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«Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm 5,5)

Questo è l’incipit della bolla con la quale il Santo Padre ha indetto il Giubileo 2025.

Un invito a “… tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante.”

 

Milioni di pellegrini raggiungeranno la Città eterna per pregare sulle tombe degli apostoli e sentirsi uniti nella stessa fede: i percorsi giubilari e le catechesi che interesseranno la città di Roma, e i numerosi cammini e itinerari extraurbani che permetteranno di scoprire espressioni uniche e variegate del messaggio evangelico, permetteranno ai fedeli di riscoprire e diffondere la gioia del Vangelo ed essere “Pellegrini di Speranza”.

  • Il pellegrinaggio alle 7 chiese
  • Chiese giubilari
  • Itinerari giubilari fuori Roma
UNESCO
La Via Appia Antica tra archeologia, fede e natura

La Via Appia Antica tra archeologia, fede e natura

La via Appia è una celebre strada che è stata solcata per millenni da mercanti e pellegrini, eserciti e re, aristocratici e artisti: un caleidoscopio di personaggi che hanno disegnato l’immagine della romanità nel mondo. Tutte le strade portano a Roma, si sa, ma se c’è una via della capitale che più di ogni altra riserva meravigliose sorprese per i viaggiatori quella è proprio l’Appia, specialmente nel suo tratto finale (o iniziale, in base alla prospettiva): è il tratto protetto dal Parco regionale dell’Appia Antica, a sua volta contenitore di incredibili monumenti come quelli del complesso di Massenzio o il mausoleo di Cecilia Metella.­­ La “regina viarum”, la più famosa tra tutte le vie consolari romane e oggi Patrimonio UNESCO, collegava la capitale alla Campania, spingendosi poi ancora oltre, fino a Brindisi, porto di partenza delle crociate in direzione di Gerusalemme. Oggi l'Appia Antica merita un itinerario turistico a sé stante. Prima di tutto perché, a differenza di molti altri siti culturali romani, questo percorso è decentrato rispetto al centro storico: l’Appia Antica è il primissimo tratto della via consolare che si incontra, uscendo dalla città, superando porta S. Sebastiano. Grazie alla posizione leggermente periferica dell’itinerario, a sud della città, potrete immergervi in un contesto di rigogliosa campagna, dominato dai tipici pini laziali e da ampi prati e colli alberati. L’Appia Antica è, poi, conosciuta per l’incredibile varietà dei suoi resti archeologici (come le catacombe di Domitilla e di S. Callisto) e dei suoi monumenti religiosi. Lungo un breve tratto di strada, ideale da percorrere a piedi o in bicicletta in una giornata di sole o anche protetti da qualche nuvoletta, spiccano antiche strutture di epoca imperiale, affiancate da chiese cattoliche di cruciale importanza storica, come quella di S. Sebastiano fuori le mura. Insieme alle altre sei principali basiliche romane, questa chiesa aspetta di accogliere migliaia di fedeli in occasione del Giubileo 2025. Non solo natura, fede e archeologia: l’Appia Antica conserva viva la memoria di un evento di storia recente: stiamo parlando dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, del 24 marzo 1944, commemorato da un toccante mausoleo.
Spiritualità
Fede e archeologia lungo la via Ostiense

