Casa natale di Luigi Pirandello e tomba
“Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà” diceva ironicamente Luigi Pirandello. La contrada agrigentina che ospita la casa in cui l’autore passò infanzia e adolescenza era allora conosciuta col nome di càvusu (come spiega lui stesso “dalla corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos”), che in dialetto siciliano significa “pantalone”, in seguito trasformato in caos. Ci potrete arrivare scendendo da Agrigento alla volta di Porto Empedocle, poco prima di Villaseta.
La famiglia di Pirandello si trasferì nell’agiata dimora nel 1867 per scampare a un’epidemia di colera e dal 1949 l’edificio è monumento nazionale, acquisito nel 1952 dall’Amministrazione regionale, e dal 1987 è un museo della Regione Siciliana. Oggi potrete vedere al suo interno un allestimento costituito da 6 sale con temi differenti che raccolgono memorie pirandelliane tra cui fotografie, lettere, quadri, prime edizioni delle opere con dediche autografe.
Lo storytelling del percorso legato alla vita di Pirandello è supportato da quadri multimediali: addirittura, nella sala a tema maschere, se vi avvicinerete ad esse le vedrete prendere vita.
Al giardino della casa è per sempre legata l’anima dello scrittore: ai piedi di un secolare pino marittimo senza chioma (portata via da un temporale), all’interno di un masso calcareo è murata l’urna con le sue ceneri.
Via Atenea e dintorni
La via Atenea è il “salotto” agrigentino e anche lo sfondo sul quale spesso si muovono i personaggi pirandelliani. Nel romanzo “I vecchi e i giovani” si attraversa la Porta di Ponte o Porta Atenea, varco di ingresso sud per via Atenea, detta impropriamente “a chiazza”, ovvero “la piazza”, in quanto luogo di ritrovo.
Prima di oltrepassare la Porta, seguite via Roma, che diventa poi via Imera, e troverete la Biblioteca Museo Luigi Pirandello. Ci troverete la raccolta di lettere di Pirandello al linguista Giuseppe Schirò, ultimo dei poeti italo-albanesi della Sicilia, ma troverete anche monografie, cimeli personali e altri materiali di pregio provenienti dagli eredi del letterato agrigentino.
Ora potete attraversare la Porta e imboccare via Atenea. Superate l’ex Ospedale Civico aderente alla chiesa di S. Giovanni dei Teutonici. Sulla destra, imboccate la striminzita via Porcello e poi la salita S. Spirito dal caratteristico acciottolato. Proseguite poi la vostra passeggiata risalendo la via fino alla chiesa di S. Spirito o Badia grande, con la sua facciata in tufo ritoccata nel periodo barocco e impreziosita da un portale gotico e rosone. Adiacente alla chiesa, il monastero di S. Spirito.
Da qui fate tappa a un’altra chiesa, distante pochissimi minuti, a cui si accede passando per la piazzetta dello Scrittore con la statua di Andrea Camilleri. È la chiesa di S. Francesco d’Assisi in via Pirandello, a pochi passi dalla casa di città della famiglia dell’autore, ricordata da una targa commemorativa al civico 14. Nella novella “La Madonnina” il signor Greli inizia a sparare con un fucile contro la dirimpettaia chiesa di S. Pietro perché alcuni monelli, capeggiati dal Diavolo, si erano messi a suonare le campane disturbando il suo riposo pomeridiano.
Piazza Pirandello e dintorni
L’itinerario prosegue fino alla piazza Pirandello in cui si trova il Teatro civico Luigi Pirandello costruito nel 1870, e l’architettura del Municipio di Agrigento.
Nella piazza potete ammirare la statua di Luigi Pirandello (prima sito nella Villa del Sole), raffigurato assieme a un libro aperto e l’iscrizione, sui lati del basamento, “il mondo è l’attività dell’essere, un’apparenza, un’illusione a cui l’essere stesso dà valore di realtà”.
Appena più in basso si apre in pendenza la piazza Sinatra, con un belvedere sulla Valle dei Templi rispetto alla quale, ancora ne “I vecchi e i giovani”, Pirandello rammenta: “dov’era il cuore dell’antica città sorgeva ora un bosco di mandorli e d’olivi, il bosco detto perciò ancora della Cívita”.
Inizia da qui, in discesa, la via Garibaldi, asse del Rabato, quartiere di edilizia povera e impronta araba nelle sue strette viuzze. È proprio dalla vecchia Girgenti che le opere pirandelliane prendono ispirazione e ambientazione, tra i vicoli in salita e discesa tipici delle medine mediorientali.
Da questo quartiere risalite fino alla via Duomo, dove inizia la Bibbirìa, che in arabo significa “Porta dei Venti”. Qui Pirandello ambientò la novella “La casa del Granella”. Inerpicandosi “per angusti vicoli sdruccioli, a scalini, malamente acciottolati” come leggiamo ne “I vecchi e i giovani” raggiungerete la Biblioteca Lucchesiana, frequentata da un giovane Pirandello, che spesso si lamentava del suo stato trascurato, come anche da Leonardo Sciascia. Tuttavia, nasce in questa biblioteca lo spunto per la creazione di alcuni dei personaggi del drammaturgo: il bibliotecario de “Il fu Mattia Pascal” e lo studioso che passa la vita a decifrare manoscritti medievali (che la Lucchesiana conserva veramente) Vincente de Vincentis de “I vecchi e i giovani”.
Ora, concedetevi un’ultima visita a uno dei luoghi di grande fascino di Agrigento, la chiesa di S. Maria dei Greci.