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Arte e cultura
Carducci in Toscana.

Orizzonti poetici: i luoghi di Giosuè Carducci in Toscana

Tipologia
Percorso in auto
Durata
4 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

Dalla Versilia alla Maremma, dal sud del Senese al Valdarno: ripercorrere i passi della giovinezza raminga di Giosuè Carducci, premio Nobel per la Letteratura nel 1906, è il modo ideale per esplorare la ricchezza paesaggistica della Toscana. Si parte dalla Versilia, ma non quella esuberante dei beach club e del turismo VIP: alle spalle della costa, tra le pareti rocciose, scoprirete un mondo a parte, fatto di piccoli paesini incastonati tra le pareti rocciose che anticipano le Alpi Apuane. Ci si sposta poi nell’Alta Maremma, la terra dei “dolci colli” rievocati dal poeta. Tra Bolgheri e Castagneto Carducci si distende la pianura, ricoperta di vigneti, uliveti e pinete ombrose. Di questi luoghi, sfondo ai giochi dell’infanzia, Carducci serbò sempre un tenero ricordo, sentitamente ricambiato, come dimostra il parco letterario istituito in suo onore.
Nell’entroterra toscano, prima senese e poi pisano, scoprirete i luoghi dell’adolescenza e della prima età adulta del vate d’Italia, a partire dalla natura incontaminata del monte Amiata e dai suoi suggestivi paesini. Chiudono l’itinerario le architetture sospese di San Miniato, perla del Medioevo toscano, dove Carducci visse per qualche mese da bohémien mentre insegnava nel ginnasio locale.

Giorno 1

La Casa natale di Giosuè Carducci e la sua Versilia

Pietrasanta, piazza del Teatro

Seguendo l’itinerario biografico di Giosuè Carducci scoprirete una Versilia diversa, che preserva ancora paesaggi senza tempo, punteggiati da placidi paesini immersi nel verde, lontani dai riflettori e dalle frequentate rotte turistiche lungo la costa tirrenica. Nelle strette valli incuneate tra le vertiginose pareti di roccia che annunciano gli aspri paesaggi delle Alpi Apuane, sono ben 3 i borghi che possono vantare un legame con il poeta. Valdicastello (dal 1950 ufficialmente Valdicastello Carducci) custodisce la casa natale di Giosuè Carducci: nel marzo del 1907, un mese dopo la sua scomparsa, l’abitazione venne dichiarata monumento nazionale e in seguito adibita a museo. Potete visitarla accompagnati da una guida, che vi condurrà attraverso il bel giardino interno e lungo gli autentici ambienti perfettamente conservati, tra ricordi e cimeli.

Poco più a nord, all’imbocco di una vicina valle si trova Seravezza, dove la famiglia Carducci soggiornò per un breve periodo. Seguendo i tornanti che si addentrano tra le montagne passerete accanto al Palazzo Mediceo, elegante dimora signorile riconosciuta come Patrimonio UNESCO. Ancora qualche chilometro e raggiungerete Pontestazzemese: qui, in località Fornetto, una lapide testimonia la presenza del Carducci fanciullo prima del trasferimento in Maremma. Siamo al limitare del Parco Regionale delle Alpi Apuane, noto per la ricchezza floristica e faunistica, ma soprattutto per il patrimonio geologico, che ne ha fatto il centro di un’intensa attività estrattiva: lo stesso Michele Carducci, padre di Giosuè, lavorava come sanitario presso una società mineraria francese specializzata nell’estrazione del piombo argentifero. 

Il poeta sarebbe poi tornato in Versilia un paio di volte in età matura, nel giugno del 1877 e nel marzo del 1890 (in occasione dell’escursione a Valdicastello), per visitare i parenti a Pietrasanta, che in una lettera descrisse così: “Bellissima cittadina, con una piazza unica, una cattedrale da gran città, e, a sfondo, le Alpi Apuane. E che paese all’intorno! Che monti, che verde, che ombre, che fiumi, che ruscelli risonanti freschi sotto i castagni e gli olivi e gli aranci e le cave de’ marmi da tutte le parti fra il verde!”

Giorno 2

Bolgheri

Bolgheri

Quel tratto della Maremma che va da Cecina a San Vincenzo, è il cerchio della mia fanciullezza e della mia prima adolescenza. Ivi vissi, o, per meglio dire, errai, dal 1838 all’Aprile del 1849”. Nel 1838 i Carducci lasciarono la Versilia per l’allora Maremma pisana (ora Maremma livornese, o Alta Maremma), all’epoca non ancora la bucolica regione carezzata dal sole e dalla brezza marina. Piuttosto la Maremma amara degli acquitrini paludosi e della malaria, dove le opere di bonifica erano appena agli esordi. La decennale permanenza maremmana ha rappresentato per Carducci, che qui iniziò a comporre i primi versi, una parentesi di tranquillità rispetto alle costanti peregrinazioni della famiglia.
Agli inizi del ’700 nel cuore della pianura venne edificato l’oratorio di S. Guido (ora racchiuso fra i due tracciati della via Aurelia). Poco lontano inizia il viale dei Cipressi, quei “cipressi che a Bólgheri alti e schietti / Van da San Guido in duplice filar”, come cantato nell’ode “Davanti San Guido”, ispirata al poeta da un viaggio in treno di passaggio per i luoghi dell’infanzia. Seguite il percorso rettilineo salendo dolcemente per circa 4 km fino alle prime case di Bolgheri e al castello, la cui torre merlata segna l’ingresso al borgo. Tanto la strada quanto il maniero sono legati ai Della Gherardesca: il primo venne abbellito con gli affusolati alberi per volontà del conte Guidalberto; il castello fu per secoli proprietà della famiglia. A pochi passi, nella piazzetta centrale si trova la rustica palazzina dove risiedevano i Carducci e proprio di fronte è collocata una ridente statua di Lucia, l’amata nonna del poeta. 

