Museo Gregoriano Egizio
La visita ai Musei Vaticani inizia con una sorpresa. Lasciando il cortile delle Corazze ci ritroviamo improvvisamente proiettati… nel delta del Nilo! È l’atmosfera particolarissima del Museo Gregoriano Egizio, un’antica istituzione che porta tra le mura vaticane testimonianze della cultura dei faraoni e di altre perdute civiltà mediorientali: mondi che sembrano lontanissimi sia dall’arte cristiana sia da quella romana. In realtà, visitando il museo si scopre che il legame tra l’Antico Egitto e la Roma imperiale era strettissimo, e che molte delle opere che sembrerebbero provenire dalla sponda sud del Mediterraneo furono realizzate proprio a Roma. Dopo la conquista dell’Antico Egitto, in particolare al tempo dell’imperatore Adriano, l’Urbe fu investita da una vera mania per l’arte e la cultura di quel regno esotico.
Un’altra sorpresa ci attende una volta lasciato il Museo Gregoriano Egizio. Uscendo verso il grande cortile della Pigna, infatti, in pochi istanti si compie un balzo di un paio di millenni: dai geroglifici si passa all’arte contemporanea di Arnaldo Pomodoro, autore della Sfera con sfera che domina il cortile. Inattesa è anche l’atmosfera accogliente di questo spazio verde, perfetto per il relax grazie anche al suo caffè-bistrot. Meravigliose statue antiche sono invece distribuite nei corpi di fabbrica che abbracciano il cortile, dove si sviluppa la galleria del Museo Chiaramonti completata dal cosiddetto Braccio nuovo.
Museo Pio Clementino
Dopo la sosta nel cortile della Pigna (oppure dopo la visita al Museo Chiaramonti, tornando all’ingresso), l’itinerario all’insegna della bellezza prosegue nel Museo Pio Clementino, che dei Musei Vaticani è una sorta di padre. È infatti uno dei più antichi tra tutti i musei pontifici, fu istituito già nel ’700, e comprende le prime collezioni assemblate dai papi, dedicate alla scultura greca e romana. Il suo cuore è il cortile Ottagono, uno spazio magico ideato da Bramante, dove già nel Rinascimento erano collocate le statue più importanti delle raccolte papali. Stiamo parlando di capolavori come il Laocoonte, l’Hermes e l’Apollo del Belvedere, che tuttora possiamo ammirare nello stesso luogo dove le studiò Michelangelo in cerca di ispirazione! Nel frattempo, qui hanno trovato spazio anche altre meraviglie, come il Perseo trionfante scolpito da Antonio Canova. Oltre all’Ottagono, il Museo Pio Clementino comprende vestiboli, gallerie e sale dove si scoprono statue d’incredibile vivacità, come nella sala degli Animali, e di classica bellezza come l’Apoxyomenos, replica del capolavoro bronzeo di Lisippo, realizzata in marmo nel I secolo d.C. Il Museo Pio Clementino si chiude con la lunga (80 m) galleria dei Candelabri, che un tempo era una loggia aperta su ambo i lati. Prima di visitarla, però, vale la pena deviare per visitare il Museo Gregoriano Etrusco, che completa l’immersione nelle grandi civiltà del nostro passato con un’importantissima raccolta di testimonianze della civiltà etrusca. Tra splendidi vasi e rare statue in bronzo, è impossibile non innamorarsi di fibule, pettorali e gioielli d’oro, modellati dagli artigiani etruschi in forme raffinatissime e, spesso, dal gusto sorprendentemente moderno. Dall’interno del museo è visibile la Chiocciola del Bramante, ipnotica scalinata monumentale iniziata nel 1512.
Tornati all’ingresso della galleria dei Candelabri, la percorriamo fino in fondo, facendo attenzione a dove mettiamo i piedi… non tanto per evitare di inciampare quanto per ammirare il pavimento, composto in gran parte da marmi romani.
Stanze di Raffaello
Dalla galleria dei Candelabri si accede alla galleria degli Arazzi, che è il punto di partenza ideale per raggiungere le celeberrime stanze di Raffaello. Le pareti di questa galleria sfoggiano infatti arazzi disegnati da allievi del grande artista, mentre un tempo accoglievano arazzi ancora più preziosi realizzati su disegni di Raffaello stesso, oggi custoditi nella Pinacoteca. L’itinerario percorre la lunga galleria delle Carte geografiche e attraversa l’appartamento di S. Pio V, con affreschi di Giorgio Vasari e Jacopo Zucchi, altri arazzi, splendidi mosaici e ceramiche rinascimentali. Segue la sala dell’Immacolata, che fu decorata nell’800 imitando le stanze di Raffaello: la possiamo considerare un’introduzione “in stile” ai quattro ambienti che Raffaello e i suoi allievi affrescarono per papa Giulio II della Rovere a partire dal 1509. Visitarle è un’esperienza da sindrome di Stendhal. Pareti e volte sono ricoperte da affreschi fondamentali per lo sviluppo dell’arte occidentale, di eccezionale qualità e di grande complessità iconografica. Ciascuno di essi riassume un mondo e meriterebbe una spiegazione dettagliata, che comunque non potrebbe rendere piena giustizia alla sua bellezza.
