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Arte e cultura
Marche. La ceramica nell’alta valle del Metauro

L’alta valle del Metauro. L’arte della ceramica a Urbania e dintorni

Tipologia
Percorso in auto
Durata
2 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

L’Alta valle del Metauro comprende il territorio marchigiano che da Urbania, seguendo il corso del fiume Metauro, scende fino a Lamoli, incuneata fra la Toscana e l’Umbria. L’itinerario segue la statale 73 bis e tocca piccoli e tranquilli borghi che sorprendono per la quantità d’arte che contengono in così poco spazio.

Altro punto a favore di questa piccola porzione di Marche è l’antica tradizione ceramica che si tramanda in questi luoghi sin dal Medioevo. Degno rappresentante di quest’arte è Cipriano Piccolpasso, mastro ceramista durantino (nacque a Casteldurante, vecchio nome di Urbania) di cui si celebra, proprio nel 2024, il cinquecentesimo anniversario della nascita. Architetto militare, provveditore della fortezza di Perugia, poeta, erudito amico dei più illustri intellettuali del tempo, Cipriano scrisse anche l’importante volume “Li tre libri dell’arte del vasaio” sull’arte maiolica, in cui descrive in dettaglio i metodi di fabbricazione della maiolica, la preparazione di paste, smalti e colori, la cottura e le decorazioni. Un trattato tanto utile che ebbe numerose ristampe anche in altre lingue e venne utilizzato come modello per la pratica di questa tecnica artigiana. Oggi il volume è esposto al Victoria & Albert Museum di Londra.

Prima tappa dell’itinerario è quindi Urbania, borgo di grande charme in cui ammirerete le ceramiche conservate nel Museo Civico e nel Museo Diocesano Leonardi e il rilassante parco del Barco Ducale, in cui l’Associazione Amici della Ceramica organizza una serie di laboratori per avvicinare a quest’arte i curiosi. Vi dirigerete, poi, verso Sant’Angelo in Vado con l’arte antichissima della Domus del Mito, il Museo dei vecchi mestieri e il celebratissimo tartufo bianco, eccellenza enogastronomica della cittadina. Infine, Mercatello su Metauro, borgo medievale Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, dominata dagli stili romanico e gotico. Da qui, si può allungare fino a Lamoli, con la bella abbazia di S. Michele Arcangelo.

Giorno 1

Urbania

Urbania

Urbania è “città della ceramica” già dal Medioevo, quando il suo nome era Castel delle Ripe e, nel 1284, divenne Casteldurante. Già allora proliferava la produzione di ceramiche, plasmate a partire dall’argilla del Metauro. Grazie ai Montefeltro, nel XV secolo, le botteghe di artigiani ceramisti aumentarono a dismisura, tanto che i manufatti venivano richiesti in tutta la penisola. In questo contesto di fervore produttivo nasce a Urbania, anzi a Casteldurante, nel 1524, il ceramista Cipriano Piccolpasso, che con la sua operosa attività diede un enorme contributo all’arte ceramica locale.

Racchiusa in un’ansa del fiume Metauro, Urbania ha impianto quattrocentesco, ombrosi portici e vie regolari in cui è piacevole passeggiare. Iniziate la visita dalla piccola piazza S. Cristoforo, dove svetta la colonna del santo patrono della città e da cui si dipanano tutte le vie del centro. Al fianco della colonna, l’ottocentesco teatro Bramante. Da qui potete scegliere se cominciare l’itinerario dalla sinistra o dalla destra della piazza.

A sinistra imboccate la lunga via Roma, passate di fronte ai giardini pubblici col Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale e continuate fino a raggiungere la chiesa del Ss. Crocifisso (o chiesa dell’Ospedale). Vi sono conservati la tomba dell’ultimo duca di Urbino e il Crocifisso dell’altare maggiore, attribuibile alla scuola del Barocci. Alla destra di piazza S. Cristoforo, invece, prendete corso Vittorio Emanuele II e svoltate a destra sulla via del Duomo. Vi troverete di fronte alla Cattedrale di Urbania. Anche se presenta un aspetto settecentesco, la facciata è stata completata verso la fine dell’800, mentre la torre campanaria risale a tempi più remoti. Al suo interno potrete ammirare il Crocifisso sospeso nell’abside di Pietro da Rimini e tele del tardo ‘500 di pittori manieristi.

Ancora una volta, usciti dalla Cattedrale, andando a destra incontrerete il Museo civico, che ha sede nel palazzo Ducale, a sinistra invece troverete il Museo Diocesano Leonardi, nell’ex Palazzo vescovile.

Museo Civico

Museo Civico

Il Museo Civico di Urbania si trova all’interno del monumentale palazzo Ducale, fiore all’occhiello della cittadina. Eretto verso la fine del ‘400, commissionato dai Montefeltro-Della Rovere e innalzato da Francesco Di Giorgio Martini, il palazzo si erge sopra la preesistente rocca dei Brancaleoni e sorveglia da un lato il centro storico e dall’altro lato il fiume Metauro, godibile dalla loggia panoramica sulle torri.

Gli spazi museali ospitano opere del XVI-XVII secolo: incisioni, disegni, terrecotte, frammenti rinascimentali, ma soprattutto ceramiche locali. Nella torre che si affaccia su un’ansa del Metauro troverete una raccolta di ceramiche di uso quotidiano provenienti da tutta la penisola, divisi per regione. Inoltre, una magistrale biblioteca con circa 40 mila volumi, tra cui una Commedia di Dante risalente al 1491, una copia del Cortegiano di Baldassarre Castiglione del 1528 e dei Sonetti di Tasso de 1583.

