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Lombardia, Toscana e Lazio

Michelangelo Buonarroti, il genio italiano

Tipologia
Percorso in auto
Durata
6 giorni
Numero Tappe
8
Difficoltà
Facile

Come avvicinarsi a Michelangelo Buonarroti, un artista definito “divino”? Per comprendere almeno in parte l’opera dell’architetto, scultore, pittore e poeta celebrato come il genio assoluto del suo tempo, vi suggeriamo di seguirne la biografia artistica visitando prima il borgo natio nell’aretino e poi le capitali del Rinascimento italiano dove lavorò a lungo e in più occasioni. A Firenze e Roma Michelangelo ebbe come mecenati e committenti importanti protagonisti della storia locale che gli affidarono la realizzazione di opere uniche al mondo: affreschi, dipinti, statue, edifici che visti da vicino lasciano senza fiato. Questo itinerario parte da Caprese Michelangelo nella Valtiberina toscana, che diede i natali all’artista nel 1475, e raggiunge subito Firenze: qui il giovanissimo Buonarroti apprese i primi rudimenti nella bottega di Domenico Ghirlandaio, frequentò la corte di Lorenzo il Magnifico, il membro più illustre della dinastia dei Medici, signori di Firenze, e realizzò capolavori straordinari che oggi potrete ammirare in particolare alla Galleria dell’Accademia e nel complesso di S. Lorenzo. Dal capoluogo toscano il viaggio prosegue per Carrara, che con il suo marmo offrì al genio il materiale ideale per le sue figure eterne, e punta poi a Roma, dove il Buonarroti arrivò per la prima volta poco più che ventenne per la Pietà, ora conservata nella basilica di S. Pietro in Vaticano, che gli garantì subito una fama universale. Nella città eterna Michelangelo tornò più volte lavorando ad altre opere straordinarie, e in qualche caso tormentate, come la tomba di Giulio II con il famoso Mosè della chiesa di S. Pietro in Vincoli, gli affreschi della Cappella Sistina, che oggi fa parte dei Musei Vaticani, e la cupola della basilica vaticana. E a Roma morì nel 1564, lasciando incompiuta la Pietà Rondanini, per ammirare la quale, però, dovrete risalire la penisola fino a Milano, che a quest’opera ha dedicato un intero museo, il museo Pietà Rondanini, appunto, all’interno del Castello Sforzesco.

Giorno 1

Caprese Michelangelo

Caprese Michelangelo

Si trova nella Valtiberina toscana, terra natale di un altro straordinario artista, Piero della Francesca. La valle parte da Arezzo ed è solcata dal Tevere e dalla Statale 73. In questo borgo Michelangelo Buonarroti vide la luce il 6 marzo 1475, come attesta un regolare atto di nascita. Nella rocca medievale ha sede il Museo Michelangiolesco, dove sono esposti calchi e riproduzioni fotografiche delle opere del maestro e si assiste alla proiezione di un documentario biografico, utile a comprendere ciò che si visiterà in seguito. Fa parte del percorso michelangiolesco anche la chiesa di S. Giovanni Battista, posta sotto le mura, dove il neonato fu battezzato due giorni dopo la nascita. L'edificio ha un disegno architettonico semplice, con copertura a due spioventi e muratura in pietrame irregolare. Sulla facciata, con portale ad arco e finestrella verticale, s’innalza il campanile a vela, nel quale si conservano due antiche campane. Attorno a quest’edificio di culto si trova il borgo storico, un caratteristico gruppo di case esposto a sud e al riparo dai venti.

Secondo i ritrovamenti archeologici la zona era popolata già in epoca etrusca e romana. Storici autorevoli indicano nel castello di Caprese il luogo in cui, nell’anno 552 d.C., morì Totila, il re dei Goti. Dopo il 568 d.C. iniziò la dominazione longobarda, che esercitò un forte e duraturo influsso sulla realtà locale. Seguirono secoli di lotte feudali e anarchia, finché nel 1384 i capresani fecero volontaria dedizione alla Repubblica di Firenze. Il dominio fiorentino fu sancito, nel 1386 e rimase in vigore fino al 1783. In onore dell’illustre concittadino, nel 1913 il nome del borgo diventa Caprese Michelangelo. Se capitate da queste parti in autunno, verrete coinvolti in una grande festa in onore di un prodotto fondamentale per l’economia del territorio: la castagna o, meglio, il marrone DOP di Caprese Michelangelo.

