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Idea Viaggio
Italia. Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia

C’era una volta l’Orient Express: viaggio sulla rotta italiana di un treno leggendario

Tipologia
Percorso in treno
Durata
7 giorni
Numero Tappe
6
Difficoltà
Facile

È il treno dei treni, quello che più di ogni altro si è ritagliato un posto d’onore nella storia della letteratura e del cinema. Oggi come all’epoca, l’Orient Express porta con sé un bagaglio carico di avventure e atmosfere sognanti. Non è soltanto il convoglio del celebre assassinio firmato Agatha Christie, ma un servizio di lusso che per quasi un secolo ha collegato Parigi a Istanbul, cullando i suoi facoltosi passeggeri tra lenzuola di lino e pranzi degni di un ristorante stellato. Oggi quel treno non c’è più, ma è ancora possibile seguire su regionali e Intercity quella che fu la rotta italiana seguita dall’Orient Express per buona parte del ‘900. Il re dei treni fece la sua comparsa nel Belpaese dopo la Prima guerra mondiale e il completamento dei lavori di costruzione nel tunnel del Sempione tra Italia e Svizzera. Grazie a questa infrastruttura, nel 1919 poté vedere la luce il Simplon Orient Express, che rimase in corsa fino al 1962. Divenne proprio questa una delle tratte più frequentate e di successo nella grande famiglia degli Orient Express, che partendo da Parigi bypassava Austria e Germania a favore di un percorso attraverso il Nord Italia, e poi da lì verso le odierne Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria e Turchia. Destinazione finale: la stazione Sirkeci di Istanbul, affacciata sul viavai di battelli del Bosforo. In Italia, dopo essere sbucato dal Sempione, il treno percorreva la val d’Ossola, proseguendo poi lungo la sponda occidentale del lago Maggiore in direzione Milano. Da lì, tagliava tutta la Pianura Padana toccando Venezia e Trieste, arrampicandosi infine sulle alture carsiche alle spalle della città per continuare verso oriente. E così farete voi in questo viaggio a bassa velocità, seguendo il passo ritmato della rotaia e sostando nelle stazioni più belle incontrate dal convoglio lungo il suo cammino.

Dalla stazione di Iselle di Trasquera alla stazione di Domodossola

Il portale sud della Galleria del Sempione.

Questo viaggio nella storia del treno più prestigioso che i binari italiani abbiano mai ospitato inizia da un confine. Anzi, sarebbe ancora meglio se poteste iniziare appena oltre quel limes linguistico e geografico che le creste delle Alpi segnano tra il Piemonte e il Canton Vallese. Quasi sfiorata dalle acque del Rodano, la stazione svizzera di Briga è dal 1906 una delle principali porte tra la Mitteleuropa e l’Italia. In quell’anno venne infatti inaugurata l’opera che per quasi tutto il ventesimo secolo conservò il record di tunnel ferroviario più lungo del mondo: il tunnel del Sempione. La galleria collega Briga alla stazione di Iselle di Tasquera, la prima località italiana al di là dal confine, dopo 19,8 chilometri passati nella pancia della montagna. Il percorso italiano del Simplon Orient Express cominciava proprio nella valle del torrente Diveria, sbucando a Iselle dal grande portale in pietra del tunnel. Nella discesa verso valle, dovrete perdere un po’ di quota per arrivare a Domodossola. Per farlo, attraverserete Varzo e in seguito Preglia. L’avvicinamento al capoluogo ossolano vi verrà annunciato da un grande fascio di binari e vi salterà subito all’occhio quanto spazio si prende la ferrovia, a dimostrazione dell’importante ruolo che, nel corso degli anni, ha ricoperto per l’economia e l’evoluzione cittadina. All’arrivo, vi accorgerete che la stazione di Domodossola riprende l’architettura degli edifici montani nelle forme e nei colori, con il tetto ricoperto da scandole in pietra e la facciata arricchita da elementi in granito di Baveno. Sempre parlando di ferrovia, troverete direttamente nel sottopassaggio della stazione il punto d’accesso a un’altra piccola ma spettacolare tratta che parte proprio da Domodossola. È la “Vigezzina”, una linea a scartamento ridotto che si arrampica su per la Val Vigezzo attraversandola interamente e scendendo poi verso Locarno, sul versante svizzero del lago Maggiore. Nella sua storia non ha visto passare treni prestigiosi, come l’Orient Express, ma i suoi panorami alpini vi lasceranno comunque senza fiato.

Stazione di Iselle di Trasquera
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Maggiori Informazioni

Dalla stazione di Domodossola alla stazione di Stresa

Domodossola dall’alto, con la stazione in primo piano.

