La basilica dei Ss. Silvestro e Martino ai Monti non è forse una delle più famose di Roma, eppure merita grande attenzione. Fu fondata già nel IV secolo da papa Silvestro I come Titulus Equitii: era cioè una “protochiesa” nata sulla proprietà privata di un presbitero della famiglia degli Equizi, dove i primi cristiani si riunivano a pregare. Nel VI secolo la chiesa fu ricostruita una prima volta e dedicata proprio al fondatore Silvestro I, nel frattempo santificato, insieme a san Martino di Tours.
Il Titulus, ricco di reperti come lapidi sepolcrali, tracce di affreschi, sarcofagi e mosaici, si può visitare ancora oggi, scendendo le scale che dalla basilica portano alla bella cripta. L’edificio in superficie invece risale al IX secolo: fu eretto da papa Sergio II per proteggere le reliquie dei martiri prelevate dalle catacombe fuori dalle mura. Il lato orientale poggia su blocchi di tufo appartenenti alle Mura Serviane, la facciata e l’interno sono però seicenteschi. In particolare, l’esuberanza decorativa degli interni si deve al pittore Filippo Gagliardi detto il Bizzarro, direttore dei restauri fino al 1664, che realizzò anche le prospettive architettoniche nel registro superiore della navata centrale. Poiché la chiesa gli sembrava troppo “schiacciata”, Gagliardi (che un po’bizzarro lo era davvero) decise di far abbassare il pavimento di 80 cm, creando un curioso effetto di colonne “fluttuanti”, anziché soprelevare il soffitto a cassettoni che era stato donato da san Carlo Borromeo (poi bruciato e sostituito nel 1650)… Interessanti sono anche le sculture in stucco romano, ossia ottenute con un impasto di calce, gesso e polvere di marmo, modellate da Paolo Naldini, collaboratore di Bernini; a lui si deve anche la cosiddetta Biblia Pauperum, una striscia di stucco che corre lungo tutta la navata, sopra le colonne, con immagini bibliche e storie di martiri destinate all’evangelizzazione degli illetterati. Nelle navate laterali, invece, si ammirano altre prospettive architettoniche del Gagliardi e le storie di Elia, ambientate in una natura bucolica dipinta da Gaspard Dughet detto il Pussino, cognato del più celebre Nicolas Poussin.