Fénis
La castagna valdostana è inconfondibile: piccola e gustosa, viene usata spesso per la cucina del territorio. Un’occasione perfetta per assaggiarla è la celebre sagra della Castagna d’Oro, che viene organizzata ogni anno, la seconda domenica di ottobre, a Fénis, nell’area pic-nic "Tzanté de Bouva". Una grande festa a cui partecipano adulti e bambini. I piccoli cuoceranno per voi e per una giuria le castagne e, nel pomeriggio, le caldarroste più buone saranno premiate la Castagna d’Oro.
Partecipare alla sagra è anche l’occasione per scoprire le bellezze locali: prima di tutto il Castello di Fénis. Le sue alte torri, le merlature, le cinte murarie lo rendono il più medioevale di tutti i castelli valdostani. Potreste anche visitare il Museo dell'Artigianato Valdostano, aperto nel 2009 a pochi passi dal castello, per scoprire cosa realizzano le abili mani degli artigiani locali. Se siete amanti delle camminate in montagna, con una breve ma suggestiva passeggiata, potreste raggiungere l’Eremo di Saint-Julien, aggrappato su una parete rocciosa e ammirare un paesaggio mozzafiato.
Boves
Ciapastra, Tempuriva, Bracalla, Contessa, Pugnante, Sarvaschina, Rubiera, Marrubia, Frattona, Garrone Rosso, Garrone Nero: sono alcune delle varietà di castagne coltivate nelle valli cuneesi, che dal 2007 hanno ottenuto l’Igp castagna Cuneo. Vengono raccolte in più di 100 comuni in provincia di Cuneo, dalla Valle Po a quella del Tanaro, per una superficie di circa 8.000 ettari. Tra questi c’è Boves, un piccolo paese di 9.000 abitanti ai piedi del monte Bisalta, circondato da boschi ricchi di castagni, spontanei e coltivati.
Non vi resta che assaggiarla, questa castagna Cuneo IGP, fresca o secca, da sola o all’interno di alcuni piatti tipici del cuneese come polente, tagliatelle e gnocchi, per i quali viene usata la farina di castagne. Per scoprire la storia di questo frutto, fondamentale per l’economia di questa zona, visitate il Museo della Castagna appena fuori dal paese, in un’area boschiva ricca di castagneti, nel Parco Marquet. Il museo, ospitato dalla cascina padronale che nel XIX secolo era adibita alla coltivazione dei bachi da seta, vi farà scoprire anche antiche usanze locali legate alle castagne, ad esempio che un tempo venivano essiccate in strutture in muratura conosciute come secou, tipiche del cuneese.
Approfittatene infine per visitare il Santuario della Madonna dei Boschi, a circa 1 km e mezzo dal paese, fondato nel XIII secolo dai frati Benedettini.
Castel del Rio
In provincia di Bologna, circondato dai castagneti secolari che ammantano i monti della valle del Santerno, sorge Castel del Rio, storico borgo da cui prende il nome il Marrone di Castel del Rio Igp.
Qui, la sagra del Marrone, si svolge tutte le domeniche di ottobre da 68 anni. Potrete assaggiare piatti tipici a base di castagne negli stand allestiti in piazza o nei ristoranti locali, ma anche raccoglierle in alcuni castagneti aperti al pubblico, partecipando alla raccolta del "pane del bosco", com’era chiamato un tempo questo frutto.
L’occasione (già ghiotta) giusta anche per vedere il centro storico di questo borgo medievale, che porta molte tracce del dominio della famiglia Alidosi, che durò dal XIII al XIV secolo. Potrete vederle nel palazzo Alidosi, oggi sede comunale e del Museo della Guerra Linea Gotica, e nel famoso ponte Alidosi, che attraversa il fiume Santerno da più di 500 anni.
Summonte
In Campania, Summonte è alle pendici del Monte Vallatrone, posizione a cui deve il nome (dal latino “sub monte”), e immerso nei boschi del Parco Regionale del Partenio, che si estende per circa 15.000 ettari di un territorio in gran parte montuoso, con fitte faggete, miste ad aceri e tassi alle quote più alte. Alle quote intermedie, tra i 500 e i 1000 metri, regna il castagno.
Ed è così che Summonte, da ormai 40 anni, dedica alla castagna una sagra, che si tiene il secondo fine settimana di ottobre di ogni anno. Profumi e colori autunnali si diffondono per le vie del paese, dove potrete gustare piatti tipici a base di castagne, assistere a spettacoli musicali e partecipare a visite guidate nel borgo. Simbolo di Summonte, la Torre Angioina, che spicca per il colore chiaro della pietra calcarea con cui è costruita, contro il verde delle montagne intorno. È una torre medievale cilindrica risalente all’XI secolo, parte di un antico castello dei Malerba. Nel centro storico da vedere è la chiesa della SS. Annunziata, costruita nel XVI secolo da fra Giulio di Montefalcione sulle rovine di un’antica cappella. Ha uno stile barocco, che potrete ammirare soprattutto all’interno, nell’effige dell’Annunziata con fondo oro, nell’altare principale realizzato in marmo policromo e in altri 2 altari lignei.
