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Il Lazio non è solo Roma: paesaggi e i monumenti del Lazio

Basterebbe Roma, la capitale d’Italia e museo a cielo aperto unico al mondo, a fare del Lazio una delle regioni più belle e interessanti. Anche a livello paesaggistico, vanta un territorio di grande impatto e notevole varietà, con il lungo litorale, le splendide colline, le montagne appenniniche. Una meta di cui innamorarsi.

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Vista del Colosseo
Roma

Non nasconde i suoi anni, ma li porta benissimo: del resto Roma è la Città eterna. Camminare per le strade di Roma significa passeggiare nella Storia con la esse maiuscola. Tra le mete turistiche più amate al mondo, permette e quasi impone continue scoperte, grazie all’immensità del suo patrimonio artistico. Di fatto ospita due capitali in una città sola: quella italiana e la sede del Papa in Vaticano, meta universale di pellegrinaggi in Piazza San Pietro.

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Viterbo
Viterbo

Sapientemente defilata rispetto ai grandi flussi turistici, Viterbo tutela con cura il proprio raccolto centro medievale plasmatosi tra il 1257 e il 1281 quando, a causa degli attriti con l’impero, delle sommosse popolari e degli scontri fra nobili, Roma era diventata malsicura e il pontificato, con tutto il corteo di cardinali e funzionari, preferì riparare qui, tra i morbidi e rassicuranti colli Cimini e Volsini. Il fulcro della città è la piazza S. Lorenzo sulla quale prospettano il palazzo dei Papi e il Duomo di S. Lorenzo fondato, secondo la tradizione, sul sito dell’an­tico tempio di Ercole, mitico fondatore del­la città. A pochi passi si estende il quartiere San Pellegrino, straordinaria isola di architettura civile per lo più duecentesca, pressoché integra nelle forme e nei colori, con tanto di torri, bifore e scale esterne. Lo storico quartiere è il fulcro, fra aprile e maggio, della tradizionale festa di San Pellegrino in Fiore, durante la quale case e strade sono decorate da composizioni floreali. Fra le numerose chiese viterbesi, quasi tutte di antica fondazione, quella intitolata a S. Maria della Verità racchiude superbi affreschi: nella cappella Mazzatosta, infatti, il ciclo quattrocentesco dedicato alle storie della Vergine realizzato da Lorenzo da Viterbo raffigura una teoria di personaggi di dettagliatissima fattura. A nord del centro, nella cinquecentesca Rocca Albornoz si può visitare il Museo Nazionale Etrusco, che custodisce un notevolissimo patrimonio di statue e mosaici oltre che di oggetti di uso quotidiano.

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Rieti
Rieti

Rieti è il capoluogo della Sabina, quella del ratto delle Sabine narrato da Tito Livio e “Umbelicus Italiae”. Ombelico d’Italia. Marco Terenzio Varrone, nell’antica Roma, definì Rieti il centro geografico del Belpaese. Poco importa se Varrone si sbagliò di qualche distanza (calcoli più precisi hanno rivelato che il territorio di Rieti non segnava l’esatto centro della Penisola). Perché Rieti, oltre all’epiteto, ha dalla sua aspetti naturali e architettonici che non possono essere sottovalutati e che insieme compongono un’affascinante tela pittorica. L’impetuoso fiume Velino, con le sue acque azzurre e limpide, il massiccio calcareo del monte Terminillo, il verde dell’ampia e fertile conca reatina. Le vestigia archeologiche romane da scoprire nelle viscere della città con percorsi guidati nella Rieti sotterranea, e visibili nella cinta muraria in via Cintia e nel ponte sul fiume, grande costruzione a tre archi del I secolo d.C. in gran parte nascosto dall’acqua. I monumenti medievali: la Cattedrale e il battistero trecentesco, oggi sede del Museo diocesano, la chiesa di S. Francesco, il palazzo Papale (o vescovile) con le scenografiche volte e un presepe gigante, il palazzo comunale con il Museo civico. L’eredità rinascimentale, invece, la si trova nei palazzi Vecchiarelli e della Prefettura. Altro orgoglio dei ratini è il teatro Flavio Vespasiano, ottocentesco. In ogni caso, se la suggestione di essere nel centro esatto dello stivale è irrinunciabile, si può andare in piazzetta S. Rufo, dove un monumento e un’epigrafe segnalano l’ipotetico ombelico. Intorno a Rieti poi si apre un paesaggio verde punteggiato di borghi medievali isolati, santuari che sono patrimonio spirituale francescano e offrono momenti di raccoglimento, come successe a san Francesco d’Assisi. A nord si incontrano i laghi Lungo e Ripa Sottile, protetti da una riserva, a sud i monti Sabini. Infine il Terminillo, il più alto dei monti Reatini, meta sciistica dei romani.

