Panoramica
La Biblioteca Lucchesiana di Agrigento fu eretta senza badare a spese dal vescovo della città, il conte Andrea Lucchesi Palli. Nella seconda metà del’700, Lucchesi Palli lasciò Palermo, dove era stato membro e direttore dell’Accademia del Buon Gusto e canonico della Cattedrale, per diventare vescovo della diocesi di Agrigento, una delle più grandi di Sicilia e allo stesso tempo povera e con un alto tasso di analfabetismo. Lucchesi Palli era un grande studioso e un uomo illuminato, che, pur essendo un uomo di chiesa, si dedicò a studi che spaziavano dall'astronomia alla storia, dalla sociologia alle scienze umanistiche. La biblioteca venne donata al popolo nel 1765 e fu aperta a tutti. Anche letterati come Pirandello e Sciascia la frequentavano, sebbene le condizioni della struttura lasciassero a desiderare. Pirandello (dopo una lettera del 1889 in cui ricorda “topi grossi quanto un coniglio”) ne fa una versione caricaturale in “Il fu Mattia Pascal” in cui scrive, riguardo il fondatore: “è ben chiaro che questo monsignore dovette conoscer poco l'indole e le abitudini de' suoi concittadini; o forse sperò che il suo lascito dovesse col tempo e con la comodità accendere nel loro animo l'amore per lo studio. Finora, ne posso rendere testimonianza, non si è acceso”. A questo autore si lega Leonardo Sciascia, il quale lamenta muffe e crolli. Fortunatamente, la biblioteca fu finalmente restaurata nel 1978 e si potè procedere con la catalogazione e il censimento dei libri che durante il restauro erano stati spostati al museo civico. La biblioteca fu riaperta ufficialmente al pubblico nel 1990. Il fondo storico della Lucchesiana è composto da circa 14.000 volumi provenienti dalla collezione personale del vescovo, tra cui 31 codici arabi che, insieme a quelli della Biblioteca Centrale e della Biblioteca Comunale di Palermo, costituiscono il 90% dei manoscritti orientali conservati nelle biblioteche siciliane. Oggi la Lucchesiana possiede oltre 80.000 documenti, metà dei quali risalenti a prima del 1800.
