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Idea Viaggio
Piemonte, Torino

Torino sotto i riflettori: tra i luoghi da incubo di Dario Argento

Tipologia
Percorso a piedi
Durata
2 giorni
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

Si scrive Torino ma si legge cinema: la “Settima Arte” ha proprio qui la sua dimora. Di fatto nell’800 i fratelli Lumière allestivano proprio qui la loro prima proiezione italiana; nel 2000 veniva inaugurato il Museo nazionale del Cinema, all’interno della verticalissima Mole Antonelliana, e nel 2020 la città diventava Capitale del Cinema.

Negli Anni ’50 del secolo scorso invece vi è un altro accadimento che cambierà le sorti di Torino e la legherà ancora più indissolubilmente a quest’arte, rendendola uno “stupendo teatro di prosa”. In quel periodo, infatti, un piccolo Dario Argento scopre per la prima volta Torino. È un giorno di pioggia: fin da subito la città si presenta ai suoi occhi, già allora piccole lenti cinematografiche, nella sua cupa e affascinante malinconia. Possibili ed evanescenti sequenze gli si svelano per le vie, nelle “piazze metafisiche”, tra i palazzi, accanto alle fontane. Arriverà a definirla “il luogo dove i miei incubi stanno meglio” … e questa si svela una fortuna per i cinefili amanti del terrore.
Sono 8 le pellicole che il maestro italiano dell’horror ha girato a Torino, oramai città d’elezione per le sue storie da incubo. Andate ora a visitare alcuni dei luoghi eletti per le location dei suoi film.
Si parte da un luogo, diciamo, molto tranquillo: il cimitero Monumentale. Dario Argento vi ha girato alcune scene di “Non ho sonno” e “Il gatto a nove code”. È d’obbligo un giro al museo dedicato al cinema della Mole Antonelliana, per poi tuffarsi nella Galleria Subalpina, dov’è stata girata una sequenza di “Quattro mosche di velluto grigio”. Il tour continua al Teatro Carignano, passando per piazza Solferino e approdando in piazza CLN, al seguito, oltre di alcuni fra i già citati, del capolavoro “Profondo Rosso”. Dopo la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, l’ultima tappa vi lascerà addosso i brividi: la bella Villa Scott è l’inquietante “villa del bambino urlante” di “Profondo Rosso”. Chissà se sentirete anche voi queste voci…

Dal cimitero Monumentale alla Galleria Subalpina

Dal cimitero Monumentale alla Galleria Subalpina

Il cimitero Monumentale, il cui progetto venne approvato nel 1827, si trova in una zona lontana dal centro abitato di Torino, più precisamente in quella del Regio Parco, nei pressi della Dora. Se già al pensiero i cimiteri vi fanno rabbrividire, considerate che questo è sede di circa 400 mila defunti. Credete che il maestro dell’horror italiano, Dario Argento, si sia lasciato sfuggire questa perfetta location? Certo che no: vi ha ambientato “Il gatto a nove code” (1971) e “Non ho sonno” (2001). Nel primo film i due protagonisti, sulle tracce di un assassino, si ritrovano nel cimitero grazie a un indizio. Nella loro retata si scorge il monumento in onore degli operai morti nell’incendio alla Regia Fabbrica di Polveri di borgo Dora, nella zona del campo Primitivo. Più scorci del cimitero sono rivelati nella seconda pellicola, tra cui la scultura di un contadino con la falce e quella di una donna stesa a terra.

Una ventina di minuti a piedi e raggiungerete il simbolo per antonomasia di Torino, la Mole Antonelliana che, come è noto, ospita il Museo nazionale del Cinema. Il museo sfrutta la verticalità dell’edificio distribuendo il percorso, interattivo e sempre in aggiornamento, su più livelli. Si parte dal primo sviluppo della “Settima Arte”, con le varie tecniche del settore, passando attraverso filmati tematici con effetti speciali e sale divise per genere e temi, per finire con una panoramica dei manifesti del cinema attraverso le epoche. Tra il 2022 e il 2023 è stato proiettato all’interno del museo un documentario dedicato a Dario Argento, con curiosità e altre sorprese circa la sua intera produzione.

Uscendo dalla Mole, a pochissimi passi, si trova un altro simbolo della città del cinema, ovvero la Galleria Subalpina, dedicata alla passeggiata e allo svago tipicamente borghesi. In stile rinascimentale e barocco (costruita a fine ‘800), contiene uno dei cinema e uno dei caffè più antichi di Torino: il Cinema Romano, frequentato all’epoca da Edmondo De Amicis, e il caffè Baratti e Milano. In questa galleria furono girate alcune scene di “Quattro mosche di velluto grigio” (1971). È qui, infatti, che si trova l’ufficio dell’investigatore privato Gianni Arrosio.

