Bisceglie
Bisceglie ha un fascino particolare, che nasce dal suo essere insieme una città di mare e una città di terra. È legata al suo porto e alla tradizione della pesca tanto quanto alle fertili campagne che si stendono alle sue spalle, dove tra uliveti rigogliosi spuntano torri medievali di avvistamento, chiesette rurali e perfino alcuni dolmen, testimonianza di un popolamento antichissimo. Quando Federico prese il controllo della città, Bisceglie era giovane e in crescita. L’imperatore continuò a farla fiorire, lasciando un’impronta decisiva sul suo sviluppo e sul tessuto urbano, come testimoniano due monumenti nati in epoca normanna, poco dopo la metà dell’XI secolo, e sviluppati sotto il suo regno: la concattedrale di S. Pietro Apostolo, che svetta nel cuore del centro storico, e soprattutto i resti del castello che sorgeva al margine sud-orientale del nucleo cittadino, insolitamente lontano dalla linea di costa. Federico, come già i Normanni, aveva infatti compreso l’importanza di proteggere soprattutto l’abitato, che si stava affermando come centro di controllo delle fertili campagne circostanti. Del castello, al momento del passaggio della città a Federico II esisteva la sola Torre Maestra, inconfondibile con i suoi 27 metri d’altezza; furono gli Svevi, nella prima metà del XII secolo, a raccordarla con un castello vero e proprio, inglobando nella nuova struttura la cappella di San Giovanni “in castrum” e costruendo altre torri, tra cui la Torre Piccola o “delle Gabelle”. Questi sono anche gli elementi più importanti del complesso che si sono conservati fino a oggi. Ma a Bisceglie parlano di Federico II anche le mura aragonesi, che gli spagnoli costruirono in larga parte ricalcando il perimetro di quelle erette sotto il suo regno, e alcune torri di avvistamento di origine normanno-sveva che si incontrano nella “città extra moenia” (ossia fuori dalle mura) e nel territorio circostante: come la torre Gavetino, la torre di Sant’Antonio e quella di Zappino, che si possono ammirare con una breve escursione nelle campagne prima di proseguire verso Trani.
Trani
Il centro storico di Trani è un museo a cielo aperto con vista sull’Adriatico. I suoi vicoli si interrompono per lasciare spazio ad autentici capolavori d’architettura che si alternano agli scorci di vita tipici di una città di mare, dove tutto gravita attorno al porto: uno spazio che a Trani rimane centrale, tanto pittoresco quanto autentico e vissuto. Al tempo dei Normanni e degli Svevi, Trani era potente e ricca, ambiziosa e bella. La sua fortuna economica e commerciale veniva soprattutto dall’Adriatico: non a caso proprio sul mare, a due passi dal pittoresco porto, furono costruiti cattedrale e castello, i monumenti-simbolo della città, due capolavori di architettura medievale che da 8 secoli lasciano a bocca aperta chiunque approdi a Trani. La basilica cattedrale che tutti chiamano di San Nicola Pellegrino, ma che è ufficialmente intitolata all’Assunta, è uno dei migliori esempi di romanico pugliese, una cartolina con vista sul blu del mare e del cielo, completata dall’elegante linea verticale del suo campanile. Appena 200 metri a ovest, sempre lungo la linea di costa, ecco la sagoma nitidamente geometrica del castello, una delle fortezze più suggestive volute da Federico II, che ne avviò la costruzione nel 1233 e controllò personalmente l’andamento dei lavori. In certi pomeriggi di piena estate, quando il sole splende a picco sull’Adriatico immobile, e la città rispetta silenziosa il rito della siesta, guardandolo pare di ammirare un dipinto metafisico; d’inverno invece, quando il mare in tempesta flagella con un’onda dopo l’altra le sue mura, lo stesso castello assume un fascino del tutto diverso, emozionante e drammatico.
