Santa Severina
Chissà come doveva apparire la campagna crotonese quando, dopo aver fondato Kroton nel VIII secolo a.C., i coloni achei della Magna Grecia si affacciarono verso l’entroterra della piccola Sila. Probabilmente già allora il paesaggio del Marchesato mostrava l’aspetto austero e quasi lunare che oggi sorprende i viaggiatori, quando tra un borgo e l’altro si attraversano guadi e uliveti, calanchi e prati, spesso occupati dal pascolo brado.
In questo eccezionale contesto naturalistico spicca il borgo di Santa Severina, 30 km a ovest del porto di Crotone e punto di partenza del nostro percorso turistico. Un ripido sperone di tufo accoglie i monumenti e le case del centro storico, costruito in epoca bizantina e poi normanna, sul quale domina il castello di Santa Severina. Durante una visita al borgo non può mancare una sosta alla preziosissima chiesa di S. Filomena e alla cattedrale di S. Anastasia, affiancata da un museo diocesano ricco di sorprendenti opere sacre.
Per avere un’idea di come appare dall’alto questo borgo autentico e pittoresco, immerso nel tipico paesaggio rurale del latifondo, consigliamo poi una gita fino alla cima del monte Fuscaldo, la vetta più alta del Marchesato crotonese.
Come spesso accade viaggiando in Italia, a Santa Severina scoprirete anche un paio di nuove ricette culinarie da imparare e replicare, come la pasta china, un tipo di rigatoni al forno abbondantemente conditi con provola, salsiccia e formaggio. Per rinfrescarsi il palato a fine pasto, i ristoratori locali vi offriranno senza dubbio un’arancia santaseverinese, la aranciàru, agrume di una varietà particolarmente rinomata.
Petilia Policastro
Quelle del Marchesato sono terre ancestrali, ricche di spiritualità. Anche Pier Paolo Pasolini si accorse dell’animo mistico del territorio crotonese quando lo scelse per girare alcune scene del “Vangelo secondo Matteo”, capolavoro del 1964. Il paesaggio lunare dei calanchi della valle del Tacina, nei dintorni di Cutro, solcato da dune gialle e argillose, ha disegnato uno sfondo visivo ideale per un cinema di intima spiritualità, intriso di religiosità.
La spiritualità del Marchesato è poi particolarmente evidente tra i vicoli e le ripide scalinate che attraversano i tanti borghi adagiati sui primi rilievi che dal mare salgono verso la Sila.
Stiamo parlando di luoghi come Petilia Policastro, famosa per i murales artistici dipinti sui muri del paese, e Cotronei, antico villaggio dall’anima profondamente rurale. E ancora Roccabernarda, sosta preferita da mandrie e pastori in cammino verso il mare.
Durante il Medioevo, impauriti dalle incursioni di pirati e saraceni, molti viandanti in viaggio tra Crotone e Catanzaro preferivano evitare la costa e contribuirono alla crescita di prestigio e importanza di tutta quest’area dell’entroterra.
Non vi sorprenderà quindi ritrovare tra questi borghi una grande ricchezza storica e culturale. Chiese, santuari e residenze nobiliari costellano i centri storici del Marchesato crotonese, come a Mesoraca, dove si conservano un importante convento quattrocentesco e alcuni palazzi aristocratici.
Acerenthia
Superando verso nord le rive del fiume Neto, secondo per lunghezza e portata in Calabria, raggiungerete le rovine di Acerenthia, primo quartiere abitato dell’odierna Cerenzia, oggi tristemente ridotto a un gruppo di case sventrate e palazzine abbandonate.
Per lungo tempo Acerenthia (conosciuta anche come Cerenzia Vecchia) fu una sede vescovile tra le più influenti del crotonese, abbellita da chiese e palazzi prestigiosi. L’anno 1738 segnò per sempre la sua storia: un forte terremoto distrusse gran parte del paese, costringendo i superstiti a un allontanamento forzato e purtroppo definitivo.
Oggi Acerenthia è uno dei borghi fantasma più conosciuti in Calabria, una regione che a dire il vero ne custodisce diversi un po’ dappertutto, a volte abbandonati per calamità naturali, come in questo caso, altre per epidemie o semplice spopolamento.
Migliaia di castagni e ulivi inverdiscono gli 8 chilometri che separano Acerenthia da Caccuri, piccolo villaggio “vivo” e abitato che merita certamente una menzione lungo il percorso. Sul centro storico vegliano le mura di un castello medioevale molto suggestivo, che per forma e posizione sembra trasportare il resto del paese verso l’orizzonte come una nave con il suo rimorchio. Inizialmente voluta e finanziata dai conti Ruffo di Calabria, la fortezza di Caccuri è stata più volte modificata nel corso dei secoli in base al gusto delle tante famiglie aristocratiche che l’hanno occupata.
Proseguendo verso la parte più a nord del Marchesato il paesaggio cambia nuovamente. I calanchi quasi lunari e la steppa arida e asciutta di Santa Severina e Roccabernarda fanno posto a un ambiente decisamente più boscoso e umido. Restano però ben radicate sul territorio le coltivazioni di ulivi, spesso affiancate da vigneti che regalano bottiglie di ottima qualità, come quelle della Melissa Doc e, ancora più a nord, della Cirò Doc.
Superato l’insediamento rupestre di Verzino, che include alcune grotte artificiali abitate da monaci in epoca bizantina, arriviamo al borgo di Umbriatico.
Alcune ripide pareti di roccia bagnate dal torrente Lipuda proiettano la loro spaventosa sagoma sul paesaggio. Da questa ombra densa potrebbe derivare poeticamente l’origine del particolarissimo toponimo Umbriatico, anche se molti storici non condividono questa tesi azzardata. Anche Umbriatico come le vicine Acerenthia e Caccuri ebbe il suo momento di massimo prestigio in epoca medioevale: ce lo ricordano le sue chiese e i resti delle mura difensive.
Strongoli
Ormai si respira nuovamente aria di mare quando arriviamo a Stròngoli, vicino alla foce del Neto, per l’ultima tappa di questo viaggio nel Marchesato crotonese.
Il nucleo più antico del paese è piuttosto elevato, a 342 metri sul livello del mare, saldamente protetto da un sistema di contrafforti difensivi. Al centro del borgo i cittadini di Stròngoli sfoggiano fieri alcuni resti archeologici in marmo di epoca romana. Del resto, proprio a Roma Stròngoli lega uno dei suoi attimi di maggiore orgoglio: dopo aver respinto strenuamente durante l’anno 208 a.C. un assedio militare cartaginese, l’insediamento ricevette dall’Urbe il prestigioso titolo di municipium.
Ritrovandosi a così breve distanza vi sarà difficile rinunciare a una passeggiata in riva allo Ionio in chiusura di itinerario. Il litorale di Strongoli si allunga per diversi chilometri e offre belle spiagge libere e attrezzate che proseguono a nord quasi ininterrottamente fino a Cirò Marina, impreziosita dalle meravigliose sabbie di Punta Alice.