Giorno 2

Firenze: Galleria dell’Accademia

Firenze: Galleria dell’Accademia

A Firenze Michelangelo giunge poco più che bambino: la sua presenza come apprendista nella bottega del Ghirlandaio è attestata dal 1487. Pochi anni dopo inizia a frequentare il giardino di S. Marco, raffinato “museo” di marmi antichi voluto da Lorenzo il Magnifico, che fu palestra di formazione per diversi maestri di fine ’400 a Firenze. Qui entra in contatto con la statuaria classica e la filosofia neoplatonica che riecheggiano in modo esemplare nelle opere conservate alla Galleria dell’Accademia. Istituita nel 1784 dal granduca Pietro Leopoldo de’ Medici per offrire agli studenti della vicina Accademia di Belle Arti esempi eccelsi dell’arte fiorentina, nell’800 si arricchì progressivamente di sculture di Michelangelo fino ad acquisire, agli inizi del ’900, il carattere di “suo” museo. La Galleria espone infatti il maggior numero al mondo di statue di Michelangelo, fra cui il celeberrimo David, le cui copie si ergono splendide in piazza della Signoria, di fronte a Palazzo Vecchio, e al centro del piazzale Michelangiolo.

Giorno 3

Il complesso è costituito dalla basilica di S. Lorenzo, con la Sagrestia vecchia commissionata dai Medici a Brunelleschi e il museo del Tesoro, dalle Cappelle Medicee, con la Sagrestia nuova di Michelangelo, e dai chiostri del convento con la Biblioteca Medicea Laurenziana. Il complesso nella sua interezza disegna una meravigliosa traiettoria estetica e storica nel secolo del Rinascimento fiorentino. Apprezzerete la profonda innovazione portata dal Buonarroti per esempio nella tradizione delle cappelle funerarie, dove il genio unì in un legame inscindibile architettura e scultura, così come nella scala dai gradini curvilinei e nei banchi di legno con leggio della biblioteca.

Giorno 4

Carrara: CarMi - Museo Carrara e Michelangelo

Carrara: CarMi - Museo Carrara e Michelangelo

Michelangelo ebbe fin da giovane un rapporto privilegiato con il marmo, che amò probabilmente sopra ogni altro materiale. Basta ricordare che il David, considerato esempio assoluto di bellezza ideale e perfezione artistica, nacque da un blocco di marmo non ottimale, rozzamente sgrossato, considerato da altri artisti praticamente inservibile e, invece, sappiamo bene com’è finita. Il nostro insomma lo utilizza in vari modi, scolpendolo da par suo anche quando è un materiale architettonico, e non scultoreo. Questo rapporto viscerale e continuativo iniziò presto, fin dalla prima visita di Michelangelo a Carrara, che oggi lo celebra con un museo nel complesso della villa Fabbricotti, immersa nel verde del parco della Padula.

Per capire fino in fondo l’amore indiscutibile di Michelangelo per il marmo vale la pena visitare il CarMi - Museo Carrara e Michelangelo. L’esposizione pone in evidenza con video, fotografie, stampe e documenti storici il profondo legame dell’artista con Carrara e il suo materiale d’elezione, un legame instauratosi fin dalla prima visita negli ultimi anni del ’400, quando Michelangelo scoprì le cave per la prima volta.

Carrara, CarMi - Museo Carrara e Michelangelo
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Giorno 5

Pietà di Michelangelo in S. Pietro

Pietà di Michelangelo in S. Pietro

Dopo questa immersione nel candore e nella maestosità delle cave marmoree dell’alta Toscana, l’itinerario si sposta a Roma: una tappa fondamentale se nel seguire le tracce di Michelangelo, che qui incontrò committenti illustri di opere scultoree, pittoriche e architettoniche, e perciò vi trascorse lunghi periodi, fino alla morte. Dirigetevi subito al cuore di tutto: la basilica di S. Pietro nella Città del Vaticano, ovvero la città dentro la città, che dal 1929 è anche uno Stato riconosciuto come indipendente, con la sua moneta (oggi l’euro vaticano), il suo giornale (“L’Osservatore romano”), il suo esercito, la sua stazione ferroviaria, sotto la sovranità del papa.

