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Idea Viaggio
Marche

I borghi del silenzio e dell’artigianato nell’entroterra di Ascoli Piceno, tra l’Adriatico e i Sibillini

Tipologia
Percorso in auto
Durata
4 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

Partirete da Montefiore dell’Aso, in provincia di Ascoli Piceno, per questo vostro itinerario alla scoperta di un territorio dolce e forte al tempo stesso, fra morbide colline e campi ben ordinati dominati da borghi silenziosi arroccati su alture panoramiche. La prima tappa vi conduce nella cittadina nota per l’importante complesso museale ospitato nell’ex Convento di S. Francesco, un museo polivalente con collezioni che spaziano dall’arte alle tradizioni contadine, al cinema.

Poco meno di 30 chilometri a sud, attraverso la valle del fiume Aso, vi dividono dalla minuscola Force, borgo ancora segnato dal sisma del 2016, con le sue strette viuzze in salita, che cerca un suo rilancio grazie al Museo del Rame.
Circa 40 minuti vi sono sufficienti per raggiungere la terza tappa, Offida: importante centro noto per la produzione vinicola e per la secolare tradizione del merletto al tombolo. Una strada da assaporare lentamente come un buon bicchiere di vino e che vi avvicina ai monti Sibillini.

La quarta tappa, a circa 20 chilometri di distanza, vi conduce a Montalto delle Marche, resa monumentale dalla generosità del suo concittadino più illustre, Papa Sisto V, che ne fece un importante centro dotato di monumenti grandiosi come la concattedrale di S. Maria Assunta, esempio di architettura rinascimentale e barocca. Ultima tappa di questo itinerario fra borghi silenziosi e antiche tradizioni artigiane è Acquaviva Picena, Bandiera Arancione TCI, con la sua fortezza e il Museo della Pajarola, legato alla produzione di oggetti in paglia. Ad accompagnarvi in questo giro la possibilità di gustare le specialità gastronomiche locali, dalle celebri olive all’ascolana al brodetto di pesce, accompagnati dal Rosso Piceno e da una delle glorie dell’ortofrutticola locale, la mela rosa dei monti Sibillini: un frutto antico, saporito e resistente, proprio come gli abitanti di questa terra.

Montefiore dell’Aso, la perla del Piceno

Le viuzze del centro storico del borgo di Montefiore dell’Aso

Montefiore dell’Aso, il cui toponimo secondo la tradizione è legato al culto della dea Flora, è arroccato su un colle in posizione panoramica e nasce come libero Comune nel 1178 dall’unione di due castelli, Montefiore e Aspromonte. Siamo nella Valdaso, i cui paesaggi hanno costituito lo sfondo ideale per molti dipinti rinascimentali marchigiani. Il centro storico conserva ampi tratti della cinta muraria, con porte e torrioni del XV-XVI secolo e numerosi edifici sei-settecenteschi come palazzo Simonetti o palazzo Mozzoni. Attraversata porta Aspromonte, si raggiunge piazza della Repubblica, con la collegiata di S. Lucia, eretta tra il III e il V secolo ma rifatta in forme neoclassiche, che vanta una ricca decorazione di scuola fermana. Oltre alle chiese di S. Filippo Neri e del Corpus Domini, di straordinario interesse c’è la chiesa di S. Francesco, costruita in stile romanico-gotico tra la metà del XIII e gli inizi del XIV secolo e cambiata di orientamento nel XVII secolo: l’attuale ingresso è, infatti, ricavato in quello che una volta era l’abside. L’attiguo complesso conventuale di S. Francesco del XI secolo vanta l’importante Polo Museale di S. Francesco costituito da più musei.

