Basilica di S. Frediano
Partiamo da un “inedito”, la torre campanaria della basilica di S. Frediano, tornata agibile in tempi recenti a seguito di uno scrupoloso intervento di restauro. Prima di tutto esplorate la chiesa, che oltre a custodire sei secoli di capolavori artistici, conserva le spoglie di ben tre santi: santa Zita, san Frediano e san Riccardo del Wessex, morto in città durante un pellegrinaggio a Roma nell’VIII secolo. Poi il percorso di visita vi condurrà su per i quasi 200 gradini della scalinata in pietra: Lucca vi si svelerà a poco a poco grazie all’armoniosa variazione delle aperture, che crescono di numero man mano che si procede verso il cielo, passando dalle strette monofore del livello più basso alle ariose quadrifore degli ultimi due piani. Arrivati alla sommità, mantenuta come un piccolo angolo di Medioevo in legno e mattoni, da un’altezza di oltre 55 metri potrete godere di uno dei più completi panorami sulla città, dallo splendido giardino di palazzo Pfanner al profilo dei monti Pisani; a nord, oltre il fiume Serchio e la piana di Lucca, riuscirete a intravedere il profilo delle Alpi Apuane. Sporgendovi leggermente compariranno anche i due chiostri del Real Collegio, l’antico convento della basilica ora convertito a polo culturale e spazio per eventi, che in autunno ospita Il Desco, rinomata manifestazione enogastronomica dedicata ai sapori del territorio lucchese. Alzando lo sguardo potrete invece apprezzare la fedele copia della campana di santa Zita, il cui originale, risalente al 1223, è anch’esso conservato nella torre: si tratta dell’unica ancora esistente tra quelle che secondo la tradizione suonarono spontaneamente alla morte della santa.
Torre Guinigi
Inoltrandosi nel centro storico si passa dal sacro al profano, da un luogo di culto a un simbolo del potere aristocratico, la torre Guinigi. Se avete già avuto modo di ammirare Lucca dall’alto, sicuramente non vi sarà sfuggita la peculiarità dell’edificio, del resto ben visibile (e inconfondibile) anche dal basso, ossia lo sbuffo di lecci che affiora dalle murature in mattoni sulla cima. Si racconta che uno degli alberi venne piantato personalmente da Paolo Guinigi, signore della città per 30 anni, e che la morte di quest’ultimo nel 1432 sarebbe stata preannunciata dall’appassire repentino della pianta. Secondo un’altra leggenda, nel boschetto dimorerebbe lo spirito della seconda moglie di Paolo, Ilaria del Carretto, ancora in attesa del marito. Un luogo, dunque, dall’aura quasi magica, come avvertirete dopo aver salito l’ultimo dei 230 scalini che portano alla sommità: la vista su tetti, viuzze, monumenti e sull’ovale di piazza dell’Anfiteatro è già di per sé suggestiva, ma è in primo luogo proprio nell’originale giardino pensile che risiede il fascino della torre, lodata anche dall’illustre critico d’arte vittoriano John Ruskin.
Torre delle Ore
Costeggiando caseggiati medievali e incantevoli piazzette, il tracciato rettilineo di via S. Andrea fende un intrico di vicoli e vi conduce nel cuore del centro storico, dove incrocia via Fillungo, su cui affaccia un’altra icona lucchese: la slanciata torre delle Ore (o dell’Orologio) che, assieme alla torre Guinigi, è l’unica tra le decine di case-torri gentilizie un tempo svettanti sulla città a essere sopravvissuta alle demolizioni o ai ridimensionamenti attuati entro il XVI secolo. Per secoli passata di mano in mano tra grandi famiglie cittadine, si è salvata dalla “decapitazione” diventando a fine ’400 proprietà comunale, e ovviamente grazie alla sua fondamentale funzione: fin dal 1390 scandisce infatti il tempo della città. Per un panorama a 360 gradi su Lucca, salite gli ultimi gradini (sono 207 in tutto) seguendo il ritmato ticchettio degli ingranaggi che avviano il meccanismo settecentesco, notevole esempio di ingegneria orologiaia. Anche la torre delle Ore vanta una propria leggenda dedicata, inevitabilmente associata allo scorrere del tempo: protagonista la giovane nobildonna Lucida Mansi, che nel ’600 avrebbe venduto l’anima al diavolo così da conservare inalterata la propria avvenenza per 30 anni. Alla mezzanotte dell’ultimo giorno concessole, la donna si sarebbe inutilmente precipitata lungo la stretta scala che conduce alla sommità della torre, per impedire alla campana di battere l’ora della sua morte.
Cattedrale di S. Martino
La ricerca di prospettive sopraelevate sulla città ci conduce ora alla cattedrale di S. Martino, il mirabile duomo cittadino che sorge a ridosso delle mura meridionali, una collocazione inaspettata per un luogo di culto di tale importanza. Presso l’angolo sud-occidentale della facciata s’innalza il campanile, accessibile dal chiostro. Aperto nel 2016 dopo una campagna di restauro, con i suoi quasi 60 metri detiene la palma di più alto edificio cittadino. Prima di intraprendere la salita dei 217 scalini, ammirate la torre nel suo complesso, poderosa struttura impreziosita dal contrasto tra la scura pietra di Guamo della parte più bassa e il calcare bianco degli archetti pensili e della cella campanaria, coronata da candide merlature a coda di rondine (i cosiddetti merli ghibellini). Salendo verso la sommità potrete godere di una visuale privilegiata sulla facciata del duomo e sulle raffinatissime loggette sostenute da file di colonnine tutte diverse tra loro; soffermatevi a scoprire i dettagli delle elaborate decorazioni scolpite e intarsiate.
