Domodossola
In magnifica posizione in mezzo alle montagne, più o meno a metà della val d’Ossola, Domodossola è una cittadina raffinata, elegante, che stupisce per la quantità di musei e la vitalità che non ti aspetti e che potrebbe stuzzicare anche i viaggiatori più compassati. In realtà, come motivazione per visitarla basterebbe la bella piazza del Mercato, pentagonale e circondata da loggette e balconi, che è il cuore medievale della città. Domodossola infatti ebbe origine nel I millennio a.C. dai Leponzi, un popolo che viveva a cavallo tra Ossola, Ticino e Lombardia. La svolta per la città arrivò all’inizio del ‘900 con l’apertura del traforo del Sempione che ne fece un crocevia di frontiera per il commercio, tra Italia, Francia e Svizzera, oltre ad essere uno snodo ferroviario sulla via per la Svizzera.
Da vedere è sicuramente il quartiere Motta, dove si respira un’atmosfera particolare, tra edifici tardomedievali con i balconi in legno. Merita una visita anche il palazzo di San Francesco con i Musei Civici: è un palazzo-chiesa-museo da poco inaugurato nella sua nuova veste. Da non perdere è poi la collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, una tenebrosa chiesa tardo-settecentesca con portale romanico e un altorilievo raffigurante Carlo Magno nella prima cappella della navata sinistra. E infine, immancabile è il Sacro Monte del Calvario, risalente al 1657, un complesso in stile barocco composto da 15 cappelle e riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Subito dopo Domodossola, l’unica delle valli Ossolane che si incunea a oriente verso la Svizzera è la val Vigezzo, un luogo di bellezza discreta che di svela ai più curiosi e che quindi vale la pena percorrere, con il principale paesino di Santa Maria Maggiore, dall’impressionante parrocchiale dell’Assunta.
Crodo
Crodo è il centro principale della Valle Antigorio, a 16 km a nord di Domodossola. È celebre per le sue acque minerali che sgorgano da ricche sorgenti all’interno dell’elegante Parco delle Terme, con antichi impianti termali aperti nel 1834, ma tanto conosciuta anche per l’aperitivo analcolico biondo, il Crodino, nato qui nel 1964. Tutt’intorno a Crodo ci sono piccole frazioni con le tipiche case in pietra, punti di partenza per piacevoli escursioni in tutti i periodi dell’anno. Ovunque domina il silenzio di un paesaggio incontaminato che s’incunea fino a raggiungere le aree protette del Parco naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero.
In questa porzione di val d’Ossola si va anche alla scoperta delle tracce della presenza dell’uomo preistorico: ne è testimonianza antichissima, il cosiddetto Muro del Diavolo, in località Arvenolo, tra i reperti megalitici più impressionanti del Piemonte. Si tratta di una massiccia struttura in blocchi di pietra che fa pensare a un luogo di culto, disposto in posizione panoramica come un terrazzamento realizzato interamente a secco e lungo circa 20 metri, alto 6,30 metri e profondo 13 metri. Dopo una passeggiata di circa 30 minuti nel bosco si raggiunge una radura e l’imponente muro si staglia sulla sinistra della strada.
La val d’Ossola, con la sua abbondanza d’acqua, l’ampia varietà di torrenti e fiumi, e le sue rocce diffuse è anche la meta ideale per gli appassionati di canyoning o torrentismo. Nei pressi di Crodo, il rio Antolina è ad esempio la palestra acquatica ideale per i più esperti.
Orridi di Uriezzo
Gli Orridi di Uriezzo sono uno spettacolo naturale mozzafiato, una serie di canyon e pozze cristalline, strette vallate, gole e tortuosi cunicoli scavati dal torrente che un tempo scorreva a valle del ghiacciaio del Toce e che una volta prosciugatosi ha lasciato lo spazio a rocce levigate percorribili a piedi. Gli orridi visitabili sono tre di cui l’Orrido Sud è il più spettacolare, a cui si accede dall’abitato di Verampio. Percorrendo la strada in sua direzione si incontrano le Marmitte dei Giganti, impressionanti cavità simili a pentoloni pieni d’acqua scavate nella roccia. I punti di accesso agli Orridi sono tre: da Premia (quello più consigliato), da Baceno e da Verampio.
Il contesto naturalistico è quella della valle Antigorio, nel punto in cui poco più a nord la valle cambia nome, diventa val Formazza e si restringe, i centri abitati si fanno più diradati e la natura prende il sopravvento, fino ad arrivare a un’altra scenografia naturale entusiasmante, la cascata del Toce, detta anche cascata della Frua.
Cascata del Toce
L’ultimo centro abitato della val d’Ossola è Formazza, a una manciata di chilometri dalla Svizzera, un comune sparso, caratterizzato dall’architettura walser, ovvero da case con le fondamenta e il piano terreno costruito in pietra e il primo piano in legno. Lo si raggiunge con circa 40 minuti di auto da Baceno, per una strada tortuosa e dopo una possibile tappa a Premia, rinomata per le sue terme. Il consiglio è venirci d’estate, anche se d’inverno qui si può sciare. Ma nei mesi estivi il verde della valle contrasta con la roccia nera e lo spettacolo si fa ancora più intenso. In estate inoltre sono aperte le cascate del Toce, in frazione Frua, tra le più poderose delle Alpi, con un salto di 143 metri, a 1.675 metri di altitudine. Note da sempre ad alpinisti e viaggiatori, le cascate sono tuttavia, e per fortuna, ancora lontane dal turismo di massa, anche se furono visitate e amate da personaggi illustri quali Richard Wagner, Gabriele D’Annunzio e la Regina Margherita. E in effetti sono le attrazioni più spettacolari delle valli Ossolane, con le loro rocce scure, levigate dal tempo, pietroni ammassati uno sopra l’altro, con l’acqua che schizza da tutte le parti un pulviscolo fradicio come una nube di riflessi e spruzzi in cui ci si trova immersi quando le si ha di fronte.