Una vertiginosa scala elicoidale dà accesso ai sotterranei del palazzo, che ospitano un altro museo, quello di Storia dell’Agricoltura e dell’Artigianato.

A breve distanza c’è l’ex palazzo vescovile, edificio quattro-cinquecentesco che ospita il Museo Diocesano Leonardi, in cui potrete ammirare un’altra ricca collezione di ceramiche che mostra la produzione delle manifatture dalle origini fino al secolo scorso. Sono illustrate, infatti, tecniche e stili locali dal ‘200 al ‘900. Si trovano vasi, piatti, brocche, catini, decorazioni architettoniche, anfore, acquasantiere e altre opere d’arte

Barco Ducale

Barco Ducale

Da palazzo Ducale parte il Sentiero del Duca, percorso panoramico e suggestivo che si snoda in riva al Metauro e in 1,5 km porta al Barco Ducale, complesso di cui fanno parte un parco, una villa e il convento di S. Giovanni Battista e che fu riserva di caccia di Federico da Montefeltro (fu lui a volerne la costruzione nel 1465) e buen retiro di noti intellettuali come Pietro Bembo, Torquato Tasso e Ludovico Ariosto, oltreché luogo prediletto dal duca Francesco Maria II Della Rovere.

Il piccolo convento di S. Giovanni Battista di fondazione trecentesca, fu ampliato a fine ‘500 per volere del duca Della Rovere, che talvolta vi si fermava a dormire o ristorarsi. Il convento venne poi demolito per problemi strutturali dovuti alla vicinanza al fiume, e nel ‘700 venne ricostruito su ispirazione vanvitelliana.

All’interno dell’edificio l’Associazione Amici della Ceramica organizza attività e laboratori di ceramica e artigianato artistico. I corsi offrono una vasta gamma di esperienze: modellazione e decorazione; impressioni botaniche su argilla e gesso; scultura ceramica; ceramica al tornio e, infine, anche corsi per bambini. 

Giorno 2

Sant'Angelo in Vado

Sant'Angelo in Vado

Sant’Angelo in Vado è un piccolo concentrato d’arte, vera e propria espressione del manierismo metaurense, scuola pittorica che ideò un linguaggio non immune da echi raffaelleschi. Il borgo, che conserva quasi intatta l’atmosfera di un tempo, data dalle costruzioni in mattoni e le torri, è anche capitale del tartufo bianco, a cui è dedicata una fiera nei mesi autunnali.

Il primo esempio della ricchezza artistica di Sant’Angelo è la chiesa di S. Maria extra muros, risalente al ‘300, che incontrerete ancora prima di entrare in centro. Il suo interno è ornato in gusto manierista, in stile barocco sono gli altari e fanno la loro bella figura le tele, le tavole preziose, i bassorilievi e altre opere attribuibili a grandi nomi quali Lorenzo Ghiberti, Raffaellino del Colle, Francesco Mancini, Taddeo e Federico Zuccari. Quattro frammenti ceramici ai lati dell’altare settecentesco sono invece di scuola robbiana.

Dopo questo primo incontro memorabile, è ora di scoprire il nucleo della città partendo da piazza Pio XII, dove potete cogliere con un solo sguardo il Palazzo della Ragione e il Duomo, risalenti rispettivamente al ‘300 e al ‘700. Da qui dirigetevi verso piazza Umberto I, dove sorgono la chiesa di S. Filippo, a pianta ottagonale, e il Museo demoantropologico «I vecchi mestieri» ricavato nei i sotterranei di palazzo Mercuri e in cui sono stati ricostruiti i laboratori di attività artigianali presenti da secoli a Sant’Angelo in Vado, come il cordaio, il fabbro e la stampa dei tessuti. Particolare attenzione è rivolta ai lavori di ebanisteria, variante decorativa della falegnameria, ai lavori in ferro battuto e ai prodotti di oreficeria.

Il luogo più interessante della città è però la Domus del Mito, nel Campo della Pieve. Una vasta area archeologica riferibile alla città romana di Tifernum Mataurense che ha restituito frammenti di un’antica domus gentilizia del I secolo d.C. impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati.

Mercatello sul Metauro

Mercatello sul Metauro

Mercatello sul Metauro, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, è un borgo che ha mantenuto la sua atmosfera medievale, ben evidente dalle mura duecentesche: nella Massa Trabaria (provincia ecclesiastica medievale poi incorporata nel ducato di Urbino) era tra i castelli più muniti. Dopo aver fotografato il caratteristico Ponte Romanico che attraversa il Metauro, esplorate il nucleo antico del paese, partendo da piazza Garibaldi, dove si erge la Collegiata dei SS. Pietro e Paolo, di origine romanica e ornata da finestre gotiche. Raggiungete la chiesa di S. Francesco nell’omonima piazza: in stile romanico-gotico, conserva al suo interno dipinti risalenti al XIV-XVII secolo e ospita il Museo di San Francesco, con opere di grande valore tra cui dipinti, sculture e oggetti liturgici, e una raccolta archeologica di ceramiche e terrecotte etrusche e di altri popoli italici (ceramiche apule, campane, laziali).

Da Mercatello sul Metauro, vale la pena allungarsi fino a Lamoli, piccola frazione di meno di 100 abitanti, per visitare l’abbazia benedettina di S. Michele Arcangelo. La costruzione presenta una facciata a capanna con un piccolo rosone. Sebbene l’esterno sia piuttosto asciutto, l’interno presenta affreschi di scuola umbra del ‘500 e ‘600, un Crocifisso ligneo attribuibile alla scuola di Brunelleschi e una cripta, restaurata nel Novecento. Nel chiostro della chiesa è oggi ospitato il curioso Museo dei colori naturali.

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