Fede e archeologia lungo la via Ostiense

La via Ostiense, la strada che corre tra Roma e il Lido di Ostia, fu per secoli il cordone ombelicale dell’Urbe. Insieme al Tevere, aveva il compito di garantire gli approvvigionamenti della maggiore metropoli del mondo antico collegandola con il porto di Ostia, popolosa città della quale oggi, nel Parco archeologico di Ostia Antica, restano rovine tanto vaste quanto affascinanti. A Ostia approdavano navi cariche di merci di ogni genere e si produceva sale, bene all’epoca raro e prezioso: nell’alto Medioevo, proprio la presenza delle saline favorì la nascita di un nuovo abitato, il borgo di Ostia antica, custode delle reliquie di santa Monica e sant’Aurea e subito sede di un’importante diocesi. Nello stesso periodo il varco nelle Mura aureliane da cui prende origine la via Ostiense cambiò nome: da porta Ostiensis divenne Porta S. Paolo. Questa evoluzione rivela che la via Ostiense, una volta caduta Roma, acquisì importanza soprattutto per le memorie legate alla figura di san Paolo, al suo martirio e alla sua sepoltura, avvenuta nella Necropoli Ostiense. Sul suo sepolcro già ai tempi dell’imperatore Costantino fu fondata la basilica papale di S. Paolo fuori le Mura, seconda chiesa di Roma per dimensioni dopo S. Pietro in Vaticano, dove si trova una delle quattro Porte Sante che vengono aperte durante il Giubileo. Sotto l’Altare Papale è stata riscoperta la tomba di san Paolo, ora visibile ai fedeli, luogo di profonda venerazione. Proprio sulla via Ostiense, narra la tradizione, san Paolo e san Pietro si incontrarono per l’ultima volta mentre venivano condotti al martirio. Una lapide al n. 106 della via ricorda che i due apostoli si sarebbero abbracciati all’altezza dell’attuale Centrale Montemartini, museo tra i più affascinanti di Roma, esempio di dialogo tra l’archeologia industriale e l’arte antica. Non è un caso che a entrambi i santi sia dedicata la chiesa dell’EUR, il quartiere romano progettato in epoca fascista lungo la via Ostiense, in vista dell’Esposizione universale del 1942. Ancor prima che prendesse forma l’EUR, la via Ostiense, ormai insufficiente a sopportare il traffico tra Roma e il Lido di Ostia, veniva affiancata da nuove strade veloci e perfino da una ferrovia, la Roma-Lido, che parte anch’essa da Porta S. Paolo e si conclude tra la pineta e le spiagge di Castel Fusano. Poco più a sud si trovano le splendide spiagge dei Cancelli, perfette per rigenerare corpo e spirito a contatto con una natura ancora autentica.
Spiritualità
A Roma nel cuore del Cattolicesimo: S. Pietro e la Porta Santa

A Roma nel cuore del cristianesimo: S. Pietro e la Porta Santa

Il Vaticano, lo Stato sovrano più piccolo al mondo, è anche quello con i tesori religiosi e artistici tra i più famosi al mondo, primo tra tutti la Basilica di S. Pietro. Siamo nel cuore mondiale del cattolicesimo e già solo questo basta a farci rimanere senza fiato. Ma siamo anche di fronte alla più grandiosa e spettacolare basilica d’Italia dove tutto è sorprendente, a partire dalla grande piazza cinta dall’abbraccio del colonnato di Gian Lorenzo Bernini, fino alla maestosa facciata sormontata dall’iconica cupola del Michelangelo. Sia all’esterno che all’interno, il complesso di S. Pietro è un enorme museo d’arte, essendo l’espressione della predilezione dei pontefici per statue, dipinti, arredi e architetture e allo stesso tempo è il monumento realizzato da secoli di genialità artistica che sfoggia capolavori da Michelangelo al Bernini. E poi ci sono ancora i Musei Vaticani, che potremmo definire come “il museo più sontuoso della città eterna”: 7 chilometri di superficie espositiva con gioielli inestimabili, pregiate sculture, la Cappella Sistina affrescata da Michelangelo, le quattro stanze di Raffaello e i curatissimi giardini all’italiana. Negli anni del Giubileo, S. Pietro (insieme alle 3 basiliche papali di S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore e S. Paolo fuori le Mura) è una delle chiese “maggiori” dove si trovano le Porte Sante, che vengono straordinariamente aperte dal papa per la durata dell’intero Anno Santo. Inoltre, la Basilica di S. Pietro fa parte del pellegrinaggio delle Sette Chiese, ideato da san Filippo Neri nel XVI secolo, una tradizione giubilare che prevede circa 25 chilometri attraverso la città, toccando la campagna romana, le catacombe e alcune tra le magnifiche basiliche (S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore, S. Paolo fuori le Mura, S. Lorenzo fuori le Mura, S. Croce in Gerusalemme, S. Sebastiano fuori le Mura).
Spiritualità
Roma e il rione Esquilino: un cammino di spiritualità, storie e memorie