Chiesa dei Ss. Giovanni e Reparata
Dalle nuvole al sottosuolo: dedichiamo il secondo giorno dell’itinerario alla scoperta della Lucca ipogea. Riprendiamo la camminata non lontano da dove l’avevamo interrotta, per attraversare la piazzetta antistante al duomo e raggiungere la chiesa dei Ss. Giovanni e Reparata. Prima storica cattedrale cittadina, si propone oggi allo sguardo dei visitatori con il suo vestito barocco seicentesco, all’interno del quale scoprirete un patrimonio antico di millenni. Sotto l’edificio si estende infatti un vasto complesso archeologico, istantanea su 12 secoli di evoluzione architettonica e urbanistica lucchese. In un’atmosfera resa ancora più solenne dalla leggera penombra e dalla quiete della chiesa soprastante, il percorso sotterraneo procede lungo passerelle metalliche, lambendo testimonianze comprese tra il II secolo a.C. e l’XI secolo d.C. Alla fase romana risalgono i resti di una domus e di un impianto termale, ai quali si sono affiancati con successive stratificazioni la basilica paleocristiana, sepolture di epoca longobarda, il presbiterio e la cripta altomedievali. Tra i reperti più affascinanti riportati alla luce dagli scavi si segnalano i lacerti degli antichi mosaici pavimentali e il maestoso fonte battesimale altomedievale, ornata con marmi policromi a motivi geometrici; al periodo romanico (XI secolo) appartiene invece una parete decorata con graffiti riecheggianti la leggenda di santa Reparata. Se dopo la visita ai sotterranei sentite il bisogno di una boccata d’aria fresca, potete salire di quota inerpicandovi lungo la stretta scala che porta alla cima del campanile: la vista non ha nulla da invidiare rispetto alle altre torri lucchesi più celebrate e, anzi, permette di godere di una magnifica veduta complessiva sul duomo.
Domus Romana “Casa del fanciullo sul delfino”
Il viaggio alla scoperta dei tesori celati sotto la città continua sempre all’insegna dell’eredità romana. Per raggiungere la prossima tappa dobbiamo riattraversare il centro storico puntando verso nord; lungo il tragitto s’incontra la chiesa di S. Michele in Foro, che torreggia sulla piazza omonima, ubicata in corrispondenza del cuore politico e religioso dell’antica Luca. Ancora qualche minuto e si raggiunge il maestoso portale di palazzo Orsucci, ingresso alla Domus Romana “Casa del fanciullo sul delfino”. Il sito è un esempio lampante dell’eccezionale ricchezza che contraddistingue il patrimonio storico-archeologico nazionale, che spesso riemerge dall’oblio imprevedibilmente, come in questo caso, quando durante una ristrutturazione dello stabile sono state scoperte in modo fortuito le strutture murarie di una tipica abitazione romana. Questo e altri rinvenimenti, tra cui il fregio che ha ispirato il nome del percorso di visita, sono ora esposti in situ. Ma non si vive di sola cultura: se volete scoprire come si mangiava ai tempi di Cicerone e Cesare, gli intimi ambienti dell’esposizione fanno da sfondo a degustazioni di vini e pietanze ispirati alla cucina dell’antica Roma.
Mura di Lucca
Un viaggio a Lucca non può dirsi completo senza un’escursione alle mura. Emblema cittadino, passeggiata panoramica, monumento storico: la cinta muraria è questo e molto di più. Se ormai da due secoli baluardi e camminamenti si sono trasformati in un incantevole parco urbano con prospettiva sopraelevata sull’abitato, al di sotto dei bucolici viali pedonali si snoda un percorso meno battuto, fatto di sortite, gallerie e vasti ambienti voltati, dove tra le severe murature in laterizio immerse nella penombra riecheggia ancora la memoria dell’originaria funzione militare. Sono diversi i punti da cui potete partire per inoltrarvi in questa Lucca sotterranea e inconsueta, che gli instancabili fermenti cittadini stanno valorizzando come poli culturali. Di recente inaugurazione è la mostra permanente Ri-Conoscere le Mura presso il sotterraneo del baluardo S. Croce, un percorso multimediale dedicato alla storia e alle curiosità dell’opera difensiva. Proseguendo verso la punta nord-orientale, superate i grandi saloni del baluardo di S. Martino per scendere nei sotterranei del baluardo S. Pietro: se siete patiti di dame, cavalieri, giullari e saltimbanchi, non perdetevi le manifestazioni del Settembre Lucchese, quando l’ambiente ipogeo ospita il Mercato medievale della S. Croce. Settembre è anche il periodo di Murabilia, importante mostra-mercato dedicata giardinaggio; da oltre una ventina d’anni l’evento riveste per tre giorni di ricercate varietà vegetali il baluardo di S. Regolo, fortificazione del settore meridionale all’interno del quale potrete accedere dal vicino Orto Botanico.