Sarnico
Sarnico è Bandiera Arancione del Touring Club. Zigzagate in sella tra le viuzze del centro storico e guardatevi attorno. Scoprite come giace spontaneamente immerso nella natura circostante, quella di uno dei laghi più belli e meno conosciuti del nord Italia: il lago d’Iseo. La sua perla, visibile da quasi ogni punto, è sicuramente Monte Isola. Poi, una volta giunti al ponte che collega Sarnico a Paratico, si inizia a fare sul serio e pedalare davvero. Lo scorcio iniziale verso il bacino inferiore del Lago è il viatico migliore per partire. In questo punto l’Oglio, dopo esser stato alpino e prealpino, divenuto lago, torna ora più calmo e generoso d’acqua, circondato da natura boschiva incontaminata.
Dopo aver indugiato tra le case di Paratico dirigetevi sulla sponda sinistra, lungo la Seriola Fusia. Seriola in bresciano significa roggia: questo corso d’acqua secondario, risalente al XIV secolo, forniva energia idraulica alle fabbriche della zona, oltre che acqua per i campi.
Palazzolo sull’Oglio vi accoglie con il suo bellissimo parco pubblico. Qua un tempo sorgevano antichi opifici, la cui forza motrice era rappresentata dall’acqua, minimo comun denominatore dell’economia del passato ma anche del nostro itinerario in sella.
Potete considerare tranquillamente quest’ultima come la tappa più impegnativa: 11 km di percorso ma ben 80 metri di dislivello da superare. Da ora in poi pedalerete solo in pianura.
Palazzolo sull’Oglio
Dopo una lauta colazione, non fatevi scappare la chiesa di S. Maria dell’Assunta e il suo straordinario polittico dai vivaci colori, opera di Vincenzo Civerchio. Qua figura S. Fedele, patrono dell’antica cittadina, che vedrete anche svettare dalla cima della caratteristica torre del paese, la Torre del Popolo, visibile a chilometri di distanza e simbolo di Palazzolo.
Riprendete a pedalare di buon mattino, seppure a ritmo lento, più adatto per l’anima da flâneur che si cela in voi. Lasciatevi guidare dalle sguazzanti seriole, ormai divenute compagne di viaggio, seguite con lo sguardo le rogge che rubano l’acqua all'Oglio, godetevi l’aperta campagna ormai fattasi bresciana. E ricordate che qui, nel Medioevo, era terra di battaglie e non certo di svago per flâneur come voi. Bergamaschi e bresciani si contendevano il territorio e i borghi come Palazzolo proprio per l’acqua, bene prezioso per l’irrigazione. Nota la battaglia della Malamorte del 1191, dove migliaia di soldati morirono affogati nelle acque dell’Oglio, oggi ricordati con un tempietto commemorativo che incontrerete lungo la via.
Del resto l’Oglio è anche oggi il confine tra le due province amiche e nemiche, capitali della Cultura nel 2023. A Pontoglio fate una breve sosta per fotografare il ponte risalente al 1622 da cui il nome del borgo. Dopo un tratto asfaltato, a ritmo più veloce, ecco una serie di cascine immerse nel verde.
Divagate fra i campi sulla sponda sinistra del fiume, lungo una dolce frangia di bosco; dopo un paio di sottopassaggi entrerete a Urago d’Oglio. Un caffè nella piazzetta con vista castello e chiesa è l’ideale.
Questa seconda tappa di 14 km ma con totale assenza di dislivello, vi impegnerà sicuramente meno della prima.
Orzinuovi
Lasciata Urago e il suo castello, si riprende a pedalare per la campagna ricca d’acque sfavillanti.
D’estate i cascinali sono immersi in un mare verde di steli di granturco che arrivano a coprire l’orizzonte, uno spettacolo nello spettacolo.
Raggiungerete così Rudiano, piccolo borgo sul ciglio della valle, composto da corti agricole circondate da dedali di viuzze. Dietro la chiesa principale del paese, ecco la parte antica e più bella: la cosiddetta zona del Castello, dalla pianta pressappoco semicircolare e leggermente rialzata rispetto al resto del borgo. A ovest, potete ammirare lo strapiombo mozzafiato sulla valle dell'Oglio. La struttura esterna di Rudiano, circolare, è di chiara origine medievale, mentre la griglia in cardini e decumani ha origine romana.
Proseguendo in sella lungo la valle, si raggiunge il santuario campestre della Madonna in Pratis, altro punto di interesse della tappa.
La provincia di Lanca Uomo, perfetto esempio di rinaturalizzazione di un braccio abbandonato del fiume, è perfetta per una breve sosta, in particolare il suo piccolo chiosco che, aperto durante la bella stagione, è pronto ad allietarvi.
I boschi lungo le sponde dell’Oglio sono vere e proprie riserve naturali, parte del Parco regionale dell’Oglio.
