Le Big Bench: Chris Bangle da Clavesana, in Piemonte, al resto d’Italia
Vive a Clavesana Chris Bangle, l’architetto americano che si è inventato le big bench, panchine giganti e colorate sistemate in mezzo alla natura, solitamente in punti panoramici. La prima è nata proprio nei dintorni di Clavesana nel 2010.
Non è stata un’idea rivoluzionaria, poiché esistevano già panchine fuori scala, ma quello che fa la differenza, nelle panchine di Chris Bangle, è proprio il contesto naturale in cui si inseriscono e lo sguardo che offrono su panorami infiniti. Dopo il grande richiamo suscitato dalla prima panchina clavesanese, ne sono sorte molte altre: come funghi, hanno riempito il Piemonte, e soprattutto l’Alta Langa nel primo periodo, e poi si sono sparse a macchia d’olio su tutto il territorio italiano. Oggi se ne contano oltre 380 e circa 60 sono in costruzione. Non sono state ovviamente realizzate tutte da Chris Bangle, bensì da altri costruttori che hanno ricevuto gratuitamente dall’architetto disegni e indicazioni delle panchine, a una condizione: che trovassero collocazione in un punto panoramico accessibile al pubblico.
Un po’ land art, un po’ marketing territoriale, queste enormi panchine sono un invito a tornare bambini, arrampicarsi, sedersi e osservare le cose da una prospettiva diversa.
Arte Sella in Valsugana, Trentino-Alto Adige
Oltre 60 opere contemporanee sparse nei boschi che accerchiano Borgo Valsugana: è Arte Sella, progetto nato nel 1986 tra i boschi della Valsugana grazie a un gruppo di appassionati e artisti con l’idea di creare un dialogo tra arte e ambiente. Così sono arrivati qui nomi altisonanti dell’arte che con l’utilizzo di materiali naturali come legno, pietra e foglie hanno realizzato opere site specific destinate a cambiare nel tempo, deteriorarsi e tornare all’origine.
Il percorso espositivo è diviso tra il Giardino di Villa Strobele e l’area di Malga Costa. Tra le opere iconiche, la Cattedrale vegetale di Giuliano Mauri e Il Terzo paradiso - La Trincea della pace di Michelangelo Pistoletto, omaggio alle ferite che questi paesaggi subirono dalla Grande Guerra.
L’Art Park di Verzegnis, in Friuli Venezia Giulia
Il viaggio prosegue in Friuli Venezia Giulia. Bruce Neuman, Daniel Buren, Richard Long, Sol LeWitt, Dan Graham, Bernd Lohaus, Lothar Baumgarten, Peter Kogler sono solo alcuni dei nomi che hanno prestato il loro talento all’Art Park di Verzegnis. Un museo a cielo aperto che mischia la land art alla minimal, l’arte concettuale a quella povera. Mente del parco è Egidio Marzona, collezionista d’arte contemporanea che, nel 1989, invita alcuni tra i più interessanti artisti del XX secolo a realizzare alcune opere per il suo parco, lasciando a loro massima libertà d’espressione.
Successivamente, il parco d’arte si è arricchito con altri lavori acquistati ed esposti insieme a quelli creati in loco. Non vi resta che perdervi tra orti e frutteti e farvi sorprendere in maniera libera e personale dalle opere. Oggi l’Art Park fa parte della Rete museale della Carnia.
Toscana: dal Parco sculture del Chianti alle opere di Mauro Staccioli a Volterra
Il 2004 è stato l’anno che ha visto nascere il Parco sculture del Chianti, ideato da Rosalba e Piero Giadrossi. A Pievasciata nel cuore del Chianti, già terra dalle mille meraviglie, c’è un bosco di lecci e querce che pullula di 27 opere site specific realizzate da artisti contemporanei provenienti da tutto il globo. Lungo una passeggiata nel verde, adatta davvero a tutti, vi sorprenderete davanti a lavori in vetro, pietra o marmo, e ancora con quelle opere che giocano con luce, colore e materiali: una grande chiglia di una nave in lava vulcanica, un labirinto in vetro-cemento, pietre sonore, un arcobaleno illuminato con i neon. Finito il percorso, andate a Pievasciata, che è divenuto Borgo per l’Arte Contemporanea grazie alle 12 opere d’arte contemporanea che lo animano, come gli “Struzzi metropolitani” o i “Peperoni”.
Spostandovi verso Volterra, andate alla ricerca delle grandi sculture di Mauro Staccioli, che proprio a Volterra è nato e cresciuto. Enormi cerchi, triangoli, linee e ovali spiccano qua e là nella campagna. Nel centro storico della città etrusca, invece, potete visitare il Museo Archivio Mauro Staccioli , inaugurato nel gennaio del 2024 all’interno del secentesco ex Oratorio del Crocifisso.
Il Cretto di Burri a Gibellina Vecchia, in Sicilia
Gennaio 1968: due scosse di terremoto un giorno dopo l’altro cancellarono per sempre Gibellina e centinaia di abitanti. La città venne ricostruita a circa 20 chilometri di distanza. Tuttavia i superstiti continuarono ad andare tra le macerie della città distrutta, una sorta di pellegrinaggio per guardare quello che una volta era il loro posto, la loro vita. 13 anni più tardi arriva l’idea di Alberto Burri: una colossale opera di land art, oggi conosciuta come Cretto di Burri, che andava a ricoprire la città scomparsa: un enorme cretto fatto con le macerie cementificate trasformate in una struttura labirintica che segue il vecchio tracciato urbano. Le faglie color écru disegnano oggi Gibellina Vecchia: un monumento evocativo, spazio di memoria.
Dopo andate anche a Gibellina Nuova dove potete proseguire un tour nell’arte contemporanea visitando la chiesa Madre e il Museo delle trame mediterranee.
Il Giardino sonoro di Pinuccio Sciola a San Sperate, in Sardegna
Che ci crediate o no (come si dice? Provare per credere) le pietre possono cantare. Almeno questo è quel che succede nel Giardino sonoro di Pinuccio Sciola, a San Sperate, in Sardegna.
Il maestro, classe 1942, comincia a utilizzare l’agrumeto di famiglia come laboratorio artistico per le sue sperimentazioni negli Anni ‘60. L’idea di creare sculture musicali gli è balenata però molto più tardi. La prima esposizione pubblica intitolata Jazz Stone si è svolta a Berchidda nel 1996. Una mostra che ha incuriosito molti, a ragion veduta: tutti erano increduli davanti alla musica emessa dalla pietra. Da quel dì, Sciola e le sue sculture hanno avuto un successo senza pari, tanto da essere state utilizzate come strumenti a diversi concerti. Ma come fanno a suonare, queste pietre? Il segreto sta nell’utilizzo da parte di Sciola di pietre locali come il basalto e il calcare, che incide creando delle fenditure. Passandoci un oggetto o una piccola pietra, ecco il suono, più cupo per il basalto (che per Sciola è il canto della terra e del fuoco), più dolce per il calcare.
Oggi il Giardino sonoro di San Sperate, è una sorta di museo all’aperto, che ricalca il concetto di land art, con un orizzonte di sculture che assomigliano ad antichi menhir, in perfetta armonia con l’ambiente naturale.