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Spiritualità
Lazio. Il Rione S. Eustachio di Roma

Fede e sapere nel Rione S. Eustachio

Tipologia
Percorso a piedi
Durata
1 giorno
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

La basilica di S. Agostino in Campo Marzio è dedicata ad Agostino d’Ippona (354-430), padre e dottore della Chiesa, teologo e filosofo capace di indagare in termini sorprendentemente moderni l’animo umano e la sua sete di assoluto. Accanto alla basilica, che custodisce opere di Raffaello e Caravaggio, la Biblioteca Angelica degli Agostiniani fu una delle prime e più illustri biblioteche pubbliche d’Europa. Basterebbero questi elementi per cogliere una delle anime profonde del rione S. Eustachio: la sua vocazione per lo studio e il sapere, coniugati alla ricerca religiosa e spesso intrecciati alla grande arte. Una vocazione che può diventare il fil rouge di una passeggiata breve, appena un chilometro, ma ricchissima di stimoli.

Il rione prende nome dalla basilica di S. Eustachio, di probabile fondazione costantiniana, situata 500 metri scarsi a sud di S. Agostino. A due passi sorge il palazzo della Sapienza, costruito alla fine del ’500 e rimasto fino al 1935 sede dell’Università romana: Borromini diede una delle testimonianze più alte del suo talento progettandone la chiesa, S. Ivo alla Sapienza. Vicinissimo è anche palazzo Madama, che fu quartier generale romano della famiglia de’ Medici con i suoi papi mecenati, una sorgente dalla quale l’umanesimo fiorentino fluì nella Città Eterna indirizzandone la cultura rinascimentale. A proposito di Rinascimento, 300 metri a sud, nella splendida basilica di S. Andrea della Valle, dominata dalla seconda cupola più alta dell’Urbe, riposa il papa umanista per antonomasia, Pio II Piccolomini. Il rione è delimitato a ovest da corso del Rinascimento, aperto in epoca fascista devastando il tessuto urbanistico, e a est da via di Torre Argentina. Brevissime digressioni oltre questi confini porterebbero ad altri luoghi legati a intellettuali e dottori della Chiesa: come la basilica di S. Maria sopra Minerva, al di là del Pantheon, dove è custodito il corpo di santa Caterina da Siena.

Il rione S. Eustachio ha almeno altre due vocazioni. Una è quella storica per l’artigianato, evidente dai nomi di molte vie, dedicate a staderari (costruttori di bilance), pianellari (fabbricanti di calzature senza tacco), chiavari, giubbonari e ad altri mestieri. L’altra è quella per il cosmopolitismo, testimoniata dalla presenza di varie chiese commissionate da comunità straniere che abitavano a Roma, come quella dei piemontesi e savoiardi, dedicata al SS. Sudario. La più illustre è senza dubbio la chiesa di S. Luigi dei Francesi, tra S. Agostino e S. Eustachio, dove la cappella Contarelli custodisce tre capolavori di Caravaggio. 

Basilica di S. Agostino in Campo Marzio

Basilica di S. Agostino in Campo Marzio

Piazza Navona, con la sua folla vociante, dista soltanto 200 metri. Non appena si varca la soglia della Basilica di S. Agostino in Campo Marzio, però, ci si sente proiettati in una dimensione diversa, che mantiene sì la luminosa bellezza della piazza, ma la avvolge in un silenzio devoto, lo stesso che ha accolto sei secoli di preghiere. Siete nella più importante tra le chiese dell’Ordine di S. Agostino, fondata nel 1420 e rifatta a metà ’700 dal Vanvitelli. Se ci entrate per la prima volta, vi concentrerete su un affresco di Raffaello, il Profeta Isaia, e su una tela fondamentale di Caravaggio, la Madonna dei Pellegrini (o Madonna di Loreto), che nei primi anni del ’600 suscitò grande scandalo per l’autenticità popolana dei personaggi e per la scelta della modella, una cortigiana. Ma i romani, e in particolare le fedeli che vivono da queste parti, nel rione S. Eustachio, pregano soprattutto davanti alla Madonna del Parto di Jacopo Sansovino, appena restaurata, miracolosa protettrice delle partorienti. Pregano anche di fronte alla tomba di santa Monica, che fu trasportata qui dal borgo di Ostia nel 1430: riposa in un sarcofago scolpito da Isaia da Pisa. Santa Monica era la madre di sant’Agostino di Ippona (354-430), parve dunque naturale spostarne i resti nella nuova chiesa dell’Ordine che si ispira alla Regola di suo figlio. Ancora oggi gli Agostiniani hanno il loro “quartier generale” qui, nel convento annesso alla basilica. Vi custodiscono anche un inestimabile patrimonio di manoscritti e antichi volumi, raccolti nella Biblioteca Angelica una delle prime tre biblioteche europee che furono aperte al pubblico. Studio e cultura sono infatti nel DNA dell’Ordine: Agostino era il “doctor Gratiae”, uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa occidentale, che con la sua opera ha segnato la storia della religiosità e della filosofia europea. 

Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio
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Maggiori Informazioni

Chiesa di S. Luigi dei Francesi

Chiesa di S. Luigi dei Francesi

Da S. Agostino, la chiesa di S. Luigi dei Francesi dista tre minuti di passeggiata. Sono sufficienti per attraversare, dopo via della Scrofa, uno slargo intitolato a Giuseppe Toniolo: grande intellettuale, sociologo ed economista che fu tra i protagonisti del movimento cattolico, beatificato da Benedetto XVI nel 2012. La chiesa di S. Luigi, consacrata nel 1589 ma modificata nel ’700, fu costruita dalla comunità francese di stanza a Roma per glorificare la patria. Se amate l’arte di Caravaggio non c’è bisogno di troppe parole, questa chiesa è una meta imprescindibile: la cappella Contarelli è decorata da tre capolavori che raffigurano altrettanti momenti chiave della vita di san Matteo evangelista, culminanti nella drammatica scena del martirio. Secondo fonti del ’600, oggi discusse, S. Matteo e l’angelo era stato pensato in modo diverso dall’artista, che in una prima versione aveva raffigurato Matteo come un popolano al quale l’angelo guidava fisicamente la mano nella scrittura del Vangelo. Nella versione finale, l’ispirazione che viene dall’alto lascia invece libera la scrittura dell’evangelista, quasi una metafora del libero arbitrio e del rapporto tra la fede e l’attività intellettuale. A proposito di intellettuali, accanto alla chiesa ha sede l’Institut Français - Centre Saint-Louis, istituto culturale fondato dal filosofo cattolico Jacques Maritain nel 1945; nella chiesa stessa è sepolto Giuseppe Sisco, che fu un pioniere della chirurgia (interessandosi in particolare del tumore della mammella) e dottore dell’Università Sapienza, nonché promotore della rifondazione dell’Accademia dei Lincei.
La vocazione culturale di questo isolato ha però radici ancora più antiche e lo testimonia, sul lato opposto di via del Salvatore, la mole imponente di palazzo Madama. Prima di diventare sede di istituzioni politiche (oggi del Senato della Repubblica), il palazzo fu il centro di irradiazione della cultura umanistica fiorentina nella Città Eterna. Era infatti la dimora romana della famiglia de’ Medici, che nella prima parte del ’500 espresse due papi mecenati, Leone X e Clemente VII. All’epoca, qui, si riunivano gli eruditi dell’Accademia Fiorentina, mentre nel ’700 Palazzo Madama divenne il punto di riferimento dell’Accademia dei Quirini.

Basilica di S. Eustachio

Basilica di S. Eustachio

A lungo la basilica di S. Eustachio fu detta “in platana”, perché secondo la tradizione l’imperatore Costantino avrebbe fatto costruire presso un platano il primo nucleo di questa chiesa, che oggi si presenta in forme settecentesche. L’albero viene variamente collocato dalle fonti nel luogo del martirio o nel giardino di casa di sant’Eustachio, un centurione romano la cui agiografia regala spunti interessanti, e che è incluso nel novero dei 14 “santi ausiliatori” alla cui intercessione i fedeli si rivolgono per particolari necessità. Il santo si sarebbe convertito quando, mentre cacciava vicino a Tivoli, vide un cervo con una croce o con l’immagine di Cristo fra le corna; col battesimo cambiò il proprio nome da Placido in Eustachio e al tempo di Adriano, forse nell’anno 120, fu condannato a morte per essersi rifiutato di onorare gli dei. I leoni del circo si sarebbero rifiutati di sbranarlo, inchinandosi a lui, e l’imperatore lo avrebbe poi fatto ardere vivo insieme alla famiglia. La storia della conversione di Eustachio potete scoprirla nell’affresco cinquecentesco dei fratelli Zuccari sulla facciata di palazzetto di Tizio da Spoleto, che dà sulla stessa piazza: è sintetizzata dalla testa di cervo che corona la facciata della chiesa. I resti del santo e dei suoi familiari sono contenuti nell’urna di porfido rosso antico sotto l’altare maggiore. In età rinascimentale la basilica divenne il punto di riferimento dei docenti dell’Università romana o Studium Urbis, che nel ’400 si stabilì nel rione S. Eustachio e nel ’500 trovò sede unitaria a pochi passi da qui, nel palazzo della Sapienza. Si legge, infatti, in un testo del ’600 che “solevano in S. Eustachio i professori della romana università tenere le loro religiose adunanze, e della medesima università ivi custodivano l’archivio”.