Roma e il rione Esquilino: un cammino di spiritualità, storie e memorie

L’Esquilino prende il nome dal più alto dei sette colli su cui sorge la capitale e del quale occupa il versante nord-orientale. Siete fuori dal centro monumentale vero e proprio, ma il tessuto urbano è fittamente punteggiato di resti archeologici monumentali. All’ombra di queste solenni eredità millenarie, talvolta musealizzate e più spesso inglobate nel tran tran della città contemporanea, la città cambia e si fa cambiare. Le strade e le piazze del rione, organizzate a fine ’800 all’indomani dell’Unità d’Italia, appaiono gradualmente più cosmopolite e movimentate man mano che ci si avvicina a piazza Vittorio, cuore del rione popolato da comunità provenienti da ogni dove. L’atmosfera metropolitana prosegue, oltre i binari della stazione Termini, nel popolare quartiere di San Lorenzo, colonizzato dagli studenti della vicina università La Sapienza. Sarà forse la vicinanza con la stazione, ma i due quartieri sono laboratori in costante trasformazione e girare per le loro strade offre una percezione verace di cosa significhi vivere a Roma. Oltre a piazza Vittorio, l’altro polo dell’Esquilino è la basilica di S. Maria Maggiore che, con la sua cupola visibile in lontananza, è un punto di riferimento anche visivo del rione. Elevata al rango di basilica papale, S. Maria Maggiore è una delle tappe del Pellegrinaggio delle Sette Chiese, ideato da San Filippo Neri nel XVI secolo. Il cammino, lungo circa 25 chilometri da compiersi in due giorni, comprende un’altra basilica dell’Esquilino, S. Croce in Gerusalemme: per raggiungerla si scende lungo la via Merulana, quella del “pasticciaccio brutto” di Gadda e del popolare Teatro Brancaccio, che durante il Giubileo è percorsa da una tradizionale processione. S. Croce in Gerusalemme sorge in una zona del rione ad altissima densità di memorie antiche, la più impressionante delle quali è forse il lunghissimo brano di Mura Aureliane, qui magnificamente conservate e culminanti nella maestosa Porta Maggiore. Infine si raggiunge il quartiere San Lorenzo, al di là della ferrovia, dove si trova un’altra tappa del Giro delle Sette Chiese: la basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, fondata nientemeno che dall’imperatore Costantino nel 330, che veglia sui defunti del vicino Verano, cimitero monumentale di Roma.
Spiritualità
basilica di san pietro

