Il santuario di Vicoforte è una “cattedrale nel deserto”, anche se sarebbe più corretto definirla “basilica tra i boschi” (una basilica minore, a essere ancor più precisi). È anche una struttura di forme audaci e dimensioni smisurate, costruita al centro del verde e placido paesaggio piemontese. Entrambe le definizioni vi sembreranno calzanti quando, dopo un piacevole viaggio tra le colline del cuneese, vi ritroverete davanti a questo mausoleo di devozione mariana.
Effettivamente, davanti a tanta opulenza artistica, viene spontaneo chiedersi perché la corona piemontese e la diocesi della vicina Mondovì abbiano investito nella costruzione di una meraviglia del barocco così lontano dai principali centri abitati della regione. Ebbene, tutto quello che vedete intorno a voi (stucchi e affreschi, dipinti, marmi e anche tombe reali) ruota attorno a un’antica immagine sacra, la Madonna del pilone di Vico, una Natività datata fine ‘400 e dipinta su una piccola colonna, un pilone votivo a protezione degli agricoltori locali.
Nel corso del ‘500 questo piccolo affresco campestre diventa rapidamente oggetto di devozione popolare; i Savoia sono costretti, ben volentieri, a iniziare i lavori di costruzione (che si protrassero dal 1596 fino a ‘800 inoltrato) di un grande santuario per accogliere migliaia di fedeli e viaggiatori.
Sul perché di questo repentino successo tra i pellegrini cattolici di tutta Europa, storici e teologi si dibattono da sempre. Difficile dare ragione all’una o all’altra ipotesi, ma tra le storie più accreditate ci piace raccontarvi la più fantasiosa (e leggendaria). Si dice che, intorno alla fine del ‘500, un cacciatore, nel tentativo di centrare una preda, colpì involontariamente la colonna affrescata, posta in un’area selvaggia e poco frequentata. Dopo l’incidente, gocce di sangue iniziarono a sgorgare dall’immagine sacra della Madonna con il Bambino, richiamando l’attenzione dei fedeli locali, convinti dei poteri taumaturgici e miracolosi dell’effige mariana.
La sbeccatura al centro dell’affresco, causata dal proiettile del cacciatore, è ancora lì a ricordare quel curioso evento che ha portato alla progressiva nascita di uno dei santuari cattolici più stupefacenti d’Italia. Un tempio modello, per armonia delle forme e impeto decorativo, famoso in particolare per la sua cupola completamente affrescata. È la cupola ellittica più grande al mondo, un capolavoro capace di ridefinire i canoni estetici della monumentalità di casa Savoia.