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Latina
Latina

Testimonianza del Novecento italiano La città di Latina sorge nel cuore della Pianura Pontina. Un tempo conosciuta con il nome di Littoria, conserva ancora oggi un’architettura razionalista, importante testimonianza della storia del Novecento Italiano. L’esempio più emblematico è Palazzo M, a forma dell’iniziale di Mussolini. Per una vista panoramica della città salite in cima alla torre civica, alta 32 metri. La provincia offre molte sorprese inaspettate: borghi medievali, scogliere, grotte e il bellissimo Parco Nazionale del Circeo, poco esteso ma ricco di flora, fauna e gioielli architettonici, come i resti della Villa di Domiziano. Poco distanti dal capoluogo ci sono le città di Formia e Gaeta. Quest’ultima conserva ancora intatto il centro storico medievale (Gaeta Vecchia) e il Castello Angioino-Aragonese. Visitate anche la cittadina di Sperlonga, sulla Riviera di Ulisse, circondata da acque limpide e cristalline che custodiscono grotte e angoli mozzafiato. Meritano una sosta anche i Giardini di Ninfa, dove piante di ogni genere crescono sulle rovine di una città abbandonata. Lasciate la terraferma e in un paio d’ore di traghetto raggiungete le Isole Pontine. Ventotene, Ponza, Palmarola, Gavi, Zannone e Santo Stefano vi regaleranno acque cristalline, splendide spiagge e natura selvaggia.

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Frosinone
Frosinone

Frosinone Una città millenaria tra resti dell’antica Roma e tracce della storia dei Papi Posta sulla via di comunicazione tra Roma e Napoli, Frosinone è una città dalla storia millenaria. Restano tracce del suo glorioso passato nell’Anfiteatro Romano edificato nel I-II secolo d.C., nel museo archeologico cittadino e nella Tomba Sant'Angelo nella località Maniano. La provincia, identificata genericamente come Ciociaria, ospita molti borghi suggestivi e ricchi di storia, ma anche aree naturalistiche come il Lago di Canterno, anche detto “lago fantasma” per la sua origine carsica che si fa risalire agli inizi dell’Ottocento. Fate tappa anche al Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, un’area protetta dove regnano montagne, panorami solenni, vallate e fiumi. Fumone, con la sua Rocca Longhi De-Paolis, è famosa non soltanto per essere stata la prigione di Celestino V, nonché il luogo della sua morte, ma anche per il suo straordinario giardino pensile che, con i suoi 800 metri di altezza, è il più alto d’Europa. Un altro luogo strettamente legato alla storia papale è Anagni, ricordata nei libri per il celebre “schiaffo”, l’umiliazione inferta dal re francese Filippo IV il Bello a Bonifacio VIII nel 1303. Merita una visita anche Ferentino con i suoi spettacolari resti di mura megalitiche, che per la loro imponenza sono stati attribuite ai Ciclopi.

