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Arte e cultura
Friuli Venezia Giulia

Suggestioni romaniche in Friuli-Venezia Giulia

Tipologia
Percorso in auto
Durata
4 giorni
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

Il Friuli Venezia Giulia è una ricca e complessa stratificazione di storie e architetture, frutto di un turbolento succedersi di dominazioni e invasioni, rivalità e alleanze.

Prima fra tutte l’alleanza-rivalità fra Aquileia e Grado, che 1400 anni fa si giocavano i destini della regione e che oggi custodiscono due fra le più importanti basiliche medievali dello Stivale. Proprio la risistemazione in chiave romanica della basilica patriarcale di Aquileia, nel 1031, fu da stimolo a tutto l’alto Adriatico, dove si diffuse a macchia d’olio l’utilizzo della pianta basilicale: ne sono mirabili esempi l’abbazia fortificata di S. Maria in Sylvis Sesto al Reghena, nel territorio di Pordenone, la basilica cattedrale di S. Giusto Trieste e l’antica chiesa di S. Maria di Castello Udine.

Anche l’entroterra ai piedi delle Prealpi Giulie è ricco di suggestioni romaniche, sopravvissute ai terremoti che ciclicamente, nel corso dei secoli, si sono abbattuti su questa terra vulnerabile. Storie di sofferenza e di resistenza raccontate, fra l’altro, da due importanti monumenti medievali del territorio di Udine: il Duomo di Gemona del Friuli e quello di Venzone.

Un itinerario romanico nel Friuli Venezia Giulia può prendere le mosse dalla cattedrale di S. Giusto a Trieste e dalle altre preziose testimonianze triestine come la basilica di S. Silvestro o del Cristo Salvatore e il Duomo dei SS. Giovanni e Paolo Muggia, una decina di chilometri a sud del capoluogo e a pochi passi dal confine con la Slovenia. Da Trieste si percorre la costa adriatica verso ovest fino a raggiungere le nobili Aquileia e Grado, distanti solo 10 km l’una dall’altra. Quindi si lascia il mare e si punta a Udine, che subentrò alla guida della regione dopo il declino di Aquileia, un ruolo attestato da diversi monumenti sparsi per la sua provincia. La quarta tappa è oltre il fiume Tagliamento, nel territorio di Pordenone, per ammirare il Duomo di Spilimbergo oltre alla già menzionata abbazia benedettina di S. Maria in Sylvis.

Giorno 1

Trieste romanica

Cattedrale in cima al colle di San Giusto

Il Medioevo fu per Trieste un’epoca di grande incertezza. Al confine tra un impero romano d’Occidente ormai crollato e un impero romano d’Oriente ancora in sella, sulla rotta delle incursioni dei popoli del nord est e oggetto delle mire espansionistiche dei potenti vicini di Aquileia, di Venezia e, successivamente, dei conti di Gorizia, per oltre tre secoli la città, amministrata dai vescovi, fu costantemente impegnata in guerre che svuotarono le casse, finché la cittadinanza si costituì a libero comune e si assunse il potere senza troppi ostacoli.

È questo il contesto nel quale si prese la decisione di riunire due chiese affiancate, la basilica romanica dell'Assunta e il tempietto medievale di S. Giusto, a formare una nuova, grandiosa Cattedrale, auspicio per un futuro più florido.

A pochi passi sul colle di San Giusto, che è una vera stratificazione storico architettonica di Trieste, sorge un altro gioiello romanico triestino, la basilica di S.  Silvestro o del Cristo Salvatore, la chiesa più antica di Trieste dopo la Basilica paleocristiana di via Madonna del Mare, di cui però vi sono solo alcuni resti fra cui le pavimentazioni musive databili tra la fine del IV e il VI secolo.

Un’ulteriore tappa nel romanico triestino conduce alla vicina Muggia, dove il piccolo Duomo dei SS. Giovanni e Paolo si presenta con un’originale facciata trilobata di sapore orientaleggiante, la cui pietra bianca d’Aurisina riflette quasi di luce propria nelle giornate di sole. La facciata è quattrocentesca ma la chiesa venne costruita nel XIII secolo, come documentato dall’impianto romanico impostato sui resti di un preesistente edificio sacro risalente all’anno Mille.

Giorno 2

Aquileia e dintorni

La basilica patriarcale di Grado

Oggi si presenta come un piccolo borgo ed è difficile pensare che nei primi secoli dell’era cristiana Aquileia fosse una delle città più popolose dell’Italia romana. Basta però raggiungere l’area archeologica del foro romano e del porto fluviale, fondamentale snodo commerciale tra il Mediterraneo e i porti d’Oriente, per catturare bagliori dell’antico splendore. Ancora più forte è l’impatto quando si entra nella sublime basilica di S. Maria Assunta, capostipite del romanico friulano e custode di mosaici preziosissimi.

