Un quartiere da scoprire a piedi, vicinissimo eppure lontano dal traffico di corso Venezia. Un’oasi di pace, bella in quel modo ritroso che fa belle certe zone di Milano, che chiede di essere scoperta senza ostentare le proprie grazie. Ecco il Quadrilatero del Silenzio, racchiuso tra via Serbelloni, via Mozart, via Cappuccini e via Vivaio, che già ai tempi della dominazione austriaca era una delle zone residenziali più chic della città. Fu un quartiere amato da Manzoni e Stendhal, poi nobilitato da splendidi palazzi sorti tra ’800 e ’900 in stile eclettico, Liberty e Art Déco. Il modo migliore per accedervi è da corso Venezia, passando sotto il maestoso arco del palazzo della società Buonarroti-Carpaccio-Giotto, progettato da Piero Portaluppi nel 1926-30. Tirando dritti lungo via Tommaso Salvini si arriva in piazza Eleonora Duse, punteggiata di rose bianche e racchiusa da belle facciate liberty. Imboccando via Mozart si giunge alla celebre villa Necchi Campiglio, gioiello Art Déco oggi gestito dal FAI, mentre pochi passi più avanti si vede il “palazzo giardino” di villa Zanoletti (o villa Mozart, al numero 9 della via intitolata al grande compositore), completamente coperto di rampicanti. Continuiamo in via Cappuccini, per sbirciare dai cancelli del giardino segreto di villa Invernizzi, celebre per i fenicotteri rosa che ci vivono dagli Anni ’70. Vale la pena affacciarsi anche nell’androne del numero 8, all’angolo con via Vivaio: corrisponde al monumentale palazzo Berri-Meregalli, architettura già affascinante in sé, per vedere la Vittoria alata scolpita da Adolfo Wildt nel 1919. Sempre di Wildt, in via Serbelloni, si può ammirare il bizzarro citofono di casa Sola-Busca: è un orecchio in bronzo, che è valso alla casa il soprannome di “ca’ de l’oreggia”. Ultima sosta in via Vivaio, al numero 7, è l’Istituto dei Ciechi dove, architettura a parte, si può vivere l’esperienza unica di Dialogo nel buio, un percorso in totale assenza di luce in cui ci si orienta usando esclusivamente tatto, udito, olfatto e gusto.