Dalla basilica di S. Pietro a Subiaco lungo la via Appia Antica
Partendo dalla basilica di S. Pietro i primi 100 chilometri sono tutti laziali. Da Roma, infatti, la direttrice di riferimento che dovete seguire è la Via Appia Antica, la Regina Viarum immersa nel Parco regionale urbano più vasto d’Europa, punteggiato di resti archeologici.
Nei pressi di Marino vi sposterete sulla Via Francigena del Sud (segnalata da diversi cartelli) che porta fino al lago Albano dove sorgono, una accanto all’altra, Castel Gandolfo, residenza estiva del pontefice, e Albano Laziale con la sua basilica di S. Pietro. Siamo nel cuore del Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, luogo di ampie vedute, resti di antiche ville e centri abitati incantevoli come Artena, con la sua cascata di case di pietra arroccate sulle propaggini dei Monti Lepini, e Genazzano.
Da qui le pendenze cominciano a farsi più impegnative ma sarete premiati con panorami mozzafiato. Tutt’intorno, incontrerete rocche difensive e borghi medievali come Ovelano Romano, Affile e Roiate, la cui chiesa custodisce un masso che riporterebbe l’impronta del corpo di S. Benedetto. La memoria del santo da Norcia pervade tutto questo territorio e culmina a Subiaco, punto d’arrivo di questo primo tratto del cammino, con il Monastero di S. Benedetto e il Santuario del Sacro Speco, magnificamente affrescato, in cui Benedetto si ritirò in meditazione per tre anni.
La vetta del Cammino e la discesa in Abruzzo
Da Subiaco comincerete a salire per davvero. Siete già nel Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, parte del Subappennino laziale. Dalle piste da sci del Monte Livata, lungo il sentiero che attraversa una faggeta tra le più estese d’Europa, raggiungerete la località di Campo dell’Osso e da qui il Monte Autore che con i suoi 1855 metri è la vetta più alta del Cammino di S. Tommaso. Il panorama che, una volta in cima, si apre a 360 gradi è una delle conquiste che ci si porta a casa. Esiste anche una variante che corre 100 metri più in basso e che non lesina vedute sulla valle. Sul crinale del monte fate una sosta al Santuario della Santissima Trinità, scavato dentro una parete rocciosa. Qui si valica anche il confine tra il Lazio e l’Abruzzo: Camporotondo di Cappadocia è il primo abitato abruzzese del Cammino. Questa parte del Cammino è più facile, ancora immersa nella faggeta e in comoda discesa su strade carrarecce. Verrecchie, frazione di Cappadocia, accoglie con paesaggi idilliaci, un laghetto artificiale per la pesca sportiva e il versante verdeggiante del Monte Padiglione: non a caso il borgo è una frequentata meta di villeggiatura dei romani. Scendendo sempre di quota, la prossima tappa è il bel borgo medievale di Tagliacozzo e poi Massa d’Albe con il sito archeologico della gloriosa Alba Fucens, facilmente raggiungibile coi mezzi. Le due gobbe coniche del Monte Velino e, appena più basso, del Monte Cafornia, dominano lo skyline.
Dall’Altopiano delle Rocche al mare
Da Massa d’Albe riprenderete a salire. Il primo obiettivo è l’Altopiano delle Rocche, nel cuore del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino e il Gran Sasso in lontananza. L’Altopiano si assesta tra i 1200 e i 1400 metri di quota ed è attraversato da una bellissima pista ciclabile, ma per raggiungerlo bisogna superare tratti impervi, specialmente tra il Valico di Fonte Capo La Marina e la località di Rovere.
Più avanti, fra i borghi di Rocca di Mezzo e Fontecchio, il Cammino di S. Tommaso compie un’altra deviazione impegnativa, con una pendenza del 20%. Non dovete demordere perché alla fine della salita si trova uno dei gioielli nascosti dell’entroterra abruzzese: le Pagliare di Tione. Le pagliare erano le casette in pietra dove un tempo i contadini si trasferivano stagionalmente per lavorare i campi sull’altopiano. Le Pagliare di Tione sono state ristrutturate in anni recenti e oggi formano un pittoresco villaggio disteso ai piedi del Monte Sirente.
Tra Fontecchio e Capestrano attraverserete borghi che serbano tesori come Bominaco, con l’oratorio di S. Pellegrino (detto “la Cappella Sistina d’Abruzzo”) e la chiesa di S. Maria Assunta, e come Navelli, centro di produzione del pregiato Zafferano dell’Aquila Dop. Il punto forse più emozionante lo raggiungerete, nella conca di Capestrano, laddove si avvisterete per la prima volta l’Adriatico. Il traguardo è ancora lontano, ma il mare traccia la via.
Da Capestrano, attraversando la sorgente del Tirino, si raggiunge il lago di Capodacqua e Forca di Penne che, regalando una discesa panoramica, consente di approdare a Pescosansonesco col suo Santuario di S. Nunzio.
Pescosansonesco e le sorgenti del Lavino, Manoppello e i mulini rupestri
Da Pescosansonesco, sede dell’importante Santuario di S. Nunzio, la strada ricomincia a scendere fino a Manoppello. Fate una sosta all’abbazia di S. Clemente a Casauria e poi, presso l’abitato di Scafa, incontrerete un bosco di pioppi, salici e sambuco che cela le sorgenti sulfuree del torrente Lavino. La presenza di particolari alghe e di solfati conferisce all’acqua un’abbagliante colorazione smeraldina e dà vita a un paesaggio fatato che, fra l’altro, dà riparo a diverse specie di uccelli fra cui martin pescatori, cardellini, picchi, usignoli; tutt’intorno strutture e tavoli con panche rendono la zona ideale per una sosta con picnic. Approfittatene.
All’ingresso di Manoppello la segnaletica informa che il paese è gemellato con Marcinelle, località belga dove nel 1956 una miniera andò a fuoco causando la morte di 262 minatori, rimasti prigionieri a oltre 1000 metri di profondità. 136 di loro erano italiani, 60 erano abruzzesi e 23 arrivavano da Manoppello. Comune oggi compreso nel Parco Nazionale della Maiella, Manoppello è meta di pellegrinaggio per il Santuario del Volto Santo, ma a pochi chilometri vale una sosta anche l’abbazia di S. Liberatore a Maiella, una delle più antiche dell’Abruzzo, che compare come un miraggio nel verde, isolata da tutto.
Proseguite seguendo il corso del fiume Alento e attraversando la Valle del Foro dove si possono visitare due rarissimi mulini rupestri, ricavati nella roccia e rimasti operativi fino all’inizio del Novecento. Uscendo dalla Valle si giunge a S. Martino sulla Maruccina. Intanto il paesaggio comincia gradualmente a cambiare, ulivi, viti e fichi annunciano che si ci si sta avvicinando al mare. Ma prima di liberarsi definitivamente dello zaino fermatevi a Crecchio dove il maestoso Castello Ducale ospita il Museo dell’Abruzzo bizantino e altomedievale. Da qui Ortona dista solo 14 chilometri e qui concluderete il vostro cammino raggiungendo finalmente la cattedrale di S. Tommaso dove, all’interno di un dorato sarcofago custodito nella cripta si trovano le reliquie del santo.