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Arte e cultura
Piemonte. L’architettura barocca

Capolavori del barocco piemontese

Tipologia
Percorso in auto
Durata
5 giorni
Numero Tappe
8
Difficoltà
Medio

Barocco e Piemonte. Un binomio perfetto, che lega il patrimonio di una delle regioni più ricche di storia e cultura allo stile architettonico cardine di un’intera epoca di storia europea.
Effettivamente sono tantissimi i monumenti di Torino e dintorni che rimandano per forme e decorazioni al barocco: uno stile persuasivo, fantasioso e incantatore, che al bello rinascimentale, classico, rigoroso e razionale, contrappone un elogio dell’inventiva e dell’emozione.
In Piemonte, tra la fine del ‘500 e il ‘700 inoltrato, architetti e artisti fanno propria la poetica barocca del movimento e della retorica e iniziano ad applicare la teoria alla pratica con grande inventiva. Angioletti stuccati e statue marmoree, nicchie decorative e forme rotondeggianti si impossessano dei muri e dei soffitti delle chiese e dei palazzi, sotto il forte impulso costruttivo dei duchi di Savoia, che proprio in epoca barocca fanno di Torino la loro sede politica.
Attraversando la regione in diagonale, da Vicoforte in provincia di Cuneo fino al centro storico di Novara, avremo modo di scoprire insieme alcuni tra gli esempi più rappresentativi del fervore artistico barocco in Piemonte. Sarà l’occasione per rendere omaggio ai geniali architetti che hanno segnato l’identità artistica di questo territorio, riscoprendo parallelamente le radici storiche e culturali di una dinastia che secoli più tardi avrebbe unito l’Italia per la prima volta.

Santuario di Vicoforte

Santuario di Vicoforte, tra gli esempi più riusciti di architettura barocca in Piemonte.

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Iniziare un itinerario dedicato al barocco piemontese al santuario di Vicoforte è allora sicuramente un’ottima scelta, dato che vi trovate davanti a uno dei monumenti secenteschi più grandi e conosciuti di tutta Italia.
Siamo a Vicoforte, piccolo comune del cuneese, e proprio qui, tra le alture cosparse di noccioli e frutteti, la famiglia Savoia ha finanziato la costruzione di un immenso santuario mariano in stile barocco. Inaugurata nel 1682, la chiesa continuò a subire modifiche e aggiunte durante tutto il ‘700, per opera di architetti e artisti di spicco che volevano mettere la propria firma su un monumento così importante per il cattolicesimo piemontese.
L’immensa struttura circolare del santuario di Vicoforte gravita attorno a un piccolo affresco della natività di Maria (a cui è dedicato il santuario) disegnato su una colonna di mattoni che campeggia alta al centro della chiesa. La sacra immagine della Madonna con il Bambino fu affrescata su un pilone campestre nella campagna di Vicoforte verso la fine del ‘400, e dopo una serie di miracolose guarigioni, i fedeli del circondario iniziarono a venerare l’effigie, attorno alla quale crebbe rapidamente un frequentatissimo luogo di culto.
L’architettura del santuario di Vicoforte rappresenta un unicum architettonico in Piemonte per dimensioni e forme. I mattoni a vista che sorreggono la cupola sono un elemento tipico del barocco regionale, che ritroveremo durante il nostro itinerario, ed è ancora più tipicamente barocco l’interno del santuario, scandito da cappelle e affreschi, colonne e sepolcri reali. Alzate poi la testa verso il cielo per provare a misurare con gli occhi la cupola ellittica in muratura più grande del mondo. Progettata da Francesco Gallo, protagonista dell’architettura barocca piemontese, è alta 74 metri e misura 37 metri in lunghezza sull'asse maggiore e quasi 25 metri sull'asse minore.

Cherasco

Scorci di Cherasco.

Adagiata su una stretta terrazza sospesa sulla confluenza tra fiume Stura e Tanaro, Cherasco è un gioiello di architettura e storia. Una trama di vie perpendicolari forma una scacchiera perfetta, una città ideale di concezione rinascimentale che mantiene però forte la sua identità piemontese nelle chiese e nei palazzi, nelle piazze e nei giardini.
Tipicamente locali sono ad esempio i mattoni rossi dei palazzi e delle torri, o le volte rotonde dei portici che bordano i due assi viari principali che si incrociano ai piedi della torre civica medievale.
Non mancano anche a Cherasco alcune importanti testimonianze di epoca barocca. Oltre a diversi palazzi nobiliari, come palazzo Salmatoris o palazzo Gotti di Salerano, il borgo conserva due capolavori del barocco come il secentesco arco del Belvedere e il santuario della Madonna del Popolo.
Per ammirare il primo monumento dovrete arrivare all’estremità nord del paese. L’arco del Belvedere è una porta trionfale, di colore bianco candido, magnificamente decorata con elementi barocchi. Vi basta fare qualche passo oltre l’arco per ammirare l’affaccio sulla valle del Tanaro, guardando verso Bra e Pollenzo.
A pochi passi, il santuario della Madonna del Popolo si deve a un architetto locale, Sebastiano Taricco, che lo progettò sul finire del ‘600. Un trionfo di stucchi decorativi e affreschi alleggerisce la massa poderosa della chiesa, dominata da una grande cupola ottagonale, creando un risultato visivo di grande fascino.

