Bova
Top 5 delle cose da non perdere:
- L'affascinante Museo della lingua greco-calabra "Gerhard Rohlfs".
- Bova deliziosi vicoli tortuosi
- Le rovine del castello normanno e i panorami mozzafiato
- Ascoltate le persone, che spesso parlano in lingua greca calabrese
- Il Sentiero della Civiltà Contadina
Appena messo piede a Bova, capite subito perché l'area grecanica, in provincia di Reggio Calabria, è così unica. Basteranno infatti pochi passi nel villaggio per notare che le insegne delle strade e dei negozi sono scritte in italiano e in greco.
Partite dal Museo della lingua greco-calabra "Gerhard Rohlfs", creato nel 2016, dedicato all’omonimo linguista tedesco che ha studiato la cultura greco-calabra per quasi tutta la vita. Con l’aiuto di un guida locale visiterete i reperti più importanti. Foto scattate da Rohlfs di diversi costumi tradizionali, una testimonianza dell'abilità delle donne calabresi nel tessere, continuando una tradizione introdotta dai greci. E poi, qualcosa di molto intrigante: un pannello basato sugli studi di Rohlfs, che mostra gli infiniti modi di dire "capra" a seconda delle caratteristiche dell'animale. Ogni sala vi permette di imparare qualcosa in più su questo affascinante territorio.
Bova è inserita nell'elenco dei Borghi più Belli d'Italia ed è stata anche insignita della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, un riconoscimento conferito ai piccoli centri attivi nel turismo di qualità e nella salvaguardia dell'ambiente. È facile capire perché, visto che il borgo è tenuto in modo ammirevole dalla gente del posto. Il borgo può contare solo su poco più di 400 residenti, ma ognuno di loro è orgoglioso della propria cittadina.
La sommità della collina su cui è stata costruita Bova ospita le rovine del castello normanno, risalente all'XI secolo. Non è rimasto molto di quello che doveva essere un edificio imponente, ma la vista dall'alto è mozzafiato. Sul retro, ho ammirato il paesaggio aspro del Parco Nazionale dell'Aspromonte. Davanti, lo sguardo spazia dalle morbide colline al blu intenso del mare.
Passeggiando per i vicoli curvilinei, vi potete fermare qua e là ad ammirare la cattedrale, Palazzo Mesiani e alcuni palazzi nobiliari. La bellezza di Bova, tuttavia, sta nei dettagli, che si trovano ovunque. Deliziose decorazioni delle case, prospettive incantevoli e, naturalmente, panorami mozzafiato.
Da non perdere una passeggiata lungo il delizioso Sentiero della Civiltà Contadina, un museo all'aperto tra i vicoli della parte bassa di Bova. Vedrete gli strumenti di lavoro della cultura contadina: mulini ad acqua e a trazione manuale, presse e torchi, abbeveratoi per gli animali, macine per schiacciare l'uva e presse per estrarre l'essenza di bergamotto. Tutti esposti in una cornice incantevole.
Anche nelle specialità gastronomiche si trovano tracce dell'antica eredità greca. Non mancate di assaggiare la lestopitta, la tipica focaccia ripiena di ingredienti locali a scelta, perfetta per un boccone veloce, o la pasta con il sugo di capra e un po' dell'immancabile peperoncino calabrese.
Bova non è solo un bellissimo borgo. La sua atmosfera è unica e bisogna trascorrervi almeno una notte per poterla assaporare appieno. La vista della costa all'alba e al tramonto è incantevole. E di notte, passeggiando ancora una volta tra i vicoli curvilinei illuminati dai caldi lampioni, sembra di entrare in un mondo magico.
Pentedattilo: un paese da cartolina immerso in uno scenario da capogiro
Top 5 delle cose da non perdere:
La vista dalla terrazza dove finisce la strada
I piccoli vicoli tortuosi, con il loro fascino unico
La spettacolare vista panoramica dalle rovine del castello
I negozi di artigianato
La panchina dei baci
A metà strada tra Bova e Reggio Calabria troverete il borgo di Pentedattilo. Il paese è appeso a una rupe del Monte Calvario, la cui forma ricorda una gigantesca mano.
Da qui il nome Pentedattilo, dal greco pènta-dàktylos, che significa cinque dita.
La strada che sale dalla costa termina poco prima del villaggio. Da lì, la vista panoramica è impressionante: rocce scoscese, campi verdi e le onnipresenti piante di fichi d'India creano uno scenario naturale d'impatto.
Il borgo si trova a 250 metri sul livello del mare, ma sembra di essere ad un'altitudine molto più elevata e dando le spalle al mare, non si direbbe che sia così vicino alla costa. Pentedattilo è stato abbandonato completamente negli anni '60 ed è diventato un paese fantasma. A partire dagli anni '80, tuttavia, alcuni volontari provenienti da tutta Europa hanno deciso di farlo tornare in auge. Hanno restaurato alcune case, aperto botteghe artigiane e creato una manciata di alloggi sperando di rilanciare il turismo e una vita più sostenibile.