Barletta
Barletta per Federico II non fu una città come tutte le altre. Il sovrano cominciò prestissimo a interessarsi del suo sviluppo, autorizzando già nel 1205 la costruzione della chiesa di San Giacomo sulla via per Canne della Battaglia, dove Annibale sconfisse Roma nel III secolo a.C. Nel 1224 Federico diede ordine di ampliare e rafforzare il castello, da dove nel 1228 bandì la sesta Crociata, e al ritorno dalla spedizione scelse la stessa fortezza per recuperare le forze e riorganizzare il regno. Intanto, con il suo esplicito favore procedevano i lavori della seconda fase costruttiva della concattedrale di S. Maria Maggiore. Per questo non sorprende che un busto in pietra di Federico II (pare sia l’unico ritratto dell’imperatore) sia custodito con gelosia nel Museo civico allestito nel castello, un tempo sede anche della Pinacoteca Giuseppe De Nittis. altro grande museo cittadino oggi allestito nel palazzo della Marra. A Barletta, Federico II può contare anche sulla compagnia di un illustre collega, l’imperatore bizantino Teodosio II, ritratto dalla statua colossale in bronzo (V secolo) che i barlettani chiamano confidenzialmente Aré (cioè Eraclio). Si trova accanto alla basilica del S. Sepolcro, fondata nell’XI secolo dai Cavalieri dell’omonimo ordine… Un’altra testimonianza dello stretto legame tra Barletta e l’epopea delle Crociate in Terrasanta.
Andria
“Andria fedele, a noi legata fino al midollo” (“Andria fidelis nostris affixa medullis”), si legge sulla medievale porta S. Andrea di Andria, la città che presidia l’entroterra alle spalle di Barletta e Trani. Quelle incise sulla porta sono parole che Federico II in persona avrebbe pronunciato attorno al 1230, quando esentò Andria da ogni balzello e le dichiarò eterna gratitudine per essergli rimasta fedele anche durante la sesta Crociata, distinguendosi da molti altri centri di potere che, sobillati dal papa, durante la sua assenza avevano cercato di rovesciare il trono. Andria fedele e anche amata, si potrebbe aggiungere, perché senza dubbio questa città fu sempre vicina al cuore di Federico II. Qui nell’aprile 1228 era nato suo figlio Corrado IV e a maggio, nella cattedrale di S. Maria Assunta sovrano aveva sepolto la consorte Jolanda di Brienne, morta giovanissima per le conseguenze del parto. In seguito, sempre ad Andria Federico avrebbe fatto seppellire anche la terza moglie, Isabella d’Inghilterra. E leggenda vuole che qui abbia perfino nascosto il suo tesoro, suddiviso in più luoghi rimasti segreti. Ma il vero tesoro che lo Stupor mundi ha lasciato in dono a questa città è il più bello e celebre tra i suoi castelli: Castel del Monte, che sorge circa 15 chilometri a sud dell’abitato, in cima a una delle prime alture delle Murge.
Castel del Monte
L’ottagono di pietra di Castel del Monte domina la Murgia di Andria dalla cima di un colle che si alza fin quasi a 540 metri di quota: una posizione che definire scenografica è riduttivo. Lo si distingue da chilometri di distanza, possente e massiccio, con quella forma insolita che ricorda la sagoma di una corona, simbolo del potere imperiale di Federico II e anche del suo genio individuale, almeno a prestar fede a quelle fonti che gli attribuiscono anche la progettazione dell’edificio. Pare che Federico, morto nel 1250, non lo abbia visto ultimato, e probabilmente non fece nemmeno in tempo a soggiornarvi. Eppure, questo è l’edificio che più di ogni altro evoca la sua affascinante figura di sovrano cosmopolita, colto e carismatico: un monumento perfetto, che lascia attoniti e davvero porta a pensare che Federico II sia stato lo Stupor mundi. Per il suo fascino enigmatico, esaltato dal paesaggio, Castel del Monte si è naturalmente imposto come uno dei simboli della Puglia e al tempo stesso di un’intera epoca della storia, il Medioevo italiano ed europeo, guadagnandosi l’iscrizione nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.