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Idea Viaggio
Il liberty in Italia

Gioielli liberty del Belpaese: viaggio nell’architettura floreale da Torino a Palermo

Tipologia
Percorso in auto
Durata
5 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

A cavallo tra XIX e XX secolo una nuova corrente artistica irrompe nel panorama europeo: è l’Art Nouveau, che in Italia prende il nome di liberty (o stile floreale). Torino e Milano, metropoli dalla vocazione cosmopolita, sono tra le prime a recepirne gli influssi, realizzando alcune tra le architetture più fedeli alle suggestioni che arrivano d’oltralpe. Nell’ex capitale sabauda seguite corso Francia costeggiando gli eleganti quartieri di San Donato e Cit Turin, e proseguite fino a Collegno in direzione del villaggio Leumann, “esperimento” di rione operaio in stile floreale. All’ombra della Madonnina l’itinerario percorre il centro per intero, dai trionfi decorativi di zona Porta Venezia all’Acquario Civico in parco Sempione. La stagione liberty non è però un’esclusiva delle grandi città, ma investe anche la provincia, specie nei luoghi eletti dall’alta borghesia a meta di villeggiatura, come Salsomaggiore Terme, rinomata ville d’eau dove architetture enfatiche e raffinatissime come le Terme Berzieri e il palazzo dei Congressi vi lasceranno di stucco. Spostandoci nella capitale, tappa imperdibile è il celebre quartiere Coppedè, sorprendente assortimento di edifici immaginifici e dai curiosi dettagli decorativi; meritano una visita anche la casina delle Civette a villa Torlonia e, in centro, le gallerie Sordi e Sciarra, manifesto all’eleganza dell’Art Nouveau italiana. Non è da meno Palermo, dove il talento dell’architetto Ernesto Basile rimodella il paesaggio urbano, dando forma concreta alle aspirazioni dell’imprenditore Ignazio Florio e della consorte Donna Franca, desiderosi di rendere il capoluogo siciliano una destinazione del jet set europeo. Concedetevi una passeggiata nel quartiere Zisa per visitare l’eclettico villino Florio, per poi andare alla ricerca delle altre palazzine signorili disegnate da Basile; se siete in città durante la bella stagione, approfittate per deviare sul lungomare di Mondello impreziosito dall’antico stabilimento balneare.

Torino

Casa Fenoglio-La Fleur in corso Francia

La consacrazione del liberty a Torino risale a un momento preciso, il 1902, anno dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna. Purtroppo i sontuosi padiglioni Art Nouveau costruiti per l’occasione al parco del Valentino non esistono più, ma le architetture ispirate allo stile floreale abbelliscono ancora il capoluogo piemontese. Con una rapida deviazione sulla sponda destra del Po, al limitare dell’esclusivo borgo Crimea potete ammirare gli svolazzi di villa Scott, edificata proprio in contemporanea all’Expo 1902, così come casa Florio, elegante palazzina d’angolo nei pressi della centrale via Pietro Micca, su cui affaccia anche il vicino palazzo Bellia, d’ispirazione medievaleggiante. Per respirare appieno l’atmosfera di grandeur Belle Époque dirigetevi verso corso Francia, linea di demarcazione fra San Donato e Cit Turin, quartieri residenziali che fanno da vetrina al liberty torinese. Lungo il boulevard si susseguono le architetture più rappresentative: villino Raby, casa Macciotta e il curioso palazzo della Vittoria, noto anche come casa dei Draghi per le sculture in pietra che raffigurano la creatura fantastica ai lati del portone d’ingresso e sulle mensole dei balconi al primo piano. Merita una citazione a parte casa Fenoglio-La Fleur, considerata la più pura espressione dello stile floreale in città, grazie alla magnificenza dei decori vegetali e alla vetrata policroma percorsa da una sinuosa trama in ferro battuto. La direttrice rettilinea di corso Francia prosegue fino al villaggio Leumann di Collegno, straordinario esempio di quartiere operaio del primo ‘900 edificato secondo il gusto dell’epoca e conservato nelle forme originali.

Torino
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Maggiori Informazioni

Milano

 Casa Galimberti a Milano

Milano, l’altro grande polo produttivo dello Stivale tra ’800 e ’900, non poteva restare insensibile al fascino della corrente artistica che stava spopolando oltralpe. A partire dall’alba del XX secolo, la facoltosa borghesia imprenditoriale meneghina iniziò a commissionare dimore signorili ispirate al nuovo stile architettonico, introducendo nel paesaggio urbano le sinuose linee dell’Art Nouveau. La zona di Porta Venezia è un punto di partenza ideale se volete approfondire questa eredità raffinata e suggestiva, e ammirare palazzi impareggiabili per abbondanza e varietà di dettagli decorativi, frutto della grande libertà creativa concessa dal Liberty. Su corso Venezia affaccia l’edificio che è comunemente considerato il manifesto del Liberty milanese, il monumentale palazzo Castiglioni, progetto del 1901 a firma di Giuseppe Sommaruga ora sede della Confcommercio. Di poco successivo il palazzo Berri-Meregalli di via Cappuccini, riuscita stratificazione di elementi modernisti e storicisti romanico-gotici, che lo rendono il più scenografico delle tre residenze costruite tra 1911 e 1914 all’interno del Quadrilatero del Silenzio per la famiglia eponima. Da qui procedete verso via Malpighi, vera e propria galleria dello stile floreale, dove in pochi metri potrete ammirare le ghirlande in rilievo dell’ex cinema Dumont, gli incredibili intrecci vegetali che percorrono la prospiciente casa Guazzoni e casa Galimberti, gemma del liberty milanese rivestita di maioliche dipinte con figure maschili e femminili la cui grazia sensuale ricorda le tele di Alfons Mucha. Troverete testimonianze dei fermenti d’inizio secolo anche un po’ più a sud, in via Bellini, dove le assorte cariatidi di casa Campanini vigilano sull’elaborata cancellata in ferro battuto, o nel vicino parco Vittorio Formentano, che ospita la Palazzina Liberty intitolata a Dario Fo e Franca Rame. Anche il centro cittadino vanta i suoi angoli Art Nouveau: alle spalle del Duomo si apre piazza del Liberty, contesto decisamente contemporaneo nonostante il toponimo, che è un riferimento allo sfarzoso prospetto primonovecentesco dell’ex Hotel del Corso, ora inglobato nel palazzo della Società Reale Mutua di Assicurazioni. In via Spadari, le attigue case Ferrario e Vanoni spiccano invece per le composizioni in ferro battuto dei balconcini. Da ultimo inoltratevi nella lussureggiante vegetazione di parco Sempione, bucolica cornice alla palazzina dell’Acquario Civico e alle sue eleganti decorazioni in ceramica dalle morbide tonalità turchesi.

Salsomaggiore Terme

Terme Berzieri.

Quando si parla di Liberty, Salsomaggiore Terme non ha nulla da invidiare alle grandi città. Passeggiando lungo i viali di quest’amena città-giardino celebre per le sorgenti terapeutiche, vi imbatterete in scorci capaci di proiettarvi nelle atmosfere chic e spensierate della Belle Époque, quando la rinomata località termale era tra le mete predilette per la villeggiatura dell’alta borghesia. A rinverdire i fasti dell’epoca è uno degli esempi più pregevoli di architettura liberty in Italia, il grande complesso delle Terme Berzieri, tempio di salute e benessere intitolato al medico che a metà ’800 scoprì e valorizzò le virtù curative delle acque locali, dando inizio all’epoca d’oro di Salsomaggiore. Attualmente gli interni sono interessati da restauri mirati a ripristinarne lo splendore originario, ma potete intuire lo sfarzo dello stabilimento dall’opulenta facciata, spettacolare sfoggio di maestria del ceramista e pittore fiorentino Galileo Chini; tra marmi policromi, maioliche e stucchi dai complessi motivi ornamentali si celano dettagli esotici che richiamano gli anni trascorsi dall’artista al servizio del re del Siam. Proprio di fronte sorge la cosiddetta gabbia del pozzo Scotti, struttura collocata a copertura di un pozzo artesiano da cui sgorgava la celebre acqua salsoiodica: è un piccolo ma raffinatissimo compendio dell’estetica Art Nouveau che accosta ghirlande modellate nella pietra a geometrie curvilinee e intrecci vegetali in ferro battuto. Altro emblema del liberty salsese è il prestigioso Grand Hôtel des Thermes. Inaugurato nel 1901 come albergo di lusso e ora riconvertito a spazio per eventi con il nome di palazzo dei Congressi, è un ulteriore attestato all’inventiva di Galileo Chini, che ideò l’apparato decorativo dei saloni storici, tripudio di influssi klimtiani e suggestioni orientaleggianti e moresche.

Roma

Galleria Sciarra a Roma.

E la Città Eterna? Il liberty è arrivato anche all’ombra del Colosseo, pur se con qualche difficoltà, dovendo rivaleggiare con un lascito artistico ineguagliabile e la predilezione della capitale verso la classicità nelle sue varie declinazioni. Non a caso troverete le principali attestazioni dello stile floreale concentrate quasi tutte in un’unica zona, il quartiere Coppedè, un paesaggio urbano fiabesco fuori dai tradizionali circuiti turistici, nato dall’estro dell’architetto fiorentino Gino Coppedè. Passando sotto il monumentale arco d’ingresso che collega i due palazzi degli Ambasciatori, fin da subito verrete sorpresi da un esuberante pastiche stilistico, che mescola armoniosamente e con grande libertà suggestioni classiche, medievaleggianti, barocche ed eclettiche all’interno di una personalissima rilettura degli stilemi liberty. In breve arriverete nel cuore del quartiere, piazza Mincio, abbellita dalla celebre fontana delle Rane e sovrastata dagli edifici più iconici: il palazzo del Ragno e il villino delle Fate, tutti ricolmi di dettagli decorativi ed elementi architettonici che contribuiscono a creare un’atmosfera esoterica. Uno scenario che negli anni ha affascinato diversi cineasti, a partire da Dario Argento, che lo scelse come set della sua opera prima, “L’uccello dalle piume di cristallo”, e del successivo “Inferno”. Negli stessi anni in cui prendeva avvio l’edificazione del quartiere Coppedè, nella vicina villa Torlonia era in corso la metamorfosi della casina delle Civette, trasformata da edificio rustico all’intricato insieme di volumi che potete ammirare ancora oggi: inoltratevi nel labirintico complesso alla ricerca delle raffinate decorazioni, tra cui risaltano le squisite vetrate ispirate al mondo animale e vegetale. Troverete due gemme Art Nouveau anche in pieno centro: sulla frequentata via del Corso affaccia la galleria Alberto Sordi, sede di spazi commerciali interessata da un recente restyling che ne ha rivitalizzato l’inconfondibile foggia liberty, poco più a sud entrate nel cortile pedonale di galleria Sciarra e alzate lo sguardo verso le decorazioni classicheggianti, ricercata cornice all’elaborato ciclo pittorico che risale le pareti fino alla grande volta in vetro.

Palermo

Antico stabilimento balneare di Mondello

“Non di solo barocco è fatta Palermo” ha scritto Leonardo Sciascia, che anzi la riteneva “essenzialmente liberty, quasi una piccola capitale dell’Art Nouveau”. È stato il genio di un figlio della città, l’architetto Ernesto Basile, a regalare al capoluogo isolano i più mirabili esempi dello stile floreale, realizzati in anticipo persino rispetto alle acclamate architetture torinesi e meneghine. A rievocare le atmosfere fin de siècle è il villino Florio, progettato da Basile per Ignazio junior, rampollo della dinastia di armatori di recente tornata alla ribalta presso il grande pubblico grazie a Stefania Auci, che alla saga dei Florio ha dedicato due romanzi diventati in breve caso editoriale. Visitando la palazzina coglierete riferimenti a una molteplicità di stili: come omaggio al committente, uomo colto e grande viaggiatore in gioventù, l’edificio venne ideato accostando elementi ispirati all’edilizia transalpina e nordica, e alle architetture romaniche e rinascimentali. A nord del centro storico incontrerete altri manifesti del liberty palermitano: il villino Favaloro, opera “a quattro mani” di Ernesto Basile e del padre Giovan Battista Filippo, che dal 2024 ospita negli eleganti interni il museo regionale della Fotografia, meta imperdibile se desiderate scoprire l’antico volto del capoluogo e dei suoi abitanti; il candido villino Ida Basile, casa-studio del grande architetto, che per l’occasione disegnò un edificio sobrio, contraddistinto da misurati inserti ornamentali, come i capitelli floreali ad angolo e il portale d’accesso sovrastato da un mosaico a pannelli dorati, omaggio all’estetica della Secessione viennese. Protesa sul porto dell’Acquasanta sorge invece villa Igiea, hotel di lusso dal profilo neogotico, inserito negli itinerari dedicati al liberty palermitano per il raffinato gusto Art Nouveau che caratterizza il parco e gli sfarzosi ambienti interni, dagli arredi d’epoca alle delicate sfumature delle decorazioni ad affresco. Fu per un periodo la sgargiante dimora dei committenti, Ignazio Florio junior e consorte, ovvero l’invidiata Donna Franca, indiscussa regina del bel mondo. Fu anche grazie alla munificenza e allo charme della coppia se Palermo divenne un’animata località di richiamo per l’élite europea a cavallo tra XIX e XX secolo; i Florio erano soliti accogliere i propri altolocati ospiti (tra cui un buon numero di teste coronate) a Mondello, la celebre spiaggia cittadina dove si conclude il nostro viaggio alla scoperta dello stile floreale palermitano. Nel cuore della baia, sospeso sulle acque turchine, venne inaugurato lo scenografico stabilimento balneare che tutt’ora potete ammirare passeggiando lungo il litorale, magari concedendovi una sosta gourmet nel ristorante Alle Terrazze ospitato al suo interno.

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