Chiesa di S. Ivo alla Sapienza

Chiesa di S. Ivo alla Sapienza

Nel ’600 il palazzo della Sapienza, appena costruito, si dotò di una chiesa propria, architettonicamente splendida per quanto piccola, destinata a sostituire la basilica di S. Eustachio come punto di riferimento religioso per i docenti dello Studium Urbis (l’Università romana, nel 1632 ufficialmente ribattezzata Studium Urbis Sapientiae). Si tratta della chiesa di S. Ivo alla Sapienza, progettata da Francesco Borromini e consacrata nel 1660. Si alza sul lato di fondo del cortile centrale del palazzo: la sua cupola inconfondibile, avvolta da un tiburio dai lati convessi, è sormontata da una lanterna decorata da una spirale che ne accentua lo slancio e il dinamismo. Unanimemente considerata un capolavoro del barocco, è dedicata a sant’Ivo Hélory (1253-1303), coltissimo avvocato francese che assisteva gratuitamente i poveri nei processi. Oggi è la chiesa del Centro culturale Paolo VI di Roma, che invita giovani e adulti, universitari e professionisti ad approfondire il dialogo tra fede e cultura: la dedica a Paolo VI non è casuale, perché qui, nella Rettoria di S. Ivo, il futuro papa Giovanni Battista Montini fu assistente spirituale della FUCI, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. L’università La Sapienza, che ha avuto sede nel palazzo della Sapienza fino al 1935, ha segnato profondamente il carattere del rione S. Eustachio: una delle testimonianze più curiose è rappresentata dalla Fontana dei Libri nella vicinissima via degli Staderari, che presenta l’insolito soggetto di due pile di libri a reggere le cannelle da cui sgorga l’acqua. 

Basilica di S. Andrea della Valle

Basilica di S. Andrea della Valle

Un tempo, la splendida facciata barocca della basilica di S. Andrea della Valle compariva all’improvviso in tutta la sua grandezza, facendosi largo a spallate tra le stradine, i vicoli e le piazzette del rione S. Eustachio. A fine ’800 l’apertura di corso Vittorio Emanuele II e poi quella di corso del Rinascimento l’hanno isolata e un po’ penalizzata, eppure S. Andrea della Valle rimane una chiesa dal forte impatto architettonico, grazie soprattutto all’enorme cupola progettata da Carlo Rainaldi. Notevolissimo è anche il valore artistico: all’interno, ammirate gli splendidi affreschi secenteschi di Lanfranco e Domenichino e tele di Mattia Preti. Arte e architettura glorificano sant’Andrea apostolo e san Sebastiano, poiché la basilica venne costruita da fine ’500 in sostituzione di una chiesa più antica che era stata eretta sul sepolcro del martire. La sepoltura si sarebbe trovata in corrispondenza della cappella Barberini, la prima a sinistra, voluta dal coltissimo cardinale Maffeo Barberini (futuro papa Urbano VIII) e consacrata nel 1616. La basilica, affidata ai Chierici regolari Teatini, custodisce anche la memoria di san Gaetano Thiene, fondatore dell’Ordine, e di sant’Andrea Avellino, il primo santo teatino. A proposito di prelati dalla cultura raffinata, qui sono sepolti papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, umanista e fondatore della città di Pienza; suo nipote Pio III, al secolo Francesco Nanni Todeschini-Piccolomini, che fu uno dei pontefici meno longevi della storia della chiesa (regnò appena 26 giorni), fondatore della Biblioteca Piccolomini presso la cattedrale di Siena; e monsignor Giovanni della Casa, arcivescovo e poeta, autore del Galateo overo de’ costumi (nella seconda cappella sinistra). Usciti dalla basilica, per avere un’idea dell’antico aspetto di questa zona, raggiungete via del Sudario, breve e stretta parallela di corso Vittorio Emanuele II. Vi affaccia la chiesa del SS. Sudario dei Piemontesi, che fu la chiesa della comunità piemontese e savoiarda a Roma, legata a casa Savoia e alla venerazione della Sacra Sindone: al suo interno, nel 1665 fu proclamato santo Francesco di Sales, dottore della Chiesa nato in Alta Savoia, co-patrono degli scrittori.

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