In Val Vigezzo, da Domodossola a Malesco: salotti antichi, arte, natura e rotaie d’epoca
Si parte, da Domodossola, da un vero e proprio “borgo della cultura”, come è stato ribattezzato il suo nucleo storico, interessato negli ultimi anni da un importante intervento di riqualificazione architettonica. Il progetto ha voluto disegnare la nuova immagine dell’intero centro storico attraverso la riqualificazione dei suoi più importanti palazzi e la rivalutazione delle mura medievali, un intervento valorizzato anche dalla progressiva chiusura al traffico dei veicoli a motore.
Oggi è così ancora più piacevole e facile visitarla Domodossola, partendo da piazza Mercato, luogo simbolo della città, visitata e fotografata, con i portici quattrocenteschi, le balconate e le logge rinascimentali, loggette del XV e XVI secolo, una scenografica asimmetria e di grande suggestione, e passeggiando lungo le vie costellate da palazzi storici, oggi sedi museali e luoghi di cultura, per compiere un vero e proprio salto nel passato. Un passato importante e denso.
Nel corso dei secoli fu sottoposta a diverse dominazioni e passò ai Savoia nel 1748. Il periodo napoleonico (1800-14) vide la costruzione (1801-1805) della strada per il Sempione, frequentata dai viaggiatori del Grand Tour, mentre l’apertura del traforo ferroviario sotto lo stesso valico (1906) la pose al centro delle comunicazioni tra Italia e Svizzera.
Lasciata Domodossola si giunge in Val Vigezzo, un’unica grande vallata a est del Toce, che si distende con le sue ultime appendici (le Centovalli) fino in Svizzera. Per scoprirla c’è anche una modalità lenta, sostenibile, di enorme fascino. Si tratta della ferrovia Vigezzina o delle Centovalli (com’è più nota sul versante svizzero). Fu costruita all’inizio del XX secolo per collegare Domodossola con Locarno e la linea ferroviaria internazionale del Gottardo con quella del Sempione.
Da quasi cent’anni il trenino garantisce i collegamenti per le comunità locali ma oggi il viaggio è divenuto anche un’attrazione turistica per la bellezza dei paesaggi che scorrono dal finestrino mentre il convoglio affronta arditi viadotti e brevi tratti in galleria. Il treno panoramico Vigezzo Vision, con grandi vetrate, dà il meglio di sé in autunno, nella stagione del foliage. A cura della società di gestione, sono abbinate al viaggio in treno visite guidate e degustazioni di prodotti del territorio. La Vigezzina-Centovalli è un trait d'union tra la val d’Òssola e il Verbano. Si può infatti approfittare di itinerari che mettono in coincidenza il servizio su rotaia a quello di navigazione.
La prossima meta è invece un’altra cittadina che si è guadagnata sul campo la certificazione del Touring Club Italiano di Bandiera Arancione: Santa Maria Maggiore. Centro principale della val Vigezzo, Santa Maria Maggiore è situata in bellissima posizione in una verde conca contornata da abeti. Vale una visita la parrocchiale dell’Assunta, innalzata nel XVIII secolo su una chiesa romanica. Presso la Scuola di Belle Arti ha sede la Pinacoteca “Rossetti Valentini”, che raccoglie dipinti eseguiti da artisti della valle. Nel parco della villa Antonia si trova il Museo dello spazzacamino, un tuffo seppur fuligginoso, in un passato in cui in valle il mestiere era molto diffuso, tanto che vale la pena visitarlo. Prima di ripartire, mettete in conto un assaggio di formaggio caprino, da sposare con il prosciutto della Val Vigezzo, nemmeno a dirlo, molto molto… affumicato.
L’arancione continua a essere il colore del filo che conduce dalle valli alle rive del Maggiore, che si apre finalmente, una volta arrivati sulle sue sponde. Prima dell’approdo al lago ecco Malesco, altra Bandiera Arancione certificata da Touring Club Italiano, adagiato su un terrazzamento tra il torrente Loana e il Melezzo orientale ed è completamente circondato da fitti boschi. Qui l’archivio comunale conserva importanti pergamene che documentano la colonizzazione della Val Grande. Guadagnando la parte alta del paese si raggiunge invece la parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo, che al suo interno custodisce un’elegante decorazione settecentesca, arricchita da un cassone d’organo, esempio di scultura in stile barocco.
Sul lago Maggiore, Cannobio e Cannero Riviera: l’arancio delle bandiere e quello degli agrumi
Due sono i benvenuti sulla sponda occidentale del lago Maggiore che si fregiano del marchio Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Il primo è quello riservato da Cannobio, primo centro italiano della sponda occidentale, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. La cittadina è cresciuta in uno dei pochi slarghi lasciati dai monti, che, in questa parte di lago, precipitano ripidi nell’acqua.
Nelle sue vie in lastricato, sono diverse le testimonianze della sua storia: dalla collegiata settecentesca di San Vittore si giunge nel nucleo trecentesco composto dalla Torre Campanaria e dal Palazzo della Ragione. Passeggiando sul lungolago si possono poi ammirare palazzi di varie epoche, fino alla visita al Santuario della Pietà, fatto costruire da Carlo Borromeo nel 1583. Trovarsi a Cannobio e non approfittarne per un’escursione nella Valle Cannobina sarebbe uno spreco, perché si perderebbe la vista dell’orrido di Sant’Anna, profonda forra rocciosa sovrastata dall’omonima chiesa seicentesca.
