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Idea Viaggio
Lombardia, borghi e cascine del Lodigiano

Nella Bassa Padana lungo il Lambro

Tipologia
Percorso in auto
Durata
2 giorni
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

Nasce nei pressi del lago di Como il fiume Lambro. Attraversata la Brianza e superata Milano, lo ritroviamo un centinaio di chilometri più a sud, nel suo basso corso circondato dal verde, mentre si prepara a gettarsi nel Po. Attorno, fitto è il reticolo di rogge e canali per l’irrigazione dei campi. Il fiume sfiora Lodi Vecchio, la vostra prima tappa, e vi indica la strada mentre uno dopo l’altro incontrerete borghi e cittadine: Sant’Angelo Lodigiano, con un castello che ospita ben tre musei, e San Colombano al Lambro, nota per le cantine ma anche patria di don Carlo Gnocchi. Poi Orio Litta, sulla Via Francigena ancora oggi frequentatissima di pellegrini, e infine Codogno, ormai in vista del Po. Il Lambro lo superate più volte, nel vostro procedere a zigzag verso sud, mentre con il passare dei chilometri si ingrossa e prende forza. Sulle sue sponde sfilano numerose testimonianze del passato di queste terre, così fertili e facili da raggiungere, prive di grandi ostacoli naturali: per questo sono state aspramente contese nel corso del tempo, fin da quando, nel 1158, Lodi Vecchio fu completamente distrutta dai milanesi. Nei centri storici, accanto a edifici religiosi di ogni epoca, si incontrano anche eleganti ville. Fuori dagli abitati, cascine e casolari dove nascono vere eccellenze gastronomiche, in particolare formaggi, su tutti il Grana padano Dop.

Lodi Vecchio

La chiesa di S. Pietro, in piazza Vittorio Emanuele II a Lodi Vecchio

Lodi Vecchio dista appena una decina di chilometri dalla barriera Milano Sud dell’Autostrada del Sole. Eppure siamo in un altro mondo rispetto alla metropoli, quello ovattato della “Bassa”, come lo chiamano in Lombardia. “Nebbia in Valpadana” cantavano anni fa Cochi e Renato: oggi anche qui la nebbia si vede di rado, ma è rimasta invariata la tradizione casearia. Nelle vetrine delle gastronomie, passeggiando per le vie del centro, è impossibile non notare la raspadüra, sfoglie sottili di formaggio Grana Padano giovane (o Granone Lodigiano) ideali, ad esempio, per arricchire il risotto alla milanese. Da piazza Vittorio Emanuele II, dove affaccia la chiesa di S. Pietro, seguendo via della Libertà arriviamo, quasi ai bordi del paese, alla basilica dei XII Apostoli, aperta solitamente di pomeriggio (meglio, in ogni caso, contattare il parroco). Usciti da Lodi Vecchio, per strade provinciali andiamo in cerca del Lambro, che scorre un paio di chilometri a ovest. Attorno a noi, un panorama pianeggiante e uniforme fatto di campi coltivati, cascine e moderne aziende agricole. Il fiume scivola verso Sant’Angelo Lodigiano, dove meritano una visita il Castello Bolognini, nel centro storico, che ospita ben tre musei, e la Casa natale di Santa Francesca Cabrini, fondatrice della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. A nord del castello, il corso d’acqua che taglia in due Sant’Angelo non è il Lambro ma un canale artificiale suo affluente, il Lambro Meridionale, che nasce a Milano.

San Colombano al Lambro

Castello medievale di San Colombano al Lambro

Seguendo la riva destra del Lambro – quello vero, non il Lambro Meridionale – usciamo da Sant’Angelo in direzione sud. All’altezza di Graffignana una deviazione porta a Borghetto Lodigiano, dove il Piccolo Museo dei Lavori umili, all’ultimo piano di palazzo Rho, raccoglie attrezzi e utensili di attività agricole e artigianali scomparse. Un interessante tuffo nel passato quando qui si coltivavano campi e si allevavano animali e c’era poco altro. Con portata sempre maggiore, il fiume prosegue lambendo il colle dove sorge San Colombano al Lambro, segnando per un breve tratto il confine fra le province di Lodi e Pavia. San Colombano non appartiene né all’una né all’altra: è un’exclave della città metropolitana di Milano, cui è legata da profonde ragioni storiche. A presidio della zona già ai tempi di Federico Barbarossa fu costruito il castello, maniero in cui nel 1353 “ebbe stanza regale” Francesco Petrarca, come si legge sulla targa commemorativa. A San Colombano nacque il beato don Carlo Gnocchi, presbitero che si prodigò per la cura degli orfani e dei piccoli invalidi della seconda guerra mondiale. In via Vittoria, una lapide indica la sua casa natale. Sulle pendici del colle di San Colombano si stendono vigneti di Croatina, Barbera e Chardonnay da cui si ricava il vino San Colombano Doc.

Orio Litta

Il campanile della chiesa di S. Giovanni Battista svetta sulle case di Orio Litta.

A poco meno di 10 km da San Colombano, ecco Orio Litta. Ci si arriva attraversando il Lambro un’ultima volta, all’altezza di Lambrinia, prima che le sue acque si uniscano a quelle del Po e corrano insieme verso l’Adriatico. Il campanile che si vede da lontano è quello della chiesa di S. Giovanni Battista, che svetta sui tetti del paese dall’inizio del ’600. Per secoli l’agricoltura è stata l’asse portante dell’economia locale (Orio deriverebbe dalla parola latina horreum, granaio), grazie anche alle bonifiche medievali dei monaci benedettini. Poi, con la ferrovia inaugurata a fine ’800, arrivò l’industria, oggi ridimensionata. Ai margini meridionali del centro abitato, Villa Litta Carini è un’elegante residenza della metà del ’600. Per salutare il Lambro, meglio se al tramonto, il consiglio è salire sulla torre panoramica della Grangia Benedettina, a due passi dalla chiesa: questo antico complesso monastico, oggi trasformato in ostello, da secoli è un punto di sosta per i viandanti che transitano da qui. Sì, perché Orio Litta è una tappa della Via Francigena, l’antica strada di pellegrinaggio che da Canterbury porta verso Roma. Prenotando per tempo, si può pernottare proprio nella torre.

Codogno

La facciata della chiesa di S. Biagio e della Beata Vergine Immacolata, a Codogno

Usciamo da Orio Litta costeggiando il campo sportivo comunale e in poco più di 2 km arriviamo a Ospedaletto Lodigiano, centro agricolo che, lo si intuisce dal nome, sorse intorno a un ospedale, inteso nel senso di luogo di accoglienza per viandanti e pellegrini. Uno dopo l’altro sfilano veloci i capannoni industriali e, superata la ferrovia, la provinciale 234 conduce a Casalpusterlengo: più distanti dalla strada, spuntano qualche cascina e qualche casolare abbandonato. Ancora 5 minuti e siete a Codogno, meta finale del nostro itinerario nonché comune di riferimento per tutto il Basso Lodigiano, un centro agricolo cresciuto con lo sviluppo economico. Fu qui che Francesca Cabrini fondò la congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, come racconta il Museo Cabriniano, nei locali della prima Casa fondata dalla futura santa. Per le vie della cittadina, palazzi neoclassici e ville in stile liberty, come Villa Biancardi costruita su progetto di Gino Coppedè. Qualche chilometro a ovest il Lambro si è già tuffato nel Po, il Grande Fiume, che in questo tratto procede ad anse tortuose tra le campagne: quale occasione migliore per raggiungerne l’argine e assaggiare, in una delle tante trattorie, pisarei e fasò e rane fritte...

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