanno sulla riva opposta a quella di Bolsena, Capodimonte e Marta, prima di passare per Montefiascone.

Lago di Vico

Lago di Vico

Qui l’ambiente è geologicamente simile ma turisticamente molto diverso da quello del lago di Bolsena. Ci si trova a circa 50 chilometri più a sud e sempre in una fascia di antichissimi vulcani estinti, ma ciò che attrae è una riserva naturalistica esplorabile seguendo itinerari segnalati. Le difficoltà sono varie: brevi passeggiate lungo le rive, sentieri nelle paludi costiere, oppure escursioni più in quota attorno al cratere spento.

Se optate per il percorso più completo e più panoramico sappiate che questo non presenta grandi dislivelli: è un anello di circa 20 chilometri per circa sei ore di cammino. Una volta raggiunto il parcheggio, in località Canale, si percorre la strada bianca sulla destra: è il sentiero 100M del Club Alpino Italiano, che segue il vecchio tracciato della via Cassia. Al primo bivio si continua diritto nella cerreta, per poi imboccare la Strada di Mezzo, sentiero 103, che offre vedute sul lago. Al terzo bivio si scende a sinistra, sentiero 128A, fino all’asfalto lungo il periplo; tenendo a destra il fontanile di Riacci si prosegue per uno sterrato tra i pascoli. Raggiunto l’osservatorio di birdwatching del Cerreto, si segue brevemente l’asfalto in direzione nord, lasciandolo in corrispondenza del fontanile della Nocicchiola per prendere un sentiero alle pendici del Monte Venere. Si ritorna infine al parcheggio di Canale attraverso una fitta faggeta.

Informazioni e cartografia sono disponibili al Centro visite della riserva nella poco lontana Caprarola, una località per altro interessantissima a causa dei lasciti dei Farnese.

Giorno 2

Lago di Bracciano

Lago di Bracciano

Arrivando dal lago di Vico, attraverso la via Cassia, la rassegna dei bacini laziali di origine vulcanica torna alle grandi dimensioni con il lago di Bracciano. I suoi quasi 60 chilometri quadrati per un perimetro di circa 35 conquistano per la quiete dei panorami, la vegetazione attorno, le spiagge e gli stabilimenti balneari, come quelli amatissimi di Vigna di Valle sulla costa occidentale, vicinissimi al Museo storico dell’Aeronautica militare. Sulle sue sponde sono allineate anche tre cittadine decisamente interessanti. La più vicina alla Cassia è Trevignano Romano, borgo Bandiera Arancione del Touring Club italiano: con il suo piccolo museo di reperti etruschi e il colle dominato dai resti di una Rocca degli Orsini particolarmente splendidi al tramonto è un posto da vedere.

A Bracciano stessa però non c’è soltanto il lago con le sue attrattive. C’è il Castello Orsini-Odescalchi molto bene organizzato come museo con le sale affrescate, dipinti del ‘500, collezioni di ceramiche, una raccolta di reperti etruschi, un’importante armeria e una bella corte d’onore con portico e loggia. Imperativo è infine prendere la scala esterna per non perdersi lo splendido panorama sul lago che si gode dal cammino di ronda.

Sul suo sperone che sporge nelle acque della costa meridionale c’è Anguillara Sabazia, con la sua Porta Maggiore del ‘500, la settecentesca collegiata di S. Maria Assunta, nota la sua cucina basata sul pesce di lago e sui broccoletti oltre che per i fuochi d‘artificio in occasione di feste e sagre locali.

Tutto questo rientra nel Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano, un paesaggio di colline coperte da boschi, querceti, castagneti e faggete su un’ampia area che coinvolge tanto il Viterbese quanto il territorio di Roma. L’altro nome nell’intitolazione del Parco sottolinea la presenza del piccolo e silenzioso lago di Martignano che si trova accanto in una conca verde in mezzo a gallinelle acquatiche, folaghe, aironi, germani reali e tuffetti. Sentieri e spiagge portano a scoprire la qualità dello specchio minore, con acque se possibile perfino più pure di quelle del fratellone.

Giorno 3

Lago Albano

Lago Albano

Si dice che tutte le strade portano a Roma. Il nostro itinerario, che tocca i grandi laghi laziali d’origine vulcanica, si avvia a conclusione evitando però la capitale, anzi suggerendo di girarle attorno per arrivare direttamente nella zona dei Castelli Romani e incontrare senza troppi diversivi il lago Albano. Da moltissimi secoli al posto di due crateri secondari si apre una splendida distesa d’acqua in fondo a una conca boscosa di querce e castagni. Era forse stato proprio per questo che l'imperatore Settimio Severo aveva scelto di stanziare i suoi legionari qui, in quella che sarebbe poi diventata Albano Laziale, mettendo la base di una vera e propria città sulla Via Appia, la Regina di tutte le vie.

Albano profuma di antico. Lo testimoniano i tre musei che arricchiscono la città insieme a chiese come S. Pietro e la Rotonda, tutte sorte su edifici romani preesistenti. L’Anfiteatro, la Porta Pretoria, i giganteschi Cisternoni che per Albano facevano da riserve d’acqua, le Terme di Caracalla, la Villa Imperiale, il sepolcro degli Orazi e Curiazi e le catacombe di S. Senatore con i loro dipinti murali, sono altrettante tappe di un tour archeologico unico.

In ogni caso, non si dimentichi che presso il lago Albano si trova anche Castel Gandolfo con le Ville Pontificie.

Lago di Nemi

Lago di Nemi

Il fratellino minore dei cinque grandi vulcanici del Lazio è obbiettivamente un gioiello. Dal paese che porta il suo stesso nome si scende per un sentiero abbastanza lungo e ripido ma non troppo impegnativo, fino a contemplare da vicino la superficie lacustre completamente avvolta dal bosco. Regna la pace.

Anche se Castel Gandolfo è lontano soltanto una dozzina di chilometri, qui di memorie vaticane non ce ne sono. Ce ne sono invece di romane antiche, soprattutto per la fama che avvolge la storia tragica delle Navi di Nemi. Sembra fosse stato l’imperatore Caligola a sancire la fama del lago come perfetto luogo di villeggiatura facendosi costruire, nel I secolo d.C., due enormi imbarcazioni a chiglia piatta splendidamente decorate: più che navi vere e proprie dovevano essere palazzi-isole. Sembra anche che Caligola non fosse molto amato dal Senato romano dell’epoca, perché dopo la sua morte la coppia di imbarcazioni fu fatta affondare. Non era infrequente ai tempi dell’impero romano la cosiddetta “damnatio memoriæ”, cioè la cancellazione del ricordo di personaggi rivali dopo la loro scomparsa. Fatto sta che, finché negli anni ’20 del ’900 le Navi di Nemi non furono recuperate, di loro si vociferava ma non si sapeva gran che. La “damnatio” è stata comunque doppia, perché durante la seconda guerra mondiale le due navi da poco riportate alla luce uscirono distrutte da un incendio: oggi se ne possono visitare in un museo soltanto modelli e reperti.

Non ha molta importanza notarlo, men che meno accorgersene, ma l’altitudine del Lago di Nemi è di oltre venti metri superiore a quella del vicino Lago Albano. Insomma anche i vulcani hanno ciascuno una sua personalità.

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