La Basilica di San Pietro

Cuore del mondo cattolico, la basilica di S. Pietro è la più imponente della cristianità, sorta nel luogo in cui fu sepolto san Pietro. Copre una superficie di 22.067 metri quadri, è lunga (compreso il portico) 218 metri ed è alta 136 metri da terra alla croce sulla cupola. L’antica basilica imperiale venne costruita da Costantino sul luogo della sepoltura dell’apostolo Pietro. Come per molte altre chiese paleocristiane, fu lasciata in stato di decadenza fino al XV secolo quando, prima per decisione di Niccolò V e poi sotto il pontificato di Giulio II e su progetto di Bramante, nel 1506 iniziarono i lavori di ricostruzione. Alla morte di Bramante seguirono altri architetti famosi tra cui Michelangelo, incaricato a 72 anni nel 1547, il quale semplificò il disegno originario del Bramante e concepì quello che sarebbe stato il suo capolavoro architettonico assoluto: la cupola. Purtroppo Michelangelo morì prima di vederla terminata e toccò a Giacomo della Porta e Domenico Fontana portarla a compimento. La facciata della basilica, realizzata da Carlo Maderno nel 1614, è oggi visibile nei colori originali, dopo un accurato restauro del 1999. Preceduta da una scalinata a tre ripiani, è articolata da 8 colonne e pilastri che sostengono una trabeazione coronata da una balaustra. Il balcone centrale sopra il portico è la loggia delle Benedizioni, da dove il papa benedice la città e viene annunciata l'elezione del nuovo pontefice. La cupola michelangiolesca è una immensa calotta a doppio guscio rivestita di mosaici. Cinque porte in bronzo fungono da entrata alla basilica: l'ultima a destra è la Porta Santa, che si apre solo negli anni giubilari, la porta mediana ha grandiose imposte eseguite dal Filarete (1439-45) provenienti dalla basilica costantiniana. I battenti delle altre porte sono moderni, quelli dell’ultima a sinistra (la porta della Morte) sono di Giacomo Manzù. Nella navata centrale, presso la porta, si trova il disco dove Carlo Magno e gli altri imperatori si inginocchiavano per venire incoronati dal papa. La statua bronzea di san Pietro, probabilmente duecentesca, introduce alla grandiosa area al di sotto della luminosa cupola michelangiolesca, sorretta da quattro pilastri, alla base dei quali si ergono le statue volute da Urbano VIII. Al di sopra, quattro balconate berniniane custodiscono preziose reliquie della Chiesa. La visione ideale dell’interno e la percezione degli spazi e delle proporzioni si coglie bene da qui nei pressi dell'altare papale. Nel mezzo, sopra l’altare, si leva il Baldacchino bronzeo di Bernini (1624-33), che secondo l’opinione popolare avrebbe fuso i bronzi del Pantheon per realizzarlo. All’imponente opera (è alta 29 metri) collaborò anche Francesco Borromini per la parte architettonica. Tra i viticci delle colonne tortili si posano le api Barberini, mentre in alto, quattro angeli reggono festoni e altrettante volute si riuniscono a sostenere un globo dorato sormontato dalla croce. Dietro l’altare, nell’abside, lo sfondo è occupato dalla Cattedra di san Pietro, opera di Bernini (1656-65) che presenta un grande trono in bronzo dorato sorretto da 4 statue dei padri della chiesa alte 5 m. A destra della cattedra si trova il monumento di Urbano VIII di Bernini (1627-47) e a sinistra quello di Paolo III di Guglielmo della Porta (1551-75). Nel passaggio tra la III e la II cappella, nella navata a sinistra, si trova la tomba di Innocenzo VIII in bronzo dorato, opera del Pollaiolo (1498), che fu trasferita dall’antica basilica nel 1621. Nel transetto sinistro, nella Cappella della Madonna delle Colonne, una pala marmorea di Alessandro Algardi (Leone Magno incontra Attila, 1646-50) sovrasta l’altare con le reliquie del pontefice. Nell’arcata successiva si trova il monumento funebre di Alessandro VII (1672-78), un’opera fastosa di Bernini in marmi policromi. A metà della navata, la cappella della Presentazione accoglie due tra le opere più recenti della basilica: i monumenti di Giovanni XXIII di Emilio Greco (destra) e di Benedetto XV di Pietro Canonica (sinistra). Sotto l’arcata successiva si trovano i monumenti agli Stuart, su disegno di Filippo Barigioni, e una stele vagamente erotica di Canova in forma di stele (1817-19). Il coperchio di un antico sarcofago in porfido, forse appartenuto al sepolcro di Adriano, poi tomba di Ottone II, forma la conca del battistero. Nella prima cappella della navata destra ci troviamo di fronte il bellissimo e toccante gruppo marmoreo della Pietà di Michelangelo, che da secoli continua a impressionare e che è l’unica opera che porta la firma di Michelangelo (la trovate apposta sulla fascia che attraversa il petto della Vergine). È un’opera giovanile di Michelangelo (1498-99): quando la realizzò aveva solo 23 anni ma era già nel pieno possesso del virtuosismo tecnico e della maturità espressiva. Sul pilastro subito dopo la Pietà, il monumento funebre di Cristina di Svezia è opera di Carlo Fontana. Proseguendo, si arriva alla cappella S. Sebastiano che accoglie la tomba di papa Giovanni Paolo II e, poi, alla barocca e sontuosa cappella del SS. Sacramento con opere di Bernini, Borromini e Pietro da Cortona. Oltre la cappella, vicino al grandioso monumento di Gregorio XIII Camillo Rusconi, si trova la tomba di Gregorio XIV. Nel transetto destro, invece, il monumento di Clemente XIII (1784-92), con la statua del papa inginocchiato in preghiera, è uno dei lavori più riusciti di Antonio Canova.
Spiritualità
Basilica Papale di Santa Maria Maggiore

