Fabriano
Il ritrovo è ai binari della stazione ferroviaria di Fabriano, fermata del convoglio in arrivo da Ancona, con partenza fissata per metà mattinata. Vale la pena arrivare qualche giorno prima e visitare con comodo la “città della carta”, iniziando proprio dal museo della Carta e della Filigrana attiguo ai giardini Regina Margherita, ameno polmone verde cittadino. Il museo è ospitato in un maestoso complesso conventuale domenicano, dove, oltre a scoprire i segreti della manifattura che fin dal Medioevo fece le fortune di Fabriano, avrete anche un primo assaggio dell’eccezionale patrimonio storico-architettonico del centro storico, in gran parte concentrato nei dintorni della centralissima piazza del Comune, racchiusa tra il possente palazzo del Podestà, il palazzo del Comune e il monumentale loggiato di S. Francesco. Impossibile citare tutti i monumenti fabrianesi: assicuratevi di ammirare almeno la cattedrale di S. Venanzio, di fronte alla quale si allunga l’elegante portico dell’ex ospedale di S. Maria del Buon Gesù, che ora ospita le collezioni della Pinacoteca civica Bruno Molajoli; proseguendo verso ovest incontrerete la chiesa abbaziale di S. Benedetto e l’oratorio del Gonfalone, tra gli edifici cittadini più sfarzosi. Altri imperdibili gioielli artistici sono la chiesa dei Ss. Biagio e Romualdo, l’oratorio della Carità e il Museo Farmacia Mazzolini Giuseppucci. E il catalogo potrebbe continuare.
Sassoferrato
Uscito dalla stazione, il treno s’inoltra gradualmente nel paesaggio campestre, lambendo distese prative chiazzate qua e là da boschetti. A ovest, oltre i colli, si stagliano all’orizzonte le vette appenniniche, quinta panoramica lungo la quindicina di chilometri che separano Fabriano dalla prima fermata, Sassoferrato. Qualche minuto prima dell’arrivo in città riuscirete a intravedere alla vostra destra gli scavi del parco archeologico che salvaguarda le vestigia di Sentinum , l’“antenata” di Sassoferrato. La storia dell’antico insediamento è approfondita nel Museo Civico Archeologico e Raccolta Perottiana, sul colle occupato dal rione Castello, cuore medievale dell’abitato. Rustico ed elegante a un tempo, il borgo si allunga ordinato sul crinale racchiuso tra i resti della possente rocca Albornoz e la chiesa di S. Francesco: concedetevi una passeggiata tra gli evocativi edifici in pietra, che fanno di Sassoferrato uno dei Borghi più belli d’Italia. Fermatevi per un aperitivo nel salotto di piazza Matteotti, mosaico stilistico in cui si riconoscono suggestioni rinascimentali, come nel quattrocentesco palazzo Oliva, sede della Civica Raccolta d’Arte e Raccolta Incisori Marchigiani. Poco distante, sul versante meridionale del poggio, si adagia la collegiata di S. Pietro, il principale luogo di culto. Dal sagrato della chiesa s’intravede il profilo dell’abbazia di S. Croce, suggestivo monumento religioso immerso nel verde: le atmosfere cariche di mistero della sua “chiesa nascosta” meritano senz’altro una deviazione.
Pergola
Ripartiti da Sassoferrato, meno di un’ora di viaggio vi separa dal capolinea. Per buona parte procederete in aperta campagna, con una significativa eccezione: l’attraversamento della gola del Sasso, verdeggiante conca scavata dal fiume Cesano tra il monte Romano (599 metri) e il monte Rotondo (802 metri). Al di là del finestrino scorrono ambienti rupestri e lembi di bosco fino alla discesa verso la stazione di Bellisio Solfare, dove si lascia la provincia di Ancona per entrare in quella di Pesaro e Urbino. Siete ormai a qualche minuto dall’arrivo, in procinto di chiudere il viaggio in bellezza e visitare un altro dei Borghi più belli d’Italia, Pergola. La stazione si ferma al limitare dell’abitato moderno, una sequela di isolati regolari separati da vialetti alberati. Procedete verso nord in direzione del centro storico, lungo la strada incontrerete il piccolo oratorio dell’Ascensione, rivestito da preziosissimi affreschi quattrocenteschi, e il museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola, da visitare assolutamente per ammirare l’eccezionale gruppo scultoreo equestre conservatovi, assoluta rarità nell’ambito dei ritrovamenti archeologici. Il paesaggio si riempie gradualmente di attestazioni storiche, dai palazzi signorili fino agli edifici di culto, come il duomo cittadino, commistione di barocco e neoclassico, la prospiciente chiesa dei Re Magi, baroccheggiante anch’essa, e la più defilata chiesa di S. Maria delle Tinte, purtroppo fortemente danneggiata da una recente alluvione e in fase di restauro per rendere nuovamente agibili gli interni, interamente decorati da un trionfo di candidi stucchi. Ma non perdetevi d’animo, Pergola è nota come “la città delle 100 chiese”, e nel cuore del borgo medievale avrete modo di visitare altre pregiate architetture religiose. Tra queste la duecentesca chiesa di S. Francesco, inserita in perfetta armonia nello scenario disegnato da stretti vicoli racchiusi tra arcaiche costruzioni in pietra e case-torri. Ma Pergola è una meta che farà felici anche i buongustai: la località è rinomata per i vini delle Doc Pergola e la Visciolata (vino rosso aromatizzato all’amarena selvatica), ma soprattutto per la locale varietà di tartufo bianco, a cui ogni anno a ottobre è dedicata una fiera nazionale dove potete degustare le eccellenze enogastronomiche del territorio.