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Spiritualità
Lazio. Da Roma a Lido di Ostia

Fede e archeologia lungo la via Ostiense

Tipologia
Percorso in auto
Durata
2 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

La via Ostiense, la strada che corre tra Roma e il Lido di Ostia, fu per secoli il cordone ombelicale dell’Urbe. Insieme al Tevere, aveva il compito di garantire gli approvvigionamenti della maggiore metropoli del mondo antico collegandola con il porto di Ostia, popolosa città della quale oggi, nel Parco archeologico di Ostia Antica, restano rovine tanto vaste quanto affascinanti. A Ostia approdavano navi cariche di merci di ogni genere e si produceva sale, bene all’epoca raro e prezioso: nell’alto Medioevo, proprio la presenza delle saline favorì la nascita di un nuovo abitato, il borgo di Ostia antica, custode delle reliquie di santa Monica e sant’Aurea e subito sede di un’importante diocesi. Nello stesso periodo il varco nelle Mura aureliane da cui prende origine la via Ostiense cambiò nome: da porta Ostiensis divenne Porta S. Paolo. Questa evoluzione rivela che la via Ostiense, una volta caduta Roma, acquisì importanza soprattutto per le memorie legate alla figura di san Paolo, al suo martirio e alla sua sepoltura, avvenuta nella Necropoli Ostiense. Sul suo sepolcro già ai tempi dell’imperatore Costantino fu fondata la basilica papale di S. Paolo fuori le Mura, seconda chiesa di Roma per dimensioni dopo S. Pietro in Vaticano, dove si trova una delle quattro Porte Sante che vengono aperte durante il Giubileo. Sotto l’Altare Papale è stata riscoperta la tomba di san Paolo, ora visibile ai fedeli, luogo di profonda venerazione. Proprio sulla via Ostiense, narra la tradizione, san Paolo e san Pietro si incontrarono per l’ultima volta mentre venivano condotti al martirio. Una lapide al n. 106 della via ricorda che i due apostoli si sarebbero abbracciati all’altezza dell’attuale Centrale Montemartini, museo tra i più affascinanti di Roma, esempio di dialogo tra l’archeologia industriale e l’arte antica. Non è un caso che a entrambi i santi sia dedicata la chiesa dell’EUR, il quartiere romano progettato in epoca fascista lungo la via Ostiense, in vista dell’Esposizione universale del 1942. Ancor prima che prendesse forma l’EUR, la via Ostiense, ormai insufficiente a sopportare il traffico tra Roma e il Lido di Ostia, veniva affiancata da nuove strade veloci e perfino da una ferrovia, la Roma-Lido, che parte anch’essa da Porta S. Paolo e si conclude tra la pineta e le spiagge di Castel Fusano. Poco più a sud si trovano le splendide spiagge dei Cancelli, perfette per rigenerare corpo e spirito a contatto con una natura ancora autentica.

Giorno 1

Porta S. Paolo

Porta S. Paolo

Quando fu costruita, nel III secolo d.C., la porta S. Paolo era per tutti la porta Ostiensis. Era infatti il varco delle Mura aureliane che immetteva sulla via Ostiense, collegamento vitale dell’Urbe con il porto di Ostia Antica. Divenne porta S. Paolo nel Medioevo, quando da questa porta non si usciva più per raggiungere Ostia, la cui importanza era declinata drasticamente, ma per andare a pregare nella basilica papale di S. Paolo fuori le Mura, che sorge lungo la via Ostiense circa 2 km più avanti. La porta, stretta tra due torri possenti, assomiglia a un piccolo castello medievale con tanto di merlature. Sul lato esterno, fin dalla sua costruzione dialoga con un’architettura tanto vicina quanto diversa, la Piramide Cestia (o Piramide di Caio Cestio), una grande sepoltura eretta nel I secolo a.C. sul modello delle piramidi egizie per il politico romano Gaio Cestio Epulone. Altre tombe, assai più recenti, si trovano tutt’attorno nell’area verde del Cimitero Acattolico (o Cimitero Protestante), sviluppatosi a partire dal ’700: all’epoca non esisteva il cimitero monumentale del Verano e i defunti non cattolici non avevano diritto a essere sepolti dentro le Mura aureliane. Sul lato interno la porta S. Paolo presenta due fornici, uno dei quali è sormontato da un’edicola affrescata che raffigura san Pietro, ma tradizione vuole che in origine il soggetto fosse san Paolo. Basta visitare il Museo della via Ostiense, allestito all’interno della porta, per scoprire che la via Ostiense è legata a entrambi i santi. Tra plastici e reperti che illustrano la storica strada, il museo custodisce infatti anche le “memorie cristiane” della zona. Spiccano il calco della lastra sepolcrale di san Paolo, rinvenuta sotto la basilica di S. Paolo fuori le Mura, e un bassorilievo che raffigura l’abbraccio tra Pietro e Paolo, proveniente dalla perduta cappella della Separazione e corredato da un’epigrafe: Pietro e Paolo si sarebbero infatti incontrati e salutati proprio sulla via Ostiense, all’altezza dell’odierna Centrale Montemartini, prima di essere condotti nei luoghi dei rispettivi martiri, avvenuti nello stesso giorno. Quello di Paolo, anche se una tradizione lo colloca sulla stessa via Ostiense, si sarebbe consumato un paio di chilometri di distanza, nel quartiere Ardeatino, dove ora sorge la chiesa di S. Paolo alle Tre Fontane.

