Piazza del Duomo
Si parte dal più antico della città, il cosiddetto “pulpito perduto” della cattedrale di S. Zeno. Prima di accedere al maestoso interno, vale la pena dare uno sguardo a questa piazza, che riunisce i principali luoghi del potere religioso e civile: oltre alla cattedrale, vi sorgono infatti il battistero di S. Giovanni-Corte, il palazzo vescovile, il palazzo del Podestà e il palazzo del Comune. Si tratta di strutture che definiscono un quadro architettonico di rara armonia, esaltato dalla studiata illuminazione notturna. Un cenno merita anche la possente torre di Catilina (alta 30 metri), all’angolo con via Tomba, chiamata così perché sarebbe stata eretta sul luogo di sepoltura del congiurato romano, famigerato antagonista di Cicerone, fuggito in Etruria e ucciso in battaglia nel 62 a.C. Piazza del Duomo ospita oggi un vivace mercato il mercoledì e il sabato mattina ed è, infine, il cuore degli eventi del luglio pistoiese, tra cui la Giostra dell’Orso (25 luglio, festa di S. Jacopo), rievocazione dell’antico palio, e il Pistoia Blues Festival.
Il pulpito della cattedrale di S. Zeno
Prototipo del romanico pistoiese, la cattedrale di S. Zeno fu eretta nell’XI secolo sulle fondamenta di un edificio sacro antecedente al 1000 e rivela nella sua struttura gli interventi succedutisi nei secoli (XVI-XVII secolo). All’esterno, nella volta e nella lunetta del portale attirano lo sguardo preziose decorazioni in terracotta invetriata di Andrea della Robbia (1505). Una volta all’interno, semplice e maestoso al tempo stesso, dirigetevi subito alla grande cappella del Crocifisso, fulcro della visita alla cattedrale in quanto custode dei due capolavori che formano il tesoro di S. Jacopo: il reliquiario, compiuto nel 1407 dalla bottega di Lorenzo Ghiberti, e l’altare argenteo di S. Jacopo, sublime opera di oreficeria gotica realizzata a sbalzo a più mani e a più riprese da orafi pistoiesi e fiorentini tra il 1287 e il 1456, con l’intervento, tra gli altri, di Filippo Brunelleschi. Per raggiungere il più antico tra i pulpiti di Pistoia, o, meglio, ciò che ne resta, bisogna scendere nella cripta, dove sono conservate 2 sole lastre, che raffigurano rispettivamente la Visitazione e l’Ultima cena insieme alla Cattura di Gesù. Questo “pulpito perduto” era il pergamo scolpito dal pisano Maestro Guglielmo nel XII secolo, ma le cui prime tracce risalirebbero addirittura al 1043. La struttura originaria era probabilmente quadrangolare, caratterizzata dai tipici leoni stilofori, simbolo di Cristo, collocati alla base delle colonne; venne smantellata nel tardo ’500 dopo il Concilio di Trento (1545-1563) e sostituita da quella attualmente visibile, disegnata da Giorgio Vasari.
Il pulpito della chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas
Pistoia conobbe un primo importante sviluppo urbano nel VII secolo, quando fu eretta la prima cerchia di mura. Attorno al 1130 venne innalzata una seconda cerchia per comprendere una città le cui dimensioni si erano più che raddoppiate, mentre la terza cortina difensiva venne elevata nel 1306 per fronteggiare gli attacchi dei fiorentini. Il secondo pulpito del nostro itinerario si trova nella seconda cerchia all’interno della chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas, come indica il nome stesso, appunto, fuori del primo perimetro. La potete raggiungere a piedi in pochi minuti passando per via Cavour o per via S. Matteo, circa 250 metri in tutto andando verso sud. A navata unica con copertura a capriate, la chiesa custodisce preziose opere del XII-XIV secolo, tra cui il pulpito scolpito nel 1270 da fra Guglielmo da Pisa, allievo di Giovanni Pisano, alla cui bottega è invece attribuita l’acquasantiera (fine XII secolo). Originariamente i bassorilievi presentavano uno sfondo di vetro policromo lavorato con foglia d’oro, che catturava la luce conferendo maggior risalto alle figure. Oggi questa decorazione è quasi totalmente scomparsa, anche se ne sopravvivono dei frammenti. Le figure del pergamo, che rappresentano gli Evangelisti e illustrano alcune scene del Vangelo, si caratterizzano per un realismo e una plasticità che rimandano allo stile del maestro dell’artista, a cui si deve il pulpito forse più celebre della città, quello di S. Andrea.
