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Idea Viaggio
Lombardia, Toscana, Marche, Lazio e Campania

Viaggio nell’Italia della carta

Tipologia
Percorso in auto
Durata
7 giorni
Numero Tappe
5

Secondo la leggenda, l’invenzione della carta si deve a un dignitario cinese di nome Ts'ai Lun, che nel I-II secolo d.C. scoprì che dagli stracci macerati si poteva produrre un nuovo materiale su cui scrivere, leggero e più economico rispetto a pergamene e papiri. Il segreto della carta fu per secoli un monopolio cinese, finché nell’XI secolo attraverso gli Arabi sbarcò anche in Italia. Fu un momento decisivo per le fortune della carta. Furono proprio i cartai italiani a trasformare questo materiale poco costoso ma anche poco performante in un prodotto all’avanguardia, attraverso grandi innovazioni tecnologiche. Per tutto il Medioevo e nel Rinascimento la carta prodotta in Italia viene richiesta in Europa e nel mondo: la sua produzione si concentra in diversi centri distribuiti lungo tutta la Penisola, facendone la fortuna e caratterizzando profondamente la cultura e le tradizioni locali.
L’itinerario che proponiamo porta proprio alla scoperta di borghi e città in cui carta fa rima con storia, e dove la tradizione artigiana (e poi industriale) spesso si intreccia con quella artistica. Si parte dal lago di Garda sul versante bresciano, con la Valle delle Cartiere di Toscolano Maderno, per poi scendere a Pescia in Toscana, magari dopo una deviazione nel borgo ligure di Mele, in val Leira. Ci spostiamo quindi nelle Marche per visitare Fabriano, cittadina che in tema di carta non ha bisogno di presentazioni, ma anche il meno noto borgo di Pioraco e un capoluogo di provincia come Ascoli Piceno. Il Lazio è rappresentato da Subiaco, dove le cartiere furono fondate da uno dei grandi papi del Rinascimento, in persona. Il viaggio si conclude con gli effetti speciali in Campania, nella splendida Amalfi, antica Repubblica marinara dove probabilmente sbarcò la prima carta arrivata in Italia e ben presto si imparò anche a produrla...

Valle delle Cartiere

Un tratto del sentiero che percorre la Valle delle Cartiere di Toscolano

Il nostro viaggio nell’Italia della carta comincia sulle rive bresciane del lago di Garda. Ci troviamo a Toscolano Maderno, grazioso borgo lacustre incorniciato dal profilo aguzzo del monte Pizzocolo. Proprio nella valle dietro Toscolano Maderno si ritrovano le testimonianze del ricco passato industriale di questa terra. Qui la produzione di carta sbocciò nel tardo Medioevo (il primo documento che la attesta risale al 1381) e nel corso del XV secolo le cartiere si moltiplicarono sfruttando la forza delle acque del torrente Toscolano per azionare i loro magli: il giro d’affari era tale che nella sola località di Luseti, minuscola, si contavano 5 impianti attivi contemporaneamente. Fu così che la zona, poi ribattezzata Valle delle Cartiere, divenne uno dei principali poli industriali della Repubblica di Venezia, che all’epoca controllava il territorio bresciano. Il declino arrivò dopo il 1797, con la conquista napoleonica e la fine della Serenissima: nell’800 molte cartiere chiusero, altre furono costrette a ridimensionarsi o a trasferirsi. La cartiera di Maina Inferiore, l’ultima ad arrendersi, restò in attività fino al secondo dopoguerra. Oggi la Valle delle Cartiere è uno straordinario sito di archeologia industriale che si può apprezzare percorrendone i sentieri, alcuni dei quali riaperti dopo secoli di abbandono: si cammina nella natura, alla scoperta dei resti di antiche cartiere lungo il corso del torrente, ammirando i panorami e le tracce dell’ingegnosità dei valligiani. Perfetto compendio alla passeggiata è la visita al Museo della Carta, ospitato proprio nell’ultima cartiera chiusa a Maina Inferiore, che espone anche preziosi volumi stampati qui nella prima metà del ’500.
Dopo una giornata di cammino e una cena a base di pesce di lago, è ora di rimettersi in auto in direzione sud, verso Pescia. Ma prima di raggiungere la Toscana suggeriamo una deviazione verso la Liguria per visitare Mele, nell’entroterra del quartiere Voltri di Genova, dove è possibile scoprire il passato industriale della Val Leira in un altro interessante Museo della Carta.

