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Idea Viaggio
L’Appennino tra Emilia-Romagna e Toscana

Lungo la via della Lana e della Seta tra Emilia e Toscana

Tipologia
Percorso in auto
Durata
7 giorni
Numero Tappe
7
Difficoltà
Facile

Un filo rosso unisce piazza Maggiore a Bologna con piazza Duomo a Prato: è la via della Lana e della Seta, itinerario escursionistico di circa 130 km che attraversa i due versanti dell’Appennino tosco-emiliano ripercorrendo il tracciato di antiche rotte commerciali e toccando località storicamente legate alla produzione tessile. Dopo aver scandagliato il reticolo delle acque sommerse della città felsinea, si risale il corso del Reno in direzione di Sasso Marconi, per poi procedere in costante ascesa verso Grizzana Morandi e Castiglione dei Pepoli, fino allo spartiacque appenninico, che anticipa la Val Bisenzio e i comuni di Vernio e Vaiano e la meta finale, Prato, regina della produzione laniera. Si tratta di un trekking di media difficoltà lungo il quale vi inoltrerete in ambiente montano, talvolta superando crinali, balze e rupi scoscese; ma non è obbligatorio essere dei camminatori esperti: potete personalizzare il tragitto scegliendo di visitare una o più delle località che costituiscono le tappe principali, tutte raggiungibili in auto, oppure percorrere solo alcuni tratti dell’itinerario o, ancora, concedervi qualche deviazione nei dintorni, alla scoperta delle bellezze naturali o delle attrazioni artistico-culturali, all’insegna del turismo slow. L’immersione nel caleidoscopio dei paesaggi di un Appennino selvaggio è assicurata, ma lungo il tragitto incontrerete anche incantevoli borghi montani, architetture medievali e siti di archeologia industriale. E ovviamente avrete modo di gustare una proposta gastronomica di qualità, assaporando il meglio dell’autentica tradizione culinaria emiliana e toscana.

Bologna, città di portici e canali

Piazza Maggiore e basilica di S. Petronio.

Partite da Bologna, detta “La Rossa” per le tipiche tonalità degli edifici storici e dei suoi portici, i quali un tempo davano ricetto agli studenti arrivati da tutta Europa per frequentare il prestigioso ateneo felsineo e che ora sono il tratto più rappresentativo della città. Piazza Maggiore, punto d’inizio dell’itinerario, e l’attigua piazza del Nettuno offrono un superbo colpo d’occhio su architetture tardomedievali e rinascimentali dalle murature rosseggianti: la basilica di S. Petronio, il palazzo dei Notai, il Palazzo comunale (o palazzo d’Accursio), il palazzo del Podestà e il palazzo di Re Enzo. Al Medioevo risale anche la rete dei canali che a lungo ha reso Bologna uno dei maggiori centri italiani nella lavorazione della seta e tra le più ricche città d’Europa. Benché al giorno d’oggi in gran parte nascosta alla vista, riemerge qua e là tra le vie del nucleo storico, per esempio nella “piccola Venezia” di via Piella, dove una celebre finestrella si affaccia sul tratto scoperto del canale delle Moline, regalandovi uno dei più pittoreschi scorci cittadini. Altra opera idraulica legata all’antica fioritura industriale cittadina è la monumentale chiusa di Casalecchio, all’imbocco della valle del Reno. Da qui ci si inoltra nella porzione più selvaggia del parco della Chiusa, in direzione dei primi verdeggianti rilievi.

Sasso Marconi, la porta dell’Appennino

Formazioni rocciose in arenaria nei pressi di Sasso Marconi.

Meno di 10 km separano la chiusa di Casalecchio da Sasso Marconi. Risalendo il Reno nei dintorni della cittadina l’ambiente si modifica gradualmente, passando dalle distese prative e dalle zone umide dell’Oasi naturale di San Gherardo ai peculiari bastioni in arenaria tutelati dalla Riserva naturale del Contrafforte Pliocenico, tra i quali svetta la cima del monte Adone. Siamo ormai nel cuore dei colli bolognesi, zona di produzione dell’omonima Doc e sinonimo di specialità gastronomiche: è il luogo ideale per una sosta ristoratrice a base di tigelle e crescentine, preferibilmente accompagnate da un tagliere di formaggi e mortadella Bologna Igp. Per la gioia dei gourmand, nei fine settimana tra ottobre e novembre la vicina Savigno, il paese del tartufo bianco, e gli altri comuni dell’Appennino bolognese organizzano numerose manifestazioni dedicate alla varietà locale della pregiata tuberacea.