Dal parcheggio, una facile passeggiata conduce al centro. Pentedattilo sarà anche piccolo, ma ci sono alcune cose degne di nota da vedere. Soprattutto, è un luogo da assaporare lentamente, come un vino prezioso. Salendo per i ripidi vicoli, si possono notare alcune vecchie case ora ristrutturate e abbellite. Anche semplici decorazioni di buon gusto su una porta possono fare una grande differenza.
La panchina dei baci, incastonata in uno dei vicoli, si affaccia sul mare e offre uno sfondo mozzafiato per una foto e una vista magnifica. Sulla strada per le rovine del castello, potete fermarvi ad ammirare la facciata della chiesa di San Pietro e Paolo, sopravvissuta al terremoto del 1783.
Da qui potete raggiungere le rovine del castello nel punto più alto del paese. Quando la Calabria meridionale era sotto il dominio dei Romani, questo punto era occupato da una fortezza militare. La sua posizione strategica, con vista sul mare e sulle colline, le permetteva di controllare i nemici, che di solito arrivavano via nave. Alla fine del 1500, la famiglia Alberti acquistò il borgo e trasformò l'antica fortezza in un castello. Non è rimasto molto, ma la salita vale la pena per le spettacolari viste panoramiche.
Roghudi Vecchio: una città fantasma isolata con viste panoramiche spettacolari
Top 5 delle cose da non perdere:
Lo splendido scenario del fiume Amendolea visto dall'alto
Le rovine della chiesa di San Nicola
Rocca del Drako Geosito
La vista dell'Aspromonte incorniciata dalle case diroccate
Il panorama incontaminato del Parco Nazionale dell'Aspromonte
Roghudi Vecchio, da non confondere con Roghudi (Nuovo), è un paese fantasma a circa 530 metri di altitudine. Il paese fa parte dell'Area Grecanica, dove si parla ancora il grecanico, un idioma nato nei secoli dalla fusione del greco antico e dei dialetti locali.
Il villaggio è stato costruito nell'entroterra, su una roccia scoscesa che domina la Fiumara Amendolea, in una zona isolata e soggetta a disastri geologici. Dopo due violente alluvioni nel 1971 e nel 1973, che hanno danneggiato gravemente molte case e causato diversi morti, gli abitanti sono stati evacuati.
Ci sono due modi principali per raggiungere Roghudi Vecchio. Una è quella che parte da Melito Porto Salvo, l'altra è quella che parte da Bova.
Anche se Roghudi Vecchio dista solo 40 km dalla costa, per arrivarci da Melito Porto Salvo ci vuole tempo, tuttavia sarete ricompensati con una magnifica vista sul Parco Nazionale dell'Aspromonte e sul letto prosciugato del fiume Amendolea, circondata da un paesaggio selvaggio e senza anima viva!
Parcheggiata l'auto si inizia la passeggiata nel borgo abbandonato: perdetevi nei piccoli vicoli, osservando le rovine del villaggio dove un tempo vivevano 1.600 persone. A Roghudi Vecchio il tempo si è congelato. L'interno di alcune case decrepite contiene ancora alcune tracce di vita: una carriola arrugginita, una sedia, una botte di legno, le molle del letto e i vestiti. E poi c'è ciò che resta della piccola chiesa di San Nicola, una struttura semplice recentemente ristrutturata, che emana spiritualità nonostante il suo stato di abbandono.
A circa 5 km da Roghudi Vecchio, in direzione Bova, potete visitare il Geosito Rocca del Draco. In mezzo al paesaggio selvaggio del Parco Nazionale dell'Aspromonte si trova un misterioso monumento naturale chiamato Rocca del Draco. A forma di testa quadrata, con due cerchi al centro che ricordano gli occhi, la formazione rocciosa ha ispirato molte leggende. Una di queste narra che ospitava un drago a guardia di un tesoro. L'unico modo per impossessarsi del tesoro era offrire al drago un sacrificio di tre esseri di sesso maschile: un gatto nero, una capra e un bambino.
Nelle vicinanze, le Caldaie del Latte sono un'altra intrigante formazione rocciosa. Sette piccoli massi sferici ricavati da un unico blocco di roccia friabile dove, secondo la leggenda, gli abitanti bollivano il latte in pentoloni giganti per servirlo al drago affinché smettesse di divorare i bambini e di causare disastri nel paese. Scoprire Roghudi Vecchio e i suoi splendidi dintorni è indubbiamente faticoso passo dopo passo, ma in fondo è proprio l'isolamento a mantenere incontaminato il paesaggio!
Informazioni utili
È possibile visitare Bova e Pentedattilo tutto l'anno, anche se la primavera e l'autunno sono le stagioni migliori. A causa dell'altitudine maggiore e della scarsa viabilità, il periodo migliore per visitare Roghudi Vecchio va da aprile a ottobre, a patto che il tempo sia buono. Infatti, a prescindere dal mese, è fortemente sconsigliato visitare Roghudi Vecchio in caso di pioggia, poiché la zona è facilmente soggetta a frane.