Dal Teatro Carignano alla piazza CLN

Dal Teatro Carignano alla piazza CLN

Dalla vostra passeggiata borghese nella Galleria Subalpina sbucate di fronte al magnifico Teatro Carignano, palco di grandissimi quali Paganini, Toscanini, Eleonora Duse, Dario Fo. Alla fine del ‘600 non era ancora un teatro ma una sala per le feste e i giochi dell’aristocrazia, e questo aspetto sontuoso è stato mantenuto nel tempo. Il velluto rosso delle sue poltrone e le luci calde e soffuse devono aver suggestionato molto Dario Argento, che decise di includerlo in ben 2 pellicole. In “Non ho sonno” il teatro è la location in cui avviene l’omicidio della ballerina, ma più spazio gli è dedicato nel capolavoro “Profondo Rosso” (1975). Il teatro viene inquadrato da angolature diverse e la telecamera sguiscia tra le poltrone e tra gli spettatori che assistono alla conferenza di parapsicologia a inizio film.

In “Il gatto a nove code” potete rinvenire, invece, la vicina piazza Solferino, che dista soli 10 minuti a piedi dal teatro. In uno dei palazzi che affacciano sulla piazza i due protagonisti, Anna e Giordani, sfiniti da un inseguimento in auto, si fermano per rifocillarsi in un bar all’aperto sito sul tetto dell’edificio in questione. ll locale della pellicola non esiste veramente, al suo posto vi sono solamente alcuni uffici, ma potete ben accomodarvi in uno dei bar della piazza e ammirare il vostro intorno. Epicentro dell’ovale è il monumento di Ferdinando, duca di Genova, sul cavallo morente in battaglia, ma anche il Teatro Alfieri e il palazzo dei banchieri Ceriana guardano il centro della piazza. Molto suggestiva è poi la fontana Angelica dedicata alle 4 stagioni.

Sono tante le piazze di Torino, ma una in particolare si intreccia al cinema e, soprattutto, agli incubi di Argento. Si tratta della piazza CLN (acronimo di Comitato di Liberazione Nazionale), poco distante da piazza Solferino. Il regista decise di girare alcune scene di “Profondo Rosso” in questa piazza: la considera “così geografica, quasi da metropoli aliena”. In primis, qui vi è la residenza di Marc ed Helga, i protagonisti del film. La dimora è dominata dalla fontana del Po, personificata da un uomo che regge delle spighe di grano nella mano destra (l’altra fontana, della Dora, è impersonata da una donna che regge un frutto). Nella pellicola qui si trova anche il Blue Bar. Guardatelo bene…vi ricorda qualcosa? Edward Hopper dice niente? Ebbene sì, Dario Argento si ispirò proprio al suo celebre dipinto del 1942, Nighthawks, per progettare la forma di questo locale. Per omaggiare ancor di più il pittore, il regista fece in modo che nella sequenza tutte le comparse rimanessero quasi immobili, proprio come in un quadro (inquietante, no?).

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea

Sfruttate i 20 minuti a piedi che dividono la piazza CLN dalla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea per guardarvi intorno e, magari, immaginare di essere all’interno di un film (ecco, magari non vi converrebbe figurarvi in uno di quelli di Argento…).

Questo museo (chissà se anch’esso contiene dipinti a cui si è ispirato il regista, come fu per Hopper) è un’altra location scelta per ambientare “Il gatto a nove code”. Il retro della galleria (“il grande cubo di via Magenta”) è l’esterno dell’Istituto di ricerche genetiche Terzi: è proprio qui che, di notte, avviene il primo omicidio della pellicola. Suggestionati da questa storia approfittatene per una visita alle sale del museo, tra quadri ottocenteschi di Hayez, Renoir, Pellizza da Volpedo, avanguardie del ‘900 e Arte Povera. La GAM dà il benvenuto ai suoi visitatori con un enorme albero in marmo di Carrara, bronzo, tiglio ed edera, che dà idea della sacralità dell’arte lì racchiusa. 

GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea
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Maggiori Informazioni

Villa Scott

Villa Scott

L’ultima tappa è la più lugubre e fascinosa ma per raggiungerla occorre spostarsi un po’: si trova nel quartiere di Borgo Po, 40 minuti a piedi (o, se preferite, 10 in auto) dal GAM. Si tratta di villa Scott, presente in “Profondo Rosso”, e nella finzione scenica si trova vicino Roma. Il protagonista Marc è alla ricerca di Amanda Righetti, scrittrice di un saggio intitolato “Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna”, in cui la casa viene apostrofata come “villa del bambino urlante”: nel racconto un cacciatore avrebbe sentito nella notte il canto inquietante di un infante seguito da grida. L’uomo avrebbe avvertito la polizia per poi scoprire che la dimora era disabitata; lo stesso sarebbe accaduto anche ad altre persone.

La villa è uno dei più straordinari esempi di art dèco, scoperta per caso dal regista dell’incubo proprio mentre cercava per Torino luoghi in cui ambientare il film. All’epoca, la dimora ospitava un collegio femminile diretto da monache. Dario Argento racconta che per ottenere la location completamente sgombra durante le riprese offrì alle donne una vacanza a Rimini, molto apprezzata. Questa è una delle location del maestro dell’horror più visitate e non può che essere la più affascinante: lo stile liberty, le decorazioni floreali, i cancelli e le mura invase dai rampicanti ne fanno la villa perfetta per un film dell’orrore. 

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