La basilica, centro spirituale della cristianità, è un capolavoro di armonia, nonostante le dimensioni smisurate: con i suoi 22 067 metri quadri di superficie complessiva è, infatti, la più grande chiesa del mondo. Al suo interno custodisce numerosi capolavori artistici e di luoghi legati a specifici eventi storici. Nella prima cappella della navata destra, dietro un cristallo protettivo, vi accoglie maestosa e al tempo stesso commovente una delle straordinarie Pietà michelangiolesche, la prima, e forse non solo in ordine di tempo. Per la sua realizzazione l’artista giunse nella Città eterna poco più che ventenne nel 1498, chiamato dal ricco cardinale Jean Bilhères de Lagraulas, che gliela commissionò per la sua tomba in S. Petronilla. Era giovane, sì, ma già in pieno possesso del virtuosismo tecnico e della maturità espressiva. Sulla fascia che attraversa il petto della Madonna si legge: Michel.a[n]gelus Bonarotus Florent[inus] Faciebat (Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti), e questa è l’unica sua firma su un’opera. Lasciatevi conquistare da tale esempio di grazia e bellezza assoluta, che donò al giovanissimo Michelangelo ammirazione e fama universali. La perfezione del corpo di Cristo e del volto rassegnato della Vergine esprime il superamento delle fattezze terrene e il raggiungimento della bellezza ideale.

Se il gruppo scultoreo della Pietà vaticana toglie il fiato, che dire della cupola che sovrasta l’immensa basilica? Innanzitutto ha anch’essa misure straordinarie, con un diametro di 42 metri, di poco inferiore a quello della cupola del Pantheon, che ne misura 43.30. La superficie complessiva è di circa 3000 metri quadri, il peso di 14.000 tonnellate. La calotta interna decorata a mosaico raggiunge i 117 metri di altezza, mentre la croce sulla sommità della cupola si trova a oltre 133 metri di altezza. E dalla sommità della lanterna si gode un panorama spettacolare sulla città.

Potete inoltre coglierne una veduta ravvicinata da una terrazza dei Musei Vaticani raggiungibile poco dopo l’ingresso, in cima alla scala mobile (o alla moderna rampa elicoidale).

Pietà di Michelangelo in S. Pietro
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Giorno 6

Cappella Sistina

Cappella Sistina

Per ammirare la summa dell’opera pittorica di Michelangelo, gli affreschi della Cappella Sistina, dovete accedere ai Musei Vaticani. La visita a queste sconfinate collezioni richiede molta disponibilità di tempo. Organizzate in allestimenti definitivi tra la fine del ’700 e la prima metà dell’800, costituiscono infatti un complesso eccezionale sia per la ricchezza e la qualità delle opere (dal V al XX secolo) sia per la sontuosità degli ambienti in cui sono ospitate. È possibile tuttavia soffermarsi solo su alcuni dei celebri capolavori, seguendo comunque l’unico senso di marcia consentito ai visitatori. Dal 2000 si accede ai musei attraverso un ingresso ricavato nelle mura vaticane, subito a sinistra del vecchio ingresso. Saliti per la scala mobile (o la moderna rampa elicoidale), si raggiunge una terrazza e subito dopo il cortile della Pigna, con al centro la Sfera bronzea di Arnaldo Pomodoro. Superato il museo Pio-Clementino con i capolavori dell’arte romana e salita una rampa di scale, ci si trova all’inizio delle gallerie: una lunga successione di corridoi decorati, un tempo ambienti privati dei palazzi vaticani.  All’altezza della galleria di S. Pio V potrete scegliere se proseguire dritto e scendere la rampa di scale che immette direttamente nella Cappella Sistina, oppure svoltare a sinistra per raggiungere le celebri Stanze di Raffaello. Nel primo caso, una volta giunti nella cappella vale la pena concedersi il tempo di ammirare l’impressionante complesso decorativo, magari accomodati sui moderni sedili lungo le pareti. Nel 1506 Papa Giulio II riprese il progetto inaugurato dal suo predecessore Sisto IV, cui la cappella deve il nome, affidandolo a Michelangelo, che tra il 1508 e il 1512 affrescò le lunette e la volta; 23 anni più tardi il maestro tornò alla Sistina per dipingere la parete di fondo col Giudizio universale (1535-1541). Nel 1563 la congregazione del Concilio di Trento condannò tutte le immagini “sconvenienti” nelle chiese, e Pio IV ordinò a Daniele da Volterra, poi detto il ‘braghettone’, di coprire con panneggi alcune nudità.