Sono cime severe quelle che ammiravano i passeggeri del Simplon Orient Express, una volta ripartiti da Domodossola. Oggi i rotabili sono cambiati, non di certo le montagne del Parco nazionale della Val Grande che potrete veder scorrere dietro al finestrino in tutto il loro carattere più selvaggio. Oltrepassato il fiume Toce, i binari vi porteranno tra borghi dove la pietra dura di queste valli plasma da secoli il paesaggio, anche nel suo aspetto urbano. Una delle migliori espressioni di questo stretto legame lo potrete vivere in prima persona facendo una sosta a Vogogna, con il suo Castello Visconteo che domina tutto l’abitato e la valle intera, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Passeggiando per i viottoli del centro, vi immergerete in un’ambientazione che ancora evoca l’aspetto del borgo nel medioevo, soprattutto incamminandosi verso il Palazzo Pretorio originario del 1300. Ritornando, invece, sulla ferrovia, arriverete presto a Candoglia, un piccolo paesino che anch’esso conserva nella pietra locale il bene più prezioso. Qui, infatti, sopra le case della frazione, si estrae il pregiato marmo dai toni rosa utilizzato per la costruzione del Duomo di Milano. Il treno continua la sua corsa e, avanzando verso le sponde del lago Maggiore, incontrerete prima il suo fratello minore: il lago di Mergozzo. La stazione si trova a pochi metri dal centro dell’omonimo paese, dove è piacevole incamminarsi tra i viottoli su cui si affacciano graziose casette in pietra. A un certo punto, vi si aprirà di fronte la piazza centrale con il suo olmo secolare, che si dice scruti le acque del lago fin dal 1600. Riprendendo la via dei binari, risalendo in treno, costeggerete la riva occidentale del lago di Mergozzo, per giungere poi a Verbania-Pallanza, stazione a servizio del capoluogo di provincia. Da qui in poi sarà un continuo nascondino tra gallerie e splendidi scorci sul lago Maggiore e sulle Isole borromee, che si alternano oltre al finestrino alle viste sulle ville signorili. Prossima fermata: Stresa.

Dalla stazione di Stresa a Milano centrale

Vista di Stresa e del Lago Maggiore.

Un treno signorile come l’Orient Express non poteva di certo saltare una fermata in una località come Stresa. Già dai marciapiedi della stazione, nobildonne e ambasciatori si potevano immergere nell’atmosfera di classe della cittadina lacustre. Se la posizione strategica sulla rotta tra l’Italia e l’Europa centrale aveva fatto di Stresa una tappa per i viaggiatori del Grand Tour, già dal ‘700, fu proprio grazie allo sviluppo della ferrovia che la sua posizione di spicco nel mondo del turismo d’élite si rafforzò anche nell’800 e nel ‘900. Nacquero le ville liberty e i grand hotel, frequentati soprattutto dall’alta aristocrazia e dall’emergente borghesia. Più bello tra i belli, il Grand Hotel des Iles Borromées, aperto ancora oggi, che fa gara d’eleganza con il Regina Palace. Entrambi, li potrete ammirare passeggiando sul lungolago. Ma una volta tornati in stazione, vale la pena che vi soffermiate proprio sul fabbricato per i viaggiatori disegnato dall’architetto Luigi Boffi. Sotto al pennone in ferro, scorgerete delle decorazioni in legno che ricordano quelle degli chalet svizzeri. Uno stile che venne ricalcato sulla maggior parte delle stazioni della linea del Sempione: qui, grazie alla vocazione turistica di Stresa, fu curato in modo particolare e arricchito di decorazioni. Potrete vedere ancora il piccolo fabbricato che, anche se oggi giace in stato di abbandono, fino al 1963 era la stazione d’inizio della ferrovia a cremagliera Stresa – Mottarone, nata per portare i turisti facoltosi sulla cima dell’omonima montagna. Riprendendo il treno, potrete riconoscere l’impronta di Boffi su tutte le stazioni fino ad Arona, la città di san Carlo Borromeo, a cui è dedicata la grande statua anche conosciuta come il Sancarlone. Anche ad Arona la stazione profuma di quel liberty di inizio ‘900 che ancora si nota, ad esempio, sulle pensiline in ferro battuto che ricoprono i marciapiedi dei binari. In questa località i passeggeri scendevano verso gli Hotel Simplon d’Italie e Simplon de la Gare costruiti proprio per i loro soggiorni. Da qui in poi ci sarà un cambio di scenario: la Pianura Padana si prenderà la scena fin quasi al termine del vostro viaggio e in meno di un’ora verrete accolti dalle imponenti arcate della stazione di Milano Centrale.

Dalla stazione di Milano Centrale a quella di Venezia Santa Lucia

L’interno di Milano Centrale.