Il secondo approdo lacustre è Cannero Riviera. Anch’essa Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, è una vivace località dal clima mite in ogni stagione e con una ricca vegetazione mediterranea. Per scoprirla serve solo lasciarsi andare a una passeggiata tra le strette viuzze del centro storico e sul lungolago, su cui si affacciano eleganti residenze e numerosi ristoranti che offrono piatti della cucina di lago. Ci si può godere l’atmosfera rilassante all’antico porticciolo, scavato nella roccia.
Dalla sponda del lago si vedono i castelli di Cannero, ruderi di un’antica rocca, posti su due isolotti rocciosi e raggiungibili solo in barca.
Per entrare letteralmente nel paesaggio anche con gli altri sensi si può visitare il Parco degli Agrumi, passeggiando tra filari di agrumi "locali", presenti in molteplici varietà, ed avvicinarsi al mondo dell'agrumicoltura scoprendone qualche segreto al piccolo museo tematico.
Non è tutto. Il ricco patrimonio di cultura rurale disperso sul territorio è offerto al visitatore nel Museo Etnografico e della Spazzola, ospitato in Villa Laura, in cui sono esposti strumenti delle attività contadine e dell’artigianato del legno e del ferro, e nel Torchio dei Terrieri nella frazione Oggiogno, costruito nel 1792.
Nella parte alta dell’abitato, fanno bello sfoggio invece la Parrocchiale di San Giorgio e la piazzetta degli Affreschi, ritrovo dei “local”, che ritrovano episodi della loro storia affrescata in murales colorati e suggestivi.
Da Verbania al lago di Mergozzo
Si dice Verbania, ma nella realtà si scoprono due piccole gemme affacciate sulla sponda piemontese del Maggiore. Sono Pallanza e Intra, unite in un solo comune che nasce amministrativamente nel 1939: la prima, affacciata sul golfo Borromeo, a ponente della verde punta Castagnola; la seconda, rivolta alla sponda lombarda, di fronte a Laveno. Una unione suggellata nel 1992, quando Domodossola guadagna la promozione a capoluogo della provincia di Verbano-Cusio-Òssola, estesa alle valli formate dal fiume Toce.
Pallanza unisce atmosfere medievali alle suggestioni di borgo salubre e pittoresco, che ha vissuto il suo momento d'oro nella prima metà del Novecento, quando era frequentata da turisti eccellenti; uno su tutti, Arturo Toscanini.
Nelle sue vicinanze si trovano i celebri giardini botanici di Villa Taranto, visitati ogni anno da oltre 150mila persone, spettacolari specie nel momento delle fioriture dei tulipani e delle azalee. Intra conserva un nucleo antico, con piccole piazze e un intrico di vicoli che si snodano dal lungolago fino alla basilica di San Vittore.
Il parco botanico che si affaccia sul Verbano ha una storia antica, essendo nato nel lontano 1931 per iniziativa del capitano scozzese Neil Mc Eacharn (ora è di proprietà dello Stato) e da allora è diventato nel corso del tempo una tappa obbligata non solo per i turisti che visitano i centri del golfo borromeo, ma anche per le scolaresche che avevano così modo di vedere da vicino alberi e fiori rari ed esotici.
I giardini, sulla punta della Castagnola a circa 100 metri dal livello del lago, si contraddistinguono per le sfumature cromatiche e per i profumi che si offrono in molteplici scenografie, su una superficie di circa 20 ettari dove sono coltivate 20.000 varietà di piante di tutto il mondo che ornano i giardini all'inglese scanditi da viali, terrazze, fontane, cascate e stagni. Per gli amanti della tassonomia… nella Biblioteca botanica sono catalogate tutte le piante, buon lavoro!
Eccoci alla fine, che può essere un inizio se si programma l’itinerario dai laghi alle valli. All’ombra dei Corni di Nibbio, una serie di creste frastagliate di oltre 2000 metri d’altitudine, Mergozzo è un borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano che, da quasi sconosciuto, sta riconquistando posizioni, mentre da sempre primeggia tra i gusti dei turisti mitteleuropei, soprattutto quelli di lingua tedesca.
A due passi dalla wilderness della Val Grande, il lago di Mergozzo è infatti un piccolo gioiello, uno specchio d’acqua pulitissimo e in cui è vietata la navigazione, ma non bagni di sole e tuffi… che regalano parecchie soddisfazioni nella bella stagione.
Nelle altre tre stagioni invece si può godere di una fitta rete di tortuosi vicoli sui quali si susseguono le caratteristiche case di pietra, la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta, in quella romanica di S. Giovanni Battista, nella frazione di Montorfano, e nel seicentesco porticato delle Cappelle. Non andate via senza assaggiare una tipica fugascina, chiudendo in dolcezza il vostro divagare a tinte verdi e blu.