Castelsaraceno
Camminare sospesi nel vuoto a 80 metri di altezza: un’esperienza emozionante, che potreste provare dall’alto del Ponte tibetano che parte da Castelsaraceno, in Basilicata, e arriva alle pendici del monte Raparo, collegando il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano e il Parco Nazionale del Pollino. È un’opera avveniristica, lunga circa 600 metri, costruita nel 2021, che negli ultimi anni ha reso famoso nel mondo il piccolo borgo lucano, nato come roccaforte saracena.
Ma Castelsaraceno è noto anche per essere un borgo delle castagne. La castagna, diffusa nella regione dall’epoca romana e per tutto il Medioevo, è usato per molti piatti tipici, come la “munnulata”, una zuppa composta da castagne infornate, fagioli e patate. L’ultimo fine settimana di ottobre il borgo lucano è protagonista della Festa della Montagna: 2 giorni per celebrare la castagna e i prodotti del territorio, per far conoscere la cultura montana, Castelsaraceno e i parchi che lo circondano. Potrete partecipare a molte visite guidate sulle vette del monte Raparo e del monte Alpi, e andare alla scoperta del Pino Loricato, simbolo del Parco Nazionale del Pollino. Uno dei sentieri più spettacolari è l’Anello del Raparo, che si snoda intorno al massiccio del Raparo toccando, oltre a Castelsaraceno, San Chirico Raparo, Spinoso e San Martino D’Agri. Lungo il percorso incontrerete praterie, leccete e faggete, punti panoramici, doline, grotte, sorgenti e aree ricche di icnofossili, che testimoniano come questi territori fossero un tempo ricoperti dalle acque.
Sant’Alfio
Boschi di querceti, castagneti e pinete che si alternano a suggestive colate laviche senza vegetazione: è il paesaggio che circonda Sant’Alfio, un borgo del ‘600 arroccato sulle pendici dell’Etna a circa 540 metri di altezza.
Il terreno vulcanico rende questi luoghi particolarmente adatti all’agricoltura che regalano frutti gustosissimi e particolari, siano essi mele, uve o castagne. E sono queste ultime a rendere nota Sant’Alfio, che ha la fortuna di aver visto crescere, nei secoli, 2 castagni monumentali situati poco lontano dal centro abitato: il Castagno dei Cento Cavalli, con una circonferenza di 23 metri e un’altezza di 22, e il Castagno della Nave, anch’esso di dimensioni enormi, situato all’interno una proprietà privata, sulla linea di confine tra Sant’Alfio e Mascali.
Se volete andare a castagne non c’è che l’imbarazzo della scelta. Diversi sentieri si snodano tra i castagneti che circondano Sant’Alfio. Per esempio, quelli che si inoltrano tra i boschi situati a ridosso della chiesetta di Magazzeni, costruita dove la lava del 1928 si fermò miracolosamente senza travolgere il borgo.
Nel centro storico del borgo invece potrete visitare la suggestiva chiesa Madre, che si erge su una scalinata nera, in pietra lavica dell’Etna, come l’intera facciata. La vista dall’alto della piazza del Duomo è unica: spazia da Taormina al golfo di Augusta.
Aritzo
Nel cuore dell’aspro massiccio del Gennargentu, a quasi 800 metri d’altitudine, si erge Aritzo: un paese di 1300 abitanti fatto di case in pietra, balconi in legno o ferro battuto e stradine lastricate. Aritzo è famoso per le sue sorgenti d’acqua leggera, in particolare is Alinos e la funtana de sant’Antoni, per la produzione di cassepanche intagliate in legno di castagno e per la tradizionale Festa delle castagne. Ogni anno, infatti, a ottobre il paese dedica un intero fine settimana a celebrare il frutto dell’autunno per eccellenza. Potrete assaggiare le caldarroste che vengono distribuite gratuitamente oppure assaporare i piatti della cucina sarda; girare tra le bancarelle del mercatino dell’artigianato, dove sono esposti oggetti in legno intagliato, ceramiche e tessuti fatti a mano; dedicarvi alle escursioni tra i castagni secolari di Geratzia. Infine potrete assistere a spettacoli musicali tradizionali e folk e a concerti di artisti nazionali e internazionali.
In paese si visitano: la parrocchiale di S. Michele Arcangelo, sul centrale corso Umberto I, la cui parte più antica risale all’anno mille; le vecchie carceri, massiccia costruzione del ‘600-‘700 in scura pietra scistosa di matrice spagnola, con il percorso museale Sa Bovida, che illustra le condizioni dei carcerati e il tema della magia e della stregoneria nella Sardegna dal XV al XVII secolo; l’EcoMuseo della Montagna sarda o del Gennargentu che organizza visite alle neviere, dove in passato veniva conservata la neve.
L’ultimo consiglio è quello di fare una gita, a piedi o a cavallo, alla scoperta del Monumento Naturale Texile, roccia dolomitica a forma di fungo.