Carignano

Carignano.

Per la prossima tappa raggiungerete il piccolo comune di Carignano, circa mezz’ora di guida a nord di Cherasco. Sulla sponda sinistra del fiume Po, Carignano dista 20 km da Torino e conserva nella cattedrale cittadina un mirabile esempio di architettura settecentesca che entra a pieno diritto nel nostro itinerario barocco.
Sulla facciata della Cattedrale di Carignano, ritroviamo i mattoni a vista identitari del barocco piemontese; la chiesa spicca sull’antica piazza del mercato, secondo il progetto di Benedetto Alfieri, lontano antenato del poeta Vittorio.
Dedicata a S. Giovanni Battista e S. Remigio, la cattedrale sfoggia un disegno di linee concave alternate ad angoli retti, che vi avvolgerà in un’onda di rosso mattone. Superato l’ingresso, un’unica e ampia navata vi mostrerà con un rapido colpo d’occhio l’interno della chiesa nella sua interezza, adorno di altari e affreschi che raccontano episodi della vita dei due santi titolari della cattedrale.
A un altro mirabile genio del barocco, Bernardo Antonio Vittone, si deve invece il santuario del Valinotto, piccolo e sobrio gioiello architettonico nella campagna di Carignano. Inaugurato nel 1740, il Valinotto custodisce un antico affresco cinquecentesco della “Madonna del Latte”, invocata per salvare i neonati dalle malattie infantili.

Torino

Vista della cappella della Sacra Sindone, nel cuore di Torino.

Sembra quasi che tutte le strade piemontesi convergano su Torino, punto di riferimento dell’intero dominio Savoia prima e oggi capoluogo regionale di grande fascino e quarta città italiana per popolazione e influenza economica, sociale e culturale.
Nominata capitale del regno sabaudo nel 1563, da allora Torino ha visto crescere tra le sue vie e piazze diversi monumenti in stile barocco che sarebbe stato impossibile non includere in questo itinerario.
Potrete cominciare la vostra passeggiata da piazza Castello, centro geografico e simbolico della città, sulla quale si affacciano molti dei principali monumenti torinesi, compresa la real chiesa di S. Lorenzo.
Tra le mura di questo capolavoro d’architettura, commissionato dai Savoia in celebrazione della loro ascesa politica, facciamo conoscenza con il prete (e architetto) modenese Guarino Guarini. Genio creativo al servizio della corona sabauda, Guarini concluse i lavori di S. Lorenzo nel 1680, progettando una cupola ottagonale attorno a cui si apre uno sfavillante insieme di sculture, dipinti, stucchi e pietre preziose, come ori e marmi di diversi colori. Se tra gli intenti degli architetti del barocco c’è quello di impressionare e sorprendere i fedeli, la real chiesa di S. Lorenzo è certamente tra le più barocche al mondo.
Lo stesso Guarino Guarini fu l’ideatore della cappella della Sacra Sindone, la cui incantevole cupola spicca tra il palazzo reale sabaudo e la cattedrale di S. Giovanni Battista.
Il periodo di costruzione di questa cappella è lo stesso della real chiesa di S. Lorenzo, ma l’incarico di Guarini in questo caso fu ben diverso: i duchi di Savoia volevano dare degna custodia alla reliquia della sacra Sindone, il leggendario lenzuolo che avrebbe avvolto il Cristo dopo la deposizione.
Guarini a Torino non si occupò solo di edifici sacri, come dimostra il progetto di palazzo Carignano, uno dei palazzi nobiliari più rappresentativi del ‘600 italiano. Sontuosa dimora aristocratica, mostra la sua struttura sinuosa e imponente in tipici mattoni rossi, quegli stessi mattoni che abbiamo già visto insieme tra le meraviglie barocche di Vicoforte, Cherasco e Carignano.

Torino
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Maggiori Informazioni

Basilica di Superga

La basilica di Superga e il paesaggio attorno.

Prima di proseguire il vostro viaggio dovrete trovare il tempo di superare il fiume Po verso est, per un’ultima tappa torinese: la basilica di Superga che domina Torino da quasi 700 metri di altitudine. Secolare simbolo cittadino, la chiesa fu commissionata da Vittorio Amedeo II (primo re sabaudo) al progettista siciliano Filippo Juvarra.
Consacrata nel 1731, la basilica di Superga accolse da allora le sepolture reali della casata Savoia. Un Pantheon cattolico in stile tardo barocco, che alla minuzia quasi artigianale delle creazioni cittadine di Guarino Guarini contrappone la fastosa monumentalità ideata da Filippo Juvarra, che preannuncia il neoclassicismo.
Non solo di religione e politica si parla sulla collina di Superga, che è tristemente famosa anche per un drammatico incidente aereo. Il 4 maggio 1949 il piccolo velivolo che riportava a casa da Lisbona l’intera squadra dell’allora Associazione Calcio Torino si schiantò contro un argine a pochi passi dalla cupola della basilica.
Nel giro di un tragico attimo, milioni di tifosi torinesi dovettero dire addio a una delle squadre più forti della storia del calcio italiano.

