Panoramica
Un’altra occasione imperdibile per immergersi nel Rinascimento fiorentino e coglierne l’evoluzione nell’arco di un secolo è il complesso di S. Lorenzo, che si compone di 3 siti diversi: la basilica di S. Lorenzo, la Biblioteca Medicea Laurenziana e le Cappelle Medicee, termine con il quale si indicano la cappella dei Principi e la Sagrestia nuova. La basilica di S. Lorenzo, subito riconoscibile per la facciata incompiuta in laterizio, fu commissionata dai Medici a Filippo Brunelleschi. La struttura esterna risulta complessa, movimentata com’è dall’alto tiburio, dalla cupola grande della cappella dei Principi, da quella più piccola della Sagrestia nuova e dal campanile settecentesco. L’interno, invece, colpisce per le proporzioni armoniche sottolineate dai muri intonacati di bianco e dagli archi delle 3 navate in pietra serena. In questo straordinario luogo di culto solo la facciata interna è stata realizzata da Michelangelo, al cui genio creativo si devono invece in larga parte gli altri 2 siti del complesso. A sinistra della basilica, un ampio chiostro conduce alla Biblioteca Medicea Laurenziana, i cui lavori, iniziati nel 1523, furono condotti fino al 1534 da Michelangelo stesso, e poi conclusi nel 1568 da Bartolomeo Ammannati e Giorgio Vasari. Nel vestibolo spiccano le strutture architettoniche scolpite nella pietra grigia contrapposte al bianco uniforme degli intonaci; stupenda la scala (realizzata da Ammannati su disegno di Michelangelo, che l’aveva però prevista in legno) coi gradini curvilinei della rampa centrale. Al piano superiore si apre la Sala di lettura, progettata dal maestro anche nel soffitto ligneo a scomparti, nei banchi di legno con leggio e nel decoro del pavimento in terracotta. L’itinerario michelangiolesco prosegue con la cappella dei Principi, sfarzoso mausoleo autocelebrativo dei Medici cui si accede dal numero 6 di piazza Madonna degli Aldobrandini. Superata una cripta si giunge in un ambiente arioso ma al tempo stesso tetro, per i toni cupi dei materiali lapidei e semipreziosi che lo rivestono (per lavorare i quali fu istituito l’opificio delle Pietre Dure). Alle nicchie, sopra i sarcofagi dei granduchi di Toscana, erano destinate le statue dei principi, ma solo quelle in bronzo dorato di Ferdinando I (Pietro Tacca, 1626-32) e di Cosimo II (Pietro e Ferdinando Tacca, 1626-post 1642) vennero effettivamente realizzate. Un corridoio porta alla Sagrestia nuova, così chiamata per distinguerla da quella vecchia di Brunelleschi; in realtà è la cappella funebre della famiglia di Lorenzo il Magnifico. La mano del genio, che vi lavorò a più riprese fino al 1534, si manifesta nel dinamismo delle membrature in pietra serena, che pare trasmettersi anche ai monumenti dei sepolcri medicei, tutti scolpiti da Michelangelo. A destra dell’ingresso la tomba di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano è un semplice basamento con una Madonna col Bambino, realizzata nel 1521. Alla parete destra spicca il monumento a Giuliano duca di Nemours, figlio di Lorenzo il Magnifico: un giovane guerriero vestito di corazza di fronte al quale, sul sarcofago, giacciono le figure del Giorno (a destra), dal volto incompiuto e in ombra, e della Notte (a sinistra), in forma di donna addormentata. Di fronte è posto il monumento a Lorenzo duca di Urbino (1533) in atteggiamento pensoso; sotto di lui le statue dell’Aurora (1531) e del Crepuscolo (1531-32). Le statue dei 2 Medici simboleggiano il pensiero e l’azione dell’uomo; le altre 4, lo scorrere affannoso del tempo.
