Salta il menu
Natura
Lagune, pinete e dune tra Veneto ed Emilia-Romagna

Delta del Po, il paradiso del birdwatching

Tipologia
Percorso in auto
Durata
4 giorni
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

Il Delta del Po è uno dei siti naturali più affascinanti del nostro Paese. Di più: è un sito unico e speciale. In nessuna altra parte in Italia si possono trovare così tanti ambienti in così poco spazio: le dune sabbiose, con la vegetazione tipica della macchia mediterranea; gli antichi boschi di pino dalla classica forma ad ombrello; le saline, alcune delle quali ancora in funzione; le lagune di acqua salmastra, che ospitano fiorenti attività di pesca e di acquacoltura; e ancora, le paludi, i canneti, i boschi allagati, i prati umidi, il mare aperto.

Logico, dunque, che questa eccezionale diversità di ecosistemi ospiti moltissime specie animali: in particolare gli uccelli, oltre 300 specie (un record nazionale) che tra i meandri formati dal più lungo fiume italiano trovano un luogo per riprodursi, un sito di alimentazione durante le migrazioni, un rifugio per passare la stagione fredda. Fenicotteri, aironi, anatre, oche, trampolieri, rapaci, piccoli uccelli di palude sono avvistabili in gran numero durante tutto l’anno percorrendo le tante, piccole strade del delta, i suoi sentieri, le sue spiagge, o anche in sella a una bicicletta, in groppa a un cavallo o a bordo di un’imbarcazione.

Il Delta del Po, protetto da due parchi regionali (uno in Veneto e uno in Emilia-Romagna) e da varie convenzioni internazionali, è dunque un luogo perfetto per chi è già un birdwatcher appassionato ma anche per chi ha semplicemente il piacere di osservare la fauna selvatica nel proprio ambiente naturale. Anche perché la visita è facile: le infrastrutture sono capillari, le possibilità di soggiorno e ristorazione ampie e variegate. Non resta che partire alla ricerca dei siti migliori.

Giorno 1

Dal Giardino botanico di Porto Caleri alla Sacca degli Scardovari

Dal Giardino botanico di Porto Caleri alla Sacca degli Scardovari

L’itinerario può iniziare da Rosolina Mare, in provincia di Rovigo, all’estremità settentrionale del Delta, e più precisamente dal Giardino botanico di Porto Caleri, luogo ideale per iniziare a scoprire i vari ambienti del delta, dalla pineta alle dune costiere fino alle lagune. Tornando verso l’entroterra, poco dopo Rosolina si incontra a sinistra il bivio per la Via delle Valli (all'altezza dell'incrocio è presente una garzaia di aironi rossi e cinerini). La Via delle Valli è uno dei luoghi migliori per il birdwatching nel delta veneto: corre lungo una stretta lingua di terra tra le lagune, sorte pochi secoli fa oltre il litorale, inoltrandosi tra casoni e stormi di uccelli. Il tratto meridionale, tra il Porto Levante e il Po di Maistra, è attrezzato con torrette di avvistamento e punti di osservazione. Qui si possono scorgere in tutte le stagioni varie specie di anatre, trampolieri, aironi, rapaci e molti altri, tra cui i fenicotteri. Tornando verso l’entroterra, a Porto Viro è invece da esplorare il centro visitatori del Parco del Delta veneto.

Poco più a sud, da Ca’ Venier, scendendo lungo l’argine destro del Po di Venezia si osserva la maestosità del grande fiume in prossimità dell’Adriatico. Sull’isola della Donzella, nata meno di quattro secoli fa, dopo il taglio di Porto Viro, il punto di riferimento è la grande Sacca degli Scardovari, la grande laguna con le palificazioni per l’allevamento di cozze e vongole: la strada corre sopra poderosi argini, offrendo bei panorami. È un ambiente da esplorare soprattutto in barca, magari inoltrandosi nei canneti alla foce del Po della Donzella (oasi del Bacucco) A Scardovari si ammirano le casette dei pescatori, mentre alla vicina oasi di Ca’ di Mello si spiano aironi, anatre e trampolieri, nonché i piccoli basettini che si arrampicano tra le canne.