Grizzana Morandi e dintorni tra arte e architettura

Rocchetta Mattei a Riola.

Da Sasso Marconi l’itinerario prosegue superando la confluenza tra i fiumi Reno e Setta e inerpicandosi lungo un boscoso crinale appenninico racchiuso tra le due valli fluviali. Sulla cresta si distende l’abitato di Grizzana Morandi, borgo montano in posizione panoramica anch’esso custode della memoria di un abitante illustre, Giorgio Morandi. La modesta residenza estiva dell’artista è oggi una casa museo che conserva inalterati gli ambienti originali, tra cui l’atelier dove Morandi dipingeva la celebri nature morte o immortalava l’amato paesaggio grizzanese. Seguite l’esempio del pittore e prendetevi un momento per abbracciare con lo sguardo l’orizzonte: ubicato sulla sommità della dorsale, il borgo pare quasi sospeso a mezz’aria e vi regalerà ampie vedute sulle vallate e i rilievi circostanti. Costeggiando le anse del Reno una deviazione conduce a Riola e ai suoi gioielli architettonici dalle forme insolite: la chiesa di S. Maria Assunta, creazione modernista del finlandese Alvar Aalto, e l’esoterica Rocchetta Mattei, ottocentesco palazzo signorile che accosta arditamente molteplici suggestioni stilistiche, unendo elementi arabeggianti, neogotici e liberty. Nelle immediate vicinanze La Scola è invece un borghetto splendidamente mantenutosi nelle fattezze duecentesche; i suoi edifici in pietra raccontano una storia millenaria, che potrete toccare con mano percorrendone le viuzze immerse in un’evocativa atmosfera medievale.

Castiglione dei Pepoli

Lago del Brasimone.

Castiglione dei Pepoli è l’ultima tappa in territorio emiliano lungo la via della Lana e della Seta: la Toscana è proprio al di là del monte Gatta, l’altura su cui è adagiato il borgo. Non abbiate fretta di sconfinare prima di aver esplorato gli incantevoli scenari lacustri nei dintorni, in parte frutto dell’attività umana: a partire dagli inizi del ‘900 la costruzione di dighe per la produzione di energia elettrica ha rimodellato notevolmente l’impervio territorio montano; terminata la stagione delle grandi opere idroelettriche la zona ha però lentamente riacquisito l’antica wilderness, diventando uno scrigno di biodiversità. A valle dell’abitato si trova il lago di Santa Maria, uno dei tre bacini artificiali inclusi nel Parco regionale Laghi di Suviana e Brasimone; nella bella stagione potete approfittare per immergervi nelle placide acque dei due laghi maggiori, da cui prende il nome l’area protetta, nuotando circondati da fitti boschi misti di querceti, faggete, castagneti e abetaie.

Vernio, primo assaggio di Toscana

Il torrente Fiumenta a Vernio, sullo sfondo l’oratorio di S. Niccolò.

