Fano sotterranea
Fano è città di mare, di pescherecci e spiagge, faro per l’enogastronomia adriatica insieme alle vicine Pesaro e soprattutto Senigallia. Ma è anche città d’arte e di storia, di chiese, piazze e palazzi antichi.
Nei sotterranei di uno di questi monumenti, più precisamente la chiesa ed ex convento di S. Agostino, si apre il primo tenebroso cunicolo di questo itinerario nel sottosuolo marchigiano. Un massiccio complesso di strutture murarie di epoca romana è stato rinvenuto sotto alla chiesa, e gli archeologi hanno messo in relazione questi resti con quanto già si sapeva della basilica vitruviana di Fano.
Teorico dell’architettura vissuto nel I secolo a.C. e promotore di un’armonia delle forme ripresa secoli più tardi dal Rinascimento, sappiamo che Vitruvio visse a Fano parte della sua vita. Nel suo “De architectura”, trattato studiatissimo da umanisti e storici, Vitruvio cita la basilica di Fano come l’unico edificio da lui progettato e portato a termine. Lui che già all’epoca era considerato un luminare della teoria architettonica.
I resti del convento di S. Agostino non sono le uniche testimonianze sotterranee presenti a Fano. Sotto l’odierna mediateca Montanari, a pochi passi di distanza, sorgono i resti del macellum di epoca romana, un antico mercato della carne.
All’incrocio tra via Roma e via dell’Abbazia, poco fuori dal centro storico, si cela poi un’altra area archeologica nascosta nel sottosuolo: quella di una villa romana suburbana, riscoperta durante i lavori di ristrutturazione di una palazzina nel 2004.
Per le visite guidate alla Fano sotterranea conviene rivolgersi all’Archeoclub cittadino che potrà aiutarvi a organizzare il percorso.
Ipogeo di Piagge
Lasciando Fano guiderete ora per circa 15 km in direzione sud. Qui, nel cuore dell’entroterra marchigiano, sorge il piccolo borgo di Piagge. Un borgo talmente piccolo che non fa comune: l’amministrazione di riferimento è quella di Terre Roveresche, un comune “diffuso”, che dal 2017 racchiude diversi piccoli poderi un tempo appartenuti alla nobile famiglia dei Della Rovere.
Avvicinandovi alle mura del castelletto medievale di Piagge vedrete le indicazioni che vi conducono giù verso una grotta ipogea, posizionata qualche gradino sotto terra. Una piccola stanza scavata nel tufo e avvolta in un’atmosfera di inaspettato mistero accoglie i visitatori.
Da decenni archeologi e storici dibattono sulla funzione che questa antichissima grotta può aver avuto in passato: da un ambiente principale, con soffitti più alti, si ramificano bracci perpendicolari ridotti, che ricordano la disposizione delle cappelle laterali di una chiesa ante litteram.
Ancona sotterranea
Ancona è principalmente conosciuta per le sue chiese (splendida la cattedrale dedicata a S. Ciriaco), le piazze e la sua spettacolare posizione a dominio del porto. Ciò che è nascosto nei sotterranei della città, e soprattutto dei suoi immediati dintorni, costituisce però un percorso turistico alternativo e altrettanto significativo, da gustare con calma e dedizione, all’ombra di grotte e tunnel scavati migliaia di anni fa.
Alle falde del monte Conero gli abitanti di Ancona costruirono un lungo cunicolo di circa 3 km che sarebbe servito come acquedotto per rifornire i quartieri della città. Giunta in città, l’acqua si incanala sotto al Parco del Cardeto, che domina Ancona dall’alto, e da qui si diffonde verso le eleganti fontane del centro storico.
Fontane come quella del Calamo, forse la più bella ed elaborata, conosciuta anche come fonte delle Tredici Cannelle: 13 mascheroni in bronzo, su disegno manierista di Pellegrino Tibaldi, gettano acqua in altrettante piccole vasche parallele.
Dietro alla fonte Calamo si aprono gli spazi di alcune antiche cisterne d’acqua, facilmente accessibili dai visitatori. Per i più avventurosi invece ci sono altre cisterne, come quelle raggiungibili scendendo dal tombino di piazza Stamira, o ancora i cunicoli nascosti sotto al viale della Vittoria. Questi due percorsi sono più faticosi e “bagnati”: preparatevi a indossare casco e stivali. Che scegliate di seguire un tour più semplice o uno più difficoltoso, i percorsi della Ancona sotterranea sono aperti solo su prenotazione.
Risalendo le pendici del promontorio a sud della città potrete visitare poi i luoghi di “origine” dell’acqua che zampilla in città. Non lontano da Sirolo, in località Poggio, i sotterranei del monte Conero assomigliano molto per aspetto e fattura a quelli del centro di Ancona: è probabile che da queste falde e sorgenti partisse tutto il sistema di approvvigionamento idrico del territorio circostante.
Grotte di Camerano
A pochi minuti da Sirolo arriviamo a Camerano, insieme a Osimo la più famosa località “sotterranea” delle Marche.
Immersa tra i vigneti del celebre Rosso Conero Doc, celebrato durante una popolare festa della vendemmia ogni settembre, Camerano è anche la casa di tanti produttori di strumenti musicali che affollano le falde del monte Conero. Del resto, la vicinissima Castelfidardo è da quasi 2 secoli la patria di alcune tra le migliori fisarmoniche al mondo.