Giorno 2

Dalle Dune di Massenzatica all’oasi di Canneviè-Porticino

Dalle Dune di Massenzatica all’oasi di Canneviè-Porticino

Sul confine tra Veneto ed Emilia Romagna, segnato dal Po di Goro, prima di raggiungere le Dune di Massenzatica, si può visitare Valle Dindona, una piccola ansa golenale formatasi da un ramo del fiume Po: dall’alto dell’argine nei pressi del ponte di chiatte, si possono scorgere aironi nidificanti e uccelli tipici dei canneti. Poi, verso l’entroterra, passando da Goro e Bosco Mesola si arriva a Italba e alla Riserva naturale orientata Dune Fossili di Massenzatica, una serie di antichi cordoni di sabbia, coperti da ricca vegetazione; qui in primavera e a inizio estate si possono osservare diverse specie di uccelli tipici della macchia mediterranea e del bosco, come upupe e gruccioni. Tornando verso la costa, si incontra l’area boschiva più vasta della zona e una delle più importanti dal punto di vista ambientale: è il Bosco della Mesola, popolato non solo dai preziosi cervi (una sottospecie antica, endemica italiana) ma anche da picchi, gufi, cince, rampichini, fringillidi. Un giro a piedi o in bicicletta permetterà di ascoltare, in primavera, molte specie tipiche dell’area.

Procedendo sulla strada che congiunge Bosco Mesola a Volano e svoltando a 3 km circa dal paese, si può imboccare una sterrata che porta al Taglio della Falce, una zona valliva circondata dai campi coltivati. Qui è presente una grande colonia di aironi rossi e sono numerosi uccelli di campagna (come averle piccole e usignoli di fiumi). Tornati sulla strada e proseguendo verso Volano, si volta a destra lungo il Po di Volano per arrivare in breve all’oasi di Canneviè e Porticino, valle sal2mastra dalle acque poco profonde, uno dei migliori siti per il birdwatching nel Delta del Po. Canneti, arbusti, alberi offrono molti habitat, attraversati da un sentiero circolare; moltissime le specie durante tutto l’anno, dai trampolieri ai passeriformi di palude, dagli aironi alle anatre.

Riserva Naturale Orientata delle Dune fossili di Massenzatica
01
01
Maggiori Informazioni
Giorno 3

Stazione Foce e le valli di Comacchio

Stazione Foce e le valli di Comacchio

L’insieme di canali e specchi d’acqua salmastra che formano le valli di Comacchio è spesso considerato il cuore del Delta del Po. Famosa in tutto il mondo per la pesca dell’anguilla, questa zona di acqua salmastra è esplorabile in diversi punti. Il primo, vicino alla cittadina di Comacchio, è Stazione Foce, dove è presente il Museo delle Valli; è l’area dove è frequente osservare i fenicotteri rosa, che hanno iniziato a nidificare nell’area nel 2000 e che da allora hanno visto crescere di anno in anno la loro popolazione. Un’escursione in barca è altamente consigliata sia per gli appassionati sia per gli amanti della natura, così come una passeggiata nei dintorni dell’area, dove spesso sono presenti aironi e gabbiani. Stazione Foce confina con le saline di Comacchio, inattive e attualmente gestite come riserva naturale, visibili dall’esterno o con visite guidate; offrono habitat ideale per molte specie di gabbiani (gabbiano corallino, gabbiano roseo) e limicoli (piovanelli, combattenti, pittime reali nei periodi migratori).

