Borghetto sul Mincio
Borghetto sul Mincio, antico borgo di mulini, è adagiato sulle rive dell’omonimo fiume, ed è anche uno dei Borghi più belli d’Italia. In realtà, si tratta di una piccola frazione del maggiore comune di Valeggio sul Mincio. Seppure già in provincia di Verona, siamo proprio al confine tra Veneto e Lombardia, in una terra da sempre regolata dall’acqua.
Dopo essere passato sotto la Repubblica di Venezia, Borghetto diventò un importante centro agricolo e sorsero i numerosi mulini che ancora oggi lo caratterizzano. Erano azionati dalle acque del fiume Mincio dalla corrente forte, e venivano usati per la molitura del grano e la pilatura del riso. I mulini sono stati in azione fino al ‘900 quando furono trasformati in alberghi, ristorantini o negozi di artigianato.
È appunto l’acqua l’elemento principe nella storia di Borghetto. Come diceva il filosofo greco Talete, l’acqua, in fondo, è il principio (in greco “Archè”) di ogni cosa e qui ha guidato uomo e natura in un perfetto ecosistema. Ha regolato non solo l’economia, ma anche la vita delle comunità e persino i confini geografici. Insomma, possiamo dire che le pale dei mulini sono anche le lancette dell’orologio di Borghetto. Mulini ad acqua, ma non solo: non perdetevi il Ponte Visconteo, diga d’acqua fatta erigere da Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano. Perdetevi tra le piacevoli stradine, tra silenzio, quiete e ombra. Vi sembrerà di essere in un altro mondo. Godetevi la natura, la fauna, fluviale ma non lontana da quella lacustre: il lago di Garda, di cui il Mincio è emissario, è vicino.
Il Molinetto della Croda a Refrontolo
Sulla pietra della montagna poggiano le antiche fondamenta del Molinetto della Croda (che significa roccia, appunto). Dopo aver lasciato alle vostre spalle Borghetto sul Mincio, percorrendo non molti chilometri giungerete nella valle del Lierza. Uno dei luoghi più ricchi di fascino e magia della cosiddetta Marca Trevigiana, modo con cui veniva definito il territorio attorno a Treviso nel XII secolo. Dopo aver parcheggiato, dirigetevi a piedi verso le acque che animano questo mulino del XVII secolo, splendido esempio di architettura rurale. Edificato nel 1630, oggi ospita un interessante museo che vi illustrerà e renderà edotti sull’antica coltura della molitura e sulla vita dei mugnai di un tempo. Disposto su vari piani, potrete ammirarne anche la caratterista macina, sebbene ricostruita soltanto di recente. Il Molinetto è stato acquisito dal comune di Refrontolo, restaurato e oggi appunto, divenuto museo. È meta di visite guidate, sia per turisti che per scolaresche. Offre infatti un punto di vista cruciale sulla vita agra e difficile, fatta di fatica, stenti ma anche soddisfazioni, dell’Italia contadina. Tutt’oggi la macina e il mulino risultano peraltro attivi.
L’Antico Mulino Spagnolo di Orbetello
Dopo qualche ora di autostrada, raggiungerete la Toscana, una delle regioni più belle e amate d’Italia. Nello specifico, la vostra meta sarà la Maremma e la zona di Orbetello, e della sua laguna oggi Oasi del WWF. E proprio qui sorge un mulino antico di rara bellezza: il Mulino Spagnolo, adagiato proprio sulle acque della laguna. Non fu l’unico mulino della zona: ve n’erano un tempo addirittura 9. Quello Spagnolo è l’ultimo rimasto, edificato nel ‘400. Le pale qui erano mosse prima dalla forza della marea, successivamente da quella del vento. Una sorta di sintesi, potremmo dire, del vostro viaggio tra acqua e aria.
Quella di Orbetello è un’area affascinante, soprattutto dal punto di vista naturalistico, dove ancora una volta è l’acqua a far da padrona, anche se solo con l’aiuto provvidenziale del vento. È stato infatti proprio quest’ultimo, assieme alle correnti marine, a trasportare nei secoli detriti fluviali e sedimenti sabbiosi fino a formare la celebre laguna di Orbetello, che unisce alla terraferma un massiccio di origine calcarea inizialmente staccato, probabilmente un’isola. Dal 1843 tale promontorio costituisce il comune di Monte Argentario: un angolo di macchia mediterranea pressoché incontaminata caratterizzato dalla presenza anche di ulivi, vigne altri alberi da frutto.