Force, terra di ramai e di Baccaiamento

La fontana di piazza Vittorio Emanuele II a Force

Posizionata in cima a un alto colle a 690 metri sul livello del mare, il piccolo borgo di Force mostra ancora le ferite del sisma del 2016 ma punta ad attirare un turismo consapevole grazie al suo Museo del Rame. Dedicato alla tradizionale lavorazione di questo metallo che sembra essere stata portata qui da alcuni monaci dell’Abbazia di Farfa, il museo ricorda anche il linguaggio sviluppato da questi artigiani, il baccaiamento forcese, per comunicare indisturbati fra loro durante le fiere e ormai non più parlato. Il borgo è legato alle figure di due illustri forcesi, la Beata Suor Maria Assunta Pallotta (1878-1905), delle Suore Francescane di Maria, e l’architetto Ernesto Verrucci (1874-1945). Se alla prima, che operò e morì in Cina, si deve il palazzetto che fu la sua casa natale e che ora ospita il convento dell’Ordine, il secondo si trasferì nel 1897 in Egitto dove divenne architetto di fiducia di re Fuad I, che gli commissionò tutti i palazzi reali del Cairo e di Alessandra d’Egitto. Rientrato in Italia nel 1936, si fece costruire, a Force, il villino che si può ancora ammirare ai piedi del borgo storico, con una torretta simile a quella progettata per la sua più bella realizzazione egiziana, il palazzo Reale di Montaza, dalle linee quattrocentesche.

Offida, merletti e fuselli

La caratteristica lavorazione dei merletti a tombolo

Nota per il suo celebre Carnevale storico, nato nel 1524, Offida è la patria del vino piceno. La città conserva le mura e la rocca medievali ed è ricca di edifici storici e chiese, come la collegiata di S. Maria Assunta o la romanico-gotica S. Maria della Rocca, con la sua cripta e i molti affreschi. Da 5 secoli è legata all’arte del merletto al tombolo, che raggiunse il suo massimo splendore alla fine del XIX secolo. Una tradizione secolare tramandata per via matrilineare ben testimoniata a palazzo Castellotti-Pagnanelli nel Museo del Merletto e testimoniata dalle signore che lavorano con i fuselli e il tombolo, il cuscino imbottito di segatura e ricoperto di tessuto, agli ingressi dei molti negozi che offrono asciugamani, tovaglie, camicie da notte, bracciali e orecchini ornati con merletto a fuselli. Se nello stesso palazzo Castellotti-Pagnanelli, nella sezione dedicata al Museo Archeologico “G. Allevi”, è possibile ripercorrere anche l’antica storia del territorio piceno, il palazzo Comunale (con torre centrale merlata che si affaccia su piazza del Popolo) e l’ottocentesco Teatro Serpente Aureo restituiscono l’immagine di una città sobriamente elegante.

Montalto delle Marche, la città di Papa Sisto V

Il mulino fortificato di Sisto V in Valdaso, alle porte di Montalto delle Marche

Tutto merito del Papa. “Patria carissima” di Felice Peretti, salito al soglio pontificio nel 1585 con il nome di Sisto V, Montalto delle Marche, che dista una ventina di chilometri sia dal mare sia dalla montagna, vanta un aspetto monumentale legato ai molti benefici ricevuti dall’illustre concittadino, che le diede anche il titolo di città. L’abitato diede i natali anche a Giuseppe Sacconi, l’architetto dell’Altare della Patria di Roma. Con grandi palazzi e molti edifici religiosi come il Palazzo Apostolico, oggi sede del Municipio, Montalto vanta un centro compatto, chiuso dalle mura della rocca e che si affaccia su un ampio panorama di vigneti, frutteti e boschi. Sulla vasta piazza centrale sorge la gigantesca concattedrale di S. Maria Assunta e S. Vito . Fuori dall’abitato, fra frutteti e orti, si trova invece il mulino fortificato di Sisto V in Valdaso, una bella costruzione storica al centro di un importante progetto che prossimamente unirà il cicloturismo alla possibilità, fra le altre, di scoprire l’eccellenza ortofrutticola della zona.

Acquaviva Picena, l’economia della Pajarola

Veduta di Acquaviva Picena, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Acquaviva Picena è legata al Museo della Pajarola, con oggetti di uso comune legati alla tradizione artigiana realizzati in paglia di frumento o vimini. Dai contenitori di frutta o cereali ai setacci, dalle culle agli scaldapanni,  questi manufatti domestici erano così importanti da essere inseriti negli elenchi testamentari. Una produzione tramandata di madre in figlia che sfruttava gli inoperosi periodi invernali per procurarsi la paglia e preparare i vimini utilizzati per produrre nuovi oggetti. Una tradizione secolare nata nelle case di questo piccolo centro compatto, cinto sulla sommità dalla rocca degli Acquaviva e dalle piccole vie silenziose e ordinate. Il cuore dell’abitato, da cui si dipartono le principali strade del borgo antico, è costituito da piazza S. Nicolò, che è il punto di raccordo fra il rione del Colle e quello della Rocca e su cui si affaccia la chiesa omonima, risalente alla prima metà del XVI secolo, che venne sopraelevata nel 1832. 

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