Basilica Papale di Santa Maria Maggiore

S. Maria Maggiore troneggia leggermente sopraelevata rispetto al tessuto stradale del rione Esquilino e, oltre a essere tappa lungo il Pellegrinaggio delle Sette Chiese, è una delle sei basiliche papali d’Italia, che rivestono un particolare rilievo nell’ambito della Chiesa cattolica. Fondata probabilmente nel V secolo da papa Sisto III, è l’unica tra le grandi basiliche romane a conservare l’originaria struttura paleocristiana, articolata in tre navate separate da 36 colonne. Risalgono al V secolo anche i preziosissimi mosaici che si ammirano nella navata centrale: il fregio che orna la trabeazione, i 36 riquadri soprastanti e il mosaico che decora l’arco trionfale. La basilica racchiude opere notevoli anche di epoche successive. Risalgono al ‘200 il grandioso mosaico dell’abside, realizzato da Jacopo Torriti (1295) e raffigurante l’”Incoronazione di Maria”, e gli affreschi dei profeti nel transetto, attribuiti a Pietro Cavallini, Cimabue o al giovane Giotto. Tre cappelle custodiscono sepolture illustri. Aperta alla fine del XVI secolo, la cappella Sistina di S. Maria Maggiore custodisce le spoglie dei papi Sisto V e San Pio V; di fronte e in asse con la Sistina, la cappella Paolina o Borghese, di inizio ‘600, racchiude i sepolcri di Clemente VIII e di Paolo V, sormontati da affreschi di Guido Reni. Nella successiva cappella Sforza (1564-73), disegnata da Michelangelo e costruita da Tiberio Calcagni e Giacomo Della Porta, riposano alti prelati. Il campanile della basilica, alto 75 metri, conserva l’aspetto romanico trecentesco e ha la particolarità di scoccare alcuni rintocchi ogni sera alle 21: è un’abitudine che nacque nel ‘500 quando, narra la leggenda, una misteriosa campana cominciò a suonare fuori dall’orario canonico per richiamare una pellegrina che si era smarrita per le strade di Roma. Per questo motivo la campana stessa è soprannominata “la Sperduta”.
Basilica di San Giovanni in Laterano

Basilica di San Giovanni in Laterano

S. Giovanni in Laterano è la cattedrale di Roma ed è una delle tappe, insieme a S. Pietro al Vaticano, S. Maria Maggiore, S. Paolo fuori le mura, S. Lorenzo fuori le mura, S. Croce in Gerusalemme e S. Sebastiano fuori le mura del Pellegrinaggio delle Sette Chiese, cammino ideato da San Filippo Neri nel XVI secolo. Dedicata a Giovanni Battista, Giovanni evangelista e al santissimo Salvatore, la basilica di S. Giovanni in Laterano fu costruita tra il 313 e il 318 per volere di Costantino su edifici precedenti e in seguito più volte restaurata. Domenico Fontana, ai tempi di Sisto V, aggiunse la loggia delle benedizioni, mentre Francesco Borromini intervenne sulle navate tra il 1646 e il 1657. Fu Alessandro Galilei, tra il 1732 e il 1735, a occuparsi dell’imponente facciata sormontata da 15 statue di 7 metri che raffigurano Cristo, san Giovanni Battista, san Giovanni Evangelista e i dottori della Chiesa. Nel portico, la porta centrale ha battenti di bronzo provenienti dalla Curia romana, mentre l’ultima porta a destra è la Porta Santa, aperta solo negli anni giubilari. Il vasto interno, a cui ha messo mano Borromini, è lungo 130 metri, presenta cinque navate e ha pavimento cosmatesco e soffitto ligneo del '500. Sono dello stesso Borromini anche le 12 edicole poste lungo la navata centrale, che accolgono le enormi statue di apostoli. Il monumentale tabernacolo, del 1367, accoglie le reliquie delle teste dei Ss. Pietro e Paolo. Dell’abside, rifatto nell’800 da Francesco Vespignani, è visibile il meraviglioso mosaico di Jacopo Torriti realizzato alla fine del XIII secolo con Cristo e la Gerusalemme celeste: i quattro fiumi che sgorgano dalla croce gemmata al centro rappresentano i Vangeli, le pecore e i cervi che si dissetano simboleggiano i fedeli. Infine il chiostro, su colonnine binate, fu costruito tra il 1215 e 1232 dai Vassalletto ed è un mirabile esempio d’arte cosmatesca.
Spiritualità
Basilica Papale San Paolo fuori le Mura