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Civita di Bagnoregio

Civita di Bagnoregio

Civita di Bagnoregio, il borgo che lotta per vivere Solo un lungo ponte pedonale collega Civita di Bagnoregio al resto del mondo. Su uno sperone tufaceo, nel cuore della Tuscia, tra la valle del Tevere e il lago di Bolsena, è uno dei borghi più affascinanti del Lazio, seppure minato dall’erosione della fragile roccia tufacea su cui è sorto. Dai suoi vicoli lo sguardo può raggiungere la spettacolare Valle dei Calanchi, profondi solchi nel terreno creati nei millenni dall’erosione delle acque piovane. Storia del borgo e delle sue frane In questo piccolo borgo sono stratificati almeno 2500 anni di storia: Civita fu fondata dagli Etruschi nel V secolo a.C. quando l’abitato era tutt’uno con quello dell’attuale Bagnoregio (che allora si chiamava Rota). Poi diventò una colonia romana, nel VI secolo longobarda, in seguito fu inglobata in un feudo e nel 1140 divenne libero comune. Nel Rinascimento, Civita ebbe il sopravvento su Rota e conobbe un momento di grande sviluppo, con la costruzione di nuovi palazzi e del Duomo. Dal XV secolo a oggi, però, il territorio di Civita si è letteralmente assottigliato a causa di ben 134 frane che sono state documentate in manoscritti, cronache e varie altre fonti. Nel 1695 un terremoto fece franare dalla rupe l’intero quartiere della contrada Carcere, quella che la collegava a Bagnoregio. Altri importanti crolli si sono verificati nel 1764 e nei secoli successivi. Dal 1965 Civita di Bagnoregio è raggiungibile solo attraverso un viadotto pedonale. Attualmente ci vivono stabilmente una decina di persone. Il borgo di Civita Nel borgo si entra dalla porta di Santa Maria, nota come Porta Cava perché doveva essere originariamente una via tagliata del tufo. Ai lati dell’arco sono murati due bassorilievi che ricordano una vittoriosa rivolta popolare di Civita (1457) contro la famiglia dei Monaldeschi di Orvieto che li opprimeva. Da vedere nel borgo la bella chiesa di San Donato (era il Duomo), rifatta nel Seicento, con interessanti opere d’arte tra cui un Crocefisso ligneo del Quattrocento. Interessante, anche per capire quale sarà il futuro di Civita, il Museo geologico e delle frane, all’interno del cinquecentesco Palazzo Alemanni, che spiega la difficile evoluzione del territorio. Il museo propone anche visite guidate ed escursioni. Infine, uno dei luoghi più venerati di Bagnoregio è la Grotta di San Bonaventura: un’antica tomba a camera etrusca, a strapiombo sulla valle, trasformata nel medioevo in cappella . Al luogo è legata la leggenda secondo la quale qui avvenne la miracolosa guarigione del piccolo Giovanni Fidanza, allora malato, ad opera di San Francesco. La Valle dei Calanchi Civita di Bagnoregio è circondata del fiabesco paesaggio della Valle dei Calanchi, le formazioni geologiche create dall’erosione, piccole valli di terreno argilloso sui cui l’acqua piovana non penetra, ma scivola asportando gli strati superficiali e impedendo la crescita della vegetazione. Il paesaggio unico dei calanchi della Tuscia permette di infilarsi in queste vallate e osservare da vicino formazioni che sembrano castelli di tufo, cattedrali di argilla con guglie e pinnacoli. Esistono in tutta la zona denominata “Forre della Teverina”, compresa tra i comuni di Bagnoregio, Castiglione in Teverina, Celleno, Civitella d’Agliano, Graffignano e Lubriano. Gli eventi di Civita di Bagnoregio La bellezza e l’unicità di Civita di Bagnoregio ben si prestano all’organizzazione di eventi particolari. Il Venerdì santo per la rievocazione della Passione la statua lignea del Cristo della chiesa di San Donato viene trasportata con una suggestiva processione dalla chiesa di San Donato alla cattedrale di Bagnoregio. Il primo maggio è tradizione trascorrerlo passeggiando tra i calanchi. La prima domenica di giugno e poi ancora la seconda di settembre si tiene il Palio della Tonna, una corsa di quattro asini montati a pelo da fantini, che si svolge nella piazza della chiesa. Il 15 luglio si festeggia il patrono. In ottobre il borgo profuma di caldarroste per la festa delle castagne. A Natale, Civita si illumina con le torce del suggestivo presepe vivente.
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Castel Gandolfo