Pescia

Panorama sui tetti di Pescia

Ed eccoci dunque in Toscana, più precisamente a Pescia, lo storico capoluogo della Valdinievole in provincia di Pistoia. Questa incantevole cittadina è famosa per ragioni… “letterarie” in senso molto esteso, che va dalla produzione di carta alla letteratura vera e propria. Andiamo con ordine, partendo dalla storica produzione di carta. A Pescia, infatti, si realizza “carta a mano” particolarmente pregiata fin dal 1481, una tradizione che la collettività mantiene viva nel locale Museo della Carta, l’unico esistente in Toscana, ospitato nell’opificio settecentesco della ex Cartiera Le Carte. Il museo, oltre a conservare circa 7000 pezzi storici e i preziosi documenti dell’Archivio Magnani, consente di assistere a dimostrazioni pratiche che immergono il visitatore nell’atmosfera e nelle attività di una cartiera antica. Quanto al libro che rese celebre Pescia nel mondo, si tratta di “Le avventure di Pinocchio”, un bestseller tradotto in 240 lingue, caposaldo della letteratura mondiale. Collodi, lo pseudonimo scelto dallo scrittore Carlo Lorenzini, non è altro che il nome di una bella frazione di Pescia, oggi insignita della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. L’autore di Pinocchio aveva un profondo legame affettivo con questi luoghi, poiché la madre era originaria proprio di Collodi, dove in gioventù aveva lavorato come domestica nella sontuosa villa Garzoni (i cui giardini barocchi sono tuttora visitabili); sempre a villa Garzoni aveva conosciuto il suo futuro marito e padre di Carlo. La memoria del simpatico burattino di legno e del suo creatore oggi è celebrata nel vicino parco di Pinocchio, dove si passeggia tra sculture realizzate da grandi artisti italiani del ’900.
Una volta conclusa la visita paese, ci rimettiamo al volante per proseguire il nostro viaggio alla volta delle Marche, verso una cittadina che ha un rapporto speciale con la carta: Fabriano.

Fabriano

La piazza del Comune di Fabriano

Se c’è un nome che nella mente di generazioni di italiani è sinonimo di “carta”, quel nome è Fabriano. Chi di noi a scuola, per lavoro o per piacere personale, non ha provato almeno una volta a disegnare su un iconico album F4, contrassegnato dal logo azzurro su fondo bianco? La tradizione della carta a Fabriano è inscindibile dalla storia stessa della cittadina: lo riconosce addirittura l’UNESCO, che ha inserito Fabriano nella sua lista delle Città Creative per aver fatto di questa industria il baricentro anche culturale del suo sviluppo. Prodotta da quasi 8 secoli, la carta di Fabriano è considerata una delle migliori a livello internazionale, e proprio per questo è stata tra le primissime nella storia a dotarsi di un marchio in filigrana come contrassegno di autenticità (perché, a quanto pare, il problema della contraffazione è vecchio come il mondo…). Sempre gli artigiani fabrianesi furono i primi a impermeabilizzare i loro fogli con gelatina animale, garantendo maggiore resistenza e durata, nonché a sviluppare macchinari idraulici a magli multipli che consentirono una produzione su grande scala. Questi primati e molti altri ancora sono ricordati nel fondamentale Museo della Carta e della Filigrana, ospitato nel complesso dell’ex Convento dei Domenicani. Nel museo è ricostruita una gualchiera medievale, il macchinario che con i suoi magli lavorava gli stracci macerati in modo da ricavarne poi la carta: si può seguire l’intero processo di lavorazione. Inoltre, un percorso espositivo ricostruisce le fasi di sviluppo di questa arte nel territorio marchigiano. Per continuare la scoperta della tradizione della carta nelle Marche, ci si può spingere un po’ più a sud fino al caratteristico borgo di Pioraco dove è stato allestito un altro bel Museo della Carta e della Filigrana e poi ad Ascoli Piceno per visitare i Musei della Cartiera Papale. Altrimenti si può procedere dritti verso il Lazio, la regione della prossima tappa: Subiaco.