Basilica Papale San Paolo fuori le Mura

La basilica papale di S. Paolo fuori le Mura sorge relativamente lontano dal centro di Roma, fuori dalle Mura aureliane come dice il nome stesso della chiesa. Eppure è uno dei luoghi imperdibili per chi visita la Città Eterna. Non solo è la chiesa romana più grande dopo S. Pietro (cinque navate, 65 metri di larghezza, oltre 130 di lunghezza), ma è anche una delle basiliche cristiane di più antica fondazione, ornata da opere d’arte di assoluto rilievo: bellezze che si estendono anche all’adiacente abbazia benedettina di S. Paolo fuori le Mura, con la quale la basilica costituisce un unico complesso. Tuttora è proprietà extraterritoriale della Santa Sede, e non è certo un caso, perché si tratta di un luogo fondamentale per il Cristianesimo. Sorge infatti sul luogo dove fu sepolto san Paolo, la volle l’imperatore Costantino in persona e fu consacrata da papa Silvestro I attorno al 330. Riedificata nello stesso IV secolo, tra il 15 e il 16 luglio del 1823 fu distrutta da un incendio che ne risparmiò solo il transetto, l’arco santo e parte della facciata (che fu comunque demolita). Subito la basilica venne ricostruita con le stesse dimensioni e la stessa pianta, replicandone le decorazioni laddove non fu possibile salvare quelle originali. Il portale di destra conserva sul lato interno le porte bronzee dell’antica basilica, fuse a Costantinopoli nel 1070. All’interno, i capolavori sono il ciborio gotico sull’altare maggiore, opera del 1284 di Arnolfo di Cambio, forse aiutato da Pietro Cavallini, il grande mosaico dell’abside, che risale ai tempi di Onorio III (papa dal 1216 al 1227, lo si vede ritratto in forma minuscola ai piedi del Cristo benedicente), e il candelabro pasquale, realizzato nel XII secolo da Nicolò di Angelo e Pietro Vassalletto. Mosaici appartenuti alla chiesa medievale sono presenti anche sull’arco di trionfo. Sotto l’Altare Papale sono stati rinvenuti il sepolcro di san Paolo e resti della basilica costantiniana. Dal braccio destro del transetto si accede alla pinacoteca, con opere del ’500 umbro e dipinti del Bramantino e del Cigoli. Splendido è il chiostro, opera dei Vassalletto, che lo portarono a termine nel primo scorcio del ’200. Le sue colonnine binate presentano forme diverse, alcune con intarsi a mosaico, e vi sono conservati reperti appartenuti all’antica basilica e al sepolcreto Ostiense, una grande necropoli che si estendeva tra la rupe detta Roccia di San Paolo, poco distante dalla chiesa, e l’ansa del Tevere.
Il Cammino di S. Tommaso, dalla costa tirrenica alla costa adriatica

