Lignano Sabbiadoro
“La Florida italiana”: così Ernest Hemingway aveva definito quel luogo tra canneti, cascine, pinete e isolotti, che è Lignano Sabbiadoro. Ma faremmo meglio a dire che “era”: perché quando Hemingway se ne invaghì, Lignano non era ancora la nota meta turistica di oggi. Un viaggio nell’Italia del Premio Nobel non può che iniziare da qui, dove, proprio nell’anno del suo Nobel (1954) lo scrittore vi fece visita per la prima volta. Fatevi allora trasportare indietro nel tempo e ammirate quella zona particolare punteggiata di canneti, casoni e dalle acque dell'Adriatico tra la laguna di Marano e la foce del Tagliamento. E immaginate che proprio qui, sulla stessa spiaggia su cui camminerete voi a piedi scalzi, Hemingway fu immortalato mentre si toglieva la sabbia da una scarpa. L’autore di “Addio alle armi” ritrasse questo paesaggio lagunare in molti dei suoi romanzi.
Oggi Lignano gli ha dedicato un Premio letterario internazionale, oltre ad un parco: passeggiate nel verde tra le fotografie che ritraggono la sua vita e alcuni suoi scritti.
Il vostro viaggio nel nord est del Belpaese, tanto frequentato da Hemingway, non può prescindere però da Venezia. In particolare visitate il mitico Harry’s Bar, reso celebre da Hemingway, assiduo frequentatore: aveva un tavolino a lui sempre riservato. Così come era di casa alla Locanda Cipriani sull’isola di Torcello, dove nel 1950 terminò il romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”.
Ma non dimenticate le Dolomiti e Cortina, meta frequente dello scrittore, che dopo l’esperienza della guerra a servizio della Croce Rossa, volle tornarci da turista: e proprio a Cortina non mancate una sosta nell’Hotel de la Poste, luogo speciale: nella stanza 107, a lui riservata negli Anni ‘50, è ancora conservata la sua macchina da scrivere.
Val Trebbia
Il vostro itinerario lungo le strade italiane dell’autore de “Il vecchio e il mare”, dopo il Triveneto, prosegue ora verso occidente. Spostatevi in Lombardia, di cui amò molto Milano, e poi in Piemonte: sulle sponde poetiche e incantate del lago Maggiore, a Stresa. Qui, al Grand Hotel des Iles Borromees, troverete ancora la "Hemingway suite". La vostra macchina del tempo vi porterà ora più a sud, sulle sponde di un fiume, in un’altra zona selvaggia, quasi ancestrale e tanto cara allo scrittore americano. Il Trebbia. Sembra strano e inaspettato, eppure il Nobel per la letteratura del ’54 amò molto le colline, i boschi e le anse disegnate dal letto del fiume, nella val Trebbia. Siete ora in Emilia-Romagna, nel piacentino. Hemingway secondo alcuni definì questa “La valle più bella del mondo”: le conferme sono incerte, ma la suggestione ci fu di sicuro. Il verde e lo scenario agreste sorpresero lo scrittore, venuto qui nel 1945 come giornalista a seguito di una colonna motorizzata delle truppe della Liberazione. Un destino indissolubilmente legato all’Italia e ai suoi conflitti quello di Hemingway. Seguite le strade meno battute e divagate tra Rivalta, Bobbio – alle pendici del passo Penice - e Brugnello. Quest’ultimo è anche noto come “il paese degli artisti”: prendete un caffè in mezzo alle sue case e alle sue strade al cui restauro contribuirono diversi artisti. Ma soprattutto non perdetevi la terrazza che circonda la chiesa. Punto di vista spettacolare e unico per ammirare le anse del Trebbia.
Le zone dell’Oltrepò piacentino sono un misto perfetto per rigenerare mente e corpo: d’estate il Trebbia è ideale per un tuffo e i piccoli borghi di cui è puntellata la valle sono come tante perle, da scoprire una dopo l’altra. Oltre che un modo alternativo per raggiungere la vicina Liguria: anche qui Ernest Hemingway aveva il suo rifugio, ad Alassio, dove contribuì all’idea del celebre “Muretto” addobbato di piastrelle. La prima ad essere apposta, autografa, fu proprio la sua.
Dolomiti Lucane
Immaginate di essere nel 1959: è questo l’anno dell’ultimo viaggio in Italia del Nobel per la letteratura, che si recò in Basilicata con l'antropologo John Friedman. A consigliargli la meta, questa volta, furono la già citata Fernanda Pivano e Carlo Levi: prima la Lucania, poi la Puglia, quindi il Meridione più aspro e arretrato del Paese all’epoca. Hemingway era già stato nel sud Italia, aveva viaggiato in Sicilia e anche nel Cilento, ma fu soprattutto la Basilicata a colpire l’immaginario dell’autore. In particolare soffermatevi nel caratteristico borgo di Aliano, e percorrete la caratteristica strada del Parco dei Calanchi fino al suo punto panoramico. Aliano è un villaggio che sembra essere davvero rimasto agli anni ’50, perfettamente incastonato tra le Dolomiti Lucane. Una zona particolarmente selvaggia e tutt’oggi poco battuta. Seguendo il metaforico taccuino degli appunti di Hemingway, non potrete perdere le altre perle della Basilicata: Potenza e soprattutto Matera, con i suoi caratteristici “sassi”. Hemingway viaggiò anche lungo il fiume Basento, dove il paesaggio lucano si fa più collinare ma resta sempre incontaminato.
Taormina
Un gran tour in Italia, come quelli che facevano in grandi intellettuali dell’800, non può dirsi completo senza la Sicilia. L’isola del sole, degli agrumi e delle acque cristalline. Fu così anche per l’autore di “Addio alle armi”. Imbarcatevi a Reggio Calabria e, arrivati a Messina, dirigetevi in auto verso sud lungo la strada che porta a Catania. Fatti pochi chilometri raggiungerete un'altra meta hemingwayana per eccellenza: Taormina e la sua dolce costa lucente. Il primo racconto della lunga carriera che portò lo scrittore al Premio Nobel per la Letteratura lo scrisse qui. L’opera si intitola “The Mercenaries” (pubblicata dal suo biografo Peter Griffin soltanto postuma, nel 1987) ed è ambientata proprio a Taormina. Ospitato dal duca di Bronte, Hemingway scrisse questo inedito racconto da giovanissimo, quando giunse a Taormina tra il 1918 e il 1919 convalescente dopo essere stato ferito alle gambe mentre svolgeva il suo compito di volontario presso la Croce Rossa di Bassano del Grappa. Pensatevi ora immersi in quest’opera anche voi “tra i vicoli pittoreschi, tra vecchie case dai muri in pietra semicoperti dalle buganvillee, viali che si aprivano tra limoneti e aranceti, su per colline coperte dal verde scuro degli ulivi, davanti ad un mare dai colori cangianti, dall’azzurro al blu, al viola”. Queste sono le parole usate dal narratore scomparso nel 1960, per descrivere Taormina, il suo entroterra e il mare incantevole. Immergetevi per un bagno ristoratore: da primavera a inizio autunno, l’acqua rimane tiepida e ideale.