Martina Franca
Martina Franca è la perla barocca della Valle d’Itria, il suo “capoluogo” nella propaggine sud. Avvolta in un candore immacolato, è bianca come bianchi sono i borghi che caratterizzano questa parte di Puglia. Ma c’è qualcosa che rende questa vivace cittadina diversa dagli altri luoghi. Basta guardarsi intorno per capirlo, in una qualsiasi piazza del centro storico, dove di certo si concentra la maggiore bellezza, è un po’ come essere in Sicilia, nel ragusano, o nella barocca Lecce. La famiglia nobiliare Caracciolo, che ne detenne il feudo per oltre 300 anni fino al 1827, sviluppò l’anima barocca del centro storico. Ovunque ci sono fregi e cornici rococò che stupiscono per la loro raffinatezza, come sulla basilica di San Martino e la sua collegiata, sui porticati, sul palazzo Ducale, sulla porta di Santo Stefano e nella spettacolare piazza Maria Immacolata, tra le cose più scenografiche della città. Ma ci sono anche angoli meno centrali a cui è d’obbligo dedicare una passeggiata, come nel Lama, uno dei quartieri più belli, che un tempo era la zona più povera della città, mentre oggi è un set di casupole che si tengono strette tra loro e tetti spioventi tra i più fotografati.
Locorotondo
La sera quando si accendono le luci delle case, questo borgo dalla forma tonda adagiato su un cucuzzolo sembra lo scafo di una nave protesa sul porto. Se si sale sulla balconata che lo circumnaviga si ammira il bellissimo panorama che viene chiamato il “lungomare”, ma è un lungomare sulle colline che lo circondano. Sembra una nave che sul ponte non ha alberi bensì casette bianche con il tetto spiovente. Sono le cummerse, meno celebri dei trulli ma non meno caratteristiche. E quando all’alba capita che ci sia foschia sul fondovalle, sembra davvero di essere sospesi su un mare schiumoso. Se invece ci si gira rivolgendosi al paese, ecco che appare il centro storico, dalle stradine con le case basse e i balconi fioriti, ristorantini, panni stesi al sole e angoli da fotografare ovunque. Per il suo pregevole contesto urbanistico e ambientale Locorotondo si fregia della Bandiera Arancione di Touring Club Italiano.
Alberobello
Il borgo più famoso della Valle d’Itria è Alberobello, il paese dei trulli. Le costruzioni che devono la loro origine a un editto del regno di Napoli che nel XV secolo prevedeva una tassa per ogni edificio costruito. Per sfuggire a questi esosi tributi, i conti di Conversano ebbero l’idea di far costruire dai contadini rifugi a secco facilmente smontabili in caso di controlli. E fu così che nacquero queste casupole tonde con tetto a cupola autoportante come soluzione più pratica per ogni eventualità di smantellamento.
A dispetto della precarietà, con il passare del tempo le tecniche si perfezionarono e oggi queste casupole, ben 1500 ad Alberobello, sono ancora in piedi e il centro storico, dichiarato patrimonio Unesco, è un villaggio fiabesco disseminato di trulli tirati a lucido e occupati da negozietti di souvenir, locali, ristoranti e b&b. Borgo Bandiera Arancione di Touring Club Italiano, composto dal rione Monti sulla collina e dal rione Aia Piccola, Alberobello si presenta come un insieme di stradine lastricate in pietra in cui il bianco delle pareti dei trulli gioca a contrastare il grigio della pietra dei tetti. E siccome è un luogo unico al mondo, qui bisogna destreggiarsi nella folla di visitatori ma alla fine dello slalom c’è la balconata di Santa Lucia, un belvedere di straordinaria bellezza, che si raggiunge percorrendo una scalinata di frasi poetiche. Da qui la vista è splendida su pietre e pennacchi, in una infinita distesa di variazioni di grigio e bianco.
Grotte di Castellana
Il complesso delle grotte di Castellana si trova nel borgo di Castellana Grotte a dieci minuti auto da Putignano. Fu lo speleologo Franco Anelli a calarsi per primo da un piccolo pertugio nel 1938 e scoprire con inimmaginabile stupore che cosa si celava lì sotto: uno spettacolare cratere di 60 metri, che fu chiamato Grave. Una volta che ci si inoltra nella grotta quello che ci si trova di fronte è l’effetto spettacolare dei raggi di sole che bucano il foro sulla sommità della grotta, illuminando la caverna. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che dura al massimo due ore e che si svolge tra stalattiti, stalagmiti e pareti di roccia che in alcuni punti sono altissime. Sul finale lo stupore raggiunge l’apice quando si giunge alla Grotta Bianca, un insieme di concrezioni di alabastro che raggiunge livelli di splendore imparagonabili tanto che le rocce sembrano coralli nel fondo del mare. Il Museo Speleologico è dedicato a Franco Anelli e propone visite guidate alla grotta. Propone visite guidate anche l’Osservatorio astronomico Sirio di Castellana Grotte, dotato di una sala multimediale per osservare la volta celeste.
Cisternino
Cisternino non smette mai di stupire, e per vari motivi. Uno di questo è certamente la posizione geografica su un colle che guarda la campagna circostante e che soprattutto al tramonto si trasforma in una distesa dorata. In secondo luogo il centro storico è minuto e per questo motivo, ancora più grazioso, bianco come si confà alla Valle dell’Itria ma un po’ ovunque punteggiato da macchie colorate di vasi di fiori. D’estate la piazza è particolarmente animata, ma se ci si sposta di pochi passi regnano un silenzio e una pace irreali. Premiato da Touring Club Italiano con la Bandiera Arancione, il paese è antichissimo e rinacque dopo le invasioni barbariche grazie ai monaci medievali che vi costruirono un’abbazia, nel sito in cui oggi sorge la Chiesa Matrice di S. Nicola. Ma oggi l’attrazione più celebre di Cisternino sono i fornelli: i cosiddetti “scegli e mangia”, un modo diffuso nella Valle dell’Itria ma in particolare qui, per gustare carne alla brace a un prezzo super ragionevole. Salsicce, “bombette”, involtini, fegatini sono esposti in bella mostra ai banchi delle macellerie-gastronomie dove si può seguire la cottura al momento.
Se invece ci si sposta di poco, in contrada Figazzaro, il Conservatorio botanico I giardini di Pomona, raccoglie collezione di specie vegetali tra cui 600 esemplari di fichi afgani, francesi, portoghesi, albanesi, israeliani e pugliesi tra le più importante del Mediterraneo. Sempre a Figazzaro, si inforca il tratto della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, percorribile per 15 km fino a Cisternino, che permette di pedalando in sicurezza tra scorci meravigliosi in mezzo alla macchia mediterranea della Valle d’Itria.