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Enogastronomia
Puglia. Taranto, la costa e Manduria

Da Taranto a Manduria: la città, la costa ionica e la patria del vino Primitivo

Tipologia
Percorso in auto
Durata
4 giorni
Numero Tappe
3
Difficoltà
Facile

Un itinerario in quel fazzoletto di Puglia dove le murge tarantine corrono parallele alla costa ionica e le baie sabbiose bagnate da un mare di cristallo sono a un passo dall’ambiente rurale e agrario delle Terre del Primitivo. Sono terre fatte di masserie, piccoli terreni coltivati a viti e cantine in cui degustare e farsi raccontare la storia e l’evoluzione di un prodotto d’eccellenza enologica pugliese.

Si va da Taranto, una città portuale che vive del retaggio magnogreco ma che è in corsa verso la rigenerazione, in giù. Ci si muove lungo il litorale tarantino, con le stazioni marittime di Leporano, Pulsano, Lizzano, San Pietro in Bevagna, la Riserva naturale della foce del fiume Chidro, la Salina dei Monaci e Torre Colimena.

Infine l’entroterra. Si fa tappa ad Avetrana con il suo castello e a Manduria, città ricca di memorie messapiche e patria del Primitivo (chiamato così perché le sue uve maturano precocemente), vino rosso, intenso e vellutato, dal tenore alcolico piuttosto elevato, che nasce tra terra e mare e che da 50 anni è Doc.

Taranto

Taranto

Taranto seduce. Ha il fascino delle grandi città di mare (le barche ormeggiate al porto, le voci alte dei pescatori, l’odore pungente, le pareti scrostate dalla salsedine) e quello delle città fatte di contraddizioni. Conquista perché origini antichissime: è stata una delle più importanti póleis della Magna Grecia, gloriosa memoria raccontata nei depositi del MArTA, il Museo Archeologico nazionale di Taranto. Incanta perché è bagnata da due mari: il Grande, dove sbarcarono gli spartani per fondarla, e il Piccolo, dove si allevano le cozze tarantine, Presidio Slow Food, l’oro nero della città. Affascina perché la città vecchia è meravigliosamente ricca di un’arte e di un’archeologia che mostrano tutte le stratificazioni storiche: ambienti ipogei, chiese, chiostri, palazzi nobiliari. Eppure, di fianco a tutta questa opulenza, resistono ancora caos, disordine e un po’ di trascuratezza. Sono questi contrasti che fanno Taranto bellissima... e coraggiosa. Da qualche anno, infatti, Taranto ha dimostrato di essere una città che punta alla riqualificazione. Per scoprire la città vecchia da una prospettiva insolita, vi basterà andare a scovare i murales di Cyop&Kaf, artista napoletano che ha piazzato 120 opere in giro per il quartiere, cancellando muri corrosi o portoni in ferro arrugginito e illuminando i vicoli. Potreste anche andare a sbirciare nel quartiere di Porta Napoli (che da rione semideserto è divenuto un po’ magnete di progetti di rigenerazione urbana) curiosando tra ex magazzini riconvertiti in laboratori-showroom di stilisti e artigiani locali e spazi poliedrici che offrono proiezioni cinematografiche, concerti o eventi culturali.

Da Taranto a Torre Colimena

Da Taranto a Torre Colimena

Lasciando Taranto si prosegue lungo la costa ionica, che infila una dietro l’altra spiagge da sogno. Dalla marina di Leporano a quella di Lizzano, su cui sventola la “Bandiera Verde” (riconoscimento per le spiagge a misura di bambino), e da Pulsano a San Pietro di Bevagna si incontrano acque cristalline, fondali sabbiosi che digradano dolcemente e dune coperte dalla vegetazione mediterranea, ma anche tratti più aspri e rocciosi, con scogli bassi e calette su cui dominano torri costiere. Stabilimenti balneari si alternano a lunghi tratti di spiaggia libera. Fino a raggiungere la Riserva naturale della Foce del Fiume Chidro: un fiume che scorre per circa 10 chilometri sottoterra fino a una sorgente, nota come “cratere”, e che continua il suo percorso per 500 metri formando scenografici laghetti, fino a tuffarsi nel mare. Continuando verso sud, ci si imbatte nell’area umida della Salina dei Monaci, collegata al mare da un canale che consente il passaggio delle acque. Infine, Torre Colimena, con la sua torre costiera testimone del sistema difensivo voluto da Carlo V.

Da qui ci si sposta nell’entroterra, passando per le campagne delle murge tarantine, punteggiate di masserie, raggiungendo prima Avetrana, con le sue case a corte, vecchi frantoi e i resti di un trecentesco castello, e l’ultima tappa dell’itinerario, Manduria.

Manduria

Manduria

Manduria deve molto ai suoi fondatori, i Messapi, da cui ha ereditato mura megalitiche, 1200 tombe scavate nella roccia, il Fonte Pliniano (descritto da Plinio il Vecchio nel suo “Naturalis Historia”) e la chiesetta di S. Pietro Mandurino: tesori tutti compresi nell’immenso Parco archeologico delle Mura Messapiche. Molti dei reperti rinvenuti duranti gli scavi sono conservati nel Museo Archeologico “Manduria, Terra di Messapi”.

Con molta probabilità, è stato lo stesso popolo illirico a portare qui il vitigno Primitivo, da tempo ormai diffuso nelle campagne della provincia di Taranto, in particolare nell'area a sud-est, e in un’area ristretta della provincia brindisina. Ecco spiegato il motivo per cui Manduria ha la fama d’essere la patria del Primitivo Doc, vino dal colore rosso intenso tendente al violaceo, fermo e con note fruttate, ottimo in abbinamento ai piatti tipici della cucina locale, adatto in abbinamento con formaggi erborinati e pasticceria nella sua versione dolce. Il Museo della Civiltà del Vino Primitivo ne approfondisce la cultura, offrendo al visitatore il racconto dell'evoluzione della tecnologia nei campi della vinificazione e dell'enologia. 

Messapi e vino però non sono gli unici motivi d’incanto di Manduria. Il modo migliore per visitare la città è quello di perdersi nel suo intricato centro storico, tutto vicoli e piazzette, brulicanti di bar e ristorantini. Di colpo vi appariranno scorci e architetture ammirevoli, come il palazzo Imperiali-Filotico, nato sui resti di un antico castello normanno, e il suggestivo Calvario di Manduria, un originale e curioso monumento che rappresenta alcune scene della passione di Cristo realizzato con conchiglie e ceramiche colorate di varie epoche. Sorprende la quantità di chiese, come la chiesa matrice della SS. Trinità, in cui si fondono elementi romanici e gotici e davanti alla quale un arco da accesso all’antico ghetto ebraico, la chiesa e convento di S. Antonio, la chiesa di S. Maria di Costantinopoli e quella di S. Lucia, la chiesa della Madonna del Carmine e quella di S. Francesco d’Assisi.

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