Sassocorvaro
Il punto di partenza per scoprire il Montefeltro non può che essere Sassocorvaro, per la posizione panoramica sopra il corso del fiume Foglia ma soprattutto per la sua storia peculiare di luogo nato e rinato varie volte: in origine verso l’anno Mille, poi sotto il Ducato di Urbino nei secoli del Rinascimento, più di recente per la storia epica della Rocca Ubaldinesca durante la seconda guerra mondiale e infine, una settantina di anni fa, per la creazione del Lago di Mercatale, che garantisce acqua a tutta la zona fino addirittura a Pesaro. Insomma, .Sassocorvaro è un posto che dà vita.
Fuor di ogni retorica, il borgo va visto per il suo fascino, il suo stato di conservazione e gli scorci da scoprire. La straordinaria forma a nave della Rocca custodisce il Teatro della Rocca, ricavato da un secolo e mezzo in quello che era l’Appartamento del castellano. Quanto ad arrivare qui, dipende. Se si è in auto, la scelta varia a seconda da quale capoluogo ci si stia muovendo: da Pesaro serve un’oretta e mezza per la statale 423 e la provinciale 3; da Urbino invece, per la più tortuosa provinciale 67, non molto più di mezz’ora. L’itinerario da Sassocorvaro prosegue poi attraverso le Marche in direzione di Frontino, passando vicino a Piandimeleto. Volendo, però, si può deviare inizialmente attorno al Lago di Mercatale per raggiungere in meno di una decina di chilometri Macerata Feltria. Tutte queste tre ultime località sono interessate dal Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello.
Frontino
Per arrivare a Frontino da Sassocorvaro bastano una ventina di chilometri lungo la strada provinciale del Mutino. La si lascia per entrare nel borgo vero e proprio all’altezza del Mulino di Pontevecchio, un luogo che ha una sua magia d’epoca: ci sono una grande vasca, le vecchie macine, panche fra gli alberi, la possibilità di acquistare prodotti locali e, dettaglio didattico non stonato, spiegazioni sul funzionamento nel corso dei secoli.
Nel minuscolo borgo murato che è Frontino – località cui il Touring Club Italiano riconosce il marchio di qualità turistico ambientale Bandiera Arancione – fra i lastricati di strade e piazzette si scoprono un torrione ricoperto di rampicanti, un palazzo che era dei Malatesta con la strada sotterranea un tempo collegata al Mulino, la Fontana ideata dallo scultore Franco Assetto e un museo di opere da lui donate. C’è perfino un museo degli spaventapasseri, con relativo festival estivo..
Culturalmente più raffinato è il vicino convento francescano di Montefiorentino, immerso nel verde a meno di tre chilometri lungo la provinciale 99. Qui la tardo-quattrocentesca Cappella dei Conti Oliva è di impianto rinascimentale e ha opere interessanti, per esempio una Madonna col Bambino e santi firmata dal padre di Raffaello, la tomba – anch’essa di fine ’400 – di Gianfranco Oliva, e quella di Marsibilia Trinci, la madre del conte Carlo che la cappella aveva finanziato.
Carpegna
Alle falde meridionali del monte che porta il suo medesimo nome, Carpegna si trova lungo la strada provinciale 18 più o meno 7 chilometri a nord di Frontino. È un borgo caratteristico, sede capoluogo del Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, rilevante in termini architettonici per il tardo-seicentesco Palazzo Carpegna, e storicamente centro di una contea autonoma che per privilegio imperiale, invece di essere inglobata nello Stato della Chiesa quando quest’ultimo nel 1631 annesse il Ducato di Urbino, conservò fino al 1819 la propria indipendenza.
Poco lontana dal borgo si trova la pieve di S. Giovanni Battista, considerata uno degli edifici ecclesiastici più antichi del Montefeltro . Di una costruzione originaria, precedente all’anno Mille, si ha prova soltanto dai documenti e da alcune pietre lavorate. Dell’età romanica restano invece le tre absidi semicircolari, mentre la navata unica è frutto di un intervento trecentesco; all’interno, sulla parete sinistra, si notano resti di un ciclo di affreschi trecenteschi dedicati al Battista.