Il pulpito della chiesa di S. Andrea
Un altro prototipo del romanico pistoiese, la chiesa di S. Andrea si affaccia sull’omonima via, di fronte al palazzo Fabroni, oggi sede del Museo del Novecento e del Contemporaneo. La si raggiunge in circa 5 minuti procedendo verso nord dal duomo. Di fondazione longobarda, assunse l’aspetto attuale nella seconda metà del XII secolo. Il solenne interno a basilica custodisce uno straordinario pergamo, opera di Giovanni Pisano. Completato nel 1301, ricalca lo stile dei pulpiti eseguiti dal padre Nicola per il battistero di Pisa nel 1260 e per la cattedrale di Siena nel 1268, e richiama quello che lo stesso Giovanni realizzerà in seguito per il duomo di Pisa nel 1310.
Il pulpito è decorato con Storie della vita di Cristo ed è sorretto da 7 colonne di porfido che poggiano su leoni, una figura ricurva che evoca l’uomo schiacciato dal peccato e una base attorniata dal grifone, dall’aquila e dal leone, simboli di Cristo. Gli elementi scolpiti e le scene raffigurate rivelano una complessità inedita e richiedono tempo e attenzione per essere comprese e apprezzate al meglio. La chiesa è piuttosto buia e, poiché l’illuminazione è a pagamento, suggeriamo di munirsi di monetine. A una decina di minuti a piedi potete raggiungere la Madonna dell’Umiltà, bella basilica rinascimentale che conserva un affresco ritenuto miracoloso.
Fuori le mura cittadine, sulla valle del Vincio, a un quarto d’ora di auto dal centro di Pistoia, sorge la pieve di S. Michele a Groppoli, risalente al XII secolo. Qui è custodito l’omonimo pulpito, attribuito alla scuola di Biduino e databile al 1193 circa, dunque il più antico tra quelli giunti completi fino a noi.
Si tratta di un pulpito romanico di forma quadrangolare sorretto da leoni, con formelle istoriate raffiguranti scene molto affollate, come nel caso dei pannelli superstiti di quello perduto di S. Zeno (che presentava probabilmente un impianto simile). Anche il pulpito di Groppoli era in origine più ampio, ma la sua ricollocazione ha determinato la ridistribuzione delle lastre sopravvissute, che raffigurano la Visitazione, l’Annuncio a Zaccaria, l’Annuncio ai pastori e la Fuga in Egitto.
Il pulpito della chiesa di S. Bartolomeo in Pantano
Sempre all’interno della seconda cerchia, ma 300 metri a nord di piazza del Duomo, si erge la chiesa di S. Bartolomeo in Pantano. Il nome evoca la natura paludosa del terreno su cui sorse. Già documentata nel 726, deve le attuali forme romanico-pistoiesi alla ricostruzione del 1159. L’interno a tre navate conserva il prezioso pulpito iniziato da Guido Bigarelli da Como attorno al 1240 e completato una decina d’anni più tardi. Il pulpito è stato in realtà oggetto di diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, e la configurazione attuale è recentissima, del 1976. Rettangolare, come da tradizione per i pulpiti romanici, è arricchito da sculture raccolte in formelle che narrano Storie della vita di Cristo. Le figure allineate nello spazio appaiono piuttosto espressive e già proiettate nel gotico. I due leoni alla base simboleggiano Cristo, mentre il personaggio sotto il leggio sinistro sormontato dall’aquila di S. Giovanni che schiaccia un volto demoniaco è un’allegoria del Vangelo che trionfa sul Male. Una volta usciti dalla chiesa, lungo la strada per raggiungere la chiesa di S. Andrea, in piazza Papa Giovanni XXIII si trova il Museo dello Spedale del Ceppo: noterete immediatamente il fregio e i tondi in terracotta invetriata sulla facciata dell’edificio storico.