I Mulini di Rasiglia
E dalla Toscana, il vostro viaggio proseguirà verso la contigua Umbria. Acqua e vento questa volta, con la loro magia, vi porteranno nella zona di Foligno. Qui sorge un antico villaggio di origine medievale, Rasiglia, un naturale punto di incontro o crocevia di acque. Quelle dei torrenti, dei canali, e degli invasi che talvolta danno vita a vere e proprie cascatelle che hanno dato al borgo il soprannome di “Paese delle acque” o “Venezia dell’Umbria”. Grazie alla preziosa risorsa dell’acqua Rasiglia (che si trova leggermente in quota: a 648 metri sul livello del mare, nel cuore della valle del fiume Menotre) divenne sede di mulini, opifici e filatoi. Fino al Dopoguerra vi erano ben 4 mulini attivi: Accorimboni, Angeli, Silvestri e Ottaviani. Oggi passeggiando per il paese vi imbatterete in un palazzetto che sembra una casa, con apposta una targa che recita “Mulino a pietra”. Al suo interno potete ammirare il mulino e la macina in ottime condizioni. Altrettanto interessante il Mulino Silvestri, che conserva ancora gli strumenti per la lavorazione di semi e farine.
La Valle dei Mulini a Gragnano
Uno dei Luoghi del Cuore del FAI, la Valle del Mulini di Gragnano sarà un’autentica scoperta, fuori dalle vie più battute del vostro itinerario. Dopo l’Umbria dirigetevi in auto verso sud, tornando verso la costa Tirrenica, ma stavolta più in basso, in Campania. Gragnano, nota nell’immaginario comune soprattutto per il suo grano e la sua pasta Igp, è in realtà un luogo ricco di altre scoperte meno convenzionali e nascoste. Il Torrente Vernotico, le cui sorgenti si trovano proprio sui pendii di questa vallata dei Monti Lattari, unitamente all’inclinazione pressoché costante del terreno, ne fanno il luogo naturale per la costruzione di un sistema di mulini risalente al XIII secolo. Ben due secoli prima di Leonardo. Sia per la tecnica ingegneristica utilizzata, sia per la bellezza naturalistica e architettonica, i Mulini di Gragnano rappresentano una scoperta rara.
Possiamo dire che la Valle dei Mulini di Gragnano è un perfetto e quasi intatto esempio di come l’uomo abbia saputo sfruttare a proprio piacimento le naturali peculiarità del terreno. A muovere tutto, ancor prima dell’acqua, è appunto l’inclinazione della valle e quindi la forza di gravità. Ma il modo con cui questi elementi sono stati individuati dall’uomo e trasformati in un efficiente sistema idraulico non potrà che sorprendervi. Tutto ciò fa di Gragnano il luogo a più alta densità di mulini ad acqua d’Europa: 16 in tutto, che però a inizio del secolo scorso erano 28.
Saline di Trapani
In un viaggio per amanti degli elementi naturali non poteva mancare una meta finale d’eccellenza: la Sicilia, l’isola che ha fatto di acqua e vento le sue forze per antonomasia. In particolare i mulini della Riserva Naturale Orientata Saline di Trapani e Paceco sono uno spettacolo per gli occhi. Parcheggiate l’auto dopo un lungo viaggio e godetevi la loro iconica forma a punta con le loro pale, alla luce del tramonto. Con Trapani e magari, se siete fortunati, anche le Isole Egadi sullo sfondo. La Riserva, gestita dal WWF, si estende per 1000 ettari circa tra i comuni di Trapani e Paceco. A far da padrone è il paesaggio unico nel suo genere: puntellate dalle inconfondibili sagome dei mulini ci sono le vasche la cui acqua evapora al sole e poi i cumuli candidi di sale, protetti da tegole rosse. Un contrasto di colori che, mischiato al blu intenso del mare, genera una magia rigenerante per occhi e spirito.
Attorno alla metà del XVI secolo, Trapani, grazie alle sue saline, era diventato il principale porto europeo per l’esportazione del sale. Alimento prezioso che non mancò di rifornire alle tavole di tutta Italia almeno fino all’Unità.
A ridosso del mare, ospitato in una caratteristica casa di salina, c’è anche il Museo del Sale. Così come da vedere sono sicuramente, nell’isolotto di San Pantaleo (facilmente raggiungibile in barca), i ruderi di origine punica dell’antica Mozia e la bellissima Laguna dello Stangone.
Ma non perdetevi l’attrattiva principale dell’area: circa 60 mulini a vento che come sentinelle sembrano presidiare l’orizzonte, oppure il mare, da immaginarie ciurme nemiche. I più antichi sono di tipo arabo o olandese: caratterizzati cioè da pale in legno su cui si stendevano un tempo le vele. I più recenti sono invece di tipo americano: auto-orientabili e dotati di 26 pale in lamierino zincato.