Questa antica basilica nel rione Monti, sul colle Oppio, è anche detta eudossiana dal nome dell’imperatrice che ne promosse la costruzione nel 439 sulle fondamenta di un tempio eretto nel III secolo. Ai rimaneggiamenti del 1475, voluti da papa Sisto IV, risalgono il portico in facciata e il portale marmoreo. L’interno, d’imponenti proporzioni, è suddiviso in 3 navate su colonne antiche. La navata centrale si conclude con un arco trionfale su colonne di granito. Occupa il transetto destro l’incompiuto mausoleo di Giulio II, grandioso e tormentato progetto di Michelangelo che prevedeva in origine oltre 40 sculture. Ridotti e variamente impediti i lavori in una vicenda durata circa 40 anni, quanto era stato realizzato nel 1542-45 venne sistemato in questo nicchione (alcune statue incompiute, i famosi Prigioni, sono nella Galleria dell’Accademia a Firenze e al Louvre di Parigi. Di mano del maestro è il grandioso Mosè (1514-16 circa) ritratto seduto con le tavole della legge appena ricevute dal Signore. Al suo ritorno dal monte Sinai il patriarca trova gli israeliti intenti a venerare un vitello d’oro, idolo pagano. È talmente adirato che sembra sul punto di alzarsi per distruggere tutto, le vene del corpo sembrano palpitare, i muscoli sono in tensione e il viso è solenne e furente. Vennero certamente scolpite da Michelangelo, ma ultimate da Raffaello da Montelupo (1542-45), anche le statue di Lia e Rachele, poste nelle nicchie; le altre sculture sono invece opera di allievi. I bassorilievi degli sportelli in bronzo dorato all’altare della confessione raffigurano scene della vita di san Pietro (1477) e in bronzo dorato, all’interno, è anche l’urna ottocentesca contenente le presunte catene del santo. All’interno della basilica si possono ammirare anche opere di Guercino, del Domenichino e del Pomarancio. Tra il 1956 e il 1960, sotto al pavimento della navata centrale furono scoperti alcuni edifici sovrapposti, appartenenti a domus aristocratiche di età repubblicana e imperiale.