Castel Gandolfo

Che Castel Gandolfo appartenga alla zona dei Castelli Romani non stupisce né in termini di suono delle parole né di geografia, attorno ai Colli Albani subito a sud-est della capitale. Più che di una vera cittadina si tratta di un borgo d’impianto tardomedievale, secondo alcuni posto nel sito dell’antica Alba Longa, e celebre per la zona extraterritoriale – cioè a rigor di confini amministrativi non appartenente alla Repubblica italiana – dove i pontefici della Chiesa cattolica ancora oggi risiedono durante l’estate. Botteghe artigiane e locali che nella bella stagione aprono tavoli all’aperto costeggiano il corso che sale alla piazza della Libertà, slargo di tono barocco con la Fontana e la Collegiata di S. Tommaso da Villanova entrambe opera di un architetto e scultore principe del barocco come Gian Lorenzo Bernini. La chiesa conserva stucchi notevoli sia all’altar maggiore che nella cupola, e una Crocifissione opera di Pietro da Cortona. La piazza è chiusa in fondo dal Palazzo pontificio, cominciato a costruire verso gli anni ’20 del ’600 da Carlo Maderno, ma poi ampliato a più riprese. Il Palazzo è collegato alla Villa pontificia che era stata dei Barberini e al suo parco, esteso verso Albano Laziale includendo i resti di una villa dell’imperatore Domiziano. Sul tetto del Palazzo si vedono le due cupole della Specola vaticana, l’osservatorio astronomico trasferito qui negli anni ’80 del ’900 per sfuggire all’inquinamento luminoso di Roma, ma poi per lo stesso motivo spostato nei successivi anni ’80 a Tucson, nell’Arizona statunitense. Strade fatte costruire dai Papi scendono nel verde verso il lago Albano.
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Genzano

Genzano

Genzano, il paese dell’Infiorata, delle fragole e del pane Il borgo di Genzano è adagiato sul cratere del lago di Nemi, sulla via Appia, tra i fitti boschi della zona dei Castelli Romani. È la città dell’Infiorata, un grande tappeto di fiori freschi che viene realizzato in occasione della festa religiosa del Corpus Domini, ma anche di un delizioso pane IGP e delle fragoline. Meta privilegiata di tante gite fuori porta dei romani, è un luogo di charme molto panoramico dove rilassarsi tra il verde e la storia. Cosa vedere a Genzano Una passeggiata nel borgo di Genzano è una continua scoperta di scorci panoramici sul lago di Nemi e sulla campagna che degrada nel cratere. Nel centro storico spicca la mole del Settecentesco Palazzo Cesarini Sforza, i baroni di Genzano, dove al piano nobile, è esposta la collezione Hager-Sportelli, un centinaio di opere d’arte del Seicento e Settecento appartenute a Hellmut Hager, uno dei massimi studiosi degli architetti barocchi Carlo Fontana, Gian Lorenzo Bernini e Filippo Juvarra. Nel mezzanino la mostra permanente Symposium, a tavola tra mito e cultura espone manufatti legati alla cultura del vino con un nucleo di opere recuperate dalla Guardia di Finanza nell’ambito di operazioni di contrasto al traffico illecito di opere antiche. Nel palazzo c’è anche una sezione dedicata ai reperti archeologici provenienti dalla villa degli Antonini (I sec. d.C.) dove nacquero ben 2 imperatori romani, Antonino Pio e Commodo: la mostra è frutto di una campagna di scavi tutt’ora in corso fatta in collaborazione con un’università americana. Da vedere anche la chiesa di Santa Maria della Cima, con il monastero, i resti delle mura medievali e il museo dell'Infiorata, che racconta la tradizione più radicata a Genzano, tra storia e memoria collettiva. L’Infiorata di Genzano, Patrimonio d’Italia Ogni anno, per la festa del Corpus Domini (la seconda domenica dopo la Pentecoste, in genere in giugno), il centro di Genzano si ricopre di un tappeto di petali di fiori freschi di 2mila metri quadrati diviso in 14 quadri ottenuti da oltre 400mila garofani di ogni colore. L’Infiorata di Genzano, riconosciuta dal ministero del turismo come “Patrimonio d’Italia” è una delle più spettacolari manifestazioni di questo genere, che si rinnova ogni anno dal 1778. Una festa che non è solo marketing turistico, ma senso di appartenenza e identità per la gente del posto. Del resto la sua preparazione dura un anno intero: durante l’inverno vengono ideati e preparati i bozzetti, in aprile si fa il conteggio di quanti e quali fiori siano necessari, in maggio si allestisce il cantiere dell’opera, in giugno, il giovedì precedente la domenica del Corpus Domini si avvia l’attività di spelluccamento, cioè di separazione dei petali dalle corolle che vengono divisi per colore e conservati al fresco in alcune grotte presenti sotto il palazzo comunale. Oltre ai petali dei garofani vengono utilizzati anche: ginestra, sausa, finocchiella, seme di pino, crisantemo, corteccia di pino, nero vite, granturco, riso, salvia, peperoncino, grano, soia, bucce di pinoli, origano, nero caffè, crusca. La posa dei petali e la creazione dei quadri floreali avviene tra il sabato sera e la domenica mattina. Nei mesi successivi si fa l’inventario dei materiali che si possono conservare e ci si prepara per la successiva edizione. Il clou della festa è la domenica pomeriggio con la processione sulla via Infiorata e prosegue il lunedì con cortei e bande fino a quando i bambini del paese scendono correndo dalla scalinata della chiesa di Santa Maria degli Angeli e disfano definitivamente i quadri di fiori. Cosa mangiare a Genzano: il pane casareccio IGP La specialità gastronomica locale è il Pane casereccio di Genzano, il primo in Italia ad aver ottenuto il marchio IGP fatto con farina di grano tenero, acqua, lievito naturale e sale. L’impasto viene fatto lievitare per circa un’ora: tagliato in pagnotte e filoni, viene messo a riposare in casse di legno con teli di canapa e spolverato con cruschello e poi cotto nel forno a legna oppure elettrico. La crosta risulta croccante, l’interno è soffice e spugnoso: grazie al lievito naturale, il cosiddetto lievito madre o pasta acida, si conserva per giorni. I panificatori di Genzano sono riuniti in un consorzio che vigila sull’osservanza del disciplinare di produzione e garantisce la sopravvivenza dei forni a legna. Il pane viene venduto in pagnotte da 0,5 a 2,5 kg.
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Lanuvio