Giorno 7

Basilica di S. Pietro in Vincoli - Mosè

Basilica di S. Pietro in Vincoli - Mosè

Roma conserva un’altra straordinaria statua di Michelangelo, il Mosè, situato al centro del mausoleo di Giulio II nella basilica di S. Pietro in Vincoli. Questo antico luogo di culto deve il suo nome alle catene (vincula) con cui fu legato il santo a Gerusalemme. Quando san Leone Magno, che le ricevette in dono da Eudossia Minore, moglie dell’imperatore Valentiniano III, le avvicinò a quelle della prigionia romana dell’apostolo, le catene si sarebbero fuse a formarne una sola, conservata nell’altare della confessione. Nel transetto destro spicca invece l’incompiuto mausoleo di Giulio II. La vicenda della sua realizzazione, tra le più tormentate dell’attività del Buonarroti, si sviluppò per circa 40 anni, tra riduzioni e rinunce. Nel 1505, anno in cui il papa lo commissionò a Michelangelo, costui aveva infatti concepito l’intero monumento come un massiccio marmoreo, decorato da almeno 40 sculture. Il Mosè avrebbe dovuto trovare spazio sul registro superiore della struttura, attorniato da altre 3 figure: S. Paolo e la personificazione della Vita attiva e della Vita contemplativa. Queste avrebbero dovuto essere rappresentate sedute e a tutto tondo, di una grandezza superiore rispetto al naturale proprio per la loro collocazione rialzata. Negli anni successivi al completamento del Mosè (1514-1516 circa), il mausoleo subì un nuovo assetto che costrinse Michelangelo a intervenire sulla sua stessa statua: la rotazione del volto verso sinistra e lo spostamento all’indietro del piede sinistro risalgono al 1542. Ulteriori ripensamenti lo convinsero a ridurre il suo impegno, tanto che, oltre al possente personaggio biblico, sono di sua mano solo Lia e Rachele, collocate nelle nicchie e ultimate da Raffaello da Montelupo (1542-1545). Ma torniamo al Mosè: scolpito nel marmo bianco di Carrara, è ritratto seduto, con lo sguardo e il volto rivolti a sinistra. La folta barba è realizzata in punta di scalpello ciocca per ciocca, mentre il corpo è coperto da una ricca veste che lascia intuire la possente muscolatura sottostante. Il braccio destro regge le tavole della Legge e la mano opposta è abbandonata sul ventre. Sulla testa spuntano due piccole corna, frutto di una traduzione approssimativa del Libro dell’Esodo da cui il soggetto è tratto. Nella Vulgata di Girolamo, infatti, il termine ebraico karan, ossia raggi, era stato confuso con la parola karen, ovvero corna. Con la luce che filtra dalle finestre e illumina il gruppo scultoreo percepirete anche voi un effetto mistico che nei secoli ha suggerito una serie di racconti. Uno narra che lo stesso autore, ammirato dal realismo della sua scultura, si sia lamentato con il profeta perché incapace di parlare, colpendone il ginocchio con un martello.

Giorno 8

Milano, Castello Sforzesco – Museo Pietà Rondanini

Milano, Castello Sforzesco – Museo Pietà Rondanini

Il Museo Pietà Rondanini si trova all’interno del Castello Sforzesco, nel cuore di Milano. Un po’ isolato rispetto alle altre collezioni, è stato allestito nell’ex Ospedale spagnolo all’interno del Cortile delle Armi. In questo spazio appositamente realizzato potrete ammirare in tutta la sua struggente bellezza la Pietà Rondanini, l’ultima opera di Michelangelo, rimasta incompiuta alla sua morte (1564). Vi troverete di fronte al gruppo marmoreo che rappresenta la deposizione di Gesù morto sorretto dalla Madre, in piedi prima della sepoltura. Rispetto ad altri gruppi realizzati da più giovane, qui lo scultore rinuncia alla perfezione del corpo e dispone le figure di Maria e di Gesù, ad altezze diverse, quasi a simboleggiare momenti differenti del sacrificio di Cristo: la deposizione dalla Croce, il seppellimento, la Resurrezione e infine una sorta di scomparsa del corpo del figlio nell’abbraccio materno. L’artista vi lavorò per ben 10 anni e fino agli ultimi giorni di vita, cambiandone più volte l’impostazione. Si ritiene che la considerasse una sorta di riflessione sulla morte e sulla sofferenza umana, e un testamento artistico.

Quest’ultima, toccante opera di Michelangelo merita certamente attenzione e rispetto, ma Milano offre tanti altri capolavori del passato e curiosità del presente che vi invitiamo a conoscere, magari in occasione di altri viaggi e altri itinerari.

Castello Sforzesco - Museo Pietà Rondanini
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