Subiaco

La Rocca Abbaziale che domina Subiaco

Il Lazio ci accoglie con Subiaco, tappa obbligata per un viaggio alla scoperta dell’Italia della carta, nonché borgo-gioiello insignito della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. In questo piccolo comune a circa 70 km da Roma, immerso nel parco dei Monti Simbruini, la storia dell’industria cartaria inizia nel 1587, quando papa Sisto V Peretti vi fa costruire una “moderna” cartiera. Già dal X secolo però, grazie alla forza delle acque dell’Aniene, nel borgo erano attive alcune gualchiere che producevano semilavorati, inviati ad altri opifici per essere trasformati in carta vera e propria. Anche se la cartiera ha chiuso i battenti nel 2004, la memoria del passato industrioso di Subiaco rimane attualissima nel museo-laboratorio Il Borgo dei Cartai: vi sono stati ricostruiti gli interni dell’opificio nell’800 e si produce ancora carta fatta a mano secondo le tecniche antiche (e si possono seguire anche corsi di legatoria, stampa a caratteri mobili e altro ancora). Alla tradizione della carta è stata consacrata anche l’imponente Rocca Abbaziale che domina l’abitato. All’interno, infatti, si visita il MACS - Museo delle Attività Cartarie e della Stampa di Subiaco: grazie a riproduzioni di strumenti d’epoca e installazioni multimediali, si ripercorre tutta la storia della stampa e del suo supporto cartaceo. Per ammirare il “prodotto finito”, poi, ci si sposta nella biblioteca di S. Scolastica accanto all’omonimo monastero. Subiaco infatti è anche la culla del monachesimo benedettino, non dimenticate di visitare il vicino Sacro Speco! Questa biblioteca, affiliata alla Biblioteca Nazionale, custodisce inestimabili testi miniati dai benedettini e i preziosi incunaboli prodotti dalla prima tipografia italiana, aperta proprio qui nel 1464 dai discepoli di Gutenberg.

A questo punto, dopo un’ultima passeggiata nel centro storico, ci rimettiamo in auto verso Amalfi, perla della Campania.

Amalfi

Il duomo di Amalfi con la sua celebre scalinata

Il nostro viaggio nell’Italia della carta si conclude sotto il sole della Costiera, ad Amalfi, oggi icona delle bellezze della Campania e un tempo ricca Repubblica marinara. Fu un grande centro di commerci per tutto il Medioevo, e proprio i commerci le consentirono di conoscere molto presto la tecnologia della “carta di stracci”, di provenienza orientale. Le testimonianze dell’importazione di questa lavorazione ad Amalfi sono talmente antiche che la città se ne disputa il primato italiano con Fabriano: una contesa in cui ci risulta davvero difficile schierarci. La carta di Amalfi, nota anche come charta bambagina, era di altissima qualità: se ne sono conservati esemplari addirittura del XV secolo, in barba ai decreti di Federico II che in precedenza ne aveva proibito l’uso nei documenti ufficiali perché la riteneva troppo deperibile rispetto alla pergamena. Nei secoli successivi si moltiplicarono le cartiere attive nel territorio amalfitano, specie nella suggestiva valle dei Mulini lungo il corso del torrente Canneto. La bellezza aspra del contesto naturale in cui erano inserite, però, fu anche la causa del loro declino: la mancanza di vie di comunicazione facilmente percorribili, l’irregolarità del flusso d’acqua e il mancato ammodernamento degli impianti portarono a una progressiva chiusura, fino al colpo di grazia del 1954, quando una rovinosa alluvione mise in ginocchio il settore. Delle tre cartiere sopravvissute al disastro, una sola è ancora in funzione (quella della famiglia Amatruda), mentre un’altra è stata oggi convertita in un Museo della Carta dove si può ancora ammirare la ricostruzione di una cartiera del XIII secolo e magari provare a ricreare il proprio foglio con le tecniche di un tempo, prima di fare rotta verso casa carichi di ricordi e di souvenir. Di carta, ovviamente.

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