Il Cammino di S. Tommaso, dalla costa tirrenica alla costa adriatica

Il Cammino di S. Tommaso, che vi porta da Roma a Ortona attraversando gli Appennini, taglia in due la penisola inanellando una quantità eccezionale di patrimoni, paesaggi, ambienti, due parchi nazionali (Gran Sasso e Maiella) e quattro parchi regionali: Appia Antica, Castelli Romani, Monti Simbruini e Sirente-Velino. L’ispirazione è il pellegrinaggio che S. Brigida di Svezia, compatrona d’Europa, compì tra il 1365 e il 1368 dalla basilica di S. Pietro alla cattedrale di Ortona, custode delle reliquie di S. Tommaso. Il cammino moderno recupera questa millenaria tradizione ed è frutto dell’iniziativa di un gruppo di giovani ortonesi, appassionati di escursionismo, che nel 2013 hanno tracciato questo splendido itinerario “esperienziale” allo scopo di valorizzare le loro terre. Il tragitto lungo 316 chilometri è organizzato in 16 tappe, una al giorno: le lunghe in media dai 25 chilometri (le più pianeggianti) ai 15 circa quelle con un dislivello più impegnativo. Sul versante laziale dei monti Simbruini si tocca la vetta del Cammino, sul Monte Autore che misura 1855 metri, ma anche l’entroterra abruzzese prevede salite e discese impegnative. Per questa ragione il Cammino di S. Tommaso richiede un po’ di allenamento e pratica. In cambio, si ha la possibilità di muoversi in territori di bellezza intatta e poco battuti dal turismo, come alcuni borghi colpiti dal terremoto del 2009, come Fontecchio e Capestrano, oggi tornati all’antica bellezza. Fra le tappe legate alla spiritualità e alla cristianità, lungo il Cammino visiterete, oltre a numerosi santuari, luoghi rinomati come Castel Gandolfo, Albano Laziale e la mirabile Subiaco, e anche mete meno note, come l’abbazia di S. Liberatore a Maiella, immersa nel verde intorno a Manoppello, oppure l’oratorio di S. Pellegrino a Bominaco, detto “la Cappella Sistina d’Abruzzo”. Dal punto di vista naturalistico il Cammino non vi deluderà: racchiude, infatti, numerose sorprese fra cui i panorami dalle Pagliare di Tione e le fiabesche sorgenti del torrente Lavino. Alcune località come Subiaco, Rocca di Mezzo, Tagliacozzo, Manoppello, ben servite dai mezzi pubblici, possono essere usate come base di partenza e di arrivo per chi voglia compiere solo una parte del Cammino. Tutto il tracciato è affiancato da strutture dedicate all’accoglienza.
Spiritualità
Passo dopo passo sul Cammino di Celestino in Abruzzo

Passo dopo passo sul Cammino di Celestino in Abruzzo

Il Cammino di Celestino è un “grande” viaggio a tappe in Abruzzo, che ricalca il pellegrinaggio del vecchio eremita della Maiella, Pietro Angelerio . Nel luglio del 1294 Pietro, dall’eremo del Morrone, a dorso di un asino e scortato da Carlo D’Angiò, raggiunse L’Aquila per essere incoronato Papa con il nome di Celestino V, nella Basilica di Collemaggio. Giorni di straordinari cambiamenti che avrebbero lasciato un segno indelebile nella Chiesa cattolica. Il Cammino Grande di Celestino si articola su percorsi più o meno lunghi e impegnativi. Il più esteso collega L'Aquila a Ortona, su una distanza di 225 chilometri, per almeno 13 giorni di cammino. Ci sono anche varianti meno difficoltose, come quelle che partono da l'Aquila fino a Serramonacesca (170 chilometri, in almeno 10 giorni) o quella da Sulmona ad Ortona (150 chilometri, in almeno 9 giorni). Il cammino è stato inserito nel Catalogo dei cammini religiosi italiani del Ministero del Turismo e nel 2023 il Touring Club Italiano ha certificato il tratto del cosiddetto “Cammino classico” di Celestino che qui ripercorriamo. Si attraversano spettacolari paesaggi abruzzesi, dominati dal monte Morrone e dalla Majella. Si parte da Sulmona e si arriva a Serramonacesca: 95 chilometri, 6 tappe e altrettanti giorni di tragitto. Lo si può percorrere sempre, tranne nella stagione invernale per non imbattersi nella neve, ovviamente con tutta l’attrezzatura da media montagna, certi anche di non smarrirsi perché qui la segnaletica è frequente e ben visibile.
Cammini
Il cammino della Via Romeo Germanica

