Se i Musei Vaticani fossero un fiume, il Museo Pio Clementino ne sarebbe la sorgente. Da qui, infatti, nell’anno di grazia 1771 ebbe inizio l’incredibile avventura di questo complesso museale: accadde quando papa Clemente XIV decise di esporre al pubblico, in un museo moderno, le opere d’arte antica delle collezioni vaticane, così da promuoverne lo studio e la conoscenza. Tuttora il Museo Pio Clementino custodisce il nucleo iniziale delle raccolte vaticane, un gruppo di statue di eccezionale qualità acquisito dai papi nel Rinascimento; inoltre, comprende lo spazio dove quelle opere furono esposte già nel ’500, il cosiddetto cortile delle statue o cortile Ottagono, fra gli ambienti più suggestivi dell’intero percorso museale.
Ma andiamo con ordine. Il nome del museo riprende quello dei due papi che lo plasmarono, il fondatore Clemente XIV, sensibile allo spirito illuminista che in quel periodo soffiava sull’Europa, e il successore Pio VI Braschi, che ne ampliò patrimonio e spazi, facendo allestire anche la galleria dei Candelabri. Le collezioni sono costituite soprattutto da opere di scultura greca e romana, e annoverano in particolare straordinarie copie ellenistiche o romane di capolavori di maestri greci quali Prassitele e Lisippo. Sono collocate, oltre che attorno al cortile Ottagono, in alcuni ambienti del palazzetto di Innocenzo VIII e in altri spazi che furono appositamente costruiti: il percorso odierno si articola in 12 sale. L’elenco dei capolavori esposti è da capogiro, basti citare il Laocoonte, l’Apollo del Belvedere, l’Hermes, e poi l’Apoxyomenos, il Torso del Belvedere, e potremmo continuare ancora a lungo. Tra le sale, la più sorprendente è forse la sala degli Animali, con mosaici e statue raffiguranti cani, tori, cavalli e molte altre specie animali: si ammirano, tra l’altro, una testa colossale di cammello, in origine usata come bocca di fontana, e una splendida statua di Meleagro con cane e testa del cinghiale ucciso. Impressionante è anche la sala della Biga, dominata da una monumentale biga marmorea assemblata da Francesco Antonio Franzoni (1788) usando pezzi antichi: la cassa, appartenuta a un carro votivo romano, fu usata anche come cattedra episcopale nella chiesa di S. Marco. La circondano statue e sarcofagi di soggetto atletico e circense: rappresentano specialità che vanno dal lancio del disco, alla lotta, alle corse dei carri nel circo.