Giorno 3

Castagneto Carducci

Scorcio di Castagneto Carducci

A causa delle convinzioni progressiste del capofamiglia e dei conseguenti attriti con la parte più conservatrice della popolazione, i Carducci dovettero trasferirsi a Castagneto (ora Castagneto Carducci), che oggi è il cuore del Parco letterario dedicato al poeta: visitate il Centro Casa Carducci e il Museo Archivio.
Dopo gli spunti letterari, passeggiate per le stradine del borgo e salite fino al castello dei Della Gherardesca con la bella la chiesa di S. Lorenzo.
Scendendo nuovamente verso la pianura in direzione del mare, sulla sommità di un’altura si scorge la
torre di Donoratico, citata da Carducci in “Avanti! Avanti!” come dimora del celeberrimo conte Ugolino incontrato da Dante all’inferno.

Giorno 4

Celle sul Rigo e “le vie del Carducci”

Centro storico di Piancastagnaio

L’itinerario prosegue nell’estremità meridionale della provincia di Siena, nelle terre in cui i Carducci si trasferirono nel 1851 dopo un breve intermezzo fiorentino. La prima tappa è nella Valdichiana senese, a Celle sul Rigo, frazione di San Casciano dei Bagni abbarbicata su un’altura da cui si aprono ariose vedute sui colli della val d’Orcia e sul possente profilo del monte Amiata. Il giovane Giosuè si divideva tra la casa paterna e le sedi dei suoi studi superiori, Firenze prima e poi Pisa. A lui è stato dedicato il percorso “Le vie del Carducci”, breve circuito di 2,5 km che si snoda lungo il declivio a nord dell’abitato di Celle sul Rigo ricalcando le passeggiate del poeta in erba; dopo la scampagnata vale la pena gustare un piatto di pici, orgoglio gastronomico locale celebrato anche da una sagra che ha ormai superato il mezzo secolo di vita.

Se desiderate concedervi un momento di relax, deviate su San Casciano dei Bagni, rinomata località termale fin dai tempi dei romani e insignita della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Un altro luogo carducciano si trova alle falde del monte Amiata, a Piancastagnaio. Addentratevi nel cuore medievale su cui torreggia la rocca aldobrandesca: nei vicoletti racchiusi tra case in pietra si cela la lapide commemorativa che segnala la casa dei Carducci.

San Miniato: la breve stagione nel Valdarno

San Miniato

Nell’ottobre del 1856 Carducci, assieme a due compagni di studi, arrivò a San Miniato (allora San Miniato al Tedesco) per insegnare nel ginnasio locale. Fu una stagione breve, ma a suo modo memorabile, ricca di aneddoti e avvenimenti, che lo stesso poeta avrebbe poi riportato in un salace testo autobiografico, “Le risorse di San Miniato”. A dir la verità, il giovane docente non era interessato al fascino discreto del borgo o al suo particolarissimo impianto urbano. Il futuro premio Nobel aveva nostalgia piuttosto del vivace ambiente culturale fiorentino e riteneva il proprio impiego poco stimolante e mal pagato. Per combattere il tedio, trascorreva le serate al Caffè Micheletti (oggi Caffè Bistrot Bonaparte) o a far baldoria con i coetanei samminiatesi nella Casa dei maestri, l’abitazione condivisa con i due colleghi insegnanti, oggi indicata da un’epigrafe al civico 13 di via Carducci. Da qui nacque una certa ostilità degli abitanti di San Miniato, cordialmente ricambiata da Carducci. Tuttavia, alla morte del poeta, il comune decise comunque di celebrarlo con un busto bronzeo nei giardini Bucalossi. Agli eccessi di gozzoviglia è legato anche l’esordio letterario ufficiale del poeta: rimasto in una difficile situazione economica, su consiglio di un amico diede alle stampe la sua prima raccolta di rime e “coll’intendimento onesto e l’ardita speranza” confidò in seguito di pagare i suoi debiti.
Prima di trasferirsi a San Miniato, Carducci aveva trascorso l’estate nella vicina Santa Maria a Monte, “la fiorita collina tosca” dove risiedeva allora la famiglia. Al borgo è dedicato il sonetto “O cara al pensier mio terra gentile”, in cui si accenna ai due eventi luttuosi che avvennero proprio qui: il tragico suicidio del fratello minore Dante a seguito di una lite con il padre, e la morte a breve di distanza di quest’ultimo, che a lungo venne sospettato di essere il vero assassino del figlio. Dal 2003 presso l’abitazione dei Carducci è stato inaugurato il Museo Casa Carducci, spazio espositivo per la collezione “Tenero Gigante” di Antonio Possenti, selezione di dipinti ispirati ai versi del vate.

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