Sinagoga di Casale Monferrato

Lo sfarzoso interno della sinagoga di Casale Monferrato.

Casale è da sempre capoluogo dell’area del Monferrato, terra di filari di viti, cantine e un’enologia di eccellenza. Bagnata dalla riva destra del Po, Casale Monferrato è incuneata ai piedi di un grande e bellissimo territorio di vigne e colline, che da qui salgono progressivamente di altezza verso sud in direzione dell’Appennino.
Casale, le sue piazze e i suoi monumenti, come il castello o la cattedrale, meriterebbero un’intera giornata di esplorazione. Molto interessante da ripercorrere è anche la storia dell’ormai ridotta comunità ebraica in Monferrato, specialmente perché la sinagoga di Casale è un particolarissimo esempio di stile barocco applicato a un tempio non cattolico, abbellito con dipinti e stucchi dorati

Sacro Monte di Varallo

La piazza dei Tribunali al Sacro Monte di Varallo.

Cittadina principale della Valsesia, scavata dall’omonimo fiume che dal monte Rosa scende verso il Po, Varallo Sesia è circondata da una corona di monti bordati di foreste e pascoli. Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, il paese è conosciuto soprattutto per il suo Sacro Monte, inserito tra i patrimoni UNESCO insieme agli altri Sacri Monti di Piemonte e Lombardia.
Buona parte di quello che vedrete tra gli alberi e i vialetti che conducono verso la chiesa centrale del complesso è opera di Gaudenzio Ferrari: pittore, scultore e architetto, insomma vero e proprio genio poliedrico del rinascimento piemontese. Il percorso ascendente del Sacro Monte di Varallo, che sembra quasi un pellegrinaggio in miniatura, si snoda lungo 44 cappelle, di varie dimensioni, abbellite con scene figurative che seguono cronologicamente gli episodi della vita di Cristo.
Di Gaudenzio Ferrari sono molte delle composizioni in legno e in terracotta che animano le cappelle devozionali, suoi sono poi anche i tantissimi affreschi distribuiti qua e là tra i muri e i soffitti. Non a caso Varallo Sesia ha scelto Gaudenzio, primo vescovo di Novara, come santo patrono cittadino, in eterna riconoscenza all’artista.
Non tutto è però “gaudenziano” e rinascimentale al sacro monte di Varallo. Anche l’epoca barocca infatti dice la sua, specialmente tra le navate riccamente decorate della basilica dell’Assunta. Inaugurata nel 1642, più volte modificata, questa chiesa spicca al centro del complesso ed è formalmente la 45esima e ultima cappella del percorso devozionale, simboleggiando l’ascesa della Madonna in paradiso.  

Basilica di S. Gaudenzio a Novara

La basilica di S. Gaudenzio, simbolo della città di Novara.

Il vostro viaggio nella storia del barocco piemontese si chiude nella pianeggiante Novara. Avvicinandovi alla città potreste già scorgere da diversi chilometri di distanza l’altissima (e sottilissima) cupola della basilica di S. Gaudenzio, che raggiunge i 121 metri d’altezza.
La basilica è dedicata al primo vescovo della città, celebrato con una grande festa ogni 22 gennaio, il cui corpo riposa in questa chiesa dall’anno 1711, anche se allora alla chiesa non erano state ancora aggiunti né il campanile né l’affilatissima copertura a cupola.
Tanti elementi di diverse epoche e stili si uniscono nella basilica di S. Gaudenzio per formare un insieme architettonico armonico e al contempo impressionante, per verticalità e audacia ingegneristica.
All’esterno e tra le cappelle della chiesa ritroverete due nomi già incontrati durante questo viaggio: Benedetto Alfieri, l’ideatore settecentesco del duomo di Carignano, disegnò il campanile barocco; un grande polittico di Gaudenzio Ferrari si svela poi nella seconda cappella di sinistra.
Gran parte della struttura della basilica di S. Gaudenzio rimanda agli stilemi del barocco: le decorazioni in oro e stucchi, le impressionanti dimensioni e il costante desiderio di stupire i fedeli con elementi inaspettati posizionati sui muri e i soffitti.
Pur essendo stata ultimata ben più tardi rispetto al resto della chiesa, anche la cupola della basilica, nella sua versione definitiva del 1878, richiama un sentimento altrettanto barocco per ammirazione e incredulità.
L’audace colonnata porta la firma (e la lucida follia) di Alessandro Antonelli, artefice dell’ancor più famosa e alta Mole Antonelliana a Torino. Dal secondo balcone della cupola di S. Gaudenzio, a 45 metri di altezza, potrete salutare un’ultima volta le terre piemontesi. Da qui vedrete all’orizzonte quella pianura, quelle colline e quelle montagne che hanno visto nascere alcuni tra gli esempi più alti di barocco italiano.

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