Il cammino della Via Romeo Germanica

Ci crederesti se ti dicessimo che camminando puoi attraversare lentamente 3 Paesi europei? La Via Romea Germanica, entrata nel 2020 tra le Rotte Culturali Europee, è un Cammino che si snoda per circa 2.200 chilometri da Ausburg a Roma, attraversando 3 Paesi: Germania, Austria ed Italia. Consiste in un lungo ed appassionante viaggio alla scoperta del percorso affrontato nel Medioevo dall’Abate Alberto di Stade. Sapevi che lo ha minuziosamente trascritto in un “diario di bordo” chiamato Annales Stadenses? Per scoprire le sue tappe segrete, prendi lo zaino e..partiamo! Da Ausburg attraversiamo la Germania e l'Austria per giungere poi in Italia. Qui, visiteremo Vipiteno, Bolzano e Bressanone, rimanendo abbagliati dalla bellezza delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO. Faremo un salto anche nella meravigliosa Trento con il suo Castello del Buonconsiglio fino ad arrivare nell’incontaminata Valsugana. Ci immergeremo poi nell’incantevole paesaggio dei Colli Euganei arrivando fino alla deliziosa Padova e poi a Ferrara patrimonio UNESCO, con i suoi tesori rinascimentali. Dopo aver fatto tappa a Ravenna con le sue meraviglie bizantine Patrimonio UNESCO, la Via entrerà in Appennino ed incontreremo le Foreste Casentinesi che ci avvolgeranno in un senso di pace facendoci arrivare fino alla splendida Arezzo. Ci accoglierà poi l’Umbria con le sue meraviglie uniche come il Lago Trasimeno e la città di Orvieto. Lo vedi in lontananza? Siamo entrati nel Lazio. Il percorso si ricongiunge alla Via Francigena facendoci arrivare fino a Civita di Bagnoregio e Viterbo, città dei Papi. Ultimo sforzo…siamo arrivati a Roma, nella scenografica Piazza San Pietro. Il nostro straordinario viaggio attraverso l’Europa termina qui.
Spiritualità
Verso Roma sul cammino dei pellegrini: la Romea Strata

Verso Roma sul cammino dei pellegrini: la Romea Strata

Il pellegrinaggio è un’occasione per ritrovare se stessi camminando in silenzio, condividendo la fatica con altri viandanti, aprendosi all’incontro e allo stupore di fronte alla bellezza dei paesaggi naturali e dell’opera dell’uomo. In occasione del Giubileo 2025, le tre Vie Romee maggiori sono state riorganizzate per invitare i fedeli al recupero di questa antica pratica e ad arrivare a Roma, sulle tombe dei santi Pietro e Paolo, a piedi o in bicicletta. Una delle tre vie è la Romea Strata, la rotta che nel medioevo portava in Italia i pellegrini provenienti dalle odierne Repubbliche baltiche, dalla Polonia, dalla Boemia e dall’Austria. In realtà, più che una strada, la Romea Strata è un sistema di vie. Il ramo italiano principale, noto come Romea Allemagna, scende da Tarvisio attraverso il Friuli. A Concorda Sagittaria piega a ovest, proseguendo come Romea Annia; in Veneto intercetta le “varianti” che provengono dalla Slovenia, dall’Alto Adige, da Verona e Bassano. Poi continua in Emilia e Toscana lungo l’antica Via Romea Nonantolana Longobarda, valicando l’Appennino sul passo della Croce Arcana. All’altezza di Fucecchio si innesta nella Via Francigena, un’altra Via Romea maggiore, e la segue fino a Roma. È dunque un tragitto lunghissimo, oltre 1000 km, sul quale si incontrano innumerevoli luoghi degni di nota. Per farlo tutto ci vorrebbero quasi due mesi. Questo itinerario è più breve ed è dedicato al ramo principale della strada e vi condurrà verso alcune mete, sulla base del valore religioso e simbolico e dell’importanza storicamente loro attribuita dai pellegrini: Tarvisio con il santuario del Monte Lussari; Venezia e Padova, dove riposano le reliquie degli evangelisti Marco e Luca; Nonantola e la sua abbazia, snodo chiave della strada che custodisce i resti di san Silvestro e di altri santi; Pistoia, dove la Romea Strata incontra idealmente il Cammino di Santiago; e Bolsena, città di santa Cristina e del Miracolo eucaristico, già sulla Via Francigena. Queste 6 mete rientrano ufficialmente tra i luoghi giubilari della Romea Strata e del tratto di Francigena da Fucecchio a Roma. In ciascun luogo giubilare, chi arriva dopo aver percorso due tappe consecutive a piedi o in bici può ottenere un Miliarium, da apporre sulla propria Credenziale del pellegrino. Collezionando 3 Miliarium, una volta arrivati in Vaticano si ottiene il Testimonium che ufficializza il compimento del pellegrinaggio. Altri luoghi giubilari sul tragitto principale della Romea Strata sono Venzone, Concordia Sagittaria, Monselice, Montagnana, Badia Polesine, Fanano, Fucecchio, Abbadia S. Salvatore e Bassano Romano; sulle varianti, Cercivento, Aquileia, Rovereto, Vicenza, Verona.
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