Le Marche, un territorio di prodotti sopraffini tutti da svelare
Difficile trovare in altri luoghi l’armonia, l’equilibrio e i colori del paesaggio marchigiano, sospeso tra colline, boschi, spiagge e borghi che vivono in un tempo tutto loro, da meditare e da sperimentare, dove ogni specialità fa rima con l’innata creatività della regione.
Il viaggio inizia dalle paste fatte in casa, come le lumachelle all’urbinate, i maccheroncini di Campofilone, i passatelli, i vincisgrassi. Questi ultimi, con le olive fritte e il ciauscolo, sono tra i piatti più noti, tipiche della zona del maceratese: sette strati di pasta tirata a mano con besciamella e ragù al sapore di rigaglie.
Non potete dimenticare la crescia, focaccia con farina (di grano duro o di mais), uova, acqua, sale, pepe e spesso anche strutto, diffusa in tutte le province della regione con varianti locali.
E che ne dite del Ciavarro, piatto di Ripatransone (Ap)? È una zuppa con 12 varietà di cereali e legumi.
Applausi per il ciauscolo, il salume spalmabile Igp, a base di carni di maiale impastate e insaccate in un budello naturale e il salame di Fabriano, con carni di maiale di razze autoctone dell'entroterra anconetano.
La crema fritta, “i cremini”, di solito accompagna il tipico antipasto con le olive all’ascolana. Preparate con la varietà Tenera Ascolana Dop, farcite con un misto di carni arrostite e poi tritate, impastate con uovo, parmigiano grattugiato e noce moscata, vengono fritte e servite calde.
Occhio alla meravigliosa Riviera del Conero con i suoi manicaretti a base di pesce, ma soprattutto con i suoi moscioli, mitili “selvatici” che a differenza degli altri vengono pescati e non allevati.
La carta dei vini è tutto un programma, dal Lacrima di Morro d’Alba al Rosso Conero, dal Verdicchio dei Castelli di Jesi al Bianchello del Metauro e ai Colli Pesaresi.
C’è pure il Mistrà, amaro da fine pasto a base di anice verde, finocchio selvatico, coriandolo e arance per meditare su paesaggi e su piatti mozzafiato.
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