5 cose insolite da vedere a Roma tra sacro e profano
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Il Colosseo, Piazza di Spagna e San Pietro sono sempre in cima alla lista delle cose da vedere a Roma, ma la Capitale custodisce bellezze meno note ma altrettanto imperdibili per chiunque si trovi in città. Sono tutti vicini alle attrazioni più famose: inserirli nei vostri giri sarà facilissimo.
Ecco un itinerario alla scoperta di una Roma nascosta, passando per 5 mete imperdibili.
Nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola alla ricerca delle illusioni
A pochi minuti a piedi dal Pantheon potrete visitare la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, capolavoro barocco inaugurato nel 1650. Dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù, canonizzato solo pochi anni prima, è famosa per le quadrature dell’architetto e pittore Andrea Pozzo. Capire di cosa si tratta è semplice. Camminate al centro della navata principale e, una volta giunti all’altezza di un disco sul pavimento, fermatevi e guardate in alto: una seconda chiesa apparirà sovrapposta a quella reale, grazie a un gioco prospettico di colonne e archi che racchiudono al loro interno la gloria di Sant’Ignazio.
Più avanti, dove la navata centrale incontra il transetto, un altro cerchio sul pavimento vi inviterà ad alzare di nuovo lo sguardo: la seconda illusione ottica mostrerà l’interno di una cupola, non presente all’esterno. Nel progetto originale c’era, ma non venne mai realizzata. È impressionante: si fa davvero fatica a credere che sia solo dipinta.
In Piazza Vittorio la porta è magica
Tutti conoscono la bocca della verità e la sua leggenda, ma pochi sanno che a Roma c’è anche una porta magica. Nella centralissima Piazza Vittorio, a pochi metri dalla Stazione Termini e dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, potrete visitare i resti di Villa Palombara, che sorgeva sul colle Esquilino prima che Roma assumesse la sua forma urbanistica attuale, quando questa era ancora una zona di campagna.
Sulla porta ci sono delle incisioni molto comuni nei libri di alchimia ed esoterismo di metà 600, quando la villa era abitata, e rimandano alla più grande passione del proprietario, il marchese Massimiliano Savelli Palombara. La porta, conosciuta anche con Porta Alchemica, è famosa per una suggestiva leggenda, che ha come protagonista l’alchimista Francesco Giuseppe Borri.
Dopo essere stato detenuto a Castel Sant’Angelo, accusato di eresia, trovò rifugio a Villa Palombara, dove rimase a lungo. Una notte, alla ricerca di un’erba magica che riteneva indispensabile per produrre oro, scomparve al di là della porta, lasciandosi alle spalle pagliuzze dorate e una misteriosa pergamena piena di simboli; una formula magica, forse il segreto della pietra filosofale. Il marchese rese pubblica la pergamena, sperando che qualcuno potesse aiutarlo a decifrarla. Non riuscendo nel suo intento, alla fine fece incidere simboli esoterici sulle porte della villa. Quella di Piazza Vittorio è la sola rimasta in piedi, l’unico tassello di una storia piena di fascino.
Un museo per le anime del Purgatorio
Non è certo tra i più famosi di Roma, ma il museo delle anime del Purgatorio è di certo uno dei più particolari. Aperto nel 1917, è ospitato nella sagrestia della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, sul Lungotevere Prati, e conserva quelle che sarebbero prove dell’esistenza di un luogo di passaggio tra la vita terrena e il Paradiso, provenienti dall’Italia e da altri Paesi. L’origine del museo risale alla fine dell’800, quando nella chiesa scoppiò un incendio. Don Victor Jouët, fondatore dell’edificio, fu certo di riconoscere un volto umano sofferente tra le tracce lasciate dal fuoco e si convinse che si trattava di un’anima del Purgatorio. Di qui, la ricerca di testimonianze simili, fino alla realizzazione del museo. Conserva documenti e reliquie, misteriose e presunte tracce dell’aldilà.
Alla basilica di San Pietro in Vincoli, sulle tracce di un misterioso miracolo
Altra chiesa altro mistero. A 500 metri dal Colosseo, la chiesa di San Pietro in Vincoli custodisce un grande segreto, fin dal nome, che deriva dalle catene conservate in una teca: sarebbero state utilizzate per legare San Pietro quando era prigioniero a Gerusalemme. Secondo la leggenda, Licinia Eudossia, moglie dell’imperatore d’Occidente Valentiniano III, le donò a papa Leone I, dopo averle ricevute dalla madre, anche lei moglie di un imperatore, Teodosio II d’Oriente. La chiesa conservava già le catene che avevano tenuto prigioniero il Santo nel carcere Mamertino, la più antica prigione di Roma. Quando le catene vennero avvicinate si fusero tra di loro: un miracolo. Per ricordarlo venne eretta la chiesa, chiamata anche Basilica Eudossiana, dal nome dell’imperatrice che contribuì a farla costruire.
Insomma, Roma è sempre capace di stupire, anche fuori dai soliti itinerari.
A Roma anche le bambole hanno il loro ospedale
Risale al 1939 uno dei negozi più antichi di Roma, conosciuto come l’Ospedale delle Bambole, al numero 29 di Via di Ripetta, vicino a Piazza del Popolo. Si tratta, in realtà, di un negozio che si chiama Restauri Artistici Squatriti e che i romani hanno soprannominato scherzosamente “Il negozio del terrore” perché passandoci davanti non è raro avvistare in vetrina teste di bambole, mani e altri pezzi. Qui dentro non accade però nulla di macabro: in un laboratorio artigianale si lavora per dare nuova vita a bambole e altri giocattoli, specie i più antichi. Ci sono bambole di porcellana, in pannolenci, persino in cartapesta, e sono tanti i proprietari e gli appassionati, molti collezionisti, che si affidano all’Ospedale per ridare nuova vita a pezzi storici. Un lavoro artigianale prezioso e sempre più raro, che qui da generazioni viene portato avanti con grande passione. Fateci un salto, anche se non avete un bambola da curare.