In genere la visita, a senso unico, segue la direzione opposta a quella originaria, che come primo ambiente prevedeva la sala dell’Incendio di Borgo. Si inizia invece dalla sala di Costantino, decorata da Giulio Romano e da altri allievi di Raffaello dopo la morte del maestro, usandone i cartoni e i disegni preparatori. Dalla stanza si accede alla loggia di Raffaello, un ambiente spesso trascurato ma che merita attenzione, costruito da Bramante e concluso da Raffaello stesso. Si prosegue visitando la stanza di Eliodoro, con la celebre Messa di Bolsena e i meravigliosi effetti chiaroscurali della Liberazione di san Pietro. Nella stanza della Segnatura si ammirano invece la Disputa del Sacramento, primo affresco eseguito a Roma da Raffaello, e la Scuola di Atene dove l’autore si autoritrae insieme ai massimi artisti del suo tempo come Leonardo, Michelangelo, Bramante. Si arriva così alla stanza dell’Incendio di Borgo, che ha conservato la volta decorata da Perugino. Nell’affresco principale, quello spettacolare dell’incendio, denso di pathos, è evidente l’influenza esercitata su Raffaello e sui suoi allievi da Michelangelo Buonarroti. Che ci attende con i suoi affreschi nella cappella Sistina, prossima tappa dell’itinerario.
Cappella Sistina
Le stanze di Raffaello sono celebri nel mondo, eppure nei Musei Vaticani c’è uno spazio ancora più illustre: la Cappella Sistina, così importante e ricca di capolavori da brillare di luce propria… Tutti la conoscono e, ovviamente, chiunque metta piede in Vaticano vuole vederla di persona: il risultato è che la cappella è quasi sempre affollata e che il tempo di visita dev’essere contingentato dai custodi del museo, attenti a verificare anche l’appropriatezza dell’abbigliamento dei visitatori. Siamo infatti in una chiesa consacrata, luogo di preghiera e culto. Il consiglio è visitarla di mattina, quando la luce è più favorevole.
Dalle stanze di Raffaello, per raggiungerla si attraversa l’appartamento Borgia, molto più di un semplice tratto di collegamento: decorato da meravigliosi dipinti di Pinturicchio, custodisce la Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Nelle sue stanze, tra affreschi, stucchi e fastose dorature, si incontrano così opere di Van Gogh, Matisse, Chagall, Bacon e di molti altri maestri del ’900, un mix di capolavori che val bene un rallentamento sulla via per la Sistina…
Al termine del percorso di visita, salendo una scala ci si affaccia finalmente sulla cappella che prende nome da Sisto IV, il papa che la fece ricostruire nella seconda metà del ’400. Sede del conclave, l’assemblea dei cardinali che elegge il nuovo pontefice, la Sistina è ancor più famosa per i grandi affreschi rinascimentali che la decorano. Spiccano quelli realizzati da Michelangelo sulla volta nel 1508-12 (per papa Giulio II) e sulla parete di fondo dietro l’altare nel 1535-41 (per Clemente VII e Paolo III): stiamo parlando dell’abbagliante Giudizio universale, forse l’affresco più celebre al mondo. Per consentire a Michelangelo di realizzarlo, furono distrutti affreschi preesistenti del Perugino. La cappella, infatti, era già stata in gran parte decorata nel tardo ’400, a opera di Perugino stesso e dei più grandi artisti di quell’epoca, Botticelli incluso: risale a quella fase la meravigliosa serie di affreschi che corre sulle pareti lunghe. Solo la rivoluzionaria pittura di Michelangelo poteva mettere in ombra simili capolavori!
Pinacoteca Vaticana
Lasciata la Cappella Sistina, con i capolavori di Michelangelo ancora negli occhi, è difficile recuperare la concentrazione. Eppure, ci sono ancora da vedere molti musei e molti ambienti illustri dei Palazzi Vaticani. Negli spazi della Biblioteca Vaticana si attraversano ad esempio la sala delle Nozze Aldobrandine, con un affresco di età augustea tra i meglio conservati dell’antichità, e le sale del Museo Cristiano che espone straordinarie raccolte di arti applicate: mosaici, smalti, vetri e argenti liturgici che dall’età bizantina arrivano a quella moderna. C’è perfino la possibilità di visitare il Museo delle Carrozze, con carrozze, automobili papali e la prima locomotiva usata nella Città del Vaticano. Se però il tempo stringe e la stanchezza si fa sentire, il consiglio è tirare dritto verso le 18 sale della Pinacoteca Vaticana, allestita in un edificio espressamente costruito da Luca Beltrami e inaugurato nel 1932. È lo scrigno di un’incredibile raccolta di dipinti, per la maggior parte a soggetto sacro, che dal medioevo arriva all’800. Da Giotto a Beato Angelico, da Perugino a Raffaello e Leonardo da Vinci, da Tiziano a Caravaggio, ci sono praticamente tutti i “grandissimi” della nostra tradizione artistica…
Prima di uscire, se rimangono energie e un po’ di tempo, chi ama l’arte classica potrebbe chiudere in bellezza esplorando il Museo Gregoriano Profano: nella cosiddetta “Nuova Ala” dei Musei Vaticani, inaugurata nel 1970, presenta un’infilata di sculture che dalla Grecia antica arriva alla tarda età romana imperiale. Per chi avverte il fascino esotico delle culture lontane, invece, nella stessa ala museale c’è una vera chicca: il Museo etnologico Anima Mundi, eredità preziosa dell’attività missionaria della Chiesa, che sta per compiere il suo primo secolo di vita. Nacque infatti con il Giubileo del 1925.