Da Carpegna, per la strada provinciale 1, si può raggiungere in meno di tre chilometri la Locanda del Torrione, punto di partenza per un’eventuale arrampicata (cartine escursionistiche, buone scarpe e buon fiato sono però necessari) fino al borgo isolato di Pietrarubbia. Per i meno ardimentosi, si può scegliere di raggiungere il borgo in auto, per la strada che sale dal capoluogo comunale Mercato Vecchio.
Pennabilli
Guidando lungo la dozzina di chilometri che separano Carpegna da Pennabilli ci si può accorgere – ma è praticamente impercettibile – che dalle Marche si passa nella Romagna: dalla provincia di Pesaro Urbino a quella di Rimini. In termini di paesaggio e di fascino i confini amministrativi ovviamente non contano.
Conta invece che Pennabilli sia riconosciuta dal Touring Club Italiano come comune Bandiera Arancione per le sue qualità turistiche e ambientali, e che nel borgo si trovi il principale Centro visite del Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, dotato di un Museo naturalistico dove adulti e bambini si trovano – sono parole dei gestori – faccia a faccia con gli animali che popolano l’area protetta.
Arrampicato fra i due colli che a memoria d’uomo sono noti come Penna e Billi, il borgo ha un altro asso nella manica. Il grande poeta, scrittore e sceneggiatore romagnolo Tonino Guerra si era trasferito qui nell’antica città malatestiana del Montefeltro alla fine degli anni ’80, e a Pennabilli è sepolto. Il Mondo di Tonino Guerra è lo spazio diffuso in cui trova ospitalità la sua opera artistica: un museo, ma anche un luogo vivo in cui ci si incontra, si discute e si lavora. La sede di Via dei Fossi trova ospitalità nei sotterranei del trecentesco Oratorio di S. Maria della Misericordia. Tuttora l'Associazione Culturale Tonino Guerra propone un programma culturale che si fa promotore del territorio di più province e regioni, interagendo con istituzioni, enti e altre associazioni con un risvolto culturale di carattere europeo e internazionale.
Sant’Agata Feltria
Anche Sant’Agata Feltria è contraddistinta dal Touring Club Italiano come località Bandiera Arancione. Situata su un colle di pietra arenaria abitato da epoca remotissima, fondata da genti umbro-sabelliche e possedimento romano già dal 206 avanti Cristo, Sant’Agata Feltria è immediatamente riconoscibile grazie al profilo vertiginoso della Rocca che domina il centro storico. Il fortilizio fu posseduto da numerose famiglie, per ultima quella dei Fregoso a cui arrivò in dote al seguito del matrimonio con la figlia di Federico da Montefeltro, e che a fine ’400 venne ristrutturato e trasformato in residenza gentilizia rinascimentale con il presumibile intervento di Francesco di Giorgio Martini.
La maggiore attrattiva della cittadina è comunque rappresentata dalla Mostra nazionale del Tartufo bianco, che si tiene tra metà ottobre e metà novembre e testimonia come il paese sia un’autentica capitale del celebre tubero.
Sulla strada fra Sant’Agata e San Leo si passa da Novafeltria, dove sulla piazza principale si affacciano il seicentesco Palazzo municipale e, alta su una scalinata, la trecentesca Cappella di Santa Marina.
San Leo
A dar nome al borgo sorta di capoluogo storico della componente romagnola del Montefeltro, oggi meritatamente riconosciuto Bandiera Arancione del Touring Club Italiano sembra sia stato nella notte dei tempi il santo eremita Leo. Nemmeno qui, in ogni caso, il feltro ci entra per nulla. Piuttosto, “Mons Feretri” era il nome antico proprio della collina di San Leo, da cui proviene il nome italianizzato di Montefeltro che è poi passato a tutta la regione storica e alla sua diocesi.
Di tutti i borghi che l’itinerario ha passato in rassegna, questo circa 35 chilometri a nord di Pennabilli, se per fortuna si è deciso di non tralasciare Sant’Agata Feltria è probabilmente quello che colpisce di più. L’ambiente in cui si entra, per quanto compreso in un fazzoletto, totalizza. L’impressionante, gigantesca Fortezza abbarbicata sulla roccia sembra uscita da uno schizzo di Leonardo quanto da un romanzo di Dino Buzzati. La Pieve mostra una grazia medievistica irresistibile, il Duomo esprime una solennità romanica assoluta, e i panorami sfuggono tanto all’acutezza dei teleobiettivi quanto ai campi larghi dei grandangolari. Visitare per credere.