Storico avamposto delle prime comunità cristiane assediate dalle invasioni dei barbari, anche dopo il declino dell’Impero romano d’Occidente, Aquileia e il suo influentissimo vescovo (qui chiamato patriarca, secondo l’uso orientale) sono stati cruciali in molti momenti della storia friulana, spesso insieme alla vicina isola di Grado, anch’essa sede di una monumentale basilica, intitolata a S. Eufemia.

Al principio alleate, in seguito a uno scontro fra i patriarchi, nel vii secolo Aquileia e Grado presero strade diverse: la prima scelse il favore dei longobardi mentre la seconda entrò nella sfera bizantina e veneziana. E in qualche modo anche oggi le due località incarnano due volti della regione. Aquileia, con il suo sito archeologico Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è il fulcro della storia e dell’arte del Friuli. Grado resta invece veneziana per sonorità, architetture e colori.

Giorno 3

La stagione del romanico a Udine e dintorni

Veduta aerea dell’abbazia di Rosazzo

Diventata fulcro della regione nel XIII secolo, quando il patriarca di Aquileia scelse di spostare qui la sua sede, Udine conserva tracce dell’antico splendore, mescolate a stratificazioni successive. È il caso, per esempio, del Duomo dedicato a S. Maria Annunziata, sul quale si dovette rimettere mano pochi anni dopo la consacrazione a causa dei danni provocati dal terremoto del 1348, e poi di nuovo pesantemente rimaneggiato nel ‘700.

Conserva un aspetto più tipicamente romanico l’antica chiesa di S. Maria di Castello, nonostante la facciata cinquecentesca, rifatta a causa di un altro sisma, quello del 26 marzo del 1511.

Una trentina di chilometri a nord di Udine, le località di Gemona del Friuli e di Venzone furono fra le più colpite dal terremoto del 1976 e, inevitabilmente, anche il duecentesco Duomo di Gemona, intitolato a S. Maria Assunta, e il trecentesco Duomo di Venzone, dedicato a S. Andrea Apostolo, subirono gravi danni. Entrambi restaurati con tecniche innovative, sono oggi assurti a simbolo della tenacia dei friulani.

Bisogna poi spingersi fino all’estremo est della provincia, al confine con la Slovenia, per ammirare l’abbazia di Rosazzo di Manzano, che domina il panorama da oltre mille anni. Sorta di palinsesto architettonico in cui si scorgono tracce di ogni epoca, l’abbazia si raccoglie intorno alla chiesa di S. Pietro Apostolo, edificata all'inizio dell'XI secolo secondo canoni romanici ancora leggibili nonostante le ristrutturazioni successive.

Una ventina di chilometri a nord, sempre sul confine italo-sloveno, porta i segni del tempo un altro monumento romanico della provincia di Udine, la chiesa di S. Nicolò a San Leonardo, costruita nel 1294, danneggiata dal terremoto del 1511 e 400 anni più tardi dai sanguinosi combattimenti della Prima guerra mondiale.

Giorno 4

Intorno a Pordenone

Intorno a Pordenone

“Da questo lato del fiume è un po’ meno Friuli”, scriveva Pier Paolo Pasolini che abitò a lungo da queste parti, a ovest del Tagliamento. Non mancano però notevoli lasciti romanici, a cominciare dal Duomo di Pordenone. Intitolato a S. Marco e con la facciata tutt’oggi incompiuta, conserva memoria della sua fondazione romanico-gotica del XIII secolo, nonostante la complessa vicenda costruttiva che l’ha visto protagonista: hanno mantenuto in buona parte l’aspetto due-trecentesco l’abside, il tiburio e il campanile, anche se la cuspide di quest’ultimo è molto più tarda.

Una trentina di chilometri a nord est la nobile Spilimbergo, resa potente dai conti Spengemberg tra l’xi e il xii secolo, si raccoglie intorno al Duomo, due-trecentesco, dedicato a S. Maria Maggiore (1284-1359), e al Castello documentato già dal 1122 anche se ingrandito e rimaneggiato dagli Spengemberg fra il xiv e il xv secolo.

A Sesto al Reghena sorge invece l’abbazia benedettina di S. Maria in Sylvis, fondata all’inizio dell'VIII secolo e fortificata nel X. Ricca di affreschi di diverse epoche, dall’XI al XVI secolo, la chiesa abbaziale ha mantenuto l’impostazione romanica a tre navate, cripta interrata e presbiterio sopraelevato. 

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