Lanuvio

Lanuvio, tra antiche mura e buoni vini Sulle ultime propaggini dei Colli Albani, a due passi da Roma e in posizione dominante su un pianoro che degrada verso la costa laziale, si trova Lanuvio, un piccolo borgo medievale racchiuso da una bella cinta muraria che risale in alcuni punti al V secolo a.C. Intriganti i suoi vicoli lastricati di sanpietrini che sfociano in piazze ornate da fontane barocche e le facciate di palazzi che inglobano vestigia romane, esposte anche nel bel museo civico. Cosa vedere a Lanuvio Lanuvio e il suo territorio sono come un museo diffuso, con una linea del tempo che inizia nel V secolo a.C. con la costruzione delle mura megalitiche in pietra locale, di cui rimangono alcuni tratti. Al medesimo periodo risale il Santuario di Giunone Sospita (in latino, propizia), divinità della mitologia romana di cui abbiamo notizie dagli scritti di Cicerone, che si possono visitare nel parco attiguo alla villa Sforza Cesarini. Nel centro si può vedere palazzo Colonna, rimasto incompiuto, pur essendo il luogo dove nacque Marcantonio Colonna, tra gli artefici della vittoria della battaglia di Lepanto (1571): sulla facciata principale è inserito un sarcofago di marmo di epoca romana (III-IV sec. d.C.). Merita una visita anche la Rocca del XIV secolo, dove ha sede l’Enoteca del Consorzio dei vini Colli Lanuvini, il luogo migliore dove assaggiare la produzione vinicola del territorio: oltre alla degustazione, si può visitare un piccolo museo delle tradizioni contadine e salire sulla torre di avvistamento, simbolo della città, da dove il panorama è strepitoso. Nel centro storico c’è anche piccolo museo civico, con una sezione pre-romana che narra le antichissime origini del borgo e una sezione romana con un affresco di età augustea di tema dionisiaco e altri reperti dal santuario di Giunone Sospita di cui sono in mostra anche le fotografie degli scavi archeologici che risalgono ai primi del Novecento. Nel borgo si possono vedere due opere di Carlo Fontana, allievo di Gian Lorenzo Bernini: la Fontana degli Scogli (1675) e la chiesa di Santa Maria Maggiore, di origini bizantine ma riedificata in forme barocche. Lungo le mura si vede il basamento di un tempio dedicato a Ercole del II sec. a. C. , mentre dalla terrazza belvedere, nei giorni di sereno, si scorge il profilo delle isole Pontine.
La regione

La regione della Capitale che stupisce per storia e paesaggi splendidi

Il Lazio ospita alcuni dei più importanti monumenti della civiltà romana, ma è anche una meta meravigliosa per chi voglia vivere il suo mare o le sue campagne, punteggiate di borghi suggestivi, cittadine affascinanti. E poi ci sono loro, il Lago di Bracciano, i Monti Aurunci e il Parco Nazionale del Circeo, a fare del Lazio una meta a contatto con la natura a dir poco sorprendente.

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