Percorrendo il perimetro delle Valli di Comacchio, sono ottimi punti di osservazione sia il versante occidentale (soprattutto d’inverno, quando svernano folaghe, moriglioni, svassi, albanelle reali), sia soprattutto quello meridionale. L’area tra il piccolo traghetto di Sant’Alberto e la Romea, da percorrere a piedi lungo le valli, lungo l’argine tra le valli e il fiume Reno, è straordinaria per qualità e quantità degli uccelli presenti: volpoche, fenicotteri, anatre varie, aironi di tutte le specie, falchi di palude, sterne zampenere, riserva naturale, visibili dall’esterno o con visite guidate; offrono habitat ideale per molte specie di gabbiani (gabbiano corallino, gabbiano roseo) e limicoli (piovanelli, combattenti, pittime reali nei periodi migratori). 

Percorrendo il perimetro delle Valli di Comacchio, sono ottimi punti di osservazione sia il versante occidentale (soprattutto d’inverno, quando svernano folaghe, moriglioni, svassi, albanelle reali), sia soprattutto quello meridionale. L’area tra il piccolo traghetto di Sant’Alberto e la Romea, da percorrere a piedi lungo le valli, lungo l’argine tra le valli e il fiume Reno, è straordinaria per qualità e quantità degli uccelli presenti: volpoche, fenicotteri, anatre varie, aironi di tutte le specie, falchi di palude, sterne zampenere, fraticelli e molti altri. Ogni stagione regala avvistamenti diversi. A Sant’Alberto è da visitare il Museo NaTuRa, Museo Ornitologico e di Scienze Naturali Alfredo Brandolini e Centro Visite del Parco Delta del Po.

Giorno 4

A sud di Comacchio fino a Ravenna: dalla Pineta di San Vitale all’Oasi di Punte Alberete

A sud di Comacchio fino a Ravenna: dalla Pineta di San Vitale all’Oasi di Punte Alberete

A sud delle Valli di Comacchio, nell’area compresa tra queste e la città di Ravenna, sono molte altre le località di estremo interesse per i naturalisti: in particolare tre, a brevissima distanza l’una dall’altra. Scendendo dalle valli, sulla sinistra della strada, verso il mare, il primo sito interessante per i birdwatcher è la Pineta di San Vitale, un’antica coltivazione di pini oggi naturalizzata, circondata a sua volta da valli salmastre come la Pialassa della Baiona. Si parcheggia in uno degli appositi spazi lungo la strada Romea, per esempio quello presso il centro visite di Ca’ Vecchia, e si prosegue tra i pini e lungo le zone umide, alla ricerca sia di specie di bosco (picchi, cince) sia di laguna (cavaliere d’Italia, avocetta).

Sul lato opposto, compresa tra il canale destra Reno e il fiume Lamone, è Valle Mandriole, residuo della bonifica che interessò la cassa di colmata del fiume, ora canalizzato. I vasti canneti ospitano numerose specie in tutto il periodo dell’anno (da ardeidi rari, come spatole e mignattai, a piccoli uccelli come basettini e pendolini). Lungo la strada Romea, che attraversa la valle, sono presenti tre punti diversi di osservazione, il più a sud dei quali (al km 8,5) comprende un’alta torre panoramica da cui si può godere di un ottimo panorama sulla zona. Appena a sud è un terzo sito straordinario, quello dell’oasi di Punte Alberete, un bosco allagato attraversato da vari sentieri, in cui nidificano sia specie di bosco (picchi, rampichini, cincia bigia) sia di palude (moretta tabaccata, fistione turco). L’itinerario si conclude qui, ma può eventualmente essere esteso ad altre aree umide a sud di Ravenna, anch’esse tutelate dal Parco regionale (la Pineta di Classe, le paludi dell’Ortazzo e dell’Ortazzino, le saline di Cervia) e ad altre ancora nell’entroterra (vallette di Ostellato, valli di Argenta).

Ops! C'è stato un problema con la condivisione. Accetta i cookie di profilazione per condividere la pagina.