Superato il valico appenninico, ad accogliervi nel versante toscano della via della Lana e della Seta (compreso per intero nella provincia di Prato) incontrerete i placidi borghi che compongono il comune di Vernio, una successione di piccole frazioni montane racchiuse tra dolci rilievi rivestiti da una rigogliosa vegetazione. Ai lussureggianti scenari naturalistici si accompagnano le tracce dell’attività umana, sviluppatasi nei secoli sfruttando la ricchezza idrica del territorio: l’area è dunque una perfetta istantanea del cammino attraverso i siti della lavorazione tessile, avviatasi nel Medioevo ma proseguita fino al secondo dopoguerra, come vi racconteranno gli allestimenti del MUMAT-Museo delle macchine tessili, tappa imperdibile per i cultori dell’archeologia industriale. Ricavato nel complesso dell’ex fabbrica Meucci, a sua volta sorto sulle fondamenta di un antico mulino alla confluenza tra Bisenzio e torrente Fiumenta in borgata Mercatale, il museo conserva la memoria della tradizione industriale locale, illustrata dall’esposizione degli strumenti e delle macchine storiche utilizzate nella produzione di filato e tessuti tra ‘800 e ‘900. Pochi chilometri più a sud, in località Terrigoli, l’eredità della produzione artigianale si perpetua grazie all’allevamento Anticofeudo, che alla tradizione ha aggiunto un tocco di esotismo: la fibra per la filatura manuale non è più ricavata dalle pecore… ma dagli alpaca, di cui potrete osservare da vicino le abitudini grazie alle visite organizzate durante la bella stagione. 

Vaiano, cuore della Val Bisenzio

Ninfeo di villa Vai al Mulinaccio.

Il legame di Vaiano con la produzione tessile è radicato a tal punto da essere diventato simbolo del comune. Letteralmente: al centro dello stemma cittadino campeggia la spoletta di un telaio. Ci troviamo nel tratto montano della valle del Bisenzio, in uno storico distretto laniero un tempo punteggiato di mulini e gualchiere (macchinari per il recupero dei tessuti) per secoli alimentati dalla corrente del fiume. Se dei grandi opifici otto-novecenteschi (ora chiusi o riconvertiti) troverete soltanto parziale testimonianza, hanno invece resistito alla prova del tempo edifici storici come la badia di S. Salvatore e la rinascimentale villa Vai al Mulinaccio con i suoi giardini, tra cui un elegante hortus conclusus impreziosito da un ninfeo. Alzando lo sguardo verso ovest riuscirete invece a intravedere il crinale lungo il quale l’itinerario escursionistico procede parallelo al corso del Bisenzio: sono i monti della Calvana, dove boschi e abetaie lasciano spazio a vaste praterie in cui potete imbattervi in esemplari di Calvanina (razza bovina autoctona) al pascolo sulle distese erbose o avvistare la mandria di cavalli bradi che popola il massiccio montuoso.

Prato: la nuova vita del passato industriale

Cavalciotto di Santa Lucia.

Prato è la meta finale della via della Lana e della Seta (o il punto di partenza se preferite intraprendere il percorso inverso). Non potrebbe esserci epilogo più appropriato: all’apparire dell’abitato, nel punto in cui il Bisenzio sbocca in pianura, sarete colti da una sensazione di déjà vu di fronte al cavalciotto di Santa Lucia, che al pari della chiusa di Casalecchio è una maestosa opera dell’uomo mirata a regimentare la natura. Venne progettata per convogliare le acque fluviali verso la città, permettendo lo sviluppo di mulini e opifici che hanno fatto la fortuna dell’altra grande capitale italiana del tessile. Attraversando la zona nord della città in direzione del centro vi imbatterete nelle testimonianze del ricchissimo patrimonio di archeologia industriale pratese, alcune delle quali ancora in attività, altre rigenerate con accortezza per dare vita a importanti centri culturali, come il Fabbricone, ora spazio teatrale, l’ex Lanificio Lucchesi, raffinato museo della moda e spazio espositivo, o l’ex lanificio Italo Bini, in cui ha trovato casa l’Associazione Culturale [chì-na]. Nell’ex Cimatoria Campolmi ha sede dal 2003 il Museo del Tessuto, celebrazione della tradizione tessile. Conclusione ideale dell’itinerario è la piazza del Duomo, nucleo dell’abitato storico ed epicentro religioso grazie alla presenza della cattedrale di S. Stefano: immergetevi nel cuore della spiritualità e dell’arte devozionale pratesi per scoprire i meravigliosi affreschi di Agnolo Gaddi e Filippo Lippi, e ammirare la più preziosa reliquia cittadina, la cintura della Vergine (o Sacra Cintola), giunta da Gerusalemme quasi 9 secoli fa.

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