È sotto terra però che vogliamo portarvi questa volta, per scoprire le grotte di Camerano. Alcuni storici pensano siano state scavate inizialmente dai Piceni, prima della conquista romana, e poi modificate più volte nel corso dei secoli. Non ci sono però prove inconfutabili della datazione di queste grotte, e questo le rende dal nostro punto di vista ancora più affascinanti e misteriose.
Il borgo è attraversato da centinaia di metri di cunicoli sotterranei, intersecati tra loro, e abbelliti da disegni e bassorilievi incisi nell’arenaria. I 4 ipogei più visitati rimandano ai nomi di altrettante famiglie aristocratiche del luogo (Mancinforte, Corraducci, Ricotti, Trionfi) ma tutte le grotte di Camerano in realtà meritano una visita approfondita.
Grotte di Osimo
Pochi minuti di guida separano Camerano da Osimo, un’altra cittadina marchigiana conosciuta per i suoi sotterranei ricchi di grotte e passaggi scavati fin dall’antichità dagli abitanti del borgo.
Si stima che il suo reticolo di cunicoli e gallerie misuri circa 9 km, esteso come un labirinto sotto ai palazzi e alle piazze del centro storico. Sappiamo per certo che, oltre a servire da cantine e magazzini, le grotte di Osimo venivano utilizzate dai templari per i loro riti di iniziazione. Oggi i percorsi turistici si sviluppano su 5 livelli di profondità che scendono nell’arenaria fino alle viscere della terra.
Tra le caverne più suggestive e meglio conservate impossibile non citare quella “del cantinone”, frequentata in passato dai frati locali per messe e occasioni sacre, quella di piazza Dante, probabilmente luogo di incontro di massoni e carbonari e quella di Palazzo Campana.
Da notare bene: vi consigliamo di informarvi sempre in anticipo riguardo a modalità di visita e prenotazione delle grotte di Osimo, per non avere spiacevoli contrattempi in vista del vostro viaggio.
Cisterne romane di Fermo
Da Osimo i più instancabili esploratori del sottosuolo marchigiano potrebbero ipotizzare una lunga deviazione dalla costa verso l’Appennino. Nel comune di Genga sorgono infatti le grotte di Frasassi, ricche di sbalorditive concrezioni rocciose e cavità naturali e affiancate dalle splendide forme architettoniche del tempio del Valadier e dell’eremo di S. Maria Infra Saxa.
Il nostro itinerario continua invece a mantenere il suo percorso parallelo alla costa adriatica: superato il fiume Tenna raggiungiamo Fermo. Il litorale di Porto S. Giorgio dista solo 7 chilometri e questa città è il terzo capoluogo di provincia marchigiano incluso in questo viaggio.
Conosciuta un tempo come Firmum Picenum, abitata dall’antica popolazione dei Piceni prima della conquista romana, Fermo era uno degli avamposti principali del dominio dell’Urbe nel centro Italia.
Era il I secolo dopo la nascita di Cristo quando la crescita demografica (ed economica) della colonia impose la costruzione di un enorme complesso sotterraneo di rifornimento idrico. Sono le famose cisterne romane di Fermo, oggi in ottimo stato di conservazione, utilizzate per quasi 2.000 anni con la loro funzione originaria. I fermani raccoglievano qui migliaia di metri cubi di acqua piovana, suddivisa in vasche disposte lungo trenta stanze, ricoperte di materiali costruttivi solidi e impermeabili.
Monsampolo del Tronto
Con l’ingresso in provincia di Ascoli Piceno completiamo ufficialmente questo itinerario nel sottosuolo delle Marche adriatiche. Siamo ormai al confine con l’Abruzzo e la tipica morbidezza delle colline marchigiane viene gradualmente sostituita da un paesaggio più verde e selvaggio, mentre i picchi dei monti Sibillini e del Gran Sasso d’Italia vigilano all’orizzonte.
Il grande fiume che segna le frontiere regionali è il Tronto, e proprio a questo corso d’acqua si lega il toponimo di Monsampolo del Tronto, ultima tappa sotterranea di questo viaggio. A proposito di viste e paesaggi di confine, questa è una delle località più panoramiche del circondario, appollaiata su un’altura sfiorata per un attimo dal tratto finale della via Salaria che termina a pochi minuti di distanza.
C’è davvero tanta bellezza dentro e intorno al borgo ma ancora una volta, per un’ultima volta, ci rivolgiamo a quello che di nascosto c’è nel sottosuolo di Monsampolo del Tronto. Sì perché sotto il colle conosciuto come Terra Vecchia, in maniera del tutto inaspettata, si cela un percorso ipogeo davvero affascinante, che collega le cantine di alcune dimore aristocratiche attraverso botole e antichi cunicoli. Le grotte di Terra Vecchia non sono però l’unica attrazione del sottosuolo di Monsampolo: nei sotterranei della chiesa di Maria SS. Assunta sono stati rinvenuti oltre venti corpi mummificati, probabilmente morti tra il ‘600 e l’800, oggi inclusi nell’esposizione del Museo della cripta – Le mummie di Monsampolo.