Centrale Montemartini

Centrale Montemartini

Nei primi anni del ’900 il quartiere Ostiense si trasformò in una zona industriale e le sue fabbriche necessitavano di energia elettrica. Lungo la via Ostiense fu costruita allora la Centrale Montemartini: venne scelto uno spazio compreso tra la strada e il Tevere a circa 1 km dall’inizio della via, in modo da garantire sia una buona accessibilità sia la possibilità di prelevare dal fiume l’acqua necessaria a raffreddare gli impianti. Proprio lì, come ricorda una lapide che fu collocata presso l’ingresso della centrale per il Giubileo del 1975, un tempo sorgeva la cappella della Separazione. La chiesetta, andata perduta nel 1915, onorava il punto esatto dove, secondo la tradizione, sarebbe avvenuto l’estremo incontro tra i santi Pietro e Paolo prima del martirio. Non a caso la chiesa dell’EUR, quartiere che sorge più avanti lungo la via Ostiense, è ufficialmente denominata basilica dei Ss. Pietro e Paolo e omaggia entrambi i santi. 

La centrale, inaugurata nel 1912, fu dismessa a metà degli anni Sessanta e recuperata come spazio culturale nell’ultimo scorcio del secolo. Nel 1997 accolse per la prima volta una mostra di sculture antiche e reperti archeologici provenienti dai Musei Capitolini, esposti in un contesto particolarissimo: un esempio di archeologia industriale dove le statue in marmo si alternano alla ghisa e al ferro di caldaie e grandi generatori diesel. Il successo fu tale che, pochi anni più tardi, la centrale è diventata un vero museo, sezione distaccata dei Musei Capitolini.

Nel 2016, in un settore della ex sala caldaie sono stati collocati tre vagoni del treno di Pio IX, insieme a due preziosi tondi di Jean-Léon Gérôme (1856-1858), in origine collocati nel vagone che ospitava la Cappella. Pio IX salì a bordo di questo treno per la prima volta il 3 luglio 1859: dalla stazione di Porta Maggiore raggiunse la stazione Cecchina di Albano. Dal primo vagone, una sorta di balconata, il papa si affacciava per benedire la folla.

Basilica papale di S. Paolo fuori le Mura

Basilica papale di S. Paolo fuori le Mura

All’altezza del secondo miglio della via Ostiense sorge la basilica papale di S. Paolo fuori le Mura, chiesa tra le più antiche e nobili dell’intera cristianità, dove si trova una delle quattro Porta Sante che vengono aperte in occasione dei Giubilei (le altre sono quelle di S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in Laterano e S. Maria Maggiore). Questa basilica onora infatti il luogo della prima sepoltura di san Paolo, l’Apostolo delle Genti: fu costruita poco dopo l’emanazione dell’editto di Milano (313 d.C.), il provvedimento con cui Costantino autorizzò il culto cristiano, per volontà dello stesso imperatore in contemporanea con la basilica vaticana di S. Pietro. La consacrò papa Silvestro I attorno al 330. San Paolo, martirizzato poco distante da qui nel 64 o nel 67 d.C., aveva trovato sepoltura nella grande Necropoli Ostiense, della quale rimangono importanti tracce nei pressi della basilica. La collocazione in una necropoli romana fu resa possibile dall’interessamento di una matrona cristiana, Lucina, e dal fatto che Paolo era cittadino romano.
Ancor prima della fine del IV secolo la basilica fu ricostruita in forme monumentali, per essere riconsacrata nel 390 da papa Siricio. Distrutta quasi interamente da un incendio nel 1823, è stata ricostruita nel pieno rispetto dell’edificio originario.
Nei primi anni 2000, lavori di scavo condotti sotto la basilica hanno riportato alla luce il sepolcro di san Paolo, segnalato da una lastra tombale che reca la dedica “PAVLO APOSTOLO MART(YRI)”. Una finestra dietro l’Altare Papale consente di scorgerla. Nel 2009, bimillenario della nascita del santo, Benedetto XVI ha annunciato i risultati dell’ispezione della tomba: vi sono state rilevate “tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato di oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. È stata anche rilevata la presenza di grani di incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree […]. Piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 sono risultati appartenere a una persona vissuta tra il I e il II secolo”. Nella basilica, sopra i capitelli delle colonne corre un fregio scandito da tondi che ritraggono in sequenza tutti i pontefici, da san Pietro a oggi.
Adiacente alla basilica sorge l’abbazia di S. Paolo fuori le Mura, dove fin dall’VIII secolo vivono monaci benedettini incaricati di custodire le lampade votive e celebrare la liturgia sul luogo di sepoltura del santo.

Giorno 2

Ostia Antica

Ostia Antica

Si dice che Ostia Antica fu la prima colonia di Roma, fondata da Anco Marzio nell’VIII secolo a.C. Più probabilmente nacque quattrocento anni più tardi, come accampamento a presidio delle sue saline naturali. In ogni caso per un migliaio di anni, secolo più secolo meno, Ostia fu la “porta” di Roma per chi arrivava dal mare, nonché la città che si identificava con lo sbocco del Tevere: ostium, del resto, significa sia “porta” sia “foce”. Il suo porto fu più volte ampliato e rifatto, in modo grandioso sotto Traiano. Insieme a merci di ogni genere, da Ostia arrivava a Roma sale in quantità, un bene all’epoca preziosissimo. A testimoniare la ricchezza della città romana sono gli scavi del Parco archeologico di Ostia Antica, estesi su 150 ettari che oggi risultano distanti circa 3 km dal mare, appena sfiorati dal Tevere. La geografia di quest’area è infatti mutata nel tempo, a causa di alluvioni che hanno cambiato il corso del fiume e dello spostamento della linea di costa.
Nell’alto Medioevo, declinati i traffici portuali, il borgo di Ostia Antica non venne costruito in continuità sulla città romana ma in un punto meglio difendibile dalle incursioni saracene, sopra una necropoli cristiana che aveva accolto i resti di vari santi, tra cui santa Monica e sant’Aurea. Proprio sulle loro tombe prese forma la basilica cattedrale di S. Aurea. Lo stretto legame di Ostia con la storia cristiana è attestato dal fatto che già nel III secolo qui fu istituita una sede episcopale e che, tradizionalmente, al vescovo di Ostia spettava il diritto di consacrare quello di Roma. Ben 12 vescovi ostiensi ascesero in prima persona al soglio pontificio. Nel XV secolo il borgo di Ostia Antica fu ridisegnato in chiave rinascimentale da un papa, Martino V, e da un cardinale diventato a sua volta pontefice, Giuliano della Rovere (Giulio II), che ricostruirono le fortificazioni e fecero erigere la Rocca detta castello di Giulio II.
Nella seconda metà del ’500 tutto finì a causa della piena del Tevere del 1557, che cambiò il corso del fiume e trasformò l’area attorno al borgo in una zona palustre. Ostia Antica venne abbandonata dai suoi abitanti, con l’eccezione di poche famiglie di contadini e lavoratori delle saline.

Lido di Ostia

Lido di Ostia

La via Ostiense si conclude con vista sul Tirreno, davanti al Pontile del Lido di Ostia, che ufficialmente è la “frazione litoranea” di Roma ma di fatto può essere considerata una destinazione a sé e una vera città di mare. Per i romani stessi, il Lido di Ostia è una meta per le gite fuori porta e spesso anche un luogo di villeggiatura prolungata. È così da un centinaio d’anni, grazie ai collegamenti garantiti dal 1924 dalla ferrovia che parte da porta S. Paolo (proprio come la via Ostiense) e dal 1928 anche dalla via del Mare, nata come alter ego futurista e autostradale dell’antica strada romana.
L’abitato del Lido di Ostia affascina con le sue villette Liberty e gli edifici razionalisti, i negozi e i piacevoli ristorantini di pesce, ma la prima attrazione sono le spiagge, anche quelle dei dintorni: si estendono per più di 10 km dalla foce del Tevere verso sud, fino a Tor Paterno, presidiate da una settantina di stabilimenti balneari attrezzati di tutto punto.
Tra relax, divertimenti e clima vacanziero, non sembrerebbe esserci troppo spazio per la spiritualità ma non è vero. Anche qui si trovano preziose occasioni di meditazione. Ci si può, ad esempio, francescanamente riconnettere con la natura nei quasi 1000 ettari della pineta di Castel Fusano, impiantata nel ’700 a sud dell’abitato e oggi parte della Riserva naturale statale del Litorale Romano, oppure nell’Oasi Lipu Centro Habitat Mediterraneo, dove cantano oltre 200 specie di uccelli. Quest’ultima è stata creata nel 2001 a sud della foce del Tevere, nella zona dell’ex Idroscalo oggi compresa nel porto turistico di Roma, bonificando quella che era una sorta di discarica a cielo aperto, tristemente famosa per essere stata la scena dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini. All’interno dell’oasi, il luogo di quel crimine efferato è stato trasformato in un giardino letterario, con un monumento commemorativo (opera di Mario Rosati) che raffigura due colombe. Quasi un esempio di resurrezione laica, nel nome del regista di Uccellacci e uccellini e del Vangelo secondo Matteo.

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