Affascinante il sottobosco di arbusti e tronchi d’albero caduti. E poi ontani, salici, olmi, robinie, aceri e pioppi vi seguono per gli ultimi chilometri.
Il santuario della Madonnina dell’Oglio è il segnale che siete quasi arrivati a
Orzinuovi. Fondata intorno al 1200 su una leggera altura formata da un antico letto del fiume è il prototipo della città fortificata rinascimentale.
Disegnata nel 1520 dal veronese Michele Sammicheli, architetto di fama, presenta tracce interessanti dal punto di vista urbanistico, architettonico e culturale. Vale la pena concedersi una piccola deviazione verso Pudiano e il suo Castello, piccolo borgo abitato nei secoli da grandi famiglie, tra cui spiccano i Caprioli che ne fecero il loro “Feudo”. Per proseguire il percorso riprendete la ciclovia dal santuario.
La terza tappa, di 19 km, è più lunga. Fino a Orzinuovi non si incontrano centri abitati, ma nemmeno dislivelli.
Pontevico
Dal santuario della Madonnina dell’Oglio si rimonta in sella, direzione sud, sempre sulla sponda sinistra del fiume.
La prima riserva che si incontra è il Bosco di Barco, tra Orzinuovi e Soncino, dove non potete non fare una sosta per ammirarne la Rocca Sforzesca. Caratteristici il pioppo nero, il salice bianco e la robinia.
Barco è un piccolo borgo adagiato su una leggera altura. A fare gli onori di casa un castello del 1463, fatto erigere dalla famiglia Martinengo, tenutaria di queste terre verdi e fertili.
Dopo la breve deviazione per ammirare Barco, la ciclabile riprende a seguire l’Oglio, la nostra bussola. Si pedala immersi in altre riserve naturali boschive, fra cui l’Isola Uccellanda: farnie centenarie, olmi, e pioppi neri i protagonisti assoluti. A breve distanza si trova Villagana, piccola frazione di Villachiara. Antica contea dei conti Martinengo, è un piccolo borgo agricolo con corti, case coloniche e un immancabile castello. Il suo nome deriva dal latino “ganea” ossia ristoro o osteria. Qui si fermavano, lungo i loro viaggi, i primi commercianti di questa via un tempo trafficata. Vi suggeriamo di fermarvi per una sosta ristorativa al ristorante birreria del Castello.
La Ciclovia dell’Oglio serpeggia fra i campi ormai in vista di Quinzano d’Oglio.
Qui concedetevi una meritata sosta alla pieve romanica della Natività di Maria, risalente al XII secolo.
Da questo punto la ciclabile alterna tratti su asfalto a tratti sterrati, il paesaggio è punteggiato da piccoli borghi rurali degni di interesse: fermatevi a Monticelli d’Oglio, con i suoi porticati, i pioppeti e le case nobiliari.
Siete ormai a fine tappa: Pontevico, annunciato da un ponte sull’Oglio e soprattutto dal suo celebre castello.
Prima di riposarvi e chiudere la giornata non dimenticate il Museo del Maglio. Sorge al posto di un’antica fucina attiva fino a pochi anni fa.
Tappa impegnativa questa, con 33 km. Anche se priva di salite, è la più lunga dell’intero itinerario.
Ostiano
Per cercare una via retta il percorso si allontana dalla nostra bussola, il fiume Oglio, evitandone le anse. Eppure pedalare lungo le piccole stradine di comunicazione tra le cascine ha un fascino tutto suo. A Seniga, ecco di nuovo il fiume. È un po’ un gioco a perdersi e poi ritrovarsi. Antico porto fluviale, un tempo qui a Seniga si navigava fino a raggiungere la Serenissima, la Repubblica di Venezia, per il trasporto merci.
Non mancate la seicentesca villa Fenaroli, con giardino terrazzato sul fiume, tipico esempio di architettura bresciana.
In poche pedalate si giunge a Regona: qui non perdetevi le antiche ghiacciaie per la conservazione degli alimenti, bene tutelato dal Ministero dei Beni Culturali.
Ormai già nel Parco Oglio Sud, pedalerete sul Ponte della Barca, oggi ponte ciclopedonale che sostituisce lo storico passo sul fiume Mella. Il passo risale al ‘700 e ha una storia non proprio felice: ripetutamente danneggiato da piene o crolli, venne infine smantellato. È stato riportato in vita solo nel 1999 come ponte ciclopedonale: ottimo punto di collegamento per itinerari e divagazioni nel parco Oglio Sud.
Qui le vostre ruote scorreranno ormai già in territorio cremonese, la vostra “cicloavventura” lungo il Sentiero Verde dell’Oglio si chiude a Ostiano. Non potete non dare almeno una sbirciata di sfuggita ai resti del castello voluto nel 1519 da Ludovico II Gonzaga.
22 km pianeggianti per questa che è la tappa ideale per concludere in scioltezza l’itinerario.