La più bella tra le stazioni meneghine è un vero esempio di magniloquenza architettonica. Per il vostro viaggio il cambio alla stazione Centrale” è una sosta per sgranchirsi le gambe in una delle strutture ferroviarie più pregevoli della prima metà del ‘900. Dal suo anno di inaugurazione, 1931, si sono evolute molte cose: le sue tratte, i rotabili che la frequentano, perfino le scintillanti pubblicità sotto le arcate che delimitano le volte. Ciò che è rimasto intatto è la sua atmosfera da grande snodo, il continuo viavai di persone e poi la luce che filtra dall’inconfondibile tettoia in vetro e ferro, il suo vero e proprio segno distintivo. Un luogo così rilevante non poteva limitarsi a essere una “semplice” stazione: è così che, sotto al binario 21, potrete trovare il memoriale della Shoah, a memoria di quell’oscuro periodo in cui, da quel punto, partivano i treni dei deportati verso i campi di concentramento. Riprendendo la marcia, verrete rituffati nella pianura lombarda. Dopo aver superato Brescia, l’ultimo discendente del Simplon Orient Express, negli Anni ’60, effettuava una breve sosta anche alla stazione di Desenzano – Sirmione, punto più agevole per raggiungere sia il lago di Garda che la località termale. Un bel viadotto ad archi vi traghetterà, invece, a Peschiera del Garda, con i resti della fortificazione patrimonio Unesco che per secoli protesse il centro, mentre al di sotto scorgerete tante piccole barchette galleggiare placide sul fiume Mincio. Da San Bonifacio in poi, invece, vedrete il paesaggio incresparsi: sulla destra i monti Berici, sulla sinistra le colline di Soave e i Monti Lessini. Poco dopo arriverete a Vicenza, poi Padova e, infine, un lungo rettilineo vi porterà a Venezia Mestre.

Stazione di Venezia Santa Lucia

L’ingresso della stazione di Venezia Santa Lucia.

Dopo una breve sosta, come a percorrere un grande vialone, sarà il Ponte della Libertà a consentirvi di lasciare la terraferma e veleggiare con passo tranquillo sulle acque della laguna. I quasi 4 chilometri che percorrerete sono una passerella perfetta per l’ingresso in città: oltre il finestrino compariranno barche a remi e vaporetti, le isole di San Giuliano, Campalto e San Secondo, ma anche delle piccole case con i piedi nell’acqua, un profilo inconfondibile. È il segno che sarete giunti nella Serenissima: Venezia. La porta sulla città ve la aprirà la stazione di Santa Lucia, lasciandovi direttamente in centro. Oltre alle colonne dall’aria Palladiana che vi condurranno dai binari verso l’uscita, potrete notare le linee razionaliste del fabbricato viaggiatori, soprattutto nel monumentale ingresso su cui campeggia l’antico logo “FS”. Tra il vociare distratto dei passeggeri, sarete subito travolti dalla grandiosità della città: sotto le scale vedrete correre le barche del Canal Grande, appena oltre la cupola dai toni tenui della chiesa di S. Simeone Piccolo. Proprio qui, a Santa Lucia, potrà capitarvi di notare, soprattutto nella bella stagione, le carrozze tirate a lucido del Venice Simplon Orient Express. Oggi è la Compagnia Belmond che le mantiene, utilizzandole soprattutto per servizi charter tra Parigi e Venezia. Ma non confondetevi: è un servizio turistico che ripercorre con carrozze degli Anni ‘20, finemente restaurate, una parte della storica rotta. Un convoglio dai costi decisamente più impegnativi rispetto a quelli dei treni regolari. 

L’arrivo alla stazione di Trieste Centrale

Il Viadotto di Barcola, che anticipa l’arrivo del treno alla stazione di Trieste Centrale.

Vi accorgerete, una volta ripartiti da Venezia alla volta di Trieste, che il ritmo del treno cala. Il tratto di pianura tra Veneto e Friuli Venezia Giulia scorre via tra piccoli paesi e quei classici campanili in stile veneziano che di tanto in tanto sbucano dietro al vetro. San Donà di Piave, Portogruaro, Monfalcone: sono le cittadine che anticipano la destinazione finale del nostro viaggio. Tutto a un tratto il paesaggio si fa più aspro e pietroso: compaiono le alture del Carso triestino e anche la ferrovia si deve inerpicare sui fianchi di queste alture per affrontare l’orografia del territorio, che diventa ben più complicata. Questa è una fortuna per il viaggiatore ferroviario: verrete premiati con delle ampie viste sull’Adriatico soprattutto dopo aver superato Aurisina. Non è certo un segreto che a Trieste potrete respirare un’aria asburgica e arrivando in treno lo potrete notare già dalla piccola fermata di Miramare. Costruita appositamente per servire l’omonimo castello di Massimiliano d’Asburgo, è ancora oggi un piccolo gioiello immerso nella natura rigogliosa, dove potrete scendere per una visita. Sul binario 1 troverete una sorta di chalet alpino a due passi dal mare, disegnato dalle mani sapienti dell’architetto viennese Carl Junker, lo stesso che progettò il castello. Procedendo oltre, scorgerete il grande faro della Vittoria, dedicato ai marinai della Grande Guerra, mentre veleggerete sul lungo viadotto di Barcola. E alla fine sarà Trieste Centrale, l’ottocentesca stazione di testa inaugurata dall’Imperatore austriaco Francesco Giuseppe in persona. Per i passeggeri dell’Orient Express, distanti ancora più di 1.500 chilometri dalla Sublime Porta, questa era solo una breve sosta. Il vostro viaggio su rotaia, invece, terminerà proprio qui, a pochi chilometri dal confine con la Slovenia e a pochi metri dagli edifici del porto antico, praticamente affacciati sul mare di quella che è ancora la porta d’Italia verso l’est.

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