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Un viaggio in primavera è la scelta migliore per godersi il clima favorevole e vedere gli affascinanti borghi italiani fiorire

In Primavera si assiste al risveglio della natura capace di trasformare luoghi e paesaggi. Uno dei piaceri più semplici è quello di esplorare l'ambiente e di cogliere i panorami e i suoni circostanti. Quando sceglierai dove andare in primavera in Italia preparati e lasciati stupire dai colori, i profumi e gli scenari incredibili, per vivere appieno la stagione della rinascita.
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Lago di Bracciano

Lago di Bracciano

Lucci, tinche, coregoni, persici e anguille nuotano tranquillamente da sempre nelle acque del grande Lago una quarantina di chilometri a nord di Roma. È una fauna ittica che i turisti sono gentilmente pregati di non disturbare mentre nuotano, fanno vela o pagaiano in canoa, dopo essersi rivolti a qualcuno dei vari circoli sportivi alle rive. Non che in zona manchi la cultura: nella cittadina di Bracciano che domina le acque è notevole la mole imperiosa del Castello Orsini-Odescalchi, ottimo esempio di architettura militare e dimora gentilizia della seconda metà del ’400 che oggi si offre come museo fra affreschi, dipinti, ceramiche, armi d’epoca e arredi di quattro o cinque secoli or sono. Il cammino di ronda del Castello di Bracciano, fra maestose torri cilindriche, è ottimo anche per il panorama sul Lago, poco diverso da quelli che garantisce l’altra cittadina sul Lago: Anguillara Sabazia, nota per le sue tradizioni gastronomiche impostate sul pesce di lago e sui broccoletti oltre che per i fuochi d‘artificio in occasione di feste e sagre locali. Entrati nel centro storico di Anguillara per la cinquecentesca Porta Maggiore, si attraversa piacevolmente il borgo fino alla settecentesca Collegiata di S. Maria Assunta. Fuori dalle mura, invece, si trovano affreschi di epoca rinascimentale nella chiesa di S. Francesco. Il nome di un noto stabilimento balneare vicino parla di sabbia nera, il che suona a conferma delle antiche origini vulcaniche del Lago. La triade di abitati storici lungo le sponde è completata dalla più piccola Trevignano Romano, per qualità ambientale e turistica certificata dal Touring Club Italiano come località Bandiera Arancione.
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Lago di Nemi

Lago di Nemi

Nel territorio dei Castelli Romani, il borgo di Nemi è immerso da sempre nel verde di un bosco. La parola latina per bosco è “nemus”, ciò che spiega benissimo il nome e la sua antichità. Molto più recente ma non meno meritato è il riconoscimento del paese come Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, nel rispetto dei rigidi requisiti di qualità ambientale e turistica fissati in proposito. A partire dal nono secolo, Nemi era poco più che un castello dei conti di Tùscolo. Anche se nel tempo quel castello è diventato il rinascimentale Palazzo Ruspoli, la torre castellana delle origini ancora svetta sull’abitato. Qui la principale attrattiva turistica è costituita dal Lago stesso e dalla vegetazione circostante, dove si scende per un sentiero oppure per la Via del Tempio di Diana: una volta in basso, si può passeggiare lungo tutto il periplo dell’acqua per una lunghezza complessiva di circa sei chilometri. Culturalmente parlando, invece, non si può non rendere omaggio al Museo delle Navi romane. Il capannone degli anni ’30 del ‘900 dove si visitano i modelli delle due navi assieme a importanti ritrovamenti archeologici è peculiare per almeno due ragioni. La prima è che si tratta del primo caso italiano di edificio museale costruito ex novo per ospitare un contenuto e non viceversa, e la seconda che il contenuto perpetua la memoria di qualcosa di veramente unico. Già dal ’400 si sapeva che in fondo al lago giacevano gli scafi di due gigantesche imbarcazioni dell’età di Roma antica: il grande architetto e teorico rinascimentale Leon Battista Alberti le aveva individuate. Si trattava di due ornatissimi scafi-palazzo dove l’imperatore Caligola teneva feste o forse celebrazioni del culto di Diana alla quale il Lago era sacro. Recuperarle circa un secolo fa si è purtroppo dimostrato vano: nel 1944 i due scafi bruciarono completamente, sembra per l’incuria o per la deliberata volontà delle truppe tedesche occupanti. Nonostante tutto, il Museo è comunque estremamente evocativo.
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Alessandria, città di cappelli e biciclette

Alessandria, città di cappelli e biciclette

Nascosto nella fodera di seta di un cappello, il nome di Alessandria ha fatto il giro del mondo. Il cappello è il Borsalino, prodotto qui dal 1857 e, grazie alle sue linee eleganti e aeree, eletto a copricapo di culto da moltissime celebrità: indossavano un Borsalino Giuseppe Verdi e Frank Sinatra, Winston Churchill e Mikhail Gorbaciov, Gary Cooper e Alberto Sordi, Charlot e Indiana Jones. Indossava spesso un Borsalino anche Umberto Eco, un altro alessandrino che ha fatto il giro del mondo. Della sua città, disse che «non ha avuto santi né eroi»: in effetti, per lungo tempo Alessandria ha avuto soprattutto guerre, come spesso capita ai territori di confine. Stretta fra le rive di due fiumi, il Tanaro e la Bormida, Alessandria è stata contesa tra guelfi e ghibellini, da Piemonte, Lombardia e Liguria, da francesi e austriaci. Oggi, però, tutto questo ha soprattutto vantaggi. Alessandria è difatti uno scampolo di pianura padana in cui tutto è a portata di mano: a metà strada fra Milano, Torino e Genova, dista pochi chilometri dal mare della Riviera ligure e dai laghi del Verbano-Cusio-Ossola, dal Monte Rosa e dalle Alpi italo-francesi, per non dire degli idilliaci paesaggi collinari delle vicine Langhe. Alessandria sembra consapevole di questo privilegio e se ne sta defilata, quasi a voler tenere segreto di questa fortuna per coltivare le sue passioni di sempre: la bicicletta, innanzitutto, perché è proprio bello pedalare su e giù per le colline vitate dell’Alessandrino in primavera. Un rapporto speciale lega la città alla due ruote e, al Museo AcdB, una grande fotografia scattata nel 1890 ai Giardini della Stazione attesta che si tratta anche di un amore di lunga data. Andate in giro per Alessandria in bicicletta perlustrando il centro di piazza in piazza e poi puntate verso il Tanaro presidiato dalla Cittadella, roccaforte sabauda, per poi pedalare fino a Marengo dove un bel museo multimediale riporta all’epoca della celebre battaglia che si combatté in questi luoghi e che segnò l’irresistibile ascesa al potere di Napoleone Bonaparte.
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