Se il Liberty milanese ha un edificio-simbolo, quell’edificio è il grandioso palazzo Castiglioni, affacciato su corso Venezia. Fu eretto dal celebre architetto Giuseppe Sommaruga tra il 1901 e il 1904 per Ermenegildo Castiglioni, ingegnere quarantenne che aveva appena ereditato una fortuna dal nonno: un committente non solo facoltoso ma anche dinamico e dalla mente aperta, che voleva stare al passo con la moda dei maggiori centri europei. Il palazzo voleva essere un’architettura rivoluzionaria nel panorama milanese, sia per il nuovo stile Art Nouveau importato dall’estero, sia per l’imprevedibilità e la ricchezza delle soluzioni decorative. Paradossalmente, l’attenzione della città si concentrò sulle due statue femminili scolpiti da Ernesto Bazzaro a decorazione del portale. Quelle figure sorridenti e dalle forme generose, che volgevano le terga alla strada, valsero subito al palazzo il soprannome poco lusinghiero di “ca’ di ciapp” (casa delle chiappe…). Il proprietario si trovò costretto a farle rimuovere: furono ricollocate nella villa Faccanoni in via Buonarroti, oggi una casa di cura. Ingoiato il boccone amaro delle statue, al Sommaruga rimase comunque la soddisfazione di aver creato un capolavoro, un’opera totale che fonde arte e artigianato. Il palazzo sembra sorgere naturalmente dalla pietra grazie a un basamento a bugnato grezzo (osservate anche gli splendidi oblò chiusi da grate di ferro battuto), mentre ai piani superiori le decorazioni scolpite si fanno via via più delicate intorno alle finestre, alte e strette. Più intima è la facciata verso il giardino posteriore, caratterizzata da una moderna loggia a vetrate. Gli interni, che oggi ospitano la sede di Confcommercio, purtroppo non conservano arredi e strutture originali, tranne il magnifico scalone monumentale con colonne di labradorite, l’opulenta sala dei Pavoni e la leggiadra lampada delle Libellule realizzata dal maestro ferraio Alessandro Mazzucotelli, il